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Margherita Spagnuolo Lobb[modifica | modifica wikitesto]

Margherita Spagnuolo Lobb (Nuoro, 26/01/1956), psicologa e psicoterapeuta della Gestalt.

Margherita Spagnuolo Lobb


Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Psicologa, psicoterapeuta, didatta internazionale di psicoterapia della Gestalt, dirige (dal 1979) la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia dell’Istituto di Gestalt HCC Italy, con sedi a Siracusa, Palermo e Milano (DD.MM. 9/5/94; 7/12/11; 28/10/08; 24/4/10). Full Member del New York Institute for Gestalt Therapy, past-President della Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia (FIAP), past-President e primo Socio Onorario della European Association for Gestalt Therapy (EAGT), past-President e Presidente Onorario della Società Italiana Psicoterapia Gestalt (SIPG). Dirige dal 1985 la rivista italiana Quaderni di Gestalt (FrancoAngeli) e nel 2007-09 ha diretto la rivista internazionale in lingua inglese Studies in Gestalt Therapy. Dialogical Bridges. Dal 1979 ad oggi ha contribuito all’evoluzione della teoria e del metodo della psicoterapia della Gestalt (PdG) basandosi sull’epistemologia che caratterizza il testo fondante scritto da Perls, Hefferline e Goodman nel 1951. Ha così prodotto dei saggi teorici e dei modelli clinici specifici.


Il pensiero teorico[modifica | modifica wikitesto]

Basandosi sull’insegnamento di Isadore From (1985; Müller, 1993; Spagnuolo Lobb, 1994), uno dei fondatori dell’approccio, suo maestro e psicoterapeuta, ha scritto una serie di saggi sulla teoria del sé (Spagnuolo Lobb, 2001a; 2001b; 2001c; 2005a; 2011, pp. 66-92) e sul rapporto psicoterapia e società (2011; 2004b; 2005c; 2012b), che sviluppano in particolare: 1) l’unitarietà del campo fenomenologico e la co-creazione del confine di contatto nella dinamica figura/sfondo; 2) l’evoluzione del concetto di aggressione dentale nella società contemporanea; 3) il riferimento ai valori estetici e alla creatività in psicoterapia. 1) L’anima fenomenologica della PdG si declina nel concetto del “confine di contatto che emerge in un campo”. Il confine di contatto è il luogo in cui si dispiega il sé, la figura condivisa che emerge dallo sfondo di possibilità in un dato campo fenomenologico. Il sé è concepito come un processo, una “funzione-contatto”, e si dispiega, “accade”, nel luogo in cui organismo e ambiente si incontrano, attraverso i sensi (Perls et al., 1951; Spagnuolo Lobb, 2001a; 2001b; 2001c; 2005a; 2011). L’impossibilità di uscire dal campo fenomenologico (o situazione) ci dà strumenti per operare pur restando nel limite imposto dall’esperienza “situazionata”. Ogni emozione provata dal paziente per il terapeuta non è solo un transfert di emozioni provate in relazioni precedenti, ma è anche una risposta specifica modulata appositamente per quel terapeuta, nel quadro di riferimento dello schema relazionale che il paziente intende modificare. È ciò che accade tra un dato terapeuta e un dato paziente che costituisce la cura, una delle tante possibili esperienze di cura. Così, quando un paziente dice al terapeuta: “Stanotte ero agitato e non ho dormito”, non gli sta solo comunicando un vissuto interiore, ma sta anche creando una figura dallo sfondo della relazione con lui in quanto terapeuta. La tensione che porta a questa figura potrebbe riguardare un’ansia sulla seduta precedente, o su quella che sta per iniziare; potrebbe per esempio volergli dire: “La seduta scorsa è accaduto qualcosa che mi ha messo in ansia. Spero che oggi ti rendi conto dell’effetto che ha avuto su di me e che sei in grado di proteggermi meglio.” La risposta del terapeuta sarà determinante per l’andamento della terapia. Questa prospettiva sulla co-creazione dell’esperienza di contatto (Spagnuolo Lobb, 2003a; 2003b; 2006; 2007d; 2009a; Stern, 2001; Stern et al., 2003) tra terapeuta e paziente, consente di uscire dall’ottica intrapsichica – e analitica – e di ottenere un’esperienza contestuale di cambiamento basata sulla regolazione reciproca di ritmi e percezioni dell’altro (una danza), come le neuroscienze e le teorie intersoggettive mettono in evidenza. 2) Il sentimento di aggressività, la forza positiva di sopravvivenza che F. Perls (1942) indicò come ciò che la società aveva bisogno di riconoscere per sostenere il potere creativo di ogni individuo e risolvere il problema dei conflitti, oggi va ripensato, secondo Spagnuolo Lobb (2007a; 2008a; 2011, pp. 130-146), alla luce della mancanza di ground nell’esperienza di contatto, da cui la società è caratterizzata. Pertanto, oggi l’identificarsi o l’alienarsi da parti dell’ambiente (la capacità deliberativa che definisce la funzione-io) ha difficoltà a emergere chiaramente dallo sfondo esperienziale, che risulta confuso o disturbato (Spagnuolo Lobb, 2004; 2007a). È difficile oggi parlare di aggressività in termini positivi. Per Spagnuolo Lobb (2011, pp. 130-146), il problema clinico può risolversi, in PdG, non più sostenendo l’aggressività nel contatto, bensì sostenendo il senso di radicamento nella relazione, affinché il sentimento di aggressività possa trovare uno sfondo esperienziale solido per orientarsi nel contatto. La relazione terapeutica oggi deve fornire non tanto il coraggio di rompere regole autoritarie precostituite, quanto il senso di sicurezza che proviene dal sentirsi radicati nel contatto con l’altro, grazie ad un processo di risensibilizzazione del confine di contatto. Questo consente una chiara percezione della figura e una differenziazione del sé, come pure una co-creazione consapevole sostenuta dalla curiosità verso l’altro (Spagnuolo Lobb, 2007c). La psicoterapia della Gestalt, per essere ermeneuticamente coerente, deve oggi sostenere non tanto il senso di autonomia da legami soffocanti, quanto – al contrario – il senso di radicamento e la risensibilizzazione corporea nell’essere in contatto, deve sostenere un essere consapevolmente in contatto con l’altro significativo. Infine, Spagnuolo Lobb (1991b; 2011, pp. 246-268; et al., 2010; et al., 2008) ha applicato il concetto di aggressione dentale ai processi formativi, e alla formazione in psicoterapia in particolare, fornendo una fondamentale chiave di lettura per i processi di gruppo in contesti formativi. 3) Il riferimento gestaltico alla concretezza dei sensi, che Spagnuolo Lobb sviluppa nel proprio metodo, ha due conseguenze importanti. Una è la focalizzazione sul now-for-next (Spagnuolo Lobb, 2011), sull’intenzionalità di contatto implicita in ogni comportamento (anziché sul qui-e-ora). Per es., un paziente ci dice: “Non riesco più a fidarmi di te”. Oltre a capire quale schema relazionale sta trasferendo nel qui-e-ora della nostra relazione, ci interessa orientarci su quale intenzionalità di contatto vorrebbe portare a termine con noi (per esempio: “Vorrei che ti accorgessi di quello che faccio per raggiungerti”). L’altra conseguenza è il guardare alle situazioni da un punto di vista estetico. Il sintomo è un’opera d’arte (Polster E., Polster M., 1973) da cui ci lasciamo ispirare. Nello stesso esempio citato sopra, un rossore del paziente accompagnato da uno sguardo arrabbiato, per es., ci attrae e ci da la gestalt del movimento che il paziente fa verso di noi. La sanità è per Spagnuolo Lobb vitalità spontanea, mentre la nevrosi è la desensibilizzazione del confine di contatto, l’addormentamento dei sensi che ci rende annoiati e noiosi. La nevrosi è la conseguenza della mancanza di luce amorosa proiettata dall’altro significativo (Spagnuolo Lobb, 2008b; 2009c; 2011, pp. 147-161). Ispirandosi ad Erving Polster (1987), e mantenendo il riferimento ermeneutico al concetto di “novità, eccitazione e crescita” del testo fondante (Perls et al., 1951), Spagnuolo Lobb definisce l’atteggiamento di cura del terapeuta come un faro amoroso indirizzato verso il movimento interrotto del paziente: l’interesse, la curiosità del terapeuta (intesa nel senso della comunicazione relazionale implicita di Stern et al., 2003) verso quel fascino occultato rivitalizza la capacità del paziente di essere interessato/interessante (Spagnuolo Lobb, 2008b; 2009c). Il paziente potrà così risvegliare – attraverso il guardarsi in questa luce – il senso della propria bellezza, che implica la spontaneità dell’esserci (Spagnuolo Lobb, 2003b). Lo scopo della psicoterapia non è la “maturità”, né la sublimazione, o altri criteri esterni all’esperienza, bensì la “luce condivisa” della figura emergente al confine di contatto. Da questo sfondo evolutivo concettuale Spagnuolo Lobb ha maturato un’idea della creatività nella vita e in psicoterapia (Mahoney et al., 2007). La psicoterapia deve riportare gli esseri umani non all’assuefazione ma alla vitalità, alla capacità di assimilare le novità con spontaneità. Ha chiamato questo concetto “il now-for-next in psicoterapia” (Spagnuolo Lobb, 2011): si tratta di riconoscere nel disagio di ciascun paziente quella tensione-verso, quel passo verso il futuro che il paziente ha bloccato per adattarsi creativamente alle situazioni difficili. Lo sguardo del terapeuta si indirizza verso ciò che funziona nella persona e verso i suoi sforzi per portare a compimento le intenzionalità di contatto. Questo implica il considerare la psicopatologia come un adattamento creativo e superare la mentalità dicotomica (Perls et al., 1951; Spagnuolo Lobb, 2004, 2005a; 2005b) che distingue comportamenti maturi, giusti, e comportamenti sbagliati, o immaturi. I termini “sano”, “maturo”, o “patologico”, “immaturo” fanno tutti riferimento ad una norma esterna all’esperienza della persona, posta da chi non è immerso nella situazione. Occorre invece considerare l’intenzionalità di un comportamento, ossia il contatto che lo anima e lo motiva. Allora il disagio è dato non dal fare cose “sbagliate”, ma dalla mancanza di spontaneità nel fare contatto, dal limitare la pienezza del proprio esserci nel contatto, quindi dal fare contatto con ansia. L’ansia in PdG è definita come eccitazione senza il sostegno dell’ossigeno: scopo della psicoterapia è dare sostegno all’eccitazione in modo da ripristinare la spontaneità dell’esserci nel contatto. La PdG agisce sostenendo la resilienza già presente nell’essere-in-relazione. La difesa, che in prospettiva psicodinamica è stata tradizionalmente considerata come un ostacolo, nell’approccio gestaltico è vista come una capacità basata su un processo da sostenere. La diagnosi gestaltica focalizza la modalità di contatto con cui la persona evita l’ansia dell’eccitazione del contatto, e consente di individuare il tipo di contatto su cui si giocherà la relazione terapeutica (Spagnuolo Lobb, 2011, pp. 83-86 e 117-129).

Modelli clinici specifici[modifica | modifica wikitesto]

Su questa base epistemologica, Spagnuolo Lobb ha elaborato alcuni modelli specifici. 1- Il modello di psicoterapia di coppia (Spagnuolo Lobb, 2007c; 2008c; 2008d; 2011, pp. 162-184). Risponde alla domanda: come sostenere i partners ad essere più presenti al confine di contatto con l’altro, per percepirne le intenzionalità di contatto, al di là delle antiche paure che il comportamento dell’altro elicita? Il modello considera alcune dimensioni esperienziali del funzionamento della coppia, che vanno dal riconoscersi nella reciproca diversità, al rivelarsi all’altro nella propria vulnerabilità affettiva, fidandosi di “sentirsi a casa in terra straniera”. 2- Il modello di psicoterapia della famiglia (Spagnuolo Lobb, 2009a; 2011, pp. 186-223). Il disagio familiare è legato a desensibilizzazioni del confine di contatto, per cui i membri della famiglia omettono di esplicitare intenzionalità importanti, per adattamento creativo. Il modello è una guida per sostenere la resilienza della famiglia, partendo dalla diagnosi fenomenologica delle modalità di contatto dei membri, dalla musica che essi realizzano adattando (reprimendo e nello stesso tempo mantenendo) le loro intenzionalità di contatto nelle situazioni difficili. 3- Il modello della genitorialità (Spagnuolo Lobb, 2000; 2002c; 2004a). Dopo un’analisi del ruolo genitoriale nella società post-moderna, distingue sei fasi evolutive, e in ognuna di esse le intenzionalità del campo fenomenologico e la sfida evolutiva per i genitori. Riferendosi ai valori estetici gestaltici, il modello è un sostegno per vedere “la bellezza” nei figli. 4- Il modello di psicoprofilassi al parto per coppie “Il parto come rinascita relazionale” (Spagnuolo Lobb, 1988; 1989; 1991; con Fancello, 2010). Il partorire include in sé capacità relazionali nuove, che possono essere applicate sia alla relazione di coppia che alla relazione con i figli. Il modello distingue sette dimensioni relazionali insite nel partorire, e le esplora nelle unità di apprendimento del training di psicoprofilassi al parto per coppie. Il modello è stato convalidato da una ricerca. Gli operatori formati in questo modello sono inseriti in un apposito Registro dell’Istituto di Gestalt HCC Italy (www.repag.it). 5- Il modello per lo stress psicofisico (Mirone, 2009). Le modalità processuali con cui affrontiamo le emergenze possono essere sostenute e migliorate attraverso determinati processi di contatto: la capacità di contenere forti eccitazioni senza “spezzarsi”, per es., oppure la capacità di “confluire”, di lasciarsi invadere e attraversare dal dolore senza perdere la capacità di ritrovarsi. Queste ed altre dimensioni entrano in gioco quando si attraversa una esperienza stressante (gravi malattie fisiche, abusi, traumi, ecc.). Il modello è un’applicazione del modello di psicoprofilassi al parto di cui al punto 4, e rappresenta un approccio processuale di sostegno alla resilienza. 6- Il modello comunitario per strutture psichiatriche (Spagnuolo Lobb, 1997; 2001d; 2002a; 2002b; 2003a; 2005b; 2007d; con Francesetti, 2013). In che senso si può parlare di adattamento creativo nella psicosi? Si tratta di un tentativo di risolvere un problema del campo che non è mai andato a buon fine, né è stato mai interrotto, e che non ha mai rivelato la sua intenzionalità più profonda all’interno della relazione a cui si riferisce. Questo modello parte da una descrizione dell’esperienza psicotica, che consente una diagnosi fenomenologica; quindi applica l’ermeneutica gestaltica al trattamento dei disturbi gravi (sia nel setting privato che istituzionale), distinguendo obiettivi evolutivi che consentono di costruire il ground di sicurezze scontate necessario alla differenziazione di sé. Spagnuolo Lobb ha inoltre approfondito lo studio e il trattamento di disturbi relazionali specifici del nostro tempo, come gli attacchi di panico (Spagnuolo Lobb, 2005c) e il disturbo borderline (Spagnuolo Lobb, 2013). 7- Il modello di consulenza aziendale e di intervento sui gruppi (Bloom et al., 2008; Spagnuolo Lobb, 2011, pp. 224-244; 2012 a; 2012b; 2012c). Il disagio del gruppo o dell’individuo nel gruppo è inteso come una desensibilizzazione del confine di contatto. Le funzioni di contatto del gruppo, rilevabili nel qui-e-ora, sono: la leadership liberamente fluttuante, la presenza dei membri al confine di contatto, la capacità di tollerare le novità. Spostando l’attenzione sul piano diacronico, l’evoluzione del gruppo raccoglie la storia delle intenzionalità di contatto dei suoi membri: quanto sono state riconosciute dal leader e dagli altri membri? Il modello di lavoro gestaltico sui gruppi descritto da Spagnuolo Lobb è stato applicato ai gruppi di formazione (Spagnuolo Lobb, 2011, pp. 246-268), e costituisce la base per l’originale modello di consulenza aziendale (Spagnuolo Lobb, 2012b) che consente di prevenire e di risolvere situazioni di stress nei gruppi di lavoro.

Bibliografia [modifica | modifica wikitesto]

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