Utente:Martin Giovannini/Sandbox

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                                                 L'ISTITUTO IN ITALIA

Negli anni immediatamenti successivi alla fine della prima guerra mondiale, dopo il saccheggio da parte dei soldati austriaci in ritirata, nei primi giorni di novembre del 1918, l'Istituto Agrario di San Michele all'Adige riavvia l'attività, richiamando il personale e nominando una Commissione di vigilanza con lo scopo di accellerare la ricostruzione. Si lavora in un clima di sentita italianità e sia la scuola che la stazione sperimentale subiscono un ricambio di personale in questo senso.Viene nominato direttore Osvaldo Orsi (link), docente dal 1886 e dal 1909 in sostituzione del dr.J.Schindler. Anche le principali cattedre della scuola vedono cambiamenti: in quella di viticoltura, in pochi anni, si succedono i professori Dalmasso, Cacciatore, Zanotti; in frutticoltura diventa docente Giglio Boni; in zootecnia ed agronomia Rino Springhetti; in enologia il prof.Carlo de Gramatica jr.; in fisica e meteorologia l'insegnante Camillo Marchi e in economia rurale , computisteria e coopeazione agraria il dott. Giuseppe Ruatti. Per il caseificio, nel 1921, troviamo l'ing.Socrate Gilberti Con il Trattato di Saint Germain (10 settembre 1919) e la successiva annessione (26 settembre 1919) l'Istituto è passato all'Italia e per essa è ora amministrato dalla Provincia (essa esercita le funzioni amministrative che prima erano della giunta della Dieta di Innsbruck)

LA SCUOLA C'è una ripresa parziale e in sordina delle attività. Ora prevalgono gli studenti di lingua italiana (si contano 7 alto-atesini su 51 iscritti) e la lingua usata durante le lezioni è l'italiano. Si comincia a discutere di riforma dell'insegnamento (che avverrà nell'autunno del 1922) perchè se prima l'obiettivo degli alunni frequentanti corsi all'istituto era prevalentemente quello di ritornare nelle aziende di famiglia, ora una parte di essi aspira a un posto direttivo nell'azienda propria o altrui e dunque c'è la necessità di formare buoni tecnici, ma anche con capacità organizzative e imprenditoriali .

LA STAZIONE SPERIMENTALE E L'AZIENDA AGRICOLA Negli anni immediatamente successivi alla guerra l'istituo agrario ricostruisce la stazione sperimentale e l'azienda agricola. Viene risistemata la stalla e introdotti 40 bovini oltre ad alcuni cavalli , suini e muli. Vengono rimessi in produzione i vigneti già dal 1919-20 dopo l'abbandono dovuto alla mancanza di manodopera e al diffondersi della fillossera ( vengono utilizzati esemplari innestati su vite americana, specie resistente a questi insetto) . La collezione ampelografica, che prima della guerra contava circa 500 varietà provenienti dall'Austria-Ungheria e dalla Germania, e che nel 1919 era ridotta a 350 varietà , ora si sta ricostituendo con l'arrivò di varietà italiane).Nel 1920 viene rimessa in sesto anche la cantina e aggiunti due locali: uno adibito a bottaio, l'altro per l'invecchiamento del cognac. Inoltre viene aggiunta una tettoia sul piano sovrastante per la lavorazione dell'uva in vasche di cemento.La cantina inizia a fornire vini da pasto e vini di alta qualità come il Rosso San Michele (link, vedi scheda)e il bianco Fontane d'oro (link vedi scheda) , venduti in fiaschi all'uso toscano. Ci sono poi vini dolci come il Vino Santo e il Moscato dolce. Gli alberi da frutto messi a dimora aumentano le varietà . Il gelso viene attaccato da una cocciniglia, la Diaspis pentagona, che si combatte con la propagazione del suo nemico naturale, la vespetta Prospaltella Berlesei(si scopre grazie alle ricerche del dott.Orsi). Ma le risorse finanziarie sono poche e le attività funzionano in maniera ridotta. A dirigere la stazione sperimentale arriva l'ing.de Gramatica, mentre la dott.Marchi è affidato lo studio sulle batteriologie agrarie.

Cenni sull'attività didattica e sperimentale, Trento, Arti grafiche Tridentum, 1929 Intervista al prof.Sergio Ferrari , Primo cinquantenario 1874-1924