Utente:Rafiore/Sandbox2

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Le corporazioni multinazionali seguono regole volte a garantire standard ragionevoli per le condizioni lavorative e salariali, e una tassazione che permetta lo sviluppo del Paese, trattenendo parte dei profitti al suo interno, dove vengono reinvestiti per permettere un ulteriore sviluppo economico. Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo ha pubblicato nell'aprile del 2000 un rapporto incentrato sul buon governo nei paesi poveri come un fattore chiave per lo sviluppo economico e sul superamento degli interessi egoistici delle élite benestanti, che spesso influenzano le azioni governative nei paesi in via di sviluppo. Il rapporto conclude che “Senza il buon governo, il ricorso allo sviluppo economico di tipo trickle-down e ad una pletora di altre strategie non è sufficiente.”[1] Malgrado la speranza offerta da questa ricerca rimangono molte domande riguardo all'origine del buon governo e al suo raggiungimento. L’analisi comparativa di un sociologo[2] ha suggerito che le molteplici forze della storia determinano le probabilità di buon governo. L'esistenza di civiltà antiche caratterizzate da organizzazioni governative più sviluppate già prima dell’avvento del colonialismo, assieme al senso di responsabilità delle élite, ha contribuito alla nascita di Stati forti che oggi possiedono i mezzi e l’efficienza per mettere in atto politiche di sviluppo. D’altra parte, gli Stati forti non sono sempre la forma di governo più idonea allo sviluppo economico. Altri fattori storici, soprattutto l’esperienza del colonialismo, hanno fatto sì che che la creazione di uno Stato forte e/o di un buon governo sia meno probabile in alcuni Paesi, soprattutto in Africa. Altri fattori dimostratisi determinanti per la qualità delle istituzioni e del governo sono il tipo di colonizzazione, ovvero il modo in cui essa ha avuto luogo, e l’identità della potenza colonizzatrice. Le agenzie internazionali potrebbero essere in grado di promuovere il buon governo attraverso varie politiche d’intervento nelle nazioni in via di sviluppo, come è stato dimostrato nel caso di alcuni Paesi africani, ma l’analisi comparativa suggerisce che potrebbe essere molto più difficile conseguire questo obiettivo nella maggior parte dei Paesi poveri del mondo.[3]

  1. ^ United Nations Development Report. 2000. Overcoming Human Poverty: UNDP Poverty Report 2000. New York: United Nations Publications.
  2. ^ Kerbo, Harold (2005). World Poverty: The Roots of Global Inequality and the Modern World System. New York: McGraw-Hill. ISBN 9780073042954.
  3. ^ Kerbo, Harold (2005). World Poverty: The Roots of Global Inequality and the Modern World System. New York: McGraw-Hill. ISBN 9780073042954.