Utente:Maximianus/Prova3

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La battaglia di Zama 19 Ottobre 202 a.C.

La battaglia di Zama combattuta tra l'esercito romano e quello cartaginese il 19 ottobre del 202 a.C. pose fine alla seconda guerra punica.

Problemi di fonti

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Ci restano due tradizioni riguardo la battaglia di Zama, una di Livio e Polibio, che è seguita dalla maggior parte degli storici moderni, l'altra di Appiano e Dione, meno attendibile e perciò meno seguita, quest'ultima trova un suo sostenitore in Saumagne. Le differenze tra le due versioni sollevano difficoltà di ordine topografico, strategico, tattico, numerico e cronologico. Tutti i testi antichi, anche quelli storici, peccano in oggettività e rigore, spesso le fonti degli storici erano opere epiche e letterarie che si basavano sulla fantasia e anche quando esse erano i documenti di qualche generale l'attendibilità era viziata dalla volontà del condottiero di costruirsi la gloria più sulla carta che sui campi di battaglia. Nei resoconti di Zama tutti questi dubbi vengono esasperati ad un livello tale che alcuni storici sono arrivati a supporre una lacuna nel testo storico (Veith) o un'alterazione dell'ordine dei movimenti nel corso della battaglia (De Sanctis). In questo resoconto resteremo fedeli alla tradizione e al massimo citeremo nuove ipotesi e idee.

Scipione sbarcò in Africa nel 204 a.C. e inizio subito la sua campagna per costringere i Cartaginesi ad arrandersi. Affrontò in diverse battaglie i generali nemici sconfiggendoli tutti e perfezionando la tattica d'accerchiamento che ora riusciva a fare anche senza cavalleria. Il romano era riuscito a portare dalla sua parte anche un principe Numida in esilio, Massinissa, appoggiandolo nella sua campagna per conquistare il trono, tenuto da Siface, alleato di Cartagine. Il giovane principe ricambiò il quirita offrendo il suo aiuto e la sua preziosa cavalleria, che tanto aveva aiutato Annibale nelle numerose battaglie. Dopo una serie di pesanti sconfitte, il sinedrio cartaginese, decise di richiamare Annibale dall'Italia, per affrontare la minaccia nel proprio territorio. Il Barcide toccò il suolo africano, dopo 33 anni, non a Cartagine ma ad Adrumeto (Susa), 80 km più a sud nella Byzacena, dove la sua famiglia aveva dei possedimenti. Era il 203 a.C. e subito, appena sbarcato con i suoi 15.000 veterani, si diede a risistemare l'esercito, ricevendo reclute da Cartagine e i mercenari di Gisgone e Magone, per prepararsi a combattere la più difficile delle sue battaglie. I Punici, ora sicuri della vittoria, rifiutarono un trattato di pace offerto da Scipione, il quale immediatamente si diede a devastare i territori dell'interno della Tunisia, mentre richiamava Massinissa e la sua cavalleria, impegnati a pacificare alcune zone del regno numida in rivolta. Annibale, sollecitato ad agire dai suoi concittadini e per evitare che i due si incontrassero marciò a tappe forzate verso l'interno senza però riuscire nel suo intento. Dopo aver cercato ancora una soluzione pacifica, conscio dei limiti dei suoi uomini, fu costretto a combattere.

Luoghi della battaglia

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Il luogo della battaglia di Zama non è certo, è stata di recente collocata a Naraggara (per es. da De Sanctis) o a Margaron (da Veith); ma ciò significa solo sostituire un'incertezza a un'altra. Riporto un testo tratto da "Storia del mondo Romano, vol 1." di Howard. H. Scullard:

Nell'Africa settentrionale vi erano probabilmente due città chiamate Zama (una terza a Sidi Abd el Djedidi, a nord-ovest di Kairouan, non era forse chiamata Zama). Zama Regia era con ogni probabilità Seba Biar, ma questo insediamento può essere scomparso e la Zama dell'impero romano può essersi trovata nell'odierna Jama: vedi Scullard, Scipio (1970), pag. 271 segg. Una volta determinati approssimativamente i paraggi di Zama, i luoghi esatti sono meno importanti per le operazioni militari, dal momento che a Zama c'era evidentemente solo l'accampamento di Annibale, prima della sua avanzata finale a ovest verso il campo di battaglia. Dal canto suo, Scipione si accampò a Naraggara (Livio; Polibio indica Margaron, che è altrimenti sconosciuta), ma è impossibile individuare in quella zona un campo di battaglia adatto. Il luogo più probabile è quello proposto da Veith (Atlas, col. 40, Schlachtfelder, IV, p. 626 segg.) nella pianura di Draa-el-Metnam, a circa tredici chilometri da El Kef, pressappoco a metà strada tra Naraggara e Zama (Seba Biar). Un sopralluogo ha corroborato in chi scrive la convinzione della plausibilità di questa collocazione, su basi geografiche oltre che letterarie. La maggior parte della letteratura sulla questione è vagliata criticamente da Veith, Schlachtfelder, III, pag. 599 segg. e IV, p. 626 segg., sebbene egli stranamente trascuri la valida versione data da De Sanctis, SR, III, 2, pp. 549 segg., 588 segg., che apparve prima che egli pubblicasse il suo quarto volume. Per la discussione di un'altra collocazione, proposta da F. H. Russell ("Archeology", 1970, p. 122 segg.), vedi Scullard in Polis and Imperium, Stud. in Hon. of E. T. Salmon (a cura di J. A. S. Evans, 1974), p. 225 segg. (dove ho corretto il nome della collina su cui Scipione si accampò da Koudiat el Behaima a Koudiat Sidi Slima).


Forze in Campo

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Guidati da Publio Cornelio Scipione l'Africano

  • Fanteria: 23.000 Romani e Italici (citati da Appiano), 6.000 Numidi (Liv., XXX, 29, 4; Pol., XV, 5, 12) e probabilmente 900 berberi (De Sanctis).
  • Cavalleria: 1.500 Romani e Italici (citati da Appiano), 4.000 Numidi (Liv., XXX, 29, 4; Pol., XV, 5, 12), 600 Berberi (citati da Appiano).

Guidati da Annibale Barca

  • Fanteria: 12.000 mercenari tra Liguri, Celti, Baleari e Mauri (Pol., XV, 11, 1), 10.000 Libi e Cartaginesi, 15.000 veterani della campagna d'Italia e probabilmente anche 4.000 macedoni (Liv., XXX, 26, 3).
  • Cavalleria: 2.000 Cartaginesi, 2.000 Numidi.
  • Elefanti: 80 (Liv., XXX, 33, 4) o un numero leggermente maggiore (Pol., XV, 11, 1).
  • Centro = Le legioni, in prima linea gli astati, dopo di questi i principi e infine i triari. Sia Livio che Polibio mettono però in evidenza in fatto che i manipoli non fossero schierati a scacchiera, come era solito fare ai romani, ma che ogni manipolo di principi e triari fosse allineato perfettamente al corrispondente degli astati sul fronte dell'esercito, per permettere il passaggio degli elefanti senza troppi danni negli ampi spazi così liberati. Per evitare che il fronte così sistemato si presentasse debole tra un manipolo e l'altro di astati furono sistemati i veliti, col preciso ordine di iniziare la battaglia e di ritirarsi dietro l'esercito lasciando liberi i corridoi verticali.
  • Ala Sinistra = Cavalleria italica guidata da Gaio Lelio (Pol., XV, 9, 8; Liv., 30, 33) e probabilmente anche i cavalieri berberi di Damacas.
  • Ala Destra = Cavalleria e fanteria numidica guidata da Massinissa (Pol., XV, 9, 8; Liv., 30, 33).
  • Centro = Davanti a tutti si trovavano gli 80 o più elefanti, dietro questi la prima linea di fanteria formata dai mercenari, in seconda linea si trovavano i libi e i cartaginesi, stando a Livio (XXX: 26, 3; 33, 5; 42, 4-5) anche forze inviate dalla Macedonia in aiuto dei punici guidate da Soprato, infine in terza linea distanziati di uno stadio (Pol., XV, 11, 2), circa 200 metri, i veterani della campagna italica di Annibale.
  • Ala Sinistra = Cavalleria numidica
  • Ala Destra = Cavalleria cartaginese

Combattimento

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Piani tattici

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  • Fonti Antiche
    • Polibio - Storie
    • Livio - Storia di Roma dalla sua fondazione
    • Appiano
  • Lavori Moderni
    • H. H. Scullard - Storia del mondo romano, vol. 1
    • G. Brizzi - Il guerriero, l'oplita, il legionario
    • B. L. Hart - Scipione Africano
    • G. De Sanctis - Storia dei Romani III
    • Y. Le Bohec - Histoire militaire des guerres puniques