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Videocrazia[modifica | modifica wikitesto]

La videocrazia è un termine che indica la possibilità di influenzare l'opinione pubblica tramite la televisione e, quindi, controllare il giudizio altrui.

Tutti coloro che hanno potere sul network[1] e su tutti i mezzi di comunicazione hanno la possibilità di comunicare quotidianamente con le persone e talvolta distorcere le idee di una persona.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

televisione

Questo termine ha origine più lontane, già dagli anni '90 in Italia, la parola videocrazia è apparsa su un articolo de La Repubblica[2]. Il 7 marzo 1995 è stato pubblicato un articolo dal titolo È la videocrazia il nuovo fascismo, in cui l'autore Umberto Rosso attribuisce il merito di tale argomento a Massimo D'Alema.

L'articolo faceva riferimento alla situazione italiana di quel momento nel quale l'allora e attuale premier Silvio Berlusconi veniva accusato di "sostituire la tv ai partiti". Dopo quasi trent'anni il termine videocrazia viene utilizzato per esprimere il potere di una fonte, come la televisione o il network, che diventa effettivamente l'unica fonte primaria. Il termine videocrazia è utilizzato maggiormente in ambito politico, avendo la possibilità di dialogare con tutti gli elettori e tramite anche sondaggi riuscire a capire quali sono le esigenze ed i gusti delle persone.

Social Media[modifica | modifica wikitesto]

Come già detto non solo la televisione è responsabile di videocrazia, ma anche gli stessi social media che vengono usati da la maggior parte delle persone. Chi comunica tramite i social costruisce un totale controllo della società, mettendo in "crisi" la stessa televisione. I politici italiani fanno uso di questi social creando, così, una politica fatta su blog e forum.

I social maggiormente utilizzati anche nell'ambito politico sono:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Network, in Wikipedia, 7 marzo 2022. URL consultato il 21 maggio 2022.
  2. ^ la Repubblica - News in tempo reale - Le notizie e i video di politica, cronaca, economia, sport, su la Repubblica. URL consultato il 21 maggio 2022.
  3. ^ https://twitter.com/, su Twitter. URL consultato il 21 maggio 2022.
  4. ^ Facebook: accedi o iscriviti, su Facebook. URL consultato il 21 maggio 2022.
  5. ^ Instagram, su Instagram. URL consultato il 21 maggio 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Christian Ruggiero, Le sorti della videocrazia, Google Books, 9788861843240[1]

  1. ^ Christian Ruggiero, Le sorti della videocrazia : Tv e politica nell'Italia del mediaevo, Prima edizione, gennaio 2014, ISBN 978-88-6184-324-0, OCLC 879867864. URL consultato il 21 maggio 2022.