Utente:Mpercolini/Sandbox/voce tre

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Lia Pasqualino Noto (Palermo, 1909 - 1998)

A Palermo, nel rione Brancaccio-Ciaculli, le è stata intitolata una via

L'arte è una passione di Ester Rizzo

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Lia Noto nasce a Palermo nel 1909 da Antonio e Attilia Tellera. Il suo primo approccio con la pittura risale a quando, a soli undici anni, inizia a dipingere sotto la guida del maestro e pittore Onofrio Tomaselli. Come lei stessa dichiarò, la sua passione per le matite colorate non l’abbandonò mai e crescendo, invece di dedicarsi a nuovi giochi, continuava a disegnare sui ricettari del padre medico. Quando le regalarono i primi colori ad acquarello iniziò a dipingere “con una costanza quasi maniacale”. A vent'anni frequentava già lo studio di Pippo Rizzo, dove incontrerà Renato Guttuso. Iniziò ad esporre ed i suoi quadri rivelarono chiaramente che Lia era una "delle massime espressioni della pittura del Novecento in Sicilia". Insieme al marito, il medico Guglielmo Pasqualino, anche lui amante della pittura, accoglieva nella sua casa le personalità di spicco della cultura siciliana dell'epoca, creando così una sorta di cenacolo culturale in cui si dibattevano le nuove tendenze artistiche. Lia mise sempre in evidenza la carenza e l’inadeguatezza in Sicilia di spazi culturali ed artistici idonei e lottò per modificare tale situazione. E’ stata la prima donna e la prima persona ad aprire a Palazzo De Seta a Palermo la prima galleria d'arte privata della Sicilia, che dirigerà fino al 1940. Il suo famoso dipinto "L'Attesa" riassume lo spirito e la filosofia del cosiddetto "gruppo dei quattro" (la stessa Lia, Guttuso, Franchini e Barbera) che rinnega i canoni classici del Novecento imposti dal regime e vira verso "una rappresentazione onirica e metaforica della realtà". Il campo privilegiato della sua ricerca pittorica fu la ritrattistica. Nel 1935, come componente della deputazione della Civica Galleria d'Arte Moderna di Palermo, fece acquistare quadri di Carrà, di Sironi, di Guttuso, di Marini, che oggi sono un vanto prezioso del Museo ma che ai tempi comportarono violente critiche a Lia. Fa riflettere la sua testimonianza quando, divertita, raccontava che per un certo periodo alcuni critici d'arte lodarono i suoi lavori credendo però che lei fosse un uomo di nome Pasqualino e di cognome Noto. Per un po' giocò a nascondere la sua vera identità, convinta che gli apprezzamenti fossero stati palesati proprio perché ritenuti frutto di un talento maschile. Infatti in una dichiarazione del 1937 affermò che "ad una donna è impossibile venir presa sul serio: una prevenzione razziale relega la femmina al ruolo di dilettante". Quando negli anni ’50 e ’60 nacquero i nuovi canoni dell’arte contemporanea, iniziarono per Lia quelli che lei stessa definì “gli anni del silenzio”: le nuove strade artistiche non si addicevano alla sua ricerca figurativa. Continuò comunque a dipingere lasciandoci in eredità un notevole numero di opere. Morì a Palermo il 25 febbraio 1998.

Fonti Anna Maria Ruta, Siciliane (a cura di Marinella Fiume), Emanuele Romeo Editore, 2006 Rosa Mastrandrea, Italiane, volume II, Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Pari Opportunità “Artedonna” Cento anni di arte femminile in Sicilia 1850-1950, (a cura di Anna Maria Ruta), Edizioni di passaggio, 2012 Ester Rizzo, Storie di donne siciliane – Lia Pasqualino Noto, articolo di "La Vedetta", gennaio 2015 http://www.galleriaroma.it/Bonaiuto/4/Noto.htm