Utente:Orlando udine/Sandbox

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Villa Moro, Bernardo, Morchio, Favaro

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È situata in via Moglianese Peseggia, verso la fine dell'abitato.

Si tratterebbe della villa più antica del Comune di Scorzè: la struttura dell'edificio e gli elementi gotici lo collocherebbero nella seconda metà del Quattrocento.

La prima citazione è però del 1482 quando era proprietà del patrizio Cristoforo Moro, cugino dell'omonimo doge. I Moro mantennero le proprietà sino alla metà del Cinquecento quando andò in eredità a un nipote degli ultimi Moro, a Giovanni Battista Bernardo. A quest'ultimo si devono alcuni importanti lavori di restauro che diedero all'edificio un aspetto rinascimentale. Dopo la caduta della Serenissima i Bernardo, nel 1812, vendettero questa loro proprietà ai Baretta, che già possedevano l'attuale villa Spangaro. Nel 1863 il palazzo passò ai Morchio e, dal 1948, è dei Favaro che negli anni novanta ne hanno curato il restauro.

La facciata principale presenta sette assi di finestre ed è sopraelevata da un abbaino centrale. In corrispondenza dei saloni centrali si aprono il portale di ingresso, ad arco, e un'analoga porta finestra affacciata su un balconcino con parapetto in ferro battuto. Le altre aperture sono finestre rettangolari, ma quelle al primo piano hanno in realtà il profilo arcuato tamponato. Il restauro ha reso visibili le tracce di finestre a sesto acuto. Sono inoltre presenti lembi di intonaco quattrocentesco decorato con un motivo a tappezzeria.

Ai lati della villa si addossano due camini con comignoli alla veneziana. Nei pressi si possono notare due monofore ad arco trilobato murate.

Per quanto riguarda gli interni, in una stanza del piano terra sono stati portati alla luce i frammenti di un vasto affresco che doveva estendersi su tutte le pareti della stanza; degno di nota è il soffitto alla sansovina. Nel salone del piano nobile si ha un altro ciclo di affreschi cinquecenteschi incorniciati da riquadri a imitazione di arazzi. Di pregevole fattura, rappresentano scene campestri e, in altre stanze, soggetti biblici; spicca particolarmente la veduta di una villa con giardino all'italiana. Autore delle opere non è ancora stato identificato, ma si tratta di un pittore che conosceva bene l'opera del Veronese.

Sempre nel corso dei restauri è emerso il pavimento originale, in cotto.

Nel 1830 furono demolite le adiacenze dell'edificio, tra cui il parco e l'oratorio dello Spirito Santo. Da quest'ultimo proviene una statua di Sant'Antonio da Padova oggi conservata nella parrocchiale.