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GLI AVVENIMENTI DEL 1916

Introduzione

Il secondo anno di guerra sul fronte italiano fu caratterizzato da una violenta offensiva austriaca, decisa dal Capo di Stato Maggiore austro-ungarico generale Conrad, al fine di risolvere il conflitto. Questo evento bellico assumeva una grandissima importanza all'interno della Grande Guerra combattuta sul fronte italiano, in quanto fu una delle più grandi battaglie svoltesi in montagna. Malgrado il mancato appoggio della Germania l'attacco era previsto per i primi di febbraio, ma a causa di alcune nevicate e del protrarsi dei preparativi venne spostato a metà maggio. Nonostante ciò per gli italiani sarà comunque una sorpresa, infatti non si credeva possibile un'offensiva di tali dimensioni in un settore così montuoso. L'attacco si sviluppava secondo quattro direttrici: la risalita della Vallarsa e l'occupazione del Pasubio; sulla destra Astico dagli altipiani Folgaria e Fiorentini verso lo sbocco della Valle di Posina; in Valsugana; dagli altipiani di Vezzena e Luserna contro l'altopiano di Asiago. A partire dal 15 maggio 1916, data d'inizio della Strafexpedition (nome con cui viene indicata l'offensiva austrica, 'spedizione punitiva'), al 14 giugno 1916, le truppe austriache schiacciarono l'esercito italiano sulle ultime prealpi tra Schio e Cogollo e sull'orlo meridionale dell'altopiano di Asiago. Gli italiani invece riuscirono a tenere le posizioni in Vallarsa, sul Pasubio e nella parte sud-orientale dell'altopiano di Asiago. Dal 15 giugno al 24 luglio prese avvio la controffensiva italiana che, partendo dal settore orientale dell'altopiano di Asiago, cercò di riprendere il monte Portule e, dagli sbocchi delle valli di Astico e Posina, di recuperare il Cimone di Tonezza. Per un anno, con alterne vicende, l'esercito italiano tentò di riconquistare l'Altopiano di Asiago.

Offensiva Austro-Ungarica

La mattina del 15 maggio 1916 l'esercito austro-ungarico sferrava l'attacco tra Rovereto e la sella di Carbonara. Nel giro di pochi giorni gli austriaci riuscirono a penetrare in Vallarsa e il 19 maggio occuparono il Colsanto minacciando così il Pasubio. Sull'altro fronte l'esercito, partendo dal Vezzena, puntava ad occupare l'altopiano dei Sette Comuni per aprire la strada al fine di penetrare la pianura vicentina arrivando dalla Conca di Arsiero. Il 20 maggio l'esercito italiano cercava di opporre resistenza sul Costesin ritardando l'avversario. Il 21 maggio gli oppositori (austriaci) dilagavano sul nodo Verena-Campolongo, occupando la sponda destra dell'Assa fra Roana e Castelletto e entravano a Tonezza proseguendo verso il monte Cimone. A causa del maltempo però soltanto il 25 maggio riuscirono a impadronirsi della vetta. Il 23 maggio reparti austro-ungarici si riunivano sulla sommità di C. Portule, indirizzandosi verso il Corno di Campoverde. In questa maniera la guerra si espandeva all'intero altopiano di Asiago. Il 26 maggio occuparono il Forte Ratti, eliminando ogni ostacolo alla conquista della Conca di Arsiero che occuparono il 28 maggio. A fine maggio gli austriaci occuparono la Val Posina e ostacolati sul Pasubio da un'alta coltre di neve diressero i loro sforzi sulla cortina montuosa che raccorda il Pasubio al complesso del Novegno, ma ovunque vennero respinti. Perciò non gli rimaneva altra alternativa se non quella di attaccare pesantemente l'altopiano dei Sette Comuni. Erano infatti arrivati fino alla piana della Marcesina e con lo scopo di arrivare in val Frenzala e quindi su Valstagna e Bassano si erano impegnati a fondo sul nodo delle Melette riuscendo a conquistare il monte Fior e il monte Castelgomberto. La sera del 28 maggio penetravano a Canove e quindi ad Asiago, semidistrutta e deserta, infatti gli abitanti avevano cominciato a sfollare già dal 15 maggio. Successivamente anche Gallio veniva presa, costringendo gli italiani a portare le loro difese lungo la boscosa fascia meridionale dell'altopiano. Il 3 giugno gli austro-ungarici occuparono l'intera zona. Il 4 giugno le armate russe attaccarono la Galizia e le truppe austro-ungariche, private di quelle inviate sulle prealpi vicentine, si ritrovarono a soccombere velocemente ai primi attacchi. La sera del 16 giugno vista l'inutilità dello sforzo, considerando la ferrea resistenza degli italiani, nonostante i combattimenti non fossero ancora cessati la Strafexpedition si concludeva mediante l'ordine impartito di passare alla difensiva causa la necessità di trasferire truppe sul minacciato fronte Galiziano.

Controffensiva Italiana Cadorna era certo di aver bloccato lo sforzo avversario e pianificò una manovra a tenaglia per costringere gli austriaci ad arretrare. Egli credeva che la manovra si sarebbe rivelata un successo, vista la superiorità d'uomini, tuttavia, nonostante l'impegno e le perdite subite, i risultati furono limitati. La controffensiva ebbe inizio il 16 giugno sul lato orientale dell'Altopiano di Asiago (Melette e piana di Marcesina) in direzione dei contrafforti a nord, gli italiani intendevano spostare il fronte cercando di riprendere il monte Portule. La notte del 25 giugno gli austriaci si ritirarono su ordine dell'arciduca Eugenio, riducendo così il fronte. Il contatto venne perduto e gli austriaci riuscirono a mantenere intatte le loro unità. In pochi giorni gli italiani ripresero la Vallarsa, occupando il monte Trappola e avvicinandosi al Corno di Vallarsa. Dopo aver rioccupato il complesso Novegno-Priaforà, iniziò l'attacco in Val Posina, qui gli italiani raggiunsero velocemente la barriera preparata dall'avversario. Lo stesso succedeva sulla cima del Pasubio dove non si riusciva a raggiungere nessun risultato. Il Cimone di Tonezza venne riconquistato e mantenuto. In Val d'Astico l'avanzata si fermava all'altezza di Forte Ratti e Barcarola. Sull'altopinao di Asiago il solco terminale della Val d'Assa separava le truppe avversarie da quelle italiane. Rioccupati Cesuna, Canove, Camporovere, Asiago e Gallio era impossibile attaccare la linea posizionata lungo il crinale. Si compiva così un ritorno alla guerra di posizione. Dal 30 giugno alla prima metà du luglio vennero sferrati una serie di assalti dall'esito negativo e che costarono numerose perdite. Il 22 luglio attaccavano i reparti alpini dello schieramento italiano che per la prima volta balzavano alla ribalta della storia. Anche il centro riprendeva l'attacco, ma ancora una volta le difese avversarie reggevano. Durante questa offensiva del mese di luglio si consumarono olocausti a non finire che spesso non vengono evidenziata dalla storiografia bellica. Sul Pasubio gli austro-ungarici effettuavano una violenta cotroffensiva per impadronirsi della cima del massiccio, questa era l'origine della lotta verificatasi il 2 luglio, la quale non portò a nessun risultato effettivo. Essa, infatti semplicemente non permise agli italiani di conferire maggior respiro alla loro occupazione nel Pasubio. Il battaglione alpini “Vicenza”, il 10 luglio, conquistava il corno di Vallarsa e tentava di procedere. Le fanterie però non agirono e il battaglione dovette subire la pronta controffensiva degli austro-ungarici dalla quale uscì distrutto. Il 23 luglio gli italiani riuscirono a recuperare il cimone di Arsiero. Il 23 settebre successivo esso tornava in mano avversaria dove resterà fino alla fine della guerra. Osservando le disposizioni del Comando Supremo il 28 luglio, si passava alla difensiva e sul fronte orientale vnivano trasferite unità e mezzi. Gli italiani riuscirono a conquistare Gorizia, ma la minaccia degli avversari si aggravava.

Le battaglie sul Pasubio L'esercito italiano sembrava in grado di sferrare un'offensiva per riprendere il Colsanto, ma non era possibile in questo modo colpire contemporaneamente l'Altopiano dei Sette Comuni, data la mancanza di artiglieria. Così non fu possibile attuare la manovra a tenaglia che era stata pensata. Iniziava così, il 10 settembre, l'attacco che però non avrebbe portato a nessun risultato effettivo in quanto le truppe italiane non conquistarono ne persero nessun territorio. L'azione venne sospesa a causa della persistente nebbia. La battaglia riprese il 9 ottobre quando le fanterie italiane, dopo otto ore di fuoco ininterrotto, scattarono all'assalto spuntando fuori dalle gallerie e dai camminamenti presenti sotto il Pasubio. Venne conquistato l'orlo meridionale del Dente Austriaco. L'11 ottobre, alpini e bersaglieri, conquistarono il pilastro angolare dei Sogi, assicurandosi il possesso dell'Alpe di Cosmagnon. Purtroppo questo successo no fu sfruttabile a causa della resistenza degli avversari posizionati sull'alto della dorsale tesa dal Dente Austriaco al Roite.