Utente:Mizardellorsa/Gallerie piazza Scala/VIII

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Sezione VIII[modifica | modifica wikitesto]

Il revival del Settecento nel salotto borghese (Sala 16)

Sono presenti 7 opere che mostrano come pubblico e collezionisti preferirono l'evasione, il disimpegno in un mondo, come quello del Settecento, dominato dalla grazia, dall’eleganza, dalla spensieratezza, rispetto al modello di una pittura impegnata che faceva riflettere, come era stata quella del Romanticismo.


  • 112. Gerolamo Induno, La pittrice, 1871

112. Gerolamo Induno La pittrice

La pittrice è presentata alla Seconda esposizione nazionale di belle arti di Brera nel 1872 accanto a un’altra opera in Collezione, Mi ama o non mi ama? di Francesco Valaperta. Entrambe entrano nella Collezione Turati per volontà del conte Ercole formando così un perfetto pendant. Mecenate artistico come già il padre Francesco, appartenente ad una delle più importanti famiglie della borghesia imprenditoriale lombarda, Ercole Turati (1829-1881) come altri collezionisti mostrava uno spiccato gusto per la pittura di genere in costume e accostò probabilmente da subito la donna in abiti medievali di Valaperta a questa pittrice del Settecento.

L’iconografia della donna che si diletta con l’arte proviene dai repertori d’oltralpe di Ernest Meissonier e si diffonde in Italia attraverso le opere di artisti quali Eleuterio Pagliano e Mosè Bianchi oltre agli stessi Induno. Questi pittori tuttavia si ispirano non solo al gusto decorativo delle scene in costume ma anche alle numerose artiste conosciute direttamente frequentando la società aristocratica e borghese del tempo, donne che nella pittura vedevano un piacevole passatempo oltre che un segno di emancipazione e tra le quali possiamo ricordare le nipoti dello scrittore Cesare Beccaria, Rachele e Antonietta. Gerolamo per la sua Pittrice guarda probabilmente anche a un’opera del fratello Domenico Induno, Giovane pittrice nell’atelier (1870, collezione privata) rispetto alla quale egli si concentra meno sull’ambientazione e più sulla figura femminile dipingendone gli abiti e l’acconciatura con ricercatezza cromatica e con una stesura pittorica abilmente rifinita.

  • 113. Francesco Valaperta, Mi ama o non mi ama? (La malata d'amore), 1871
  • 114. Gerolamo Induno, La lezione di ballo, 1867
  • 115. Eleuterio Pagliano, La lezione di geografia, 1880

115. Eleuterio Pagliano La lezione di geografia

Il dipinto fu presentato in occasione dell’Esposizione Nazionale di Torino del 1880 e, in seguito, esposto alla mostra retrospettiva di Eleuterio Pagliano allestita presso la Società Permanente di Milano nel 1903.

Le grandi dimensioni e l’inquadratura molto ravvicinata, che presenta i personaggi di tre quarti, distinguono questa versione del soggetto dalle numerose varianti eseguite dall’artista nel corso degli anni Settanta. Ambientata in una loggia monumentale aperta su un paesaggio di campagna, la scena raffigura due dame in costume settecentesco, sedute ad un tavolo, intente ad ascoltare la lezione del maestro che, alzatosi in piedi, indica sul mappamondo luoghi lontani, evocando località esotiche. Il tono disimpegnato e piacevole dell’opera, del tutto estraneo alla produzione di maggior impegno e più popolare dell’artista rivolta a temi storico-letterari o episodi risorgimentali, corrisponde a una pittura di genere di gusto neosettecentesco molto richiesta dal mercato, alla quale l’artista si accostò nella maturità.

La critica, nel rilevare le straordinarie qualità tecniche del dipinto e, in particolare, l’armoniosa fusione della tavolozza direttamente ispirata ai modelli del Settecento, evidenziò l’allontanamento di Eleuterio Pagliano, sodale di Domenico Morelli e precoce interprete delle prime istanze naturaliste, dallo studio dal vero. La grande fortuna e l’ampia diffusione negli anni Settanta dei temi neosettecenteschi, spesso ripetuti in varie versioni, sono ben documentate in Collezione da due opere di Gerolamo Induno che ottennero un particolare successo di critica, La lezione di ballo e La pittrice.

  • 116. Gaetano Previati, Paggetto con mandolino, 1878-1884

Gaetano Previati Paggetto con mandolino L’opera è riferibile ai primi anni di attività del pittore che nel 1879 ottiene il Premio Canonica all’annuale esposizione dell’Accademia di Brera di Milano con Gli ostaggi di Crema (Milano, Pinacoteca di Brera, in deposito al Museo Civico di Crema). Ai temi storici, nuovamente affrontati l’anno seguente nel Cesare Borgia a Capua (Il Valentino) (Forlì, Cassa dei Risparmi di Forlì), Previati affianca anche soggetti tratti dalla pittura di genere, molto richiesti dai collezionisti del tempo. Figure in costume come questo Paggetto ricorrono con sicuro successo di mercato a partire dagli anni Settanta anche nella produzione di artisti quali Eleuterio Pagliano e Gerolamo Induno, presenti in Collezione con La lezione di geografia, La pittrice e La lezione di ballo. Nella scelta del soggetto Previati mostra di essere ancora legato agli insegnamenti accademici, ma la stesura pittorica pastosa rivela i suoi primi contatti con l’ambiente della Scapigliatura milanese, al quale si avvicina tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta grazie ad amici quali Luigi Conconi. La solida definizione dei volumi attraverso l’uso di intense cromie ricorre in questi anni anche nella ritrattistica, di cui ricordiamo il Ritratto di Erminia Cairati (Milano, Galleria d’Arte Moderna) e Aurora (collezione privata), presentato all’Esposizione generale italiana di Torino nel 1884, anno entro il quale possiamo datare l’opera in Collezione.

  • 117. Vincenzo Vela, Ritratto della marchesa Virginia Busti Porro adolescente, 1871

118. Odoardo Fantacchiotti, Ritratto di fanciulla che si avvolge in un drappo, 1875