Utente:PinoDR/Sandbox

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Scauri di Minturno

Pagina storiografica su Scauri (Latina)[modifica | modifica wikitesto]

Scauri di Minturno si trova in provincia di Latina, a sud di Roma. Questa pagina è dedicata soprattutto alla sua storia e alla sua storiografia delle origini ad oggi ma riguarda anche tutto il territorio del comune a cui appartiene, cioè Minturno. La pagina è in costruzione.

Storia del Toponimo Scauri:[modifica | modifica wikitesto]

Il nome Scauri (o Scauli) compare per la prima volta nell'Alto Medioevo.

Il Gattola (1) cita un documento del 789, la donazione di Grimoaldo a Montecassino, in cui compare la forma Scauli. Nell' 830, nel Codex Diplomaticus Cajetanus, compare la forma Scauri (2) Allo stato attuale delle ricerche storiografiche non compare nulla di scritto al riguardo in nessun documento, cippo marmoreo o altro che sia antecedente a questi due documenti medievali.

Sulla spesso riportata ipotesi che il toponimo Scauri derivi da un possedimento romano (una villa?) appartenuta al console Marco Emilio Scauro non vi è nessuna prova o collegamento diretto ad alcun documento conosciuto.

Il fatto che tra il periodo romano, in cui l'eventuale possedimento di Marco Emilio Scauro non è citato in alcun modo da nessun autore, tanto meno da Cicerone, che aveva una villa a Formia, e quindi in teoria attigua a quella della famiglia degli Sauro, e quello medievale, in cui compare il toponimo Scauli, rappresenta una frattura storiografica molto difficile da comporre.

Lo diciamo tanto per essere chiari: non c'è nessun collegamento, allo stato attuale delle ricerche, che identifichi una eventuale e fantomatica villa del console Scauro con il luogo chiamato Scauri nel medioevo.

Alcuni autori più prossimi a noi hanno sì individuato questa relazione tra Marco Emilio Scauro e Scauri di Minturno ma basandosi unicamente su proprie illazioni e deduzioni derivanti da semplici assonanze fonetiche, talvolta addirittura inventate di sana pianta probabilmente per compiacere il potere locale, come spesso accadeva in passato. Lo stesso De Santis, citato più volte in varie occasioni come storico comprovante questa ipotesi accettata - a dir suo - ormai da quasi tutti gli studiosi campani (3), in realtà, ad una attenta lettura del suo fraseggio, prende in realtà distanza da questa ipotesi. La frase esatta da lui riportata, infatti, sottolinea che gli studiosi che sono concordi sull'attribuzione del toponimo a Marco Emilio Scauro sono "quasi tutti" quelli campani. Il De Santis non era campano, ma laziale, e questa sottolineatura sembra sottintendere che egli voglia riportare una voce altrui sulla quale egli, mancando documenti a favore, si astiene. E' molto grave, quindi, che si sia voluto identificare il De Santis come un autore autorevole che appoggi tale tesi. Probabilmente, al contrario, egli prudentemente non ne accettava l'infondatezza.