Utente:Marco Ciaramella/Sandbox/Conservatorio femminile

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I conservatori femminili erano istituzioni assistenziali dedicate a diverse categorie di donne.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I Conservatori femminili erano istituzioni caritatevoli diffuse sia nel mondo cattolico che protestante, ma conobbero un particolare diffusione a partire dalla riforma tridentina cattolica del XVI secolo in misura maggiore sul territorio italiano[1] e con una particolare concentrazione a Roma.

L'obiettivo con cui nacquero alla fine del Cinquecento era di "difendere" le donne, preservandone la "virtù", anche in condizione di disagio sociale.

Nel corso del tempo, tra gli istituti si crea una differenziazione: all'inizio infatti le ragazze assistite erano soprattutto orfane, mentre in seguito si creeranno diverse categorie di donne assistite. Non si tratta solamente di assistere donne in situazione di disagio sociale (vedove, malmaritate, ex-prostitute, ecc.), ma di farsi carico del destino fino all'età adulta di ragazze di tutte le classi sociali fino al matrimonio o la monacazione. Non sussistendo però dei veri e propri limiti di età, in certi casi l'età delle recluse lievitò, specie nel XIX secolo, fino a diventare dei "ricoveri permanenti". Il lievitare della percentuale delle recluse a vita decretò la non riuscita degli scopi caritatevoli dei conservatorii, che nel XIX secolo si riconvertirono in educandati.

A Roma, la nascita di un conservatorio poteva essere originato dall'iniziativa di laici o di prelati, ma era fondamentale la volontà del papa per ottenerne l'istituzionalizzazione e il supporto economico dalla Elemosiniera, dalla Dataria, dalla Camera Apostolica e dalla Segreteria de' Brevi, oltre che dalle relazioni di patronage dei privati. Tuttavia, sussistette il rischio di una gestione personalistica delle accettazioni, con numerose deleghe alle regole quando esistenti, fenomeno comunque tipico di uno Stato che governa secondo concessioni sovrane e non secondo obblighi. L'origine dei vari istituti assistenziali manifestava già la volontà della propria indipendenza successiva, per cui il controllo pubblico è sempre stato di difficile attuazione: la dominazione napoleonica tentò una politica di accentramento, riproposta poi nel 1825 da Leone XII (come accadde anche per gli ospedali romani), ma si rivelò inefficace. Nel 1809 Joseph-Marie de Gérando redasse un rapporto della situazione assistenziale romana: ne rilevò le contraddizioni e la frammentarietà, rimanendo comunque fautore della filantropia di matrice cattolica.[2]

La loro scomparsa fu decretata dai cambiamenti sociali della società moderna nell'educazione di genere, al punto che se ne è quasi persa la memoria.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Groppi
  2. ^ Groppi, pag. 30.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]