Utente:NicoleFedrizzi/Sandbox

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Parte del comune

Architetture religiose

Antica pieve di Galzignano: la chiesa di Santa Maria Assunta è ubicata sulla sommità del colle omonimo che domina il paese. Riedificata nel 1674 al posto un altro edificio del XIII secolo, ospita al suo interno una tela di Claudio Ridolfi raffigurante l'Assunta e due santi. La neoromanica chiesa di Santa Maria Assunta fu edificata nel 1961 per sostituire l'antica pieve ormai inadeguata a ospitare il crescente numero di fedeli; il campanile del vecchio tempio fu utilizzato anche per il nuovo.[14] Cenobio di monte Orbieso: L'antica mulattiera storicamente chiamata Strada Fonda segue il naturale crinale del monte Orbieso per collegare due antichi complessi monastici. I resti del primo che si incontrano, effettuando una breve deviazione all’inizio della lunga costolatura del monte Orbieso, appartengono al priorato di S. Eusebio. Sorto nello stesso luogo dell’antica chiesa che fino alla fine del XII secolo fu la pieve della valle, era di proprietà dell'abbazia di Praglia. Da antiche mappe è possibile risalire alla struttura originaria: vi era una piccola chiesa con portale, rosone e campanile con alta guglia, alla quale era addossato un sistema di edifici, un edificio monastico, la corte con il pozzo e la fabbrica rustica. Con la soppressione dei monasteri, il priorato venne privatizzato ed attualmente si trova in stato di completa rovina. Al vertice opposto della Strada Fonda, si trovava il monastero di S. Maria Annunziata, collegato ad occidente da un breve tragitto al pianoro di Steogarda, dove si snodava una strada alta che collegava Faedo a Galzignano. Sorto nel 1233 sulla cima del monte Orbieso questo modesto cenobio, vide alterne vicende; in seguito alla crisi interna dell’ordine benedettino il complesso passò ai monaci Camaldolesi. Ruderi del monastero degli Olivetani: monastero situato sul monte Venda, nato nel 1160 d.C. su iniziativa di un monaco del monastero di Santa Giustina, e un secolo dopo, più precisamente nel 1229 d.C., è passato ai monaci Benedettini. L'esistenza del monastero terminò nel 1771 d.C. dopo che la Repubblica di Venezia ne ordinò la soppressione. Successivamente i beni del monastero passarono in proprietà della famiglia Erizzo la quale destinò l’intero complesso a rifugio per pastori e per questo motivo il monastero cadde in rovina[1] Oratorio della Santissima Trinità: la sua costruzione è datata nel 1300 dal Riccabona da Carrara figlio di Pietro da Carrara e faceva parte di un convento. All'interno erano conservati alcuni affreschi, tra cui La Crocifissione, che oggi viene conservato nel museo Atestino. Occultata nel Cinquecento dal monumento funebre di Marco Mantova Benavides, scolpito da Bartolomeo Ammannati, essa fu rimessa in luce nel corso dei restauri diretti da Ferdinando Forlati. Questo dipinto di stile giottesco, viene attribuito da Mauro Lucco al Maestro di Galzignano.[15] Chiesa di San Lorenzo: situata a Valsanzibio, il suo attuale aspetto è dovuto alla ristrutturazione e ampliamento, realizzato nel XVII secolo, del precedente edificio a opera della famiglia Barbarigo.


Medioevo

Il più antico documento in cui si cita Galzignano risale al 9 febbraio 952, dove si riporta che l'imperatore Ottone I confermò al capitolo della cattedrale di Padova In Galzignano mansiones tres proprio in quell'anno.[7] In altri documenti redatti a Verona il 14 febbraio 1077 si cita Villa que dicitur Galzegnano.

Nel 1297, nella decima papale viene citato ancora il nome di "Galzignano". Durante il XIII secolo venne costruito a Galzignano sulla sommità di un colle (Monte Del Castello o Castelletto), un piccolo castello citato per la prima volta nel 1259. Il castello era forse feudo vescovile, confermato nel 1288 a Nicolò Da Lozzo. Inoltre pare che tra il 1200 e il 1300 vi fosse presente una ulteriore fortificazione nel Monte Castellazzo; entrambi i nomi di questi colli deriverebbero appunto dalle due diverse fortezze.[8]

Le aree ai piedi dei monti si presentavano sommerse da paludi e fu proprio dalla metà del XVI secolo che vennero bonificate grazie al contributo di importanti famiglie veneziane, le quali dopo aver acquistato le terre decisero di edificare qui le loro dimore.[9]

Dal 1160 d.C. si insedia sul Monte Venda un monastero. è stato creato su iniziativa di un monaco del monastero di Santa Giustina, dopo nel 1229 d.C., il monastero, è passato ai monaci Benedettini. L'esistenza del monastero terminò nel 1771 d.C. dopo che la Repubblica di Venezia ne ordinò la soppressione. Successivamente i beni del monastero passarono in proprietà della famiglia Erizzo la quale destinò l’intero complesso a rifugio per pastori e per questo motivo il monastero cadde in rovina.[1]


Descrizione Monte Venda

Sulla cima, tra installazioni militari ormai in disuso e ripetitori radiotelevisivi, sorgono le rovine dell'antico Monastero degli Olivetani, nato nel 1160 d.C. su iniziativa di un monaco del monastero di Santa Giustina, e un secolo dopo, più precisamente nel 1229 d.C., è passato ai monaci Benedettini. L'esistenza del monastero terminò nel 1771 d.C. dopo che la Reppubblica di Venezia ne ordinò la soppressione[1]. I ruderi, recentemente restaurati e messi in sicurezza, permettono di godere la pace di un posto panoramico e tranquillo, con splendide visioni su tutti i Colli, sulla Pianura Padana e sul Monte Rua.

Ospita uno dei più importanti e strategici centri di trasmissione radiotelevisivi in Italia, che copre tutto il Veneto, parte del Friuli-Venezia Giulia, del Trentino, dell'Emilia-Romagna, e delle province di Brescia e Mantova.

  • Mauro Tagliabue, San Giovanni Battista del Venda (Padova) : un secolo di storia monastica (1350-1450) tra albi e olivetani, Cesena, Badia di Santa Maria del Monte, 2015, ISBN 9788898104109.
  • F.R. Lazarus, La luce e il buio : memoria del monastero degli Olivetani, Monte Venda, F.R.Lazarus, 2014.
  1. ^ a b c Mauro Tagliabue, San Giovanni Battista del Venda (Padova): un secolo di storia monastica (1350-1450 tra albi e olivetani), Badia di Santa Maria del Monte, 2015, pp. 9- 222.