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Veduta del molo d'attracco dell'Isola di San Domino
Veduta del molo d'attracco dell'Isola di S. Domino

Le Isole Tremiti (o Isole Diomedee) sono un arcipelago composto da cinque isole nel Mare Adriatico.

Le tre isole, di S. Nicola, S. Domino e Capraia (o Capperaia) e lo scoglio del Cretaccio distano 22 km dal Promontorio del Gargano; l’isola di Pianosa sorge, invece, a circa 23 km di distanza, in direzione nord-est.

Amministrativamente le Isole Tremiti appartengono alla Regione Puglia e costituiscono Comune dal 1932. Dal 1989, l’arcipelago adriatico è Riserva Naturale Marina, denominata “Isole Tremiti”.

1 Inquadramento geografico

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1.1 Posizione geografica

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L’arcipelago delle Isole Tremiti (localizzato nelle acque dell’Adriatico) comprende: l’isola di S. Domino, quella di S. Nicola, l’isola di Capraia (il cui toponimo deriva dal fatto che vi si facevano pascolare gli armenti) o Capperaia (chiamata così per la grande profusione di piante di cappero), Pianosa e l'isola del Cretaccio, oltre a cale, faraglioni, splendidi archi naturali e scogli dalle forme caratteristiche. Le quattro isole di: S. Domino, S. Nicola, Capraia e Cretaccio, distano soltanto 22 km dal Promontorio del Gargano; l’isola di Pianosa sorge, invece, a circa 23 km di distanza in direzione nord-est. S. Nicola (43 ettari, sviluppo costiero km 3,7) è l’isola madre, quella storica, dove fu eretta l’Abbazia di Santa Maria A Mare, è l’isola ove ha sede il Municipio e dove, fino a qualche decennio fa, risiedeva la gran parte della popolazione. S. Domino (208 ettari, sviluppo costiero km 9,7) è caratterizzata da un terreno molto fertile e da una vegetazione assai rigogliosa; è l’isola più popolosa oltre a essere l’unica che ospita complessi alberghieri. Capraia (o Capperaia) (km 0,44, sviluppo costiero km 4,7) è disabitata. Cretaccio (km 0,30, sviluppo costiero km 1,3) non è che uno scoglio di natura argillosa, oggetto all’erosione e al dilavamento dovuti all’azione del mare e a quella degli agenti atmosferici. Pianosa, situata a nord-est dell’arcipelago di Diomede, dista da questo 23 km; non è servita da linee di navigazione di sorta, benché sia breve la distanza dalla costa (33,75 km da Torre Mileto) e dal gruppo principale di isole (20,5 km da Capraia). Anche Pianosa è disabitata e rappresenta, con l’isola di Pelagosa, la sommità dell’Adriatico.

1.2 Aspetti geologici e geomorfologici

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L’arcipelago delle Isole Tremiti è costituito da rocce di origine sedimentaria, marina e continentale, non vulcanica come, erroneamente, è stato sostenuto in passato. Le vicende geologiche che hanno conferito alle Tremiti l’attuale fisionomia hanno avuto luogo durante le ere Cenozoica e Neozoica (o Antropozoica). La natura delle rocce che costituiscono le Tremiti, alcune delle quali presentano resti fossili di organismi marini (protozoi e coralli), testimonia l’origine marina dell’arcipelago che, per emergere dal mare, dovette essere sottoposto a forti spinte, come dimostra la conformazione a piega monoclinale delle isole (ossia a strati rocciosi inclinati in una sola direzione). L’isola di S. Domino, occupata per i due terzi della sua superficie da un pianoro che raggiunge la sua massima elevazione con il “Colle del Romito” (116 metri s.l.m.), è formata da uno zoccolo di calcare molto compatto e soggetto a erosione a opera degli agenti atmosferici; detto calcare è stato ricoperto, in una zona che dalla Cala degli Schiavoni va a quella del Pigno, da marne di colore giallo, invece nella zona che digrada sino alla Grotta del Sale è stato ricoperto da un conglomerato (pudding). Nell’isola di S. Domino, nei pressi di Cala delle Arene, vi è una formazione rocciosa denominata Toppa del Caino, costituita da sabbia rossiccia con granuli quarzosi. La natura calcarea del substrato roccioso dell’Isola di S. Domino giustifica la presenza di vallecole che spiega il carattere frastagliato delle coste e di grotte originate da pozze e cavità carsiche dovute al moto ondoso, per esempio la Grotta delle Viole e la Grotta del Bue Marino. Alla prima si accede attraverso due spaccature nella roccia che immettono in un’ampia vasca scoperta (un pozzo carsico la cui volta è crollata); la Grotta del Bue Marino, invece, nella parte occidentale di S. Domino, a nord della rupe dove sorge il faro di Punta Provvidenza, non è che un cunicolo di circa 70 metri che termina in una spiaggetta ghiaiosa; quest’ultima grotta è così denominata perché, fino a quarant’anni fa, costituiva il rifugio di una foca monaca (bue marino), specie endemica della Sardegna. Al carsismo è da addurre anche l’origine del suolo dell’Isola di S. Domino, costituito da tipiche terre rosse. L’Isola di S. Nicola è costituita da uno strato calcareo di spessore variabile (da tre a venti metri) che ricopre un basamento di marne giallastre, rocce friabili ed erodibili dagli agenti atmosferici. L’erosione del basamento marnoso ha causato il crollo delle rocce calcaree sovrastanti che oggigiorno cingono quest’isola alla base. La mancanza di grotte a S. Nicola va attribuita alla scarsa durezza delle marne facilmente disgregate dal moto ondoso, al quale non oppongono che una scarsa resistenza. Le faglie, attraversando le formazioni rocciose (e calcaree e marnose), le indeboliscono, favorendo i processi di crollo. Le faglie più evidenti sono: la prima tra il Cimitero e il Prato asinaro, la seconda tra la Tagliata e la Vasca. L’Isola di Capraia è formata da uno zoccolo calcareo; essa si configura come un unico pianoro inclinato verso mezzogiorno. La Cala dei Turchi divide l’isola in due colli che raggiungono un’altezza rispettivamente di 56 metri e 52 metri. Diretta conseguenza dell’erosione carsica sono le vallecole che incidono le rocce calcaree e rendono la costa frastagliata. La grotta marina più importante è il Grottone, dagli isolani denominato “Cattedrale”, situato nel versante nord dell’isola. Il Cretaccio è costituito da marne giallastre e la loro natura argillosa, e quindi facilmente erodibile, sta determinando la disgregazione di quest’isola destinata a scomparire per l’azione del moto ondoso e degli agenti atmosferici. Pianosa è un isolotto piatto di natura calcarea che raggiunge una massima elevazione di 15 metri s.l.m.; all’erosione carsica è dovuto un pozzo di 50 metri circa di diametro nella parte occidentale dell’isola, occupato da un laghetto di acqua marina che vi giunge attraverso un collegamento sotterraneo con il mare, infatti il livello delle acque del piccolo lago varia con le maree. L’isola, a nord, presenta una costa a picco, mentre a sud è caratterizzata da una secca che prosegue per cento metri circa verso il mare.

Le coste prospicienti il mare aperto dell’Isola di Capraia, al pari di quelle dei versanti sud-occidentale e nord-orientale di S. Domino, sono alte e dirupate, mentre negli altri versanti presentano un basso declivio e molte insenature. Il litorale dell’Isola di S. Nicola è interamente a picco sul mare ma manca di grotte a causa della relativa cedevolezza delle marne che, non opponendo resistenza al moto ondoso, vanno soggette a sfaldamento più che a incisioni durevoli. L’unica spiaggia sabbiosa è quella di Cala delle Arene, nell’Isola di S. Domino, che si estende per un tratto di circa 50 metri; sempre in quest’isola è presente una spiaggia di ciottoli, la spiaggia dei Pagliai. Spiagge dalle medesime caratteristiche di quella dei Pagliai si trovano anche nell’Isola di S. Nicola (spiaggetta del Cimitero, denominata “Marinelle”) e quella di Cala Pietre dei Fucili nell’Isola di Capraia.

Il clima dell’arcipelago tremitese è mediterraneo, pertanto a inverni miti e piovosi si susseguono estati calde e secche. L’inverno non è molto rigido e l’elevata umidità mitiga l’aridità estiva. I valori sono differenti da isola a isola e ciò è dovuto alla direzione in cui spirano i venti nei vari periodi dell’anno. Ai venti provenienti da nord e da nord-ovest, prevalentemente in autunno e in inverno, si deve la maggior quantità di precipitazioni nelle Isole di S. Nicola e Capraia che metterebbero S. Domino “a ridosso” e quindi “al riparo”, contrariamente a quanto accade per i venti da ovest e da sud-ovest che soffiano soprattutto in primavera e in estate. Le differenze pluviometriche sono da addurre anche alla diversa morfologia delle isole, principalmente alla loro altezza dissimile. La maggiore altezza di S. Domino determina una maggiore condensazione delle masse d’aria, dando luogo in quest’isola a precipitazioni più copiose, che spiegherebbero il diverso grado di vegetazione dell’arcipelago.

La flora delle Tremiti è decisamente mediterranea, tuttavia, le isole presentano una flora con caratteristiche diverse l’una dall’altra, infatti, se S. Domino ha una vasta pineta, S. Nicola è l’isola della macchia e Capraia e Pianosa le isole della gariga. S. Domino è coperta da una pineta tanto fitta quanto rigogliosa costituita da: Pino d’Aleppo, macchie di lentisco, mirto, rosmarino e così via, che ricopre il Colle del Romito, il versante meridionale e la costa orientale dell’isola, mentre sul resto della superficie è più diradata e bassa. Il sottobosco, in primavera, si anima di orchidee, anemoni, bocche di leone selvatiche, aglio. Nell’Isola di S. Nicola la pineta è pressoché assente, se si fa eccezione per alcuni pini presenti nel Chiostro lateranense e nello spazio prospiciente la fine della salita che dalla “Marina” conduce al centro abitato. Il mancato attecchimento della pineta si deve, verosimilmente, al substrato dolomitico che genera suoli poco profondi e permeabili che impediscono la ritenzione idrica del suolo. Le specie dominanti sono: il lentisco, il cisto, l’euforbia, il rosmarino. Lungo il Corso Nazionale ci sono esemplari di palme piantati circa trentacinque anni fa. Capraia è caratterizzata dalla gariga e tra le specie caratteristiche di quest’isola si annoverano: l’euforbia e l’olivastro e, su tutte, le piante di cappero. Sull’isolotto del Cretaccio non c’è vegetazione ma soltanto qualche sporadica pianta di rosmarino. Pianosa è priva di copertura arborea e arbustiva, fatta eccezione per alcuni cespugli di cisto.

Le indagini relative alla fauna risalgono agli anni Cinquanta. Delle numerose specie animali presenti nell’arcipelago tremitese, alcune di esse sono in comune con il territorio balcanico dimostrando, pertanto, l’esistenza di collegamenti tra quelle regioni e la penisola italiana, tra queste si annoverano alcuni esemplari di coleotteri e di emitteri. Probabilmente, nell’ultima glaciazione, in seguito al quale il livello del mare diminuì di più di cento metri rispetto a quello attuale, il fondo che emerse costituì una sorte di ponte che mese in collegamento le due sponde adriatiche. Fino a cinquanta anni fa, nell’arcipelago era praticato l’allevamento: vi erano capre, qualche mucca e pochi maiali; oggi sopravvivono, allo stato brado, sul pianoro dell’Isola di S. Nicola, soltanto pochi esemplari di Capra Garganica. Tra i rettili sono segnalati la lucertola campestre e il Coluber Viridiflavus (biacco), di colore nero. Tra l’avifauna menzioniamo due rari puffinidi: la Berta minore e la Berta maggiore, quest’ultima citata da: Strabone, Virgilio, Ovidio. Ad essa, anche conosciuta come Avis Diomedea, è legata la leggenda che voleva, dopo la morte del valoroso condottiero Diomede, mitico eroe della guerra contro Troia, i suoi amici piangerne la morte, tramutati in uccelli, le Diomedee appunto alle quali, stanziatesi in queste isole, si deve il toponimo dell’arcipelago. Ricordiamo, inoltre, il falco pellegrino, il gabbiano reale, il passero, il cardellino, il fringuello, la beccaccia. Nel mese di settembre è possibile avvistare qualche quaglia, in maggio, invece, tortore e colombacci. La fauna marina presenta grande varietà di specie; tra quelle di scoglio annoveriamo: gronghi, murene, scorfani e crostacei; abbondanti sono anche i pesci pelagici: ricciole, tonni, e così via, e gli sparidi: occhiate, saraghi, dentici, orate, salpe, mormore; tra i serranidi: cernie e spigole. Sono, inoltre, presenti echinodermi (ricci di mare), molluschi (polpi, seppie, calamari), celenterati e animali sessili che colonizzano i fondali: poriferi, idrozoi e così di seguito.

1.7 L’ambiente marino

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Le Isole Tremiti presentano due tipi di profilo costiero: la costa rettilinea a balza o a falesia e la costa in declivio con numerose insenature. Le spiagge, siano esse di natura sabbiosa o ghiaiosa, sono soltanto quattro. Del primo tipo è Cala delle Arene, nell’Isola di S. Domino, che misura circa 50 metri. Anche i fondali prospicienti questa baia sono sabbiosi. Oltre la Cala delle Arene, in corrispondenza di Cala Matano e di Cala dello Spido, il fondale presenta detriti di misura medio-grande ed è ricco di specie animali e di esemplari di Oloturoidei (dagli isolani denominati “cetrioli di mare”). Relativamente alla flora marina, questa zona è caratterizzata dalla presenza di una spugna di colore arancio vivo, abbarbicata alle rocce del fondale. Quest'ultimo cambia decisamente a Cala delle Roselle, sempre nell’Isola di S. Domino, dove sono presenti massi di grandi dimensioni come, d’altronde, presso la Grotta delle Viole e la Punta del Diavolo. Questi fondali presentano numerosi anfratti e fenditure, ideali come tane per pesci, in fatti tali zone sono ricche di saraghi, orate, spigole e tante altre specie. La falesia più alta e ripida è quella che sovrasta la Grotta del Bue Marino, la quale deve il suo nome a un esemplare di Foca monaca più volte avvistata dagli isolani proprio in questa grotta (lunga 70 metri e terminante con una spiaggetta). Da Punta Secca a Cala degli Inglesi, il fondale diventa sabbioso. Da Cala Tonda alla Punta del Diamante, i fondali sono alternativamente rocciosi e sabbiosi; Presso I Pagliai, o Faraglioni, c’è una spiaggia di ciottoli. L’Isola di S. Nicola, per contro, presenta un profilo costiero interamente a picco sul mare, essa è priva di grotte marine a causa della relativa cedevolezza delle marne che, non opponendo resistenza al moto ondoso, vanno soggette a sfaldamento più che a incisioni durevoli. I fondali delle coste sommerse di quest’isola presentano numerosi massi derivati dal crollo delle rocce sovrastanti. Tra la località “Marina” e il dissalatore, il substrato è costituito da sabbie e fango (qui l’erosione è maggiore, tanto che negli anni passati si è provveduto a difendere questo tratto di costa con massi frangiflutti che vanno dal tratto denominato “Sott ‘e femmen” fino alla Tagliata. La fauna ittica e la copertura algale non sono molto presenti. Per quanto riguarda l’Isola di Capraia, il tratto di costa dalla Punta della Stracciona a Punta Secca è disseminato di cale con fondali sabbiosi. Tra la fauna ittica troviamo: murene, scorfani, triglie, e così via. La batimetrica maggiore si misura presso “Il Grosso”, essa supera i trenta metri. Anche la Cala dei Turchi presenta un fondale sabbioso. I fondali intorno all’isolotto del Cretaccio sono formati da sabbia e fango, causa ne è l’erosione cui è soggetta la marna friabile che lo costituisce. I fondali prospicienti il Cretaccio e lo Scoglio della Vecchia sono particolarmente ricchi di specie ittiche.