Utente:Marco Ciaramella/Sandbox/Chiesa cattolica e fascismo

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Il rapporto tra fascismo e cattolicesimo è stato contrastato. Il fascismo si è presentato sin dalla sua nascita come movimento nettamente anticattolico da un punto di vista ideologico, mostrandosi in questo vicino al Futurismo. Disprezzo per debolezza, carità.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Attacchi fascisti alla Chiesa e nascita dell'antifascismo cattolico[modifica | modifica wikitesto]

Don Giovanni Minzoni fu ucciso dalle squadre fasciste nel 1923.

Come socialista, Mussolini espresse sempre un'accesa ostilità alla chiesa dalle pagine del suo giornale. I suoi attacchi continuarono anche dopo il suo allontanamento dal socialismo e la fondazione dei Fasci di Combattimento; nel 1921 pubblicò anche un romanzo in cui metteva in risalto gli scandali della chiesa. Nell'agosto 1922 La Civiltà Cattolica scrisse: "Il fascismo ha lo spirito di violenza del socialismo, a cui pretende di rimediare, imitandone non solo, ma superandone ben anche le prepotenze, le uccisioni, le barbarie"[1][2]. Tuttavia, dopo la salita al potere nell'ottobre 1922, Mussolini cambiò radicalmente posizione dichiarandosi, già nel 1922, "un buon cattolico" e aggiungendo esplicitamente che la chiesa non dovesse temerlo. (Montagnolo). Iniziò dunque subito a cercare consenso tra i cattolici, mentre continuò a perseguitare popolari e socialisti[3].

Il cardinal segretario di stato, Pietro Gasparri, confessò all'ambasciatore Beyens: "Diamogli qualche mese di credito, prima di esprimere un giudizio sul colpo di stato rivoluzionario che, magistralmente, ha effettuato. Quel che sappiamo di lui è che si tratta di un organizzatore straordinario — il fascismo stesso lo prova — e un carattere forte"[4][5].

Non smisero tuttavia le tensioni tra cattolici e fascismo: ad esempio, nel 1923 il presbitero Giovanni Minzoni venne ucciso da gruppi fascisti. Né mancarono voci critiche contro il fascismo da parte della variegata area cattolica, come dal giornalista Giuseppe Donati, di Francesco Luigi Ferrari, Guido Miglioli, Alcide de Gasperi, o il presbitero Primo Mazzolari(->) che in seguito partecipò alla Resistenza. Ad esempio, De Gasperi si dimise come segretario del PPI nel dicembre 1925 in risposta alle minacce di violenza da parte dei gruppi fascisti, ma venne tenuto sotto sorveglianza dal regime anche in seguito e venendo infine arrestato nel 1927 credendo volesse espatriare; uscito dal carcere venne assunto da Pio XI per un modesto incarico presso la Biblioteca vaticana[6].

Leggi "fascistissime" del 1926: bando dell'antifascismo cattolico e posizione "lealista" delle gerarchie[modifica | modifica wikitesto]

Dall'ottobre 1926, dopo l'emanazione delle leggi fascisitssime(->), le alte gerarchie cattoliche cercarono esplicitamente un compromesso di avvicinamento con lo stato fascista, nonostante continuassero le intimidazioni contro quei cattolici critici verso il fascismo o dissidenti. Già nel 1924 Don Sturzo aveva preso la via dell'esilio[7] come accadde ad altri antifascisti cattolici, analogamente agli antifascisti di altri orientamenti. Come conseguenza, si venne a creare una spaccatura tra la posizione ufficiale della chiesa "lealista" allo stato e il partito popolare, pur con spirito sturziano in declino, il quale si appellava alla dichiarazione della compatibilità di chiesa cattolica e democrazia del 1797 da parte del vescovo di Imola Barnaba Chiarimonti[8]. [contesto dell'associazionismo cattolico? approfondire su quel testo] Dopo le leggi del '26 la stampa cattolica si allineò sempre di più alle posizioni dello stato fascista: infatti il quotidiano cattolico "L'Italia" fu uno dei pochi periodici cattolici a non venire chiuso, proprio a causa della sua posizione filo-governativa, posizione che enfatizzò ulteriormente anche a causa della sua precaria situazione economica[9].

Firma dei Patti Lateranensi[modifica | modifica wikitesto]

Firma dei Patti Lateranensi: Il cardinal Gasparri e Mussolini.

L'11 febbraio 1929 la ratifica dei Patti Lateranensi promossa dallo stesso Gasparri portò ad una distensione tra chiesa e stato fascista, che però non eliminò i contrasti. Da un lato questo stabilì ufficialmente il riconoscimento della legittimità dello stato italiano da parte della chiesa (fin dal 1870 il papa si dichiarava "prigioniero in Vaticano") e la divisione delle due istituzioni nei rispettivi ambiti.

In questo contesto è generalmente attribuita a Pio XI il famoso appellativo di "uomo della provvidenza" riferito a Mussolini durante un colloquio con il corpo accademico di universitari e studenti dell'Università cattolica avvenuto il 13 febbraio 1929, dunque all'indomani della firma dei Patti[10], tuttavia non ripetuto in altri contesti o documenti ufficiali. Tale appellativo, che alcuni reputano avere avuto enfasi eccessiva -dato che non fu utilizzato in documenti ufficiali né pronunciata in discorsi pubblici-, ammesso che sia stato effettivamente pronunciato, certamente però evoca l'intesa delle due istituzioni contro gli avversari comuni[11]. I Patti tuttavia aggravarono subito la posizione dei popolari cattolici antifascisti in esilio[12].

Lo scontro del 1931 sull'Azione cattolica[modifica | modifica wikitesto]

Non molto tempo dopo, a metà del 1931, si scatenò la maggiore crisi tra Chiesa e Stato Italiano dal 1870[13]: il gruppo dell'Azione Cattolica, pur riconosciuto dal Concordato, presentandosi come "sociale" [chiarire] fu accusato dai sindacati fascisti di costituire in realtà un gruppo di natura politico-sindacale, contravvenendo il divieto dell'associazionismo politico non fascista: venne pertanto vietato insieme a tutte le altre organizzazioni cattoliche[14]. A questo fatto, il papa Pio XI rispose duramente con l'enciclica Non Abbiamo Bisogno, in cui difese i Patti Lateranensi e la necessità dell'associazionismo cattolico; infine condannò nettamente il fascismo, definendolo "una vera e propria statolatria pagana". Non si arrivò però ad una rottura tra stato e chiesa: la conciliazione avvenne nel settembre 1931, quando venne tolto il divieto statale all'Azione Cattolica, anche se sotto alcune condizioni[15].

Sempre nel 1931, il presbitero Ernesto Bonaiuti (->) fu tra i 12 professori universitari che rifiutarono il giuramento di fedeltà al fascismo(->, venendo pertanto estromessi dall'insegnamento. Il malcontento era diffuso anche nel basso clero: alla vigilia dell'attentato a Mussolini del 31 ottobre del 1931 un sacerdote dell'oratorio scrisse su una lettera ad un quotidiano di Brescia: "Ora abbiamo il coraggio di confessare (sopra il fumo di cerimonie, di banchetti, di brindisi addormentatori) un senso si disagio diffuso tra le sfere profonde della Chiesa e del Fascismo"[16][17].

La crisi economica della metà 1931 vede l'aumentare della richiesta di assistenza sociale, che porta anche alla concorrenza nel settore dell'assistenza tra le due istituzioni e dove storicamente la chiesa era molto attiva. Già in maggio le avvisaglie della fase acuta della crisi, sulla scia della crisi del 1929, sono messe in luce da Pio XI nell'enciclica Quadragesimo Anno (->), incentrata al tema dell'assistenza sociale.

Negli anni successivi si approfondirono i dibattiti e le disamine giuridiche sui limiti effettivi dei rispettivi ambiti anche nel tema del matrimonio, che lo stato avoca esclusivamente a se come materia di diritto civile, senza equivalenti da parte della chiesa, ma dando alla chiesa la possibilità di prendere parte nella celebrazione religiosa[18].

Modernizzazione negli anni trenta[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni trenta, la chiesa riuscì a ottenere un suo spazio nella voce pubblica accanto a quella dello stato fascista, rinnovando a sua volta i propri mezzi più che il messaggio[1]. L'iniziativa Vita e Salute dell'Università Cattolica e l'Azione cattolica furono i riferimenti maggiori. Gli oratori furono ancora spazi di aggregazione, con spesso aggregato un cinema, al punto che il numero delle sale cinema cattoliche e fasciste era simile.

Interventi militari[modifica | modifica wikitesto]

Intervento in Etopia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1935 il regime fascista, al culmine del consenso, promosse l'intervento in Etiopia per fronteggiare la crescente disoccupazione. La Chiesa non criticò tuttavia pubblicamente l'intervento, facendo intendere il messaggio di approvarlo: Pio XI infatti tacque, pur disapprovando l'intervento militare, avendo deciso di lavorare per via diplomatica[19]. In seguito, la chiesa si espresse favorevolmente sulla possibilità di evangelizzazione dell'area.

Guerra di Spagna[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1937 il regime intervenne a supporto di Franco. La chiesa fu contraria, anzi considerò l'intervento una difesa della chiesa della spagnola, minacciata dalle aggressioni dei repubblicani.

L'ostilità al Nazismo[modifica | modifica wikitesto]

Nella seconda metà degli anni trenta, i rapporti tra chiesa e fascismo non fecero che peggiorare, stavolta anche sul fronte della politica internazionale[20]. Nel marzo 1937 la Chiesa condannò il nazismo con l'enciclica Mit brennender Sorge (->), preoccupata dell'avvicinamento tra fascismo e nazismo, nonché dell'antisemitismo sempre più aggressivo del secondo; nell'anno successivo, il 15 aprile 1938, pubblicò le otto proposizioni sul razzismo, contenute in una lettera indirizzata destinata a tutti gli istituti cattolici[21]. Filippo Andrea VI Doria Pamphili(->), cattolico, esponente di una antica famiglia romana, rifiutò di ricevere Hitler nel suo palazzo durante la sua visita a Roma del 1938 (l'anno successivo scrisse al re chiedendo di evitare la guerra, venendo per questo condannato al confino).

Le leggi razziali[modifica | modifica wikitesto]

(vedi anche:Cristianesimo_e_antisemitismo#Età_contemporanea_e_fascismo)

Il 6 settembre 1938 Pio XI pronunciò un memorabile discorso contro il razzismo e contro l’antisemitismo, ma questo non venne divulgato[22].

Alcuni cattolici protessero o curarono degli ebrei andando contro le Leggi razziali fasciste(->) del 1938. Suor Pascalina Lehnert(->), assistente di Pio XII, si occupò di mettere in salvo alcuni ebrei nelle strutture religiose. Tra i religiosi che salvarono ebrei vi fu il medico Emanuele Stablum(->).

Seconda Guerra Mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Papa Pio XII(->), la sera di giovedì 24 agosto 1939, immediatamente dopo la firma del patto di non aggressione stipulato tra Germania nazista e Unione Sovietica (Patto Molotov-Ribbentrop)(->) diffuse dalla Radio Vaticana un "Radiomessaggio rivolto ai governanti ed ai popoli nell'imminente pericolo della guerra"(->): il messaggio non ebbe però alcun esito.

Resistenza[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il 1943, anche i cattolici parteciparono attivamente alla Resistenza dal lato dei Reistenti, come ad esempio i presbiteri Giuseppe Morosini(->), Arturo Paoli(->), e Primo Mazzolari(->), oppure li sostennero come Pasquino Borghi(->). Tra i laici ci fu militare laico cattolico Aldo Gastaldi(->) (nome da battaglia "Bisagno").

Il presbitero Aldo Mei(->)[23] fu ucciso invece da tedeschi per avere ospitato una famiglia ebrea. Altri cattolici invece furono uccisi dai partigiani, sorte che toccò al quattordicenne Rolando Rivi(->)[24].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La guerra fratricida in Italia e il «grido di pace» del Papa: in La Civiltà Cattolica, 19 agosto 1922, pp. 361-365.
  2. ^ Montagnolo, Renato. Chiesa e fascismo: presupposti, articolazioni e sviluppi dei rapporti tra Chiesa e fascismo. Vol. 40. Soldiershop Publishing, 2016.
  3. ^ Drago, Ulisse. L'Azione cattolica italiana tra passato e presente. Gregoriana libreria editrice, 2008.
  4. ^ Sale, Giovanni. La Chiesa di Mussolini: i rapporti tra fascismo e religione. Rizzoli, 2011.
  5. ^ Beyens, Eugène-Napoléon. Quatre ans à Rome, 1921-1926: fin du pontificat de Benoît XV--Pie XI--les débuts du fascisme. Avec un portrait hor texte. Plon, 1934.
  6. ^ AAVV, La Resistenza italiana, Milano, Mondadori, 1975, p. 112.
  7. ^ Canavero, Alfredo. "I cattolici antifascisti italiani tra emigrazione ed esilio in interiore." Publications de l'École Française de Rome 146.1 (1991): 345-370.
  8. ^ Ugo Mancini, 1926-1939, l'Italia affonda, Formigine (MO), Infinito, 2015, ISBN 9788868610692.
  9. ^ Valerio Marchi, 'L'Italia' e la "Questione ebraica" negli anni Trenta., in Studi Storici, vol. 35, n. 3, 1994, pp. 811-849. URL consultato il 5 aprile 2021.
  10. ^ AAVV, Italia ventesimo secolo, Selezione dal Reader's Digest, 1985, ISBN 8870450503.
  11. ^ Giorgio Spini Italia di Mussolini e protestanti (a cura di Stefano Gagliano, introduzione di Guido Verucci) Claudiana 2007
  12. ^ AAVV, La Resistenza italiana, Milano, Mondadori, 1975, p. 114.
  13. ^ Vittorio E. Giuntella, Alcune riflessioni sopra la crisi tra la Santa Sede e il regime fascista nel 1931, in L'Église et l'État à l'époque contemporaine., Bruxelles, Presses de l’Université Saint-Louis, 1975, pp. 289-300, DOI:10.4000/books.pusl.9972.
  14. ^ Chiron, Yves. Storia della Chiesa. Vol. 10. Editoriale Jaca Book, 1995.
  15. ^ O'Brien, Albert C. "Italian Youth in Conflict: Catholic Action and Fascist Italy, 1929-1931." The Catholic Historical Review 68.4 (1982): 625-635.
  16. ^ AAVV, La Resistenza italiana, Milano, Mondadori, 1975, p. 113.
  17. ^ Testimonianza documentata da Mario Bendiscioli.
  18. ^ Scialoja, Vittorio. Studi giuridici: Diritto romano. 1933-34. Vol. 5. Anonima romana editoriale, 1932
  19. ^ De Grand, Alexander. "Il Papa non deve parlare: chiesa, fascismo e guerra d'Etiopia." (2011): 557-558.
  20. ^ Ḥasnāwī, Ḥabīb Wadāʿah. Le guerre coloniali del fascismo. Ed. Angelo Del Boca. Rome and Bari: Laterza, 1991.
  21. ^ Giovanni Miccoli, Santa Sede e Chiesa italiana di fronte alle leggi antiebraiche del 1938, in Studi storici, vol. 29, n. 4, 1988, pp. 821-902.
  22. ^ INEDITI. Razza: il Papa non tacque, su avvenire.it, 2 novembre 2009. URL consultato il 24 novembre 2021.
  23. ^ Fulvetti, Gianluca. "Di fronte all'estremo: don Aldo Mei, cattolici, chiese, resistenze." Di fronte all'estremo (2014): 1-245.
  24. ^ Pisanò, Giorgio, and Paolo Pisanò. "Il triangolo della morte." Mursia, Milano (1992): 24.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

  • Fascismo clericale

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]