Utente:Mazzer Francesco/Sandbox

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Fais è il nome dell’area a monte di Savassa (Vittorio Veneto), ed alle pendici del col Visentin. Oggi, Fais è completamente compreso all’interno del comune di Vittorio Veneto (TV).

L’origine più probabile del toponimo Fais è da ricercarsi nella parola faggi[1]: latino fagus, plurale fagi > *fasi > fais oppure fagi > *faig > fais.

Lungo la strada principale asfaltata, un centinaio di metri prima di raggiungere il borgo Olivi, si attraversa una superstite faggeta, con alberi dal fusto snello e slanciato.

Tradizionalmente Fais è composto da cinque borgate: borgo Olivi, borgo Menegon, borgo Collon, borgo Trubian, Crodarossa.

Dalla strada provinciale (Treviso) numero trentacinque, presso la piazza della frazione di Longhere nel comune di Vittorio Veneto, si imbocca “via Longhere”, verso nord. Dopo pochi metri si svolta a destra, in “via del Landro”.

Fin dall’imbocco, via Longhere è sensibilmente in salita. La successiva “via del Landro”, tocca la pendenza del 20%, a detta dei cartelli stradali.

Lungo la strada che porta a Fais sorgono numerosi altri borghi.

A causa della forte pendenza di questa falda del col Visentin, ovvero la meridionale, tutti i borghi che ivi sorgono non sono compatti. Al contrario, risultano frammentati. In certi casi, alcune abitazioni del borgo sono addossate le une alle altre. Spesso si creano delle sorte di sottoborghi, dove un certo numero di case sono raccolte attorno ad un cortile centrale. La distanza fra le abitazioni di uno stesso borgo, comunque, non supera i cento metri, né i trentacinque metri di dislivello. Molti dei borghi che sorgono sulla falda del col Visentin presentano a tutt’oggi case dalle fattezze antiche. Per esempio, si possono notare scale esterne in legno, terrazzi, pure in legno e murature in pietra. La pietra viene prelevata direttamente dai dintorni, dove affiora frequentemente. Anche lungo la strada sono visibili dei lastroni affioranti di calcare, comunque abbastanza rigido da costituire buona pietra da costruzione. Molte case presentano inoltre una soluzione, detta camino alla vallesana: un’appendice semicircolare della casa, che si sviluppa solo nel piano terra, è adibita a focolare. Il camino sale lungo la parete della casa stessa, fino a raggiungere il tetto (vedi immagine).

Costituito da una penisola rettangolare sporgente dal muro di più o meno un metro, larga dai due ai tre metri, esso si sviluppa in altezza quanto la casa stessa alla quale è contiguo. Termina, questo camino alla vallesana, nella sua parte superiore, con un tronco di cono sormontato da un comignolo. Fra il tronco di cono ed il comignolo può esserci un camino allungato e stretto. Esiste la versione del camino alla vallesana costituita da una penisola semicircolare anziché rettangolare. Il comignolo del camino alla vallesana è solitamente costituito da una piramide, o da un cono, rovesciata, forata in maniera verticale, ovvero parallelamente all'asse di simmetria. Questo tipo di foratura crea dei canali verticali, terminanti sulla base del cono, o piramide che sia. L'aria dovrebbe salire verso l'alto attraverso questi canali. Sui canali danno dei fori praticati nella canna fumaria. Il fumo, e le pericolose faville, fuoriescono facilmente dalla canna fumaria, tirate dal flusso d'aria attraversante i canali, appunto. Il camino alla vallesana, quindi, risulta un ottimo mezzo per evitare incendi. Inoltre, il fatto di costituire un corpo a sé stante rispetto alla casa, impedisce di riempire di fumo la casa Il camino alla vallesana faceva da piano cottura nella casa.

Le caratteristiche della sottosuolo roccioso non sono uniformi. Infatti, il vallone Zuccatti è scavato nella roccia, tanto da farne affiorare gli strati sovrapposti, ancora ben visibili. Al contrario, la roccia lungo la stada che porta dalla “via di Fais” al borgo Crodarossa sembra più simile ad un conglomerato: per questo motivo, proprio lungo il tratto sterrato della predetta via, sono visibili pareti rientranti nella montagna, le quali, tuttavia, non danno mai vita a vere e proprie grotte. La strada principale Dalla piazza di Longhere alla cima del col Visentin vi sono 17,6 chilometri di strada da percorrere. Siccome la piazza di Longhere si trova a quota 194 m s.l.m., mentre la vetta del col Visentin misura 1763 m s.l.m., la pendenza media della strada è dell’8,915 %[2].

Dalla piazza di Longhere al borgo Trubian, il più elevato, vi è una distanza di 6,02 chilometri, su strada completamente asfaltata. Il bivio, sulla strada asfaltata principale (5,95 chilometri dalla pizza di Longhere), si trova a 707 metri s.l.m.. Perciò, fino a lì, la pendenza media è del 9,378 %[2].

La strada è asfaltata per 11,7 chilometri, contati a partire dalla piazza di Longhere. Dopo il tornante ove è posto il bivio per la malga Cor, infatti, la carreggiata non si restringe, ma il fondo stradale passa da un asfalto nuovo a ghiaino. Tutti i borghi, comunque, sono serviti da strada asfaltata, almeno fino al rispettivo bivio dalla strada principale.

Inoltre, al tornante fra i borghi Menegon e Trubian, ove è posto il bivio per il borgo Collon (5,47 chilometri[2], sempre dalla piazza di Longhere), la carreggiata s’allarga sensibilmente. Fino al termine dell’asfalto, termine posto a quota 1215 m s.l.m., la pendenza media è del 8,726 %. Il tratto sterrato ha pendenza media del 9,288 %[2].

Percorsi i quattro tornanti di “via del Landro” si giunge ad un bivio. Il bivio si trova in prossimità del ponte sul torrente del vallone Zuccatti.

Proseguendo diritti, la strada cambia nome in “via di Fais”: attraversa il vallone Zuccatti, e si fa, se possibile, ancora meno agevole della precedente “via del Landro”. Svoltando a sinistra con un tornante, invece, si imbocca la “via di Vizza”. Le abitazioni dell’omonimo borgo sono raggruppate in due nuclei, in mezzo ai quali la “via di Vizza” si piega in tre stretti tornanti. All’esterno del secondo di questi tre tornanti sorge una chiesetta. La chiesetta si trova alla quota di 372 metri sul livello del mare[2].

Il primo nucleo sorge fra i 360 ed i 385 metri circa[4]. Il secondo nucleo, invece, si trova ad un'altezza compresa fra i 400 ed i 420 metri sul livello del mare, sempre all'incirca[4].

Previdal basso

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Pochi metri dopo il bivio fra “via di Fais” e “via di Vizza”, proprio sulla destra (salendo) di quest’ultima, è l’imbocco di “via Previdal basso”. “Via Previdal basso” si dirige in direzione opposta rispetto alla “via di Vizza”. Attraversa quindi il torrente del vallone Zuccatti, raggiungendo il borgo di Previdal basso.

La strada che raggiunge questa borgata è asfaltata solo per i primi sessanta metri circa, per poi diventare sterrata. Al primo tornante, tuttavia, il ghiaino, assai sdrucciolevole, del fondo stradale, viene sostituito da una colata in cemento. Questa, come le molte altre, presenti sulle strade più pendenti ma meno trafficate, è fessurata in senso trasversale alla carreggiata. Il fine è sia quello di lasciare uno spazio all’espansione termica del materiale stesso, sia quello d’agevolare il deflusso di eventuali acque. Le case di Previdal basso sorgono all'incirca a 415 metri d'altezza[4].

Previdal alto

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Passato l’ottavo tornante di “via di Fais”, si giunge al bivio, sulla sinistra (salendo), che permette di imboccare “via Previdal alto”. La “via Previdal alto” è asfaltata fino alle case del borgo. Prosegue quindi sterrata fino alla “cascina Brenta”.

Il borgo sorge all'incirca fra i 555 ed i 580 m s.l.d.m.. Le borgate di Fais Prima di giungere al borgo Olivi, percorrendo la strada principale asfaltata, si ha l’impressione di entrare nella montagna, nel senso che la direzione presa dalla strada è perpendicolare a quella generalmente seguita fino a quel punto dalla strada stessa. Infatti, il borgo Olivi si trova all’interno di un ampio vallone, con larghi prati e qualche orto. Questo vallone è individuato da due nasi pronunciati, l’uno a est, l’altro a ovest del vallone stesso. Il vallone è scisso, a sua volta, al suo interno, da un naso, meno pronunciato dei due ai lati. Tuttavia, quest’ultimo naso, impedisce la vista del borgo Menegon dal borgo Olivi, e viceversa, nonostante i due borghi si trovino alla stessa altezza e a poche decine di metri l’uno dall’altro.

All’interno dello stesso vallone è ospiatato anche il borgo Trubian, che sovrasta il borgo Menegon. Subito oltre il naso più orientale sorge invece il borgo Collon, il quale tuttavia rimane a breve distanza dal borgo Menegon. Circa centosettantacinque metri più a valle del borgo Collon sorge Crodarossa, ovvero il borgo più basso dei cinque.

I due nasi principali racchiudono dunque l’area: il visitatore potrà rendersi conto come questa sia effettivamente separata dalla val Lapisina sottostante e dai borghi della stessa falda del col Visentin posti a ovest del naso più occidentale, ovvero dai precedentemente descritti borghi Vizza e Previdal. Ecco perché, nonostante le distanze fra le cinque borgate siano del tutto simili a quelle che dividono i borghi di Vizza e Previdal, solo questi possiedono il nome comune Fais.

È probabile, inoltre, che le borgate di Fais siano più antiche: infatti la strada principale asfaltata attraversa solamente i borghi Olivi e Menegon, facenti parte di Fais. Inoltre, la strada continua a salire, fino ad aver raggiunto il borgo Olivi. Dopodichè rimane in falsopiano sino al successivo borgo Menegon. Attraversato quest’ultimo borgo riprende a salire.

Dal bivio per la “via Previdal alto” si devono percorre due tornanti oltre a parecchia strada in costa, per raggiungere il borgo Olivi.

Le case del borgo Olivi si sviluppano attorno ad una minuta piazzetta, raggiungibile mediante una deviazione di una cinquantina di metri dalla strada principale asfaltata. La piazzetta, e la via che vi conduce, non sono asfaltate.

Le case inferiori del borgo, tuttavia, si affacciano pure sulla strada principale, che comunque corre più bassa rispetto alla piazzetta.

In località borgo Olivi sorge un piccolo oratorio. Alla porta del’oratorio, un cartello ricorda che qui, ancora oggi, ogni lunedì di Pasqua, si celebra una messa.

All’interno dell’oratorio, sulla parete sinistra per chi entra, è affissa una fotocopia di un lettera manoscritta ottocentesca. La lettera fu scritta dal parroco di santa Giustina don Luigi Mighetti a Vostra Signoria Illustrismo Reverendo Monsignore. Il parroco chiede al destinatario di delegare una benedizione per l’oratorio di Fais e per quello di san Mamante. Mentre il primo è sottoposto alla parrocchia di santa Giustina di Serravalle, il secondo è, ed era, sottoposto alla parrocchia di sant’Andrea. Tuttavia, è lo stesso prelato che procederà ad entrambe le benedizioni. In particolare, il parroco si preoccupa di richiedere questa delega entro il giorno della ricorrenza di sant’Antonio, santo al quale verrà intitolato l’oratorio di Fais. La ricorrenza avverà il 13 dello stesso mese nel quale è scritta la lettera. La lettera è datata 8 giugno 1839. Perciò si sta parlando di sant’Antonio da Padova, santo molto venerato in tutto quanto il Veneto.

Da notare come capitelli dedicati a sant’Antonio sono presenti lungo numerose altre strade impervie della porzione nord orientale della provincia di Treviso.

In particolare

La strada del santo, che porta da Sonego, in comune di Fregona (TV) alla casera Cadolten, in Cansiglio, nello stesso comune di Fregona, prede il nome proprio da un capitello, posto alla sua metà, intitolato a sant’Antonio.

Lungo la strada che da Corbanese, in comune di Tarzo (TV), porta a Mondragon, nello stesso comune di Tarzo, la cartina Zanetti pone ben due volte la scritta sant’Antonio, ad indicare capitelli, molto probabilmente[3]. La stessa cartina appone ancora il nome di sant'Antonio sul sentiero che porta dal capitello di san Felice (Fris, in dialetto locale) a Ceneda, in comune di Vittorio Veneto, alle Perdonanze, quest'ultime ancora nel medesimo comune.

L’oratorio di Fais, s’intuisce, era di recente costruzione, alla data della stesura della lettera di don Luigi Mighetti. Infatti, è lo stesso parroco scrivente ad aver ottenuto “dalla pietà della famiglia Olivo di Fais” un orotario dal quale elargire il sacramento del Sacro Viatico “agli infermi sparti per le Montagne di Fais, Colon e Vizza, troppo distanti dalla Chiesa Curaziale”.

La suddetta lettera, perciò, attesta la presenza di una famiglia Olivo a Fais. Dal nome di questa famiglia, assai probabilmente, deriva quello del borgo Olivi. È perciò lecito ritenere come anche i nomi degli altri borghi derivino da altrettanti cognomi dei rispetti abitanti, eccezion fatta per il borgo Crodarossa. Non posso escludere che sia il cognome a derivare dal toponimo. La suddetta lettera attesta i toponimi Fais, Colon e Vizza. Tuttoggi, questi sono i borghi maggiori. In verità, il curato definisce Fais, Colon e Vizza “Montagne”, e i suoi abitanti “sparti”. Non si può affermare perciò che i borghi avessero già all’epoca la medesima definizione che possiedono oggi. Un esempio: con abitazioni sparse, non era possiblie distinguere i borghi Olivi, Menegon e Trubian, ora molto vicini fra di loro. Forse è per la stessa ragione che i borghi Previdal non vengono menzionati: occupano la “Montagna” di Vizza. D’altra parte, il fatto che sia nominato il borgo Collon separatamente da Fais, non vuol dire di per certo che venissero considerate luoghi separati. Infine, il fatto che Crodarossa non sia menzionato, è dovuto a due probabili cause.

  • Gli abitanti di quel borgo non trovavano grosse difficoltà nel raggiungere la chiesa parrocchiale di santa Giustina. In verità, questa affermazione è poco probabile, in quanto gli abitanti di Vizza avrebbero dovuto coprire all’incirca la stessa distanza.
  • Il borgo Crodarossa viene incluso dal curato nella “Montagna” di Collon. Dando per buona questa soluzione, le “Montagne” menzionate dal parroco corrisponderebbero alla divisione operata sulla falda del col Visentin dai due nasi pronunciati di cui ho parlato nel paragrafo “Le borgate di Fais”.

L’oratorio è stato restaurato nel 2011 dal gruppo Val Lapisina degli Alpini, come da volontà del purtroppo deceduto loro membro Franco Segat. Franco era originario di Fais. Il tetto, le porte e le grondaie sono state rimesse a nuovo in qualche mese di lavori, mentre all’interno è stata posta una targa in ricordo dell’intervento e del compagno Franco. Sabato 11 giugno 2011 si è inoltre svolta una semplice cerimonia per il termine dei lavori[5].

La chiesetta del borgo Olivi si trova a 662 m s.l.d.m.[3], mentre le abitazioni sono disposte fra i 645 ed i 670 m s.l.d.m.[4].

È Menegon il maggiore dei borghi di Fais.

Le case sorgono sia lungo la strada principale asfaltata, sia, in numero più consistente, a valle della strada asfaltata. Sono raggiungibili perciò tramite una viuzza con fondo in cemento, che si piega in tre piccoli tornanti. Sulla destra (salendo), sorge la vecchia scuola elementare, oggi in disuso. Sulla parete meridionale della vecchia scuola è posta una targa in memeoria dei caduti dell prima guerra mondiale, e sono ancora visibili le righe che delimitavano gli spazi per i manifesti per la propaganda elettorale. Probabilmente la scuola era, un tempo, sede di seggio.

Il borgo Menegon è sito trai 610 ed i 640 m s.l.d.m. circa[4].

La vecchia scuola elementare, in particolare, si trova ad un'altitudine di 636 m[3].

Il borgo Collon è l’unico provvisto di targa che informa il passante ignorante circa il suo nome.

L’area del borgo Collon, essendo protetta a sud ovest dal naso pronunciato che individua occidentalmente il vallone dei borghi Olivi, Menegon e Trubian, riceve ridotta luce solare. Forse è per questo che la vegetazione di quest’area è più alpina rispetto alla vegetazione dei dintorni, con numerosi abeti.

Secondo la targa che ne suggerisce il nome, l'altezza del borgo è 660 m s.l.d.m..

Alcune abitazioni riferibili alla borgata si trovano a 625 m d'altezza, altre addirittura a 725 metri.

Al borgo Trubian si accede da un bivio sulla sinistra (salendo), dopo il tornante che segue il falsopiano del borgo Menegon.

Proprio nelle vicinanze del borgo Trubian sono poste delle antenne per la ripetizione di segnali di telecomunicazioni.

Trubian è disposto frai 680 ed i 625 m s.l.d.m..

Dalla strada statale numero cinquantuno di Alemagna, presso Savassa bassa, in comune di Vittorio Veneto, ai piedi della rampa (salendo) che porta al bivio del casello dell’autostrada di Vittorio Veneto nord, sulla sinistra si imbocca la “via del Gambero”. La “via del Gambero” diventa poi “via Madonna di Lourdes”, e quindi “via Forcal”. Al termine della “via Forcal”, sulla destra, parte la “via Tragol de Rova”. Quest’ultima passa sotto all’autostrada, per poi incominciare a salire. La “via Tragol de Rova” è sducciolevole: è evidente come l’ultima asfaltataura risalga qui a diversi anni fa. Inoltre, su buona parte del tracciato batte il sole, il quale rovina il fondo stradale. La carreggiata è stretta. Dopo aver percorso tre tornati sulla “via Tragol di Rova”, si giunge al borgo Croda Rossa. La strada, dopo aver attraversato il borgo, prosegue sterrata, purtroppo presentando ghiaino grosso sul fondo stradale. Rimane perciò agibile solo con i fuori strada. Sbocca in corrispondenza del nono tornante (salendo) della “via di Fais”, fra il bivio per la “via Previdal alto” e il borgo Olivi. La strada che porta al borgo Crodarossa parte dunque da Forcal a quota 189 m s.l.m., per raggiungere la “via di Fais”, a 550 m s.l.m., in 4,40 chilometri, con una pendenza media del 8,205 %[2].

La strada attraversa il borgo Crodarossa a quota 470 m s.l.m., dopo aver percorso 2,90 chilometri. Il tratto asfaltato della “via Tragol de Rova”, ovvero fino al borgo Crodarossa, ha pendenza media del 9,690 %. I successivi 1,50 chilometri, sterrati, corrono su di una pendenza media del 7,333 %[2].

La borgata, comunque, si sviluppa frai 460 ed i 490 m s.l.d.m..

[1] Pier Franco Uliana: Toponomastica cansigliese; Dario De Bastiani editore, Vittorio Veneto, 2014.

[2] Informazione estrapolate mediante l'uso della funzione "percorso" di "Google Earth".

[3] Informazioni estrapolate tramite osservazioni semplici, su "Google Earth". "Google Earth" fornisce l'altitudine di ogni punto della terra sul livello del mare, ma non è sempre molto attendibile. Per esempio, il monte Everest, il quale misura attualmente 8848 m s.l.d.m., su "Google Earth" risulta invece a soli 8840. Il dato dell'altitudine è generalmente errato per difetto.

[4] Prealpi bellunesi est. Scala 1:30000. Cartine Zanetti 16. Danilo Zanetti editore. Piaza Oberkochen, Montebelluna (TV).

[5] http://tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2011/06/14/news/restaurata-la-chiesa-di-borgo-olivi-in-ricordo-dell-alpino-franco-segat-1.1581837. Articolo intitolato “Restaurata la chiesa di Borgo Olivi in ricordo dell’alpino Segat”. Da cercare Informazioni sulle case antiche Foto delle strade: condizioni del fondo stradale La chiesetta di Vizza è ancora consacrata?