Utente:Nigro707/sandbox

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Settore erbe alimurgiche[modifica | modifica wikitesto]

Gruppo di lavoro: Nigro V., La Rossa G., Colangelo A.

ERBE ALIMURGICHE[modifica | modifica wikitesto]

Classificazione botanica dell’helianthus tuberosus:

  • Famiglia:Asteraceae
  • Genere: Helianthus
  • Specie: Helianthus tuberosus

Descrizione: Ancora oggi la raccolta delle piante selvatiche, segue i ritmi stagionali, anche se alcuni prodotti, ormai considerati prelibatezze culinarie (asparagi, lamponi, carciofi selvatici ecc.) possono essere congelati e consumati in periodi diversi da quelli di raccolta. In Basilicata le piante selvatiche trovavano maggior utilizzo nei periodi invernali e primaverili, in coincidenza con la minore disponibilità di risorse alimentari e la difficoltà di conservazione e reperimento di alimenti freschi in periodi dell’anno diversi dalle stagioni di raccolto. Le parti maggiormente utilizzate sono foglie e fusti teneri preparati come contorno di verdura cotta con carne e legumi (fave e cicorie) o in zuppe (acquasale). Questo periodo dell’anno è favorevole anche alla raccolta degli organi ipogei (bulbi, radici e rizomi), sia quelli con uso prettamente alimentare che quelli con impiego aromatico. Nel periodo estivo e autunnale la maggior parte delle specie è utilizzata per i frutti e per i semi, molti dei quali, seccati o adoperati per conserve e confetture, trovano utilizzo durante tutto l’anno.

Portulaca

Habitat: è una pianta molto vitale, quasi infestante che predilige terreni umidi e conquista terreni vicini ai corsi d’acqua. Si trova anche nei megaforbieti (comunità di alte erbe a foglie generalmente larghe, che vegeta su suoli freschi, ricchi e ben drenati e che hanno la loro naturale evoluzione bloccata dalla continua caduta primaverile di valanghe)[1] e nei popolamenti a felci. Il substrato è sia calcareo sia siliceo con ph neutro.

Il maggiore interesse suscitato dalle piante officinali è dovuto ad una richiesta crescente di prodotti i più naturali possibili e di provenienza vegetale. Il mercato delle piante officinali è molto ampio: ad esse infatti possono ricorrere le industrie alimentari, liquoristiche, profumerie, cosmetiche e soprattutto farmaceutiche visto che la medicina sta rivalutando i prodotti naturali nella cura di un gran numero di malattie. Molti sono convinti che il recupero delle terre marginali, incolte e sottoutilizzate possa avvenire attraverso la diffusione della coltivazione delle piante officinali e di altre iniziative produttive quali: allevamento di selvaggina, la coltivazione dei tartufi e dei piccoli frutti. Tali terre sono frequenti in collina ed in montagna ove limitate sono le possibilità di scelte produttive per arrestare i fenomeni dell’abbandono e di degradazione dell’ambiente. Lo sviluppo delle coltivazioni delle piante officinali in Italia è in leggerissimo aumento, malgrado il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste si stia impegnando con indagini di mercato e ricerca scientifica per favorire il ritorno di queste colture che un tempo erano tradizionali in molte zone d’Italia.


Ancora oggi la raccolta delle piante selvatiche, segue i ritmi stagionali, anche se alcuni prodotti, ormai considerati prelibatezze culinarie (asparagi, lamponi, carciofi selvatici ecc.) possono essere, congelati e consumati in periodi diversi da quelli di raccolta. In Basilicata le piante selvatiche trovavano maggior utilizzo nei periodi invernale e primaverile, in coincidenza con la minore disponibilità di risorse alimentari e la difficoltà di conservazione e reperimento di alimenti freschi in periodi dell’anno diversi dalle stagioni di raccolto. Le parti maggiormente utilizzate sono foglie e fusti teneri preparati come contorno di verdura cotta con carne e legumi (fave e cicorie) o in zuppe (acquasale). Questo periodo dell’anno è favorevole anche alla raccolta degli organi ipogei (bulbi, radici e rizomi), sia quelli con uso prettamente alimentare che quelli con impiego aromatico. Nel periodo estivo e autunnale la maggior parte delle specie è utilizzata per i frutti e per i semi, molti dei quali, seccati o adoperati per conserve e confetture, trovano utilizzo durante tutto l’anno.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  • Domenico D’Antonio e Paola D’Antonio, Le piante officinali e le prospettive di sviluppo in Basilicata, in Basilicata Regione Notizie, 1-2 (1992), p. 33.
  • G. Caneva, M. A. Pontrandolfi, S. Fascetti, Le piante alimentari spontanee della Basilicata, Consiglio Regionale Di Basilicata Ufficio Stampa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ www.actaplantarum.org/glossario/glossario_view.php?id=1005