Utente:Mariangela Maura/Sandbox

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Stele funeraria di Lucius Rubrius Stabilio Primus
Autoresconosciuto
DataFine I sec. a.C. - prima metà I sec. d.C.
Materialemarmo di Aurisina
Dimensioni221×60×27-30 cm
UbicazioneMuseo civico di Modena


La stele funeraria di Lucius Rubrius Stabilio Primus è un monumento funerario di età romana, rinvenuta in situ a Modena nel 1999 durante gli scavi per la costruzione del sottopasso della linea ferroviaria Modena-Sassuolo, tra la via Emilia Est e via Pelusia, nell’area corrispondente alla necropoli orientale della città di Mutina (nome romano di Modena)[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Tipologia di stele a pseudoedicola decorata sulla fronte e sui lati dai ritratti dei defunti entro nicchie. Ricomposta da due frammenti, lacunosa sia nell’acroterio (probabilmente una pigna) che nel timpano recante al centro un gorgoneion reso a rilievo. Sulla fronte della stele si trovano i ritratti di due coppie di defunti: in alto il padre e la madre del dedicante scolpiti all’interno di una struttura ad arcate, in basso Lucius Rubrius Stabilio e la liberta Methena. Sulle fasce risparmiate sopra e sotto le figure troviamo i loro nomi, invece dei girali vegetali su quelle laterali. I volti dei genitori presentano uno sguardo severo, fisso, sopracciglia inarcate. Le acconciature femminili prevedono ciocche ondulate con scriminatura centrale. Lo specchio epigrafico è inquadrato da due colonnette tortili con capitello corinzio. Su entrambi i fianchi della stele, specificatamente nella parte alta, è presente un ritratto per ciascun lato: trattasi probabilmente dei fratelli del dedicante; mentre al di sotto, si sviluppano girali di foglie d'acanto delimitati da una lesena con capitello corinzio. Nella nicchia laterale destra, al di sopra del ritratto della sorella è realizzato un piccolo frontone con al centro un fiore quadripetalo. Presenta un basamento quadrangolare con ancoraggio tramite due grappe fissate con colature di piombo sui due lati brevi.

La tipologia di stele e dei ritratti si confronta con attestazioni di età giulio-claudia note in Cisalpina e nell’area dell’Alto Adriatico, mentre la pietra utilizzata è riferibile al marmo di Aurisina[2]. La stele è databile tra la fine del I secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C.[3]


Iscrizioni[modifica | modifica wikitesto]

(LA)L(ucio) Ru[brio] Stabil(ioni), [pat]ri, / Iuliae Gratae, matri, / L(ucius) [Ru]brius L(uci) [f(ilius)] / Stabilio, / primus tonsor / Mutin(ae), Apol(linaris), / sibi et Methen(i) / libert(ae) / et suis v(ivus) f(ecit); / p(edes) q(uoquoversus) XII. // C(aio) Iulio Sp(uri) f(ilio) / Tertio fratri. // Iuliae Prisc/ae soror(i). [4]

(IT) “Al padre Lucio Rubrio Stabilione (e) alla madre Giulia Grata fece ancor vivo Lucio Rubrio Stabilione Primo, figlio di Lucio, tonsore, Apollinare di Modena, per sé e per la liberta Methena. Su entrambi i lati (l’area misura) 12 piedi.

Alla sorella Giulia Prisca (fece). Al fratello Caio Giulio Terzo, figlio di Spurio (fece).[3]

(IT) “ Quando era ancora in vita Lucio Rubrio Stabilione, primo tonsore di Mutina, Apollinare, (fece erigere il monumento) per il padre Lucio Rubrio Stabilione, per la madre Giulia Grata, per se stesso e la liberta Methene e per i suoi; su entrambi i lati l'area sepolcrale misura 12 piedi.

Alla sorella Giulia Prisca. Al fratello Caio Giulio Terzo, figlio di Spurio.” [5].


Il testo epigrafico mostra alcuni problemi che comportano due possibili traduzioni, qui riportate poc’anzi: la parola PRIMVS potrebbe essere sia un secondo cognomen del dedicante, per indicarne la primogenitura, ma anche un aggettivo con il significato di “il miglior tonsore di Mutina”. Il mestiere di tonsor era certamente importante dato che Primus faceva parte della corporazione degli Apollinares, collegio dedicato al culto imperiale in ambito municipale. Forse svolgeva attività di mediazione tra produttori, artigiani e commercianti di lane, industria fiorente nel territorio compreso tra Parma e Modena. Altra ipotesi propone che fosse un barbiere o tosapecore.

L'onomastica del fratello e sorella, appartenenti entrambi alla gens Iulia, la stessa della madre, sembrerebbe suggerire una diversa paternità: figli di Grata ma di nascita illegittima.[2]

Storia del ritrovamento[modifica | modifica wikitesto]

Il ritrovamento della stele funeraria è uno dei tanti che ha riguardato la necropoli orientale di Mutina sulla via Emilia, oggetto di indagini archeologiche preliminari in merito alle opere di ammodernamento della linea ferroviaria Modena-Sassuolo, sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna : si tratta di circa 180 sepolture databili tra I e III secolo d.C.[1]

L’esposizione[modifica | modifica wikitesto]

Si conserva nel Lapidario Romano del Museo civico di Modena (inv. nr. 169797), nel cortile al piano terra del Palazzo dei Musei.[6]

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Il monumento funerario è stato oggetto di restauro nel settembre 2020 nell’ambito di uno stage svolto da sedici studenti della classe V B del Liceo Artistico “A.Venturi” di Modena, sotto la sorveglianza del personale dei Musei Civici di Modena e la Soprintendenza di Modena-Bologna.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b 350. Via Emilia Est-Via Pelusia-Ferrovia Modena-Sassuolo, su mutinaromana.it.
  2. ^ a b F. Cenerini, Famiglie "allargate" in età romana: qualche esempio dalla regio VIII (Aemiia), in Hormos, n. 11, 2019, pp. 74-75.
  3. ^ a b N.Giordani, Lapidario Romano dei Musei Civici di Modena.
  4. ^ iscrizione, su edr-edr.it.
  5. ^ L. Parisini, Fullo dedit Mutinae…Testimonianze di mestieri nell’epigrafia lapidaria latina di Mutina e del suo territorio, in Palaestra: Studi on line sull'Antichità Classica della Fondazione Canussio, p. 52.
  6. ^ Visita il Lapidario Romano, su google.it.
  7. ^ Stefano Luppi, Modena: ai ragazzi del Venturi è affidato il restauro delle antiche pietre del Lapidario romano, in La Gazzetta di Modena, 18 settembre 2020.


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • A. Cardarelli - N. Giordani, Lapidario Romano dei Musei Civici di Modena, Modena, 2002, pp. 32-33, n. 6.
  • F. Cenerini, Famiglie "allargate" in età romana: qualche esempio dalla regio VIII (Aemiia), «HORMOS», 2019, 11, pp. 72 - 75
  • B. Orsini, Decori, colori e filati di Roma Antica, in Il filo della storia. Tessuti antichi in Emilia Romagna, M. Cuoghi Costantini, I. Silvestri (cura di), Bologna, 2005, p. 40, nota n. 9.
  • L. Parisini, Fullo dedit Mutinae…Testimonianze di mestieri nell’epigrafia lapidaria latina di Mutina e del suo territorio,  «Palaestra: Studi on line sull'Antichità Classica della Fondazione Canussio», 30 maggio 2011,http://www.fondazionecanussio.org/palaestra/parisinifullo.htm. pp. 51-55, n. 10.


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