Utente:Rocco Albano/Sandbox

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Informazioni su Alianello tratte dagli articoli di giornale

Busta 48

Articolo 1

Carlo Alianello è nato a Roma nel 1901. Ha studiato Firenze e a Roma laureandosi in lettere. Attualmente insegna letteratura italiana all'Accademia di Belle Arti e al Liceo Artistico. Tra le sue opere principali: «Il teatro di Maeter-linck », « L'Alfiere », «I soldati del Re», « Maria e i fratelli».

Articolo 3

L’eco della stampa-Giovanni D’Alde

L’alfiere

L’alfiere è uno di quei romanzi che suscita polemiche e fa discutere anche il lettore più sprovveduto. Si tratta del primo tentativo letterariamente riuscito di dare una nuova interpretazione del nostro Risorgimento. Questo romanzo vuole essere solo una rivendicazione ideale dell’eroismo dei napoletani rimasti fedeli ai Borboni e sacrificatisi per una fedeltà alla bandiera sempre più degna d’ammirazione e ricordo. L’alfiere è diventato il simbolo di tutti coloro che giustamente si battono per una causa perduta e di conseguenza a trovato il suo motivo di interesse e di attualità in una sua, vera o pretesa, corrispondenza polemica con la situazione venutasi a creare nell’ultima e dolorosa guerra sostenuta dagli italiani.

“Cosa rende attuale il tuo romanzo?“

• “Il libro scritto nel ‘41, uscì per le vicende belliche solo nel ‘43. La principale ragione di popolarità fu la visione della mia Napoli che cadeva in frantumi senza alcuna causa apparente, senza alcun urto decisivo, per interno dissolvimento. Rispecchiava benissimo la situazione dell’Italia in quell’epoca. Il mugugno antibarbonico da me rappresentato era in realtà molto simile al mugugno antifascista. Divenne attuale fra i neofascisti perché idealizzava la fedeltà alla bandiera, la resistenza fino all’estremo, rendeva poetica la situazione del rimanere fedeli in pochi in mezzo a una massa di non fedeli.” “La difesa e l’esaltazione della fedeltà alla Patria, anche nella sconfitta, è stato uno dei motivi principali che mi ha spinto a scrivere l’Alfiere, perciò nell’Alfiere ho voluto esaltare anche la fedeltà all’Italia, di chi per essa

moriva.“

Articolo 5

Un famoso critico, Ruggero Moscati, aveva tra le mani “L’eredità della Priora” di Carlo Alianello pubblicato da Feltrinelli. Si avvede che il suo primo impegno di critico debba consistere nella difesa piuttosto insolita del libro e dell’autore dalla presentazione elogiativa che ne fa l’editore.

Se di Alianello, il critico Moscati non avesse letto e amato il primo romanzo “L’alfiere”, che un altro editore progressista Einaudi pubblicò nel 43’, i meriti attribuiti a questo suo nuovo romanzo non l’avrebbero indotto a leggerlo. Nessuna opera storico-democratica indica con maggior rigore il marciume organico del vecchio reame. Vi è in Alianello un’ imparzialità da magistrato che deve essergli resa facile dal suo cattolicesimo, si avverte infatti in lui di fronte ai regimi mondani il medesimo distacco che faceva dire a Louis Veuillot , pur legittimista, non essere i re della terra per un cristiano null’altro che “des percepteurs d’impôts”.

Articolo 8

Romanzo all’antica-Cesare Giardini

L’eredità della Priora

Il romanzo ha la durata di un anno: quel 1861 che seguì alla proclamazione dell’unità. L’azione, dopo un breve inizio a Napoli a cui corrisponde, e alla fine un altrettanto breve epilogo a Civitavecchia, si svolge tutta nella Basilicata, la quale fu una delle regioni che dette più filo da torcere ai piemontesi. La Priora che figura nel libro è un po’ come il simbolo di questa gente ribelle che non vuole accettare il nuovo ordine delle cose, e preferisce stremarsi in una lotta selvaggia, senza quartiere,

che d’altronde non è nuova. Il massimo della sua tensione, il romanzo lo tocca quando descrive come le bande del brigante Crocco e del generale spagnolo Borjes furono sul punto di prendere Potenza e di conseguire un successo che avrebbe dato al movimento borbonico una capitale sul territorio dell’antico reame, con conseguenze imprevedibili, tra cui l’intervento di qualche potenza straniera, Austria e Francia. Quella notte, il mancato assalto alla città, di cui l’autore analizza acutamente le ragioni, fu probabilmente fatale per le sorti della dinastia borbonica, ed è qui che il romanzo trova la sua conclusione logica.

Articolo 9

Dalla cronaca letteraria di Enzo Fabiani

Carlo Alianello, autore dell’Eredità della Priora, targa d’oro del premio “Il campiello” si ispira a episodi ignorati del risorgimento. La sua cultura e il suo appassionato bisogno di riudire le voci di coloro che hanno fatto qualcosa per rendere un po’ più degna l’umanità, e la sua predilezione per i fatti d’arme dell’800’ italiano, hanno trovato in lui un cantastorie limpido e generoso. Lo spunto dell’idea del suo ultimo lavoro già da tempo ondeggiava nell’animo di Alianello infatti in un’intervista ha affermato di voler raccontare la storia dell’impresa dei mille e della conquista del regno di Napoli.