Utente:Serena Len/Sandbox

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Ritraduzione

Quando si parla ritraduzione, si fa riferimento alla traduzione di un testo che è già stato tradotto nella stessa lingua oppure al testo ritradotto stesso. [1] La ritraduzione di opere letterarie o di testi religiosi è piuttosto comune. Essa viene impiegata per diverse ragioni, ad esempio per aggiornare un testo scritto in un linguaggio obsoleto, per migliorare la qualità di una traduzione, per giustificare la rivisitazione dell’edizione originale o perché il traduttore desidera presentare una nuova interpretazione o una soluzione creativa del testo. Nel caso della poesia e del teatro, la ritraduzione nasce dal desiderio del traduttore di fornire una nuova interpretazione o visione del testo. [2] L’esperto di traduzione Lawrence Venuti sosteneva che i testi più importanti a livello culturale, inclusa la Bibbia, i poemi omerici, la Divina Commedia, le opere di Shakespeare, Don Quixote, sono idonei alla ritraduzione poiché destinati a lettori diversi. Infatti, ogni lettore, nella propria cultura di appartenenza, ha un modo diverso di interpretare determinati elementi in base ai propri valori. [3] La ritraduzione è usata anche nel sottotitolaggio, ma è meno comune nel doppiaggio in quanto il risultato non sempre è apprezzato dai telespettatori. [4]

Diversi usi del termine

Il termine “ritraduzione” indica diversi concetti, tra cui traduzione indiretta o traduzione tramite relais, che consiste nella traduzione di un testo che è stato precedentemente tradotto da un’altra lingua. Negli studi traduttivi, la ritraduzione ha l’accezione di riscrittura nella stessa lingua di un testo tradotto in precedenza. [5]

Ipotesi di ritraduzione

Nel 1990 in Palimpsestes, rivista specializzata in traduzione, Paul Bensimon e Antoine Berman hanno proposto l’idea “dell’ipotesi di ritraduzione”. Entrambi sostenevano che la prima traduzione di un testo in un’altra lingua viene adattata secondo le norme e convenzioni di quella lingua e della rispettiva cultura, mentre le traduzioni successive tendono ad essere più fedeli al testo originale. Ciò è dovuto al fatto che, quando un testo assume rilievo nella cultura di arrivo, diventa necessaria una nuova traduzione. [6] [7] Questa ipotesi è stata analizzata da diversi studiosi, che l'hanno ritenuta troppo semplicistica. Gli svedesi Paloposki e Koskinen, in un articolo sulla ritraduzione, hanno ammesso che molte ritraduzioni confermano il modello di Berman e Bensimon. Allo stesso tempo, non ci sono elementi nel processo di ritraduzione che impongono di rendere la traduzione adattata alla lingua e cultura di arrivo e non simile all'originale. [8]

Esempi di ritraduzione

1. Nel 1932, è stata pubblicata la prima traduzione in italiano di Moby Dick di H. Melville, ad opera di Cesare Pavese, che è stata ritenuta poco accurata e non fedele all'originale. Nel 2015, Ottavio Fatica ha proposto una nuova traduzione per Einaudi, in cui è stato usato un linguaggio simile a quello del 1850.

2. Molti classici della letteratura russa sono stati tradotti più volte; la prima traduzione de L'Idiota di Dostoevskij, eseguita da Federigo Verdinois nel 1927, è stata ripresa nel 2013 in una nuova traduzione di Laura Salmon.

3. Le "Fiabe" dei fratelli Grimm sono state tradotte diverse volte in lingua italiana, riscuotendo sempre un notevole successo. Le traduzioni più famose sono Le cinquanta Novelle di Fanny Vanzi Mussini (1897) e le Nuove Novelle (1943) a cura di Mary Tibaldi Chiesa.


La ritraduzione nei media

1. Il film Brian di Nazareth (Life of Brian) è uscito in Italia nel 1991 e nel 2008 è stata riproposta una nuova versione ridoppiata. Il nuovo doppiaggio è notevolmente diverso dalla prima versione: sono state inserite inflessioni dialettali ed il testo è completamente in italiano.

2. Il film Lo Squalo è stato doppiato per la prima volta nel 1975 e successivamente nel 2004; quest'ultimaa versione non è stata molto apprezzato dal pubblico italiano in quanto ritenuta privo di espressività.


Traduzione indiretta

Con traduzione indiretta si intende la traduzione di una traduzione.[1] Può essere basata su una o più versioni tradotte del testo originale o finale. Un esempio di traduzione indiretta è la traduzione di un testo dal giapponese in italiano tramite l'inglese.

La traduzione indiretta rappresenta una realtà consolidata di scambi interculturali, specialmente quelli che riguardano comunità lontane dal punto di vista geografico, culturale e linguistico (per esempio, la traduzione dal cinese al portoghese) o le cosiddette lingue “minori” (per esempio, il catalano, il ceco e il danese). Resta una pratica traduttiva comune in vari ambiti della società di oggi, ad esempio la traduzione audiovisiva, assistita e letteraria, la localizzazione oppure l’interpretazione di comunità e di conferenza. Attualmente, il suo uso viene spesso collegato alla globalizzazione o alle attività delle organizzazioni internazionali, dove l’elevato numero di lingue di lavoro spesso richiede l’uso di una lingua franca per redigere e modificare i documenti.

Nell’ambito degli studi traduttivi, la traduzione indiretta è conosciuta anche sotto i nomi di double, intermediate, mediated, mixed, pivot, relay(ed), o second (third, ecc.)-hand translation. In alcuni casi, la traduzione indiretta viene chiamata ritraduzione,[2][3] ma questo termine è usato più frequentemente per descrivere traduzioni multiple di uno stesso testo di partenza in una lingua di arrivo.[4][5] La traduzione indiretta rappresenta un concetto opposto rispetto a quello di traduzione diretta, la quale riguarda traduzioni fatte direttamente dal testo di partenza finale, senza l'utilizzo di un ulteriore testo di mediazione.


Esempi di traduzione indiretta

Nella traduzione della letteratura

Fino agli anni novanta, i classici della letteratura russa sono stati tradotti solo in portoghese europeo attraverso il francese e non direttamente dal russo (ad esempio, nel 1959, José Saramago ha tradotto Anna Karenina di Lev Tolstoy partendo dal francese). [6] Un altro esempio significativo di traduzione indiretta è rappresentato dalla prima traduzione in russo dell’opera araba Le Mille e una Notte, realizzata da Alexey Filatov tra il 1763 e il 1771. La traduzione era basata sulla versione francese di Antoine Galland del 1717. Successivamente, le traduzioni in russo venivano elaborate anche in base ad altre edizioni europee. Ad esempio, Yulia Doppelmayr (1889-1890) ha basato il suo lavoro sui testi di Galland mentre Ludmila Shelgunova (1894) ha usato come punto di partenza le traduzioni in lingua inglese di Edward William Lane (1838-1840). [7]

Nella traduzione audio-visiva

Nella serie televisiva Breaking Bad (2010, Stagione 3, episodio 3), il personaggio di Tortuga parla in spagnolo. I sottotitoli in polacco della serie (che non sono una traduzione ufficiale, ma quella amatoriale fatta dai fan) sono stati tradotti partendo dalla lingua inglese. [8]

Nella traduzione di testi religiosi

Tra il 1142 e il 1143, il Corano è stato tradotto in latino tramite la traduzione diretta. Molte traduzioni indirette nelle lingue vernacolari sono basate sulla versione in Latino. [9] La versione inglese della Bibbia (1385), creata con la supervisione di John Cliff, è stata scritta a partire dalla Vulgata, la traduzione latina della Bibbia dall’antica versione greca. La Vulgata è stata realizzata da San Girolamo alla fine del IV secolo d.C. [10]

Nell’interpretazione

Durante le conferenze, è possibile che un delegato parli in danese e sia necessario tradurlo in inglese e ceco. Se non sono disponibili interpreti dal danese al ceco, la versione in ceco può essere realizzata mediante l'uso dell'inglese come lingua pivot (ossia come mezzo di comunicazione tra due persone che non hanno una lingua in comune). L'interpretazione tramite il relais (ossia un messaggio viene tradotto due volte, prima in una lingua e successivamente in un'altra) era comune nei paesi appartenenti al Blocco sovietico, nei quali il russo era la cosidetta lingua pivot. [citazione necessaria]

Opinioni sulla traduzione indiretta

La traduzione indiretta è spesso criticata per essere la brutta copia della prima traduzione, in cui i dettagli di quest'ultima diventano sempre meno marcati. [11] La conferma di questa visione negativa è data dalla raccomandazione fatta dall’UNESCO nel 1976, in cui suggerisce che la traduzione indiretta debba essere fatta “solo quando assolutamente necessaria”. Inoltre, la traduzione indiretta spesso non viene presentata come tale, proprio per i pregiudizi che la caratterizzano. [12]

Tuttavia, la ricerca ha mostrato che il ricorso alla traduzione indiretta può anche avere effetti positivi. Se non fosse stato per questa attività, alcune opere letterarie provenienti da culture periferiche o molto lontane non si sarebbero diffuse in tutto il mondo e non sarebbero state consacrate come classici della letteratura mondiale (o perlomeno la loro consacrazione sarebbe avvenuta più tardi). [13][14] Si prenda ad esempio il caso di come il vincitore del premio Nobel giapponese Yasunari Kawabata o le opere del giapponese Haruki Murakami sono stati accolti dal pubblico portoghese: se non fossero stati tradotti indirettamente, non sarebbero mai stati disponibili al pubblico portoghese del ventunesimo secolo. La traduzione indiretta può quindi rivelarsi il più efficiente (e in alcuni casi l’unico) metodo per pubblicare testi provenienti da culture lontane. In secondo luogo, si pensa sia anche più redditizia per le agenzie di traduzione e per i clienti perché consente costi molto più bassi (è più costoso tradurre una lingua meno conosciuta). In terzo luogo, minimizza il rischio che la traduzione letteraria venga respinta da redattori che hanno familiarità con la versione intermedia. Infine, si ritiene che alcune agenzie di traduzione preferiscano tradurre una cultura lontana attraverso una versione intermedia fatta in una lingua più diffusa e più prestigiosa, in quanto aumenta le possibilità che il traduttore vada incontro alle aspettative del lettore o del cliente (come suggerito da alcuni studi ancora in corso).[15]