Utente:OffMill/Sandbox

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Maki Galimberti[modifica | modifica wikitesto]

Maki Galimberti

Maki Galimberti (Milano, 1968) è un fotografo italiano. Ritrattista di personaggi famosi, studioso di fenomeni sociali e testimone dei grandi eventi della nostra epoca, è tra gli autori più richiesti e ricercati dai settimanali e mensili italiani.

Nato a Milano, il suo nome lo deve al padre che, all’epoca ventenne, decide di registrarlo così all’anagrafe. Durante il battesimo il prete rifiuta di assecondare il genitore che ripiega sul più comune Massimiliano. Nessuno però lo chiamerà mai così. Cresce nel quartiere difficile di Gallaratese, a nord ovest di Milano. Studia al liceo artistico, poi si iscrive alla facoltà di Architettura senza troppa convinzione. Diventa fotografo grazie a Mimmo Carulli, fotoreporter de L’Unità e fondatore dell’Agenzia Fotogramma. I due si incontrano per la prima volta durante un’occupazione al liceo che Carulli deve immortalare. Si ritroveranno qualche anno più tardi, quasi per caso. E’ il 1988. Il fotografo di cronaca incontra Maki in viale Forlanini, mentre fa l’autostop e lo convince a lavorare per la sua agenzia di fotocronache. Ha poco più di 18 anni e fa la gavetta vendendo ai giornali gli scatti realizzati dai fotografi dell’agenzia. Immagini di morti ammazzati, manifestazioni, tombini scoppiati, esodi in stazione, nevicate, gatti sugli alberi salvati dai vigili. A 21 anni si trasferisce sui Navigli. Continua a collaborare con varie agenzie. Si sposta a Parigi dove vive qualche mese. Poi torna a Milano. Il suo esordio nel mondo della fotografia è nella cronaca.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

A 23 anni, grazie a Beppe Preti, influente art director di Panorama, entra a far parte del settimanale di Mondadori. Maki si occupa di reportage: racconta bande giovanili, eventi politici e nel frattempo scopre i ritratti. Li crea senza pianificare né luci né set. Tutto è istintivo. Sfrutta al meglio la situazione in cui si trova. Realizza le prime copertine: per Panorama, per Epoca e per altri magazine della casa editrice milanese. Nell’agosto del 1991 è a Mosca durante il fallito golpe contro il leader sovietico Gorbaciov. Nel 1992 è a Palermo per le manifestazioni dopo la morte di Falcone e Borsellino. Alla fine degli anni ’90 vola in Chapas per testimoniare l’insurrezione zapatista. Nel 2003 è in Iraq dove racconta la caduta di Baghdad. Nell’agosto del 2008 vola in Afghanistan durante l’assedio di Bala Murghab, embedded con l’esercito italiano insieme al giornalista Fausto Biloslavo. Inizia a lavorare per Vanity Fair. La sua sensibilità si affina sempre di più. La formazione di fotoreporter e il suo stile di ritrattista si fondono con il linguaggio glamour della moda. I suoi scatti si fanno ancora più eleganti. Riesce a raccontare il lato più sincero dei soggetti, rendendoli subito interessanti per lo spettatore. Nel gennaio 2015, in occasione della mostra Le dame del Pollaiolo, espone le sue foto ispirate al pittore rinascimentale al Museo Poldi Pezzoli di Milano. Mentre nel maggio 2016 entra a far parte del programma internazionale Sony Global Imaging Ambassadors. Nel 2018 fotografa i senzatetto che vivono sotto i portici e nei centri di accoglienza di Milano. Due anni più tardi, proprio durante la pandemia di Covid-19, realizza un intensissimo lavoro nelle terapie intensive dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e del Gavazzeni di Bergamo, ritraendo medici e infermieri segnati dalla fatica per far fronte all’emergenza Coronavirus. Il portfolio è pubblicato sul numero di aprile di GQ e sulla prima pagina del quotidiano la Repubblica del 4 aprile. Le opere, raccolte nella mostra Noi siamo eroi, sono poi esposte online sul sito dell’Auditorio Parco della Musica di Roma in occasione del Festival delle Scienze. Nel 2021 ritrae i migranti che stazionano nel centro di accoglienza di Lipa in Bosnia nella speranza di varcare il confine europeo. Nel corso degli anni Maki Galimberti firma centinaia di copertine e cura campagne per i più prestigiosi quotidiani e magazine nazionali (Grazia, Epoca, Panorama, GQ, Vanity Fair, Sette, Rolling Stone, L’Espresso, La Repubblica) e internazionali (Focus, Der Spiegel, SZ Magazin, Newsweek, Stern). Alterna reportage a ritratti di personaggi del cinema, dello spettacolo, della politica, della cultura e dello sport. Il suo scatto allo scrittore Paul Auster diventa l’immagine ufficiale dell’autore per l’edizione americana del libro 4321 (2017, Henry Holt and Co.) ed è la cover dell’edizione Italiana di Diario d’inverno (2012, Einaudi). Il suo ritratto del Dalai Lama diventa invece la copertina di The Art of Happiness in a Troubled Wold (2009), pubblicato da Penguin Random House e in Italia da Mondadori. Fra i tantissimi soggetti ritratti, Tom Hanks, John Grisham, Patrick McGrath, Ligabue, Monica Bellucci, Rita Levi Montalcini, Dan Brown, Vasco Rossi, Lucio Dalla, Roberto Bolle e il subcomandante Marcos. Tutti trasformati, grazie al suo sguardo, da fredde icone del successo a “persone”. Oggi vive a Milano insieme al figlio e alla compagna.


Collegamenti esterni:[modifica | modifica wikitesto]

Sito ufficiale, su www.makigalimberti.com https://www.youtube.com/watch?v=Irywn-fp0Qc


Note:[modifica | modifica wikitesto]

"Il miglior ritratto? Quello che conferma ciò che già vedi”. (Il Corriere della Sera, Candida Morvillo, 14 agosto 2020)

“Litigo con le star per ritrarle meglio” (Il Messaggero, Nicolas Lozito, 24 febbraio 2019)

Sony Alpha 1 - Iconic portraits with Maki Galimberti (youtube.com/watch?v=Irywn-fp0Qc)

Maki Galimberti, Sony Ambassador (https://www.sony.it/alphauniverse/ambassadors/maki-galimberti)

Lolli e Giangi, la Milano bene e il quartiere malfamato (I Milanesi siamo noi, http://imilanesi.nanopress.it/maki-galimberti-milanese-di-milano-47-anni-fotografo/)

A me gli occhi. L’arte del ritratto secondo Maki Galimberti (Il Fotografo, https://ilfotografo.it/grandi-maestri/a-me-gli-occhi-larte-del-ritratto-secondo-maki-galimberti/)

Frasi:[modifica | modifica wikitesto]

“La fotografia è il migliore pretesto per conoscere le persone e il desiderio costante di scoprire luoghi, nuove realtà e persone è ciò che identifica ciò che faccio. Tra i tanti ricordi non dimenticherò mai il primo vero lavoro all’estero, quando ho documentato l’esodo del popolo curdo dall’Iraq alla Turchia durante la prima guerra del Golfo”.

“Non nego di avere ancora un sogno nel cassetto, un progetto che desidero realizzare, ossia smettere di fotografare celebrità e ritrarre i macachi del parco di Jigokudani in Giappone in primavera”.