Utente:Simona77/Gruppo1

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Gli Etruschi sono un popolo dell'Italia antica affermatosi, in un'area denominata Etruria corrispondente alla Toscana, all'Umbria fino al fiume Tevere e al Lazio settentrionale, con propaggini in Campania e verso la zona padana dell'Emilia-Romagna, a partire dall'VIII secolo a.C.

Nella loro lingua si chiamavano Rasena o Rasne, in greco Tyrsenoi (ionico ed attico antico: Τυρσηνοί, Türsenòi; dorico: Τυρσανοί, Türsanòi, entrambi col significato di "Tirreni" e poi "Etruschi", abitanti della Τυρσηνίη, Türsenìe, "Etruria").

La civiltà etrusca, discendenti della cultura villanoviana, fiorì a partire dal X secolo a.C., e fu definitivamente inglobata nella civiltà romana entro la fine del primo secolo avanti Cristo (alla fine di un lungo processo di conquista e assimilazione culturale che ebbe inizio con la data tradizionale della conquista di Veio da parte dei romani, nel 396 a.C.

Lunga e complessa, la vicenda storica di Roma è segnata fin dalla preistoria. Le prime tracce di vita umana nel territorio risalgono a circa 650.000 anni fa mentre a circa 250.000 anni risalgono tracce consistenti concentrate a ovest, a venti chilometri sulla Via Aurelia, nella zona dove allora scorreva il Tevere. Dei periodi successivi i rinvenimenti sono molteplici, dalle sponde del fiume Aniene, al Monte delle Gioie, alla Sedia del Diavolo, a Saccopastore, a Casal de Pazzi, dove, durante dei lavori nel 1980 vennero rinvenute zanne di elefanti, resti di ippopotamo, rinoceronte, daino, cervo, lupo ed altri animali e una gran quantità di strumenti di pietra. Ma il periodo nel quale si gettano le basi per l'evoluzione della specie corrisponde alla rivoluzione neolitica, quando l'uomo inizia ad addomesticare gli animali, a coltivare alcune specie di piante, a produrre vasellame di argilla, di cui ne restano numerose testimonianze. [Palidoro, Pyrgi, Santa Severa] Ed è vicino a Santa Severa, in località Sasso di Furbara, che vennero ritrovate sette sepolture, risalenti a settemila anni fa, ad indicare già un atteggiamento sacro, mentre l'insediamento di una vera e propria piccola comunità è documentato dalla piccola fattoria [4000 a.C] rinvenuta nei pressi della Piscina di Torre Spaccata. Insediamenti che comunque non ebbero un loro sviluppo e che vennero abbandonati. Bisogna attendere il 1400 a.C per trovare comunità stabili nell'area del Campidoglio, ma anche a Gabii, ad Ardea, a Lavinium, a Satricum. La data del 753 a.C è fissata dalla tradizione come data della fondazione di Roma. Ma questo è anche il periodo dello sviluppo delle civiltà villanoviane etrusche e l'inizio della colonizzazione greca in Italia centrale [775 ca a.C] che portò ad un immediato contatto con le popolazioni latine stanziate lungo il Tevere. Sette Re avrebbero governato la città, in un arco di tempo di circa 250 anni, dal momento della sua mitica fondazione sino alla instaurazione della Repubblica. Ultimo dei sette Re, l'etrusco Tarquinio Il Superbo. Etruschi che ebbero un'enorme influenza sulle vicende urbanistiche e culturali di Roma fino alla caduta di Veio del 396 a.C. La città di Roma, in base agli scavi intrapresi a partire dagli inizi del 1900, presenta difatti le caratteristiche della città etrusca. Tuttavia le fonti sulla preistoria romana si basano principalmente sull’opera di Livio redatta sotto l’Imperatore Augusto, (27 a.C/14 d.C) la quale era costituita da 142 libri. Ne rimangono 35, i quali descrivono le fasi storiche della città e dell’Impero a partire dalla fondazione alla morte di Druso nel 9 a.C. Da questi libri deriva la descrizione di come Romolo avrebbe fondato la città mentre la data di nascita venne fissata da Varrone, contemporaneo di Livio, al 753 avanti Cristo. Gran parte del testo dei libri di Livio venne elaborato però su narrazioni e leggende tramandate nel corso dei secoli. Per ricostruire l’evoluzione più veritiera degli insediamenti di Roma bisognerà così aspettare l’inizio del 1900, un periodo in cui gli scienziati non sapevano ancora dove fosse situato esattamente il Foro Romano. I primi scavi vennero avviati nel 1803 presso gli archi di Settimio Severo e di Costantino. Ne seguirono poi altri presso le tre colonne di Castore e il Tempio della Concordia. Dal 1870, con la proclamazione di Roma Capitale del nuovo Regno d’Italia, avvenne una svolta poiché il nuovo Stato apparve determinato a far svolgere una seria esplorazione archeologica per riportare alla luce le origini dell’antica Roma. L’area di scavi venne denominata ‘zona archeologica’, la quale comprendeva il Foro, il Palatino e la zona capitolina. L’importante svolta, attraverso le indagini del sottosuolo, arrivarono per merito di Giacomo Boni, un architetto romano intraprendente e determinato. Avviate le ricerche dall’aprile 1902 il Boni arrivò subito ad ottenere ottimi risultati: vicino all’antica Via Sacra scoperse a cinque metri di profondità un cimitero arcaico, i quali resti dimostravano che nel VIII° secolo a.C era qui esistita una comunità umana. Anni più tardi avviò l’esplorazione del luogo citato anche da Livio come la parte più antica di Roma: il Palatino. Iniziati gli scavi vicino alle rovine del palazzo commissionato dall’Imperatore Domiziano nel primo secolo dell’era cristiana, molti metri sotto l’edificio trovò i puntelli di capanne primitive. I cocci dei vasi venuti alla luce permisero di fissare una datazione precisa: appartenevano allo stesso periodo delle tombe a incinerazione delle necropoli del Foro Romano e rappresentavano i resti di un insediamento della metà del VIII° secolo. A questi si aggiunsero altri reperti e altre tracce di abitazioni e di necropoli venuti alla luce durante ulteriori scavi che permisero di delineare una prima ricostruzione coerente degli insediamenti umani che risultarono esistenti molto prima di quanto si era immaginato. Come si era compreso dai reperti ritrovati durante le perlustrazioni nel sottosuolo dell’Esquilino già dalla prima metà del II° millennio a.C delle popolazioni si erano insediate attorno alle alture del Tevere e nei successivi mille anni altre tribù continuarono a sovrapporsi. Ma nel VIII° secolo, quello in cui nasce la leggenda di Romolo, sui colli si stanziarono all’improvviso tribù di nuovi arrivati, i Latini, i quali, come hanno dimostrato i reperti archeologici, abitavano in capanne, dove le pareti erano intrecciate di rami e spalmate di argilla, venute alla luce in seguito agli scavi sul Palatino, sull’Esquilino e sul Quirinale. Al principio del VI° secolo i colli non offrivano più lo spazio necessario per le abitazioni, così si iniziò a costruire le capanne sui pendii usati fin a quel momento per le sepolture. Verso il 625 a.C si costruisce anche nelle valli, dove affiorano resti di dimore e tracce di fori per pali di sostegno, in un territorio poco praticabile caratterizzato fra il Campidoglio e la collina Valia da un’unica palude. Un altro fattore che impediva di estendere l’abitato oltre il fiume era dovuto ai disgeli e alle forti piogge che formavano acqua stagnante, un vero e proprio corso d’acqua che dal Vaticano straripava nelle valli e in quello che è oggi il rione Campo Marzio. (Campo di Marte) Un fenomeno naturale che veniva descritto dallo stesso Livio. Quest’area paludosa era divenuta in tal modo un terreno incolto e insalubre e quando le acque si riducevano si diffondeva febbre e malaria. Occorreva dunque intervenire con un prosciugamento artificiale, che avrebbe permesso il recupero di quella porzione di territorio e il successivo insediamento. Ciò presupponeva la conoscenza di tecniche specifiche, quella dell’ingegneria idraulica, del drenaggio, ancora sconosciuta agli abitanti di Roma ma anche nel resto d’Europa. Qualcuno proveniente dall’esterno giunse in città per fornire le proprie abilità tecniche, e, rimanendo affianco ai Romani, permetterà il prosciugamento del fondo valle. Gli scavi archeologici riguardanti questo periodo hanno portato in superficie cocci di recipienti di color nero, l’inconfondibile bucchero, la ceramica nazionale etrusca. Tra questi vasi una coppa a due manici trovata in una tomba sull’Esquilino risalente al VII° secolo a.C. Un’ulteriore scoperta importante avvenne sotto il Forum Boarium, il mercato di bestiame che era situato sulle rive del Tevere, dove si rinvenne un frammento di un recipiente su cui era incisa a lettere arcaiche la parola ‘uqnus’. Datato al 700 a.C costituisce una delle iscrizioni etrusche più antiche e la più antica testimonianza scritta rinvenuta nel sottosuolo di Roma. A partire da quel periodo nelle zone abitative collocate attorno al Tevere emergono regolarmente prodotti dell’industria etrusca, quali oggetti d’argilla e di metallo. Le città etrusche più vicine erano situate a nord, Veio, in quella che oggi è l’area di Isola Farnese, e Caere, Cerveteri, vicino al mare. Gli etruschi giunsero fino qui grazie al guado che spuntava dall’Isola Tiberina e che avrebbe costituito per i commerci un comodo passaggio sulla strada verso il Sud, cioè verso il Lazio e la Campania. Sul Palatino nel VIII° e VII° secolo esistevano piccoli agglomerati di capanne primitive. Ed è a questo periodo che viene fissata la data di fondazione del 753 a.C. In questo contesto nasce la leggenda del Re Romolo, (figlio di un Dio, Marte, e di una donna, Rea Silvia, appartenente alla mitologica dinastia regnante di Alba), ed anche il nome della città è più probabile che si riferisce al toponimo etrusco ‘romlua’, latinizzato in Roma, e dal quale venne poi coniato l’aggettivo ‘romulus’. Il primo Re di Roma realmente accertato arrivò da Tarquinia ed era il nobile Lucumone, sposato con la principessa Tanaquil, figlia di altissimo casato. Trasferitosi a Roma con la moglie prese il nome di Lucio Tarquinio Prisco. Nel 607 a.C assunse il governo e per gli etruschi iniziò una nuova fase di espansione. Con Tarquinio Prisco le tribù romane entrarono in contatto con influssi e stimoli culturali e tecnici che in pochi decenni trasformerà Roma. Cominciava un’impresa unica nella storia, quella di una collaborazione costruttiva coronata di successi. Le zone depresse situate vicino al mercato e nelle valli furono prosciugate attraverso un lavoro meticoloso e difficile mediante dei canali di scolo. In tal modo il terreno venne recuperato e restituito agli abitanti ed in questa zona verso il 625 a.C sorsero nuove capanne. Altre esplorazioni archeologiche nel sottosuolo romano hanno fatto emergere ulteriori testimonianze con numerosi frammenti di pietre, cocci di ceramica, pezzi di metallo e tracce quasi invisibili di costruzioni lignee. Gli scavi evidenziarono che la tipica immagine di quelli che erano gli insediamenti primitivi mutò decisamente verso il 575 a.C: le capanne di argilla coperte con un tetto di paglia e da pareti di canne situate ai piedi del Palatino, dell’Esquilino e del Quirinale scomparvero da Roma a seguito di un vero e proprio piano edilizio e urbanistico. Si cominciò per demolire e si finì per ricavare uno spazio libero dove sorse un mercato pubblico, centro comune dei villaggi fino a quel momento separati tra loro per dare vita alla grande piazza del futuro Foro Romano. Con la realizzazione del Foro nacque quella piazza pubblica attorno alla quale sorgerà il futuro centro politico dell’Impero Romano e con essa avvenne anche il mutamento urbanistico, dai villaggi separati tra loro all’agglomerazione. Se la data tradizionale è fissata al 753 a.C, la data della nascita di una città vera e propria andrebbe così ascritta al 575 a.C. Sotto la direzione di Tarquinio Prisco prese vita un grandioso programma di urbanistica moderna che venne realizzato da specialisti fatti venire dall’Etruria e nello spazio di pochi decenni la fisionomia del luogo muterà radicalmente diventando un’unica grande area edificabile in continuo sviluppo per la quale si adottarono nuovi moduli costruttivi, con le abitazioni che non sorgono più direttamente sul terreno ma munite di fondamenta di pietra, con pareti di mattoni essiccati al sole invece di canna spalmata di argilla, su una pianta architettonica non più rotonda ed ovale ma rettangolare, con un tetto non più di paglia e di canna ma di tegole di terracotta, mentre sulle pareti verrà steso uno strato di stucco in seguito dipinto. Attorno al Foro Romano si definiscono allo stesso tempo le linee delle prime strade, come evidenziato dagli scavi archeologici che hanno portato in superficie un tratto della via più importante, la Via Sacra, il cui fondo originario risale al 575 avanti Cristo. Contemporaneamente si costruiscono altri edifici pubblici e templi: nei pressi del Palatino la ‘Domus Regia’ e il Tempio di Vesta a pianta circolare, mentre tra le altre opere volute da Tarquinio Prisco vi fu il Circo Massimo, il quale misurava 150 metri di larghezza e 600 di lunghezza. Una terza grande costruzione avrebbe rappresentato il luogo di culto più importante. Durante il regno di Tarquinio si edificarono le mura maestre del Tempio di Giove sul terreno del Campidoglio, i cui resti vennero ritrovati grazie agli scavi intrapresi dal 1919 durante i quali, nel terreno sottostante Palazzo dei Conservatori vennero in luce grandi blocchi grigio scuro che costituivano le mura del tempio. La tradizione assegna a Tarquinio quaranta anni di regno, dal 607 al 569 a.C, che impresse a Roma, località di origine sabino-latina fino ad allora sconosciuta, uno slancio e uno sviluppo senza pari. Sotto il suo regno si sviluppò una tipica città etrusca, sia per costumi e modi di vita che per economia e architettura. L’opera iniziata da Tarquinio sarà compiuta da altri due sovrani etruschi, Servio Tullio (569-525 a.C), e Tarquinio il Superbo (525-509 a.C), che completò tra le opere il Tempio di Giove sul Campidoglio. Ma il regime di Tarquinio era ostacolato non solo dal popolo ma anche dalla cerchia dei nobili che vedevano limitati i loro diritti. Ma nessuno di essi era romano: tutti etruschi, parenti stretti della Casa Reale, quelli fra i quali si reclutarono i protagonisti della rivolta. Capo della congiura divenne Lucio Giunio Bruto, figlio della sorella del Re, giovane dinamico e pieno di iniziativa. Al suo fianco Spurio Lucrezio, nobile etrusco e Tarquinio Collatino, cugino del Re. In seguito ad alcuni episodi, tra cui la violenza di Sestio Tarquinio, figlio del Re, su Lucrezia, moglie di Tarquino Collatino, si trovò il valido pretesto di far giungere da Collatia un piccolo esercito armato. Nella piazza del mercato cittadino Lucio Giunio parlò al popolo e le sue dure parole verso il Re indussero a dichiarare decaduta la Signoria e a bandire la famiglia Reale. Quello che al grande riformatore Servio Tullio, ucciso dal complotto di Lucio Tarquinio, figlio dello spodestato Tarquinio Prisco, che perse la corona dopo la sconfitta nella battaglia contro lo stesso Servio Tullio (il nobile etrusco Mastarna di Vulci) e i fratelli Celio e Aulo Vibenna, non era stato concesso di realizzare fu attuato ora. Lucio Giunio discutendo quale forma di governo doveva assumere il Regno propose di non crearvi più monarchia. L’ora della nascita della Repubblica era arrivata. Correva l’anno 509 a.C

Vedi anche: Dalle tracce preistoriche alla Roma Imperiale


In libreria:


'La Nascita di Roma'. Andrea Carandini. In due volumi. 40 Euro. Biblioteca Einaudi, 2003

'Storia di Roma'. [Con approfondimenti sulle scoperte archeologiche dell'era preistorica] Cerchiai, Di Benedetto, Gatto, Mainardis, Manodori, Matera, Rendina, Zaccaria. 19.90 Euro. Newton & Compton Editori, 2004


'Storia di Roma Antica'. Theodor Momsen. In quattro volumi, cadauno 14.98 Euro. Sansoni Editrice, 2001


'L'Impero Romano'. Santo Mazzarino. I° volume 21 Euro, II° volume 25 E. Laterza Editrice, 2004


'La religione dei Romani'. Jorg Rurke. 25 Euro. Biblioteca Einaudi, 2004


'La battaglia che fermò l'Impero Romano. La disfatta di Quintilio Varo nella selva di Teutoburgo'. Peter Wells. 19 Euro. Il Saggiatore Editrice, 2003


'Roma e il Principe'. Augusto Fraschetti. 20 Euro. Laterza Editrice, 2005