Utente:Sereneredoc/Sandbox3

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La teoria del Carico Cognitivo

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La teoria del Carico Cognitivo (Cognitive Load), elaborata da J. Sweller nel 1988, riguarda lo sforzo mentale richiesto alla memoria di lavoro per elaborare le informazioni, in un determinato momento. Secondo Sweller e i suoi collaboratori, l’apprendimento consiste fondamentalmente nella costruzione di schemi mentali, cioè di rappresentazioni interne del soggetto delle informazioni provenienti dall’ambiente, e nella loro automazione. Gli schemi non sono delle configurazioni fisse ma flessibili che si modellano e rimodellano in base all’esperienze e per costruirli, così come per recuperarli, la memoria di lavoro svolge un ruolo essenziale, impegnando una quantità di attività mentale, definita carico cognitivo.

Rispetto ai processi di apprendimento, il carico cognitivo può essere:

  • estraneo: quando l’impegno mentale si concentra su processi non direttamente legati all’apprendimento dell’argomento che si vuole trasmettere. Questo dispendio di energie non facilita la creazione di schemi.
  • intrinseco: derivante dal rapporto tra la naturale complessità dell’informazione e il livello di competenza del soggetto che deve processarla. Tale carico cognitivo si verifica ogni qual volta che i contenuti da studiare sono per il soggetto eccessivamente complessi, rispetto alle sue naturali potenzialità.
  • pertinente o rilevante: quando riguarda l’effettivo carico cognitivo risultante dall’attività di costruzione e automazione di schemi quindi associato a processi rilevanti per l’apprendimento. Il carico rilevante è «quello sforzo mentale che tutti abbiamo provato nello studio di un argomento difficile, e che ci ha poi lasciato con la soddisfazione di aver capito».

Poiché l’«apprendimento può essere ostacolato o impedito se la maggior parte della memoria di lavoro è occupata in elaborazioni non collegate alla costruzione di schemi», lo scopo essenziale di ogni insegnamento deve essere quello di:

  • ridurre il carico cognitivo estraneo, causato da una scarsa attenzione alla progettazione didattica verso i limiti della memoria di lavoro che ne depotenzia la capacità di immagazzinamento, dilapidandola in processi non inerenti all’ apprendimento.
  • massimizzare le potenzialità della memoria di lavoro nella costruzione e nella ristrutturazione di schemi, ottimizzando quindi il più possibile il carico cognitivo rilevante.