Utente:Marco Ciaramella/Sandbox/Corporativismo fascista

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Esistenza del concetto di "classe sociale". No sindacati.

Costituzione di associazioni-sindacati, le corporazioni, che permettevano lo svolgimento della professione solo con l'iscrizione. Connotazione anche di fedeltà politica al fascismo.

Il corporativismo era il sistema di organizzazione economica della società teorizzato dal fascismo come "terza via" rispetto al liberalismo[1] e al comunismo. Questa terza via era condotta con l'accentramento dell'industria sotto il potere statale, espresso nel motto: "Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato"[2].

Definizione/i di corporazioni...

La concezione teorica e la messa in pratica vennero accompagnate dal dibattito di ideologi come Bruno Biagi, Ugo Spirito, ecc. Nel dibattito, le posizioni erano diversificate: l'indirizzo generale era una "trasformazione in senso pubblicistico della proprietà e dell'iniziativa privata". Una posizione più radicale venne assunta dal filosofo Ugo Spirito, che nel 1932 teorizzava che l'obiettivo ultimo del corporativismo fosse diventare una sorta di "superbolscevismo", che "avvicinasse il capitale ai lavoratori" tramite la "corporazione proprietaria"(->)[3].

In un discorso del 1934, Mussolini dichiarò che il corporativismo si differenziava dal socialismo, in quanto il primo rispettava la proprietà privata, mentre il secondo accentrava nello stato il totale controllo della produzione industriale; di fatto, però, la creazione dell'IRI del gennaio 1933 concentrò nello stato la maggiore produzione industriale, lasciando al di fuori quella agricola e le attività e produzioni minori. Tutti i settori professionali erano comunque sottoposti all'iniziativa diretta dello stato, il quale veniva a coincidere con il partito fascista dopo l'emanazione delle leggi "fascistissime" del 1925-1926.

Il diretto controllo governativo sui sindacati li allineò alla politica lavorativa del fascismo, compresa la marginalizzazione delle donne.

Forse contrapposto ad altri tipi di corporativismo (cattolico? -vd. Sacco?). Più esplicitamente, la Chiesa contrappose allo statalismo fascista il principio di sussidiarietà.

Il 21 dicembre 1923 Confindustria e la Confederazione delle Corporazioni si incontrarono una prima volta a Palazzo Chigi(->) con un propositi generici di collaborazione. La collaborazione venne poi sancita dal patto sottoscritto il 2 ottobre 1925 a Palazzo Vidoni: questo accordo mise fuori legge tutti i sindacati non fascisti, che erano i più diffusi fino a quel momento, e segnò nettamente un punto di svolta nella politica del regime. Da questo momento, i sindacati furono allineati alle politiche governative.

La legge 3 aprile 1926, n. 563, promosso da Alfredo Rocco(->), vietò gli scioperi e le serrate.

Il decreto 2 luglio 1926, n. 1131 istituì il ministero delle Corporazioni.

Il 7 gennaio 1927 il Gran Consiglio del Fascismo promulgò la "Carta del Lavoro"(->) su spinta di Bottai.

La legge 20 marzo 1930 istituì il Consiglio Nazionale delle Corporazioni.

il 14 novembre 1933 Mussolini annunciò la nascita delle corporazioni[4]. Tuttavia, nel gennaio 1933 venne anche creata l'IRI, che concentrò nello stato una gran parte della produzione industriale (concentrazione pubblica seconda per dimensione in Europa solo all'Unione Sovietica), lasciando così a Confindustria un ruolo di secondo piano, come pure alle stesse corporazioni[5]. Le corporazioni erano molto frammentate, dato che erano ben 22 ovvero quante erano i settori da loro rappresentate, per cui erano di fatto irrilevanti di fronte al potere statale[5].

La legge 5 febbraio 1934 emanò la "Costituzione e funzioni delle Corporazioni".

  1. ^ Alberto De Stefani, La resa del liberalismo economico, Milano, Roma, Treves: Treccani: Tumminelli, 1932.
  2. ^ Discorso al Teatro della Scala di Milano, 28 ottobre 1925; la frase fu ripetuta alla Camera il 26 maggio 1927 (discorso dell'Ascensione).
  3. ^ Ugo Spirito, Memorie di un incosciente, Milano, Rusconi, 1977, ISBN 8818013092.
  4. ^ Discorso per lo Stato corporativo, 14 novembre 1933
  5. ^ a b Ridolfi, Di Nucci

http://old.sturzo.it/edu/dal-regime-fascista-alla-genesi-della-dc/442-1-il-regime-fascista/602-economia-e-societa-nel-regime-fascista

  • Gagliardi, Alessio. "Lo Stato corporativo fascista: una ricognizione su studi e fonti." Le carte e la storia 7.1 (2001): 181-195.
  • Bertelè, Aldo. I tre sistemi economici: liberalismo, socialismo, corporativismo; loro origini storiche, presupposti ideali, principii generali, G. Giappichelli, 1940.
  • Sacco, Italo Mario. "NOTE E DISCUSSIONI:«IL REGIME CORPORATIVO ED I CATTOLICI SOCIALI» SECONDO IL P. JARLOT." Rivista Internazionale di Scienze Sociali 10.Fasc. 2 (1939): 196-207.
  • Ugo Spirito, Dall'economia liberale al corporativismo - Critica dell'economia liberale, 1939, Messina.
  • Garino-Canina, Attilio. "La Finanza pubblica nell'ordinamento corporativo." Annali di Economia (1937): 441-477.
  • Giuseppe Chiarelli, Lo stato corporativo, CEDAM Casa Editrice dott. Antonio Milani (già Litotipo), 1936.
  • Biagi, Bruno. Lo stato corporativo: I. il sindacato, II. la corporazione. Istituto nazionale fascista di cultura, 1934.
  • Benito Mussolini, Discorso per lo Stato corporativo, 14 novembre 1933, in Edoardo Susmel (a cura di), Opera Omnia di Benito Mussolini, XXVI.
  • Contento, Aldo. "Difesa dell'“homo oeconomicus „L'“homo oeconomicus „nello Stato corporativo “L'homo oeconomicus „e lo Stato." Giornale degli economisti e rivista di statistica (1931): 485-522.
  • Alfredo Rocco, La nuova disciplina del lavoro e lo Stato corporativo, Tip. del Popolo d'Italia, 1926.
  • Natascia Ridolfi e Ada Di Nucci, Il Corporativismo: un paradosso della politica economica dello stato fascista= Corporativism: a paradox of the economic policy of the fascist state., in Pecvnia: Revista de la Facultad de Ciencias Económicas y Empresariales, Universidad de León, vol. 19, 2014, pp. 61-80.
  • Gianpasquale Santomassimo. La terza via fascista. Il mito del corporativismo, Edizione: 2006. Collana: Saggi. ISBN 9788843038411
  • Alessio Gagliardi, Il corporativismo fascista, Roma-Bari, Laterza, 2010, ISBN 8842091197.
  • Sabino Cassese, Lo Stato fascista, il Mulino, Bologna 2010, ISBN 978-88-15-13949-8
  • Ciuffoletti, Beffiro. "La crisi del’29 nel pensiero di un economista antifascista: Carlo Rosselli." SocietàMutamentoPolitica 1.2 (2010): 85-96.

Voci correlate

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  • Socializzazione dell'economia