Utente:Lunilaul/Sandbox1

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==GLI ARTEFICI PRINCIPALI DEL BOSCO (dal ricordo dell’alpino Giulio Salvadoretti ) Mario Altarui Fu l’ideatore, il sostenitore per eccellenza ed il custode del Bosco delle Penne Mozze. Uomo di fede, egli amava la sua terra e aveva profondo rispetto per la sua Patria e per i fratelli Caduti per la sua libertà. Nel 1978, egli volle costituire l’associazione “Penne Mozze” , con lo scopo di “”rivivere gli Alpini Caduti in tutte le guerre” Lui e la moglie Antonia, in occasione delle nozze d’argento, donarono al Bosco, tramite l’As.Pe.M., una “Madonna delle Penne Mozze”, opera in bronzo dell’artista Marcello Cagnato, in seguito benedetta dal Vescovo Mons. Antonio Cunial, cappellano militare di un reparto Alpino, durante la seconda guerra mondiale. L’opera è situata in uno dei luoghi più suggestivi del Memoriale. Il signor Alturi ebbe una vita molti intensa, caratterizzata sempre dalla sua attenzione alla Penna Nera, che portò, anche durante la sua lunga malattia, ad una profonda ricerca storica sulle Truppe Alpine e sulla citta di Treviso, colpita dalla guerra. Scrittore brillante, produsse molte opere letterarie, di cui ne citiamo alcune: Penne Nere Trevigiane nella guerra ’15-‘18 Storia del 6°Rgt. Alpini, del 7° e del 3° Artiglieria da Montagna Treviso nel fuoco Treviso nella Resistenza Treviso Combattente Treviso Postbellica Uno e Centomila Fratel Francesco E’ considerato il padre di almeno cinque periodici: “Famejia Alpina” della sezione A.N.A di Treviso; “Fiamme Verdi” alla sezione di Conegliano e “Penne Mozze”. Egli non ebbe figli e considerava tutti gli Alpini Caduti come suoi figli, per questo egli volle con tutto il cuore il Bosco. Scrisse anche la ”Preghiera dei Caduti in tutte le guerre” e la canzone delle Penne Mozze con Salvadoretti, armonizzata in seguito da Efrem Casagrande.

Marcello De Rosso, Sindaco di Cison di Valmarino dal 1964 fino al 1975 Nacque a Moriago della Battaglia il 2 gennaio 1901. Lavorò a Vittorio Veneto e a Follina presso il Lanificio Paoletti, dove si è sempre dimostrato persona disponibile e volenterosa. Eletto sindaco di Cison dal 1964 e riconfermato fino al 1975, onorò il suo compito con dedizione assoluta. Sin dalla fase iniziale della creazione del Bosco, egli si dimostrò entusiasta dell’idea, sia perché contribuiva a dare dignità al ruolo degli alpini, ma anche perché il Bosco avrebbe rappresentato un richiamo di molte persone e gruppi interessati al Memoriale. Si attivò quindi per trovare i fondi necessari alla creazione del Bosco e a tutti gli aspetti organizzativi che ne conseguivano. Sin dall’inizio, egli fece parte del gruppo promotore del Bosco. Nel 1975 egli ricevette il “Segno di Riconoscenza” dal comitato del Bosco delle Penne Mozze per i meriti acquisiti. Questo non fu il punto di arrivo del suo contributo, ma anzi egli successivamente si recò a Treviso , non senza difficoltà, è definì con Mario Altarui la denominazione del piazzale antistante l’accesso al Bosco donato dal Comune, che propose di chiamare “Piazzale degli Alpini”. Il signor De Rosso morì improvvisamente il 24 novembre 1975, ma la sua proposta trovò attuazione , ed il nome viene ricordato nell’acciaio di ingresso del Bosco.

Marino Dal Moro Nacque il 2 febbraio 1942 in una famiglia che non poté offrigli molto dal punto di vista materiale, ma che gli diede tanto affetto ed amore. Marino era un bambino intelligente e talentuoso, oltre che molto buono, caratteristiche che manterrà nel tempo. Il bambino dimostrava una grande intelligenza e a scuola emergeva per le sue doti e capacità. La famiglia era fiera di lui, ma allo stesso tempo non aveva le possibilità per pagare le tasse scolastiche e non poteva permettersi un mezzo di trasporto per il figlio. Alla fine, venne trovata una bici usata , bici che venne poi chiamata “Il cammello”, in quanto Marino riuscì ad arrivare alla sella solo in terza media. Marino si divideva fra scuola, studio a casa nelle prime ore del mattino e lavoro per aiutare i genitori a contribuire al suo mantenimento scolastico. In questo modo egli riuscì a superare la terza media e la sua vita fu caratterizzata da sacrifico ed impegno, anche nel momento della malattia del padre, periodo in cui dovette mandare avanti i lavori della terra e della stalla, in quanto la madre si occupò dell’assistenza al marito. Marino riuscì a superare la maturità, anche se già precedentemente aveva trovato lavoro presso la Banca Popolare Piva di Farra di Soligo. Nel frattempo morì il padre, ed egli rimase l’unico riferimento per la madre. Benvoluto ed amato da tutti, ottenne presto degli avanzamenti di carriera. Dal ’63 al ’65 completò il servizio militare come semplice Alpino. Inquadrato nell’8°Reg.Alpini, Divisione Julia con CAR all’Aquila e corso Marconisti a San Giorgio a Cremano, venne aggregato alla Compagnia a Comando a Chiusaforte. Nel corso del servizio militare, per il suo carattere mite e buono, intesse molti legame di amicizia che sarebbero durati per anni. Dopo il congedo, si concentrò sul lavoro e diventò direttore dell’area amministrativa dell’Istituto presso il quale svolgeva la sua attività , a soli 47 anni. Si iscrisse all’A.N.A. con l’orgoglio di avere servito la Patria e di portare la penna nera. Nel poco tempo libero, si dedicò all’edicola in Valle S.Daniele a ricordo di tutti i morti in montagna ed in particolare agli Alpini del Comune Caduti o Dispersi ovunque. Nel 1970 divenne presidente del gruppo A.N.A. di Cison. Conosciuto il prof Altarui, contribuì con lui alla nascita e alla realizzazione del Bosco delle Penne Mozze. Il Bosco ha rappresentato per lui un luogo sacro ed importante di cui era geloso ed orgoglioso. La domenica mattina si recava presso il Memoriale e contribuiva con la mente e con il braccio a prendersi cura di esso. Divenne , dopo la dipartita di Mario Altarui, presidente del Comitato del Bosco. Marino se ne andò improvvisamente il 31 luglio 1993, nel giorno del compleanno dell’amata moglie.

Virgilio Floriani Nacque il 29 giugno 1906 a Cison Di Valmarino da una famiglia di contadini un tempo benestante, ma dalla quale egli ereditò “appena il necessario per campare con decoro” . Venne sempre posta attenzione al risparmio , pur dimostrano con dignità limmagine di piccoli possidenti. La vita del giovane era scandita con i ritmi della stagione e della vita religiosa, iniziavano all’alba e finivano al tramonto, mentre alla sera gli adulti andavano a far “filò”. Il padre seguì i ragazzo nel suo percorso scolastico che, grazie alla sua intelligenza, lo portò alla laurea in ingegneria nel 1929 al Politecnico di Torino. Il suo primo lavoro fu alla Società di Radiodiffusione di Torino con lo stipendio di 500 lire al mese e poiché la mansione non era coerente con il suo percorso di studi, egli si sentiva svilito e demotivato anche se con la consapevolezza che avere un’occupazione in quegli anni non era semplice. La decade degli anni ’30 rappresentò per lui un momento buio e triste : il lavoro non gli piaceva, la lontananza da casa si faceva sentire, aveva molta fame. Tentò un concorso presso l’Azienda dei Telefoni di stato a Roma, ma ancora prima di averlo superato, nel dicembre del 1934 si licenziò, compiendo quello che lui definì un vero atto di coraggio. Rientrò con molta delusione a Cison e diede al padre la liquidazione del lavoro, pari a 3200 lire. Successivamente, superò un colloquio presso la “Safar”, fabbrica di apparecchi radio a Milano e iniziò il suo nuovo lavoro con un stipendio di 1000 lire al mese. Si trasferì così a Milano e , anche se gli mancavano i suoi affetti, iniziò a sentirsi soddisfatto. Le difficoltà non mancavano, egli dovette stare molto attento al denaro, che doveva dare al padre come pagamento per le spese per i suoi studi. Dal punto di vista professionale, iniziò a progettare apparecchi di telefonia mobile, il cui brevetto fu acquistato dalla Stipel(società telefonica)e così iniziò il suo ingresso nella vita economica. Nel 1946 costituì la Telettra” che diventerà negli anni successivi un punto di riferimento per la telefonia in ambito nazionale. Successivamente, la ditta ebbe successo anche nel mondo, raggiungendo una notevole dimensione con circa 10.000 dipendenti. Nel 1976 egli cedette la ditta alla F.I.A.T. e la Telettra prese il nome di Alcatel Lucent. Lasciò la vita imprenditoriale e si dedicò alla sua vita personale sempre sostenuto dalla sua cara moglie. Il lutto per la morte del fratello lo fece riflettere sull’importanza di dedicare del tempo alla ricerca su tematiche importanti, come studi e ricerche scientifiche applicate alle cure palliative, con l’obiettivo di fornire delle cure adeguate ai malati terminali. Per questo egli fondò’ nel 1977 la fondazione Floriani. L’imprenditore Floriani morì a Milano nel 2000 all’età di 94 anni. Non dimenticò mai la sua terra d’origine e le sue radici. Infatti, egli sostenne il lavoro del Bosco e offrì i mezzi necessari per la sua realizzazione.

Simon Benetton Nacque il 24 ottobre 1933 a Treviso. Frequentò i corsi liberi dell’Accademia delle Belle Arti a Venezia, per poi continuare individualmente la sua ricerca nell’arte. Il suo percorso di formazione riguardò il figurativo, la vibrazione plastica nello spazio, il modulo come simbolo dell’impulso alla dinamica spaziale, la piastra, la macrostruttura come espressione della conquista dell’uomo moderno. Negli ultimi studi, la scultura ritornò protagonista, come simbolo-nello spazio-di libertà e di progresso che portò al connubio ferro e cristallo. Dal 1975 partecipò a diverse biennali d’arte in tutto il mondo e le sue opere sono esposte in oltre 40 musei di rilevanza internazionale e in mostre temporanee, collettive e personali, organizzate in spazi pubblici a cura di Enti e Città italiane e straniere. Presente anche in molte collezioni internazionali, piazze e Giardini urbani, musei pubblici e privati. Il catalogo generale delle opere di “Simon Benetton” è edito da Giorgio Mondadori. Dal dicembre 2014 a Valdobbiadene preso il “palazzo Simon Benetton” è esposta in permanenza l’opera grafica e scultorea del periodo che va dal 1950 al 2014. Al suo lavoro si sono interessati critici e storici dell’arte e le sue opere sono state oggetto di documentari e film trasmessi in emittenti televisive italiane e straniere. Nel 1970 il prof. Altarui gli diede l’incarico di progettare il complesso monumentale delle Penne Mozze: esso venne concepito da Benetton come uno spazio vivibile che si estendeva nella vallata di Cison ai piedi delle montagne e rendeva possibile creare dei percorsi e degli spazi dive collocare le oltre quasi tremila stele in ferro forgiato, simboli degli Alpni Caduti o Dispersi. Nel grande piazzale si trova il Monumento principale “Tre Penne Mozze”, ricavate dal ferro massiccio modellato a caldo. Vi sono poi altri stemmi scultorei delle Divisioni Alpine. Al lato dei sentieri creati nel Bosco vi sono altri monumenti simbolici che ricordano le varie associazioni.

Ogni stele ha una piastra tagliata con la fiamma ossidrica che permette di creare un taglio segmentato e  nella parte centrale si trova una croce modellata a caldo con notevole forza.

La stele vuole rappresentare spitìrito di pace nel mondo. La realizzazione dell’intero complesso richiese molti anni di lavoro e grazie all’unione fra l’A.N.A. e le famiglie degli Alpini Caduti o Dispersi, opera,per la quale si deve molto a Simon Benetton, è mantenuta in perfette condizioni.

Francesco Jelmoni Laureato in scienze agrarie ed in Scienze forestali, operò dal 1943 nell’Amministrazione forestale dello Stato. All’epoca della creazione del Bosco egli era a capo dell’Ispettorato Ripartimentale delle foreste di Treviso e Venezia. Egli dimostrò il suo apprezzamento per l’iniziativa.





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