Utente:Quartageometri/Cesare Refatti

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Cesare Camillo Refatti (3 agosto 1871 - 1 settembre 1948) è stato un sacerdote, alpinista, educatore e fotografo trentino nato a Pergine Valsugana da una famiglia borghese. Divenuto sacerdote operò per la maggior parte della sua vita come cooperatore nella parrocchia di Borgo Valsugana dove ora è sepolto.


DON CESARE REFATTI

Il padre, Giuseppe Refatti, era proprietario di un negozio di ferramenta. Dal matrimonio con Anna Piva nacquero otto figli, cinque maschi e tre femmine, tra i quali Cesare era il quinto. L'avviata attività artigianale introdusse la famiglia Refatti nell'alta borghesia di Pergine, all'interno della quale alcuni membri, in un Trentino sottoposto al dominio austriaco, manifestavano sentimenti filo-italiani, posizione condivisa da altri intellettuali trentini fra la fine dell'800 e l'inizio del '900. Nella stessa famiglia di Cesare Refatti il sacerdote manifesterà idee irredentiste mentre il fratello, di sentimenti filo-austriaci, combatterà all'interno della compagnia dei Tiroler Standschuetzen. In gioventù Cesare frequentò il Liceo classico presso il Collegio Principesco Vescovile di Trento e successivamente si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza ad Innsbruck; solo più tardi maturò l'idea di diventare sacerdote e intraprese gli studi di teologia presso il Seminario Diocesano Trentino. All'età di 24 anni divenne sacerdote per poi essere accolto come cooperatore presso le comunità di Cles, di Povo e dal 1900 di Borgo Valsugana. Nel 1915 fu arrestato per motivi politici: venne infatti accusato di “italianità” e condotto nel campo di internamento di Katzenau assieme ad altri sacerdoti e ad altri trentini e abitanti di Borgo. Successivamente venne trasferito al convento dei Canonici Regolari di Sant'Agostino a Reichersberg, sistemazione che gli consentì condizioni di vita più dignitose rispetto al campo di internamento. Nel 1917 fu nominato curatore d'anime dei ragazzi ospitati nel campo di Mittendorf. Nel marzo del 1918 poté ritornare a Pergine dove rimase fino alla fine del conflitto. Al termine della guerra tornò a Borgo, nel 1922 venne trasferito a Rovereto, poi a Trento presso il collegio Vescovile, quindi dal 1929 definitivamente a Borgo. Oltre che a svolgere il ruolo di sacerdote viene ricordato anche per le sue doti di artista-scenografo, fotografo e animatore. Nel 1935 in occasione dei 40 anni di sacerdozio celebrò la Santa Messa nella chiesetta di San Lorenzo al monte alla quale partecipò l'onorevole Alcide Degasperi. Nel 1947 mentre si stava recando in visita ai genitori in bicicletta venne urtato da un camion a Levico. Venne ferito in modo non grave, ma la sua età avanzata e un male incurabile accelerarono la sua morte che lo colse il 1° settembre 1948. Al suo funerale partecipò anche Alcide Degasperi, divenuto nel frattempo presidente del consiglio dei ministri. Verrà sepolto a Borgo e nella bara, rispettando la sua volontà, venne posta una picozza.

L'esperienza de "il giovane trentino"

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All'inizio del 1900 in Trentino nascono nuove associazioni di ispirazione democratica e cristiana che vogliono promuovere attività a favore dei giovani in ambito sportivo e culturale. Con queste finalità nel 1903 viene fondata una società sportiva chiamata "Il giovane trentino" che promuove fra i ragazzi l'educazione fisica e l'attività sportiva. Questa associazione comincia a diffondersi sul territorio contando molti soci tra cui don Cesare Refatti che ben presto diviene presidente del gruppo di Borgo Valsugana. Fino al termine della Prima Guerra Mondiale coloro che aderirono a questa associazione erano anche animati da ideali irredentisti.

La montagna e i legami con la SAT

Data la sua passione per la montagna don Cesare Refatti si iscrisse alla Società Alpinisti Tridentini (SAT), sostenendo la nascita della sezione di Borgo Valsugana. Nel 1947 venne nominato ispettore per i sentieri e segnavia, provvedendo quindi alla manutenzione e al miglioramento degli stessi. Il sacerdote trasmise poi il suo amore per le attività alpinistiche ai giovani della Valsugana organizzando escursioni e documentando ogni uscita con fotografie e descrizioni dettagliate.

IL PERIODO DI INTERNAMENTO

Don Cesare Refatti aveva maturato, come molti intellettuali e sacerdoti trentini, sentimenti filoitaliani. Per questo motivo fu internato nel campo di Katzenau ed anche perché la sua perfetta conoscenza dei sentieri montani lo rendevano una potenziale spia. Il campo di Katzenau, letteralmente “landa dei gatti”, era situato nei pressi di Linz, nell’Austria superiore. Costruito verso la fine del 1914 per accogliere i prigionieri russi, a partire dal 1915 ospitò persone sospette di attività politica antigovernativa. Nonostante il suo internamento Cesare Refatti svolse comunque le sue funzioni religiose e spirituali, di educatore per i giovani e di assistente per gli anziani. Nel novembre 1915 fu trasferito assieme ad altri religiosi presso l’Augustinier Chorherrenstift di Reichersberg: convento dotato di un’ampia biblioteca. In questo luogo le condizioni di vita del sacerdote migliorarono notevolmente e riuscì a riprendere contatto con la comunità di Borgo Valsugana. Alla fine del 1917 fu nominato curatore d’anime dei ragazzi ospitati nel campo di Mitterndorf e durante il 1918 venne liberato e ritornò nella sua terra natale a Pergine Valsugana, dove ci rimase fino alla fine del conflitto.

La passione per la fotografia

Don Cesare Refatti era appassionato di fotografia e, in un’epoca in cui questa pratica era riservata a poche persone, egli non solo possedeva una macchina fotografica ma nella camera oscura della sua abitazione sviluppava personalmente le fotografie che ordinò e catalogò per anni corredandole con meticolose didascalie. Il suo archivio fotografico è verosimilmente costituito da quasi 9 mila foto che testimoniano la vita, i costumi, la storia dell'epoca. Le immagini delle sue numerose escursioni costituiscono una fonte per capire come il paesaggio della Valsugana si sia trasformato nel corso del XX – XXI secolo, sia per quanto riguarda l’aspetto antropico sia sotto il profilo naturale.

La passione per il teatro

Nei primi anni del 1900 Borgo era una cittadina fiorente sia dal punto di vista economico che da quello culturale e sociale. Ospitava attività commerciali, artigianali e industriali come filande, tintorie, fabbriche di cappelli, mulini. In questo contesto Cesare Refatti ebbe modo di dimostrare le sue doti in ambito artistico e teatrale. Fin da giovane manifestò una spiccata propensione per l’arte, frequentò alcune lezioni presso l’Accademia di Brera a Milano e, divenuto sacerdote, insegnò recitazione ai suoi parrocchiani, scoprendo il talento artistico di molti giovani. Queste sue abilità rispondevano anche alle esigenze della nuova politica sociale della Chiesa, fatta propria anche dal Vescovo di Trento Eugenio Carlo Valussi (1837–1903), che mirava a dare un forte impulso alla creazione degli Oratori e dei Ricreatori parrocchiali, delle Casse Rurali e delle cooperative di lavoro. Don Cesare fondò il Ricreatorio di Borgo, centro effervescente e pulsante della vita culturale e sociale del paese, del quale fu direttore per oltre vent’anni. Ed anche successivamente, ormai in pensione, continuò a dare il suo aiuto. Per manifestare pienamente il suo estro artistico scelse il linguaggio del teatro, dove mise in luce notevoli doti come regista, scenografo-artigiano e maestro di recitazione. L'attività teatrale raggiunse un alto livello tecnico: il teatro parrocchiale era stato dotato di un boccascena largo 20 metri e profondo quasi 40 metri, con una torre ricca di pensiline e parapetti che si sviluppava fino al tetto dell’edificio. Le scenografie erano realizzate attraverso soluzioni tecniche geniali - scenari a più ordini, effetti speciali, apprezzabili fughe prospettiche - su bozzetti realizzati dallo stesso don Cesare. Le più celebri opere messe in scena furono: “Le Pistrine”, “La festa del nonno”, “Quello che chiama”, “Il poliglotta”, “Il casino di campagna”, “Il corvo della montagna”, “Il duca di Norfolk”, “La passione di Gesù”, “La sepolta viva” e “Il castigo”.

Luoghi e iniziative che lo ricordano

“Don Cesare Refatti fu un po’ per la Valsugana quello che Guido Rey fu per la Valle d'Aosta. Un precursore dell’alpinismo e dello sci, un valorizzatore delle nostre belle montagne, un tenace assertore dell’italianità della nostra terra, un poeta che con il suo entusiasmo e la sua indomita passione seppe educare al bello, al nobile, all’ ardito alcune generazioni di giovani, che lo seguivano ovunque affascinati dalla sua personalità”. Renato Morizzo, Alto Adige, 16 agosto 1953. Il ricordo della singolare personalità del sacerdote e di tutte le iniziative da lui promosse con passione è rimasto nel cuore degli abitanti di Borgo e della Valsugana che gli hanno intitolato vari luoghi: il sentiero che da Olle porta in Val di Sella fino al Carlon, un'edicola votiva a san Bernardo, la baita denominata “Lanzola” in alta Val di Sella e un percorso di scalata che si sviluppa sulle rocce dei “cornetti della Lanzola”.