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Giovanni Marracci(1637-1704)è stato un pittore e disegnatore del Seicento.

Giovanni Marracci nasce a Torcigliano di Camaiore (Lucca) il 1 ottobre 1637. I suoi fratelli, Francesco e Lodovico seguirono il loro cammino in ambito religioso nella Congregazione dei Chierici della Madre di Dio, dove si resero molto celebri, Antonio, fu Canonico della Collegiata del SS. Giovanni e infine il più giovane, Ippolito, che si dedicò alla pittura e divenne famoso grazie al suo ingegno nella Prospettiva. Il Marracci, seguì insieme ai suoi fratelli le Scuole di grammatica e appena si ebbe certezza del suo estro per le belle arti, venne mandato nella bottega dei Maestri più facoltosi in Patria, Paolo Biancucci e Pietro Paolini. Il giovane ebbe la possibilità di andare a Roma all’età di 15 anni, un’occasione veramente unica poiché si formarono artisti valenti nell’arte, come la pittura e la scultura. Anche se la data non è certa, si sposò con Maria Talini , da cui ebbe due figli che morirono in età prematura.

La Formazione a Roma (1652-1662)

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La formazione vera e propria del Marracci inizia a Roma nella scuola di Pietro da Cortona (noto come Pietro Berrettini) grazie all’aiuto del cardinale Bonvisi e a suo nipote, l’abate Francesco, suoi compaesani e futuri acquirenti. L’arte e la cultura in questo periodo vennero favoriti nel 1655, dal Papa Fabio Chigi, conosciuto come Alessandro VII, coincidendo con la piena maturazione artistica di pittori come Cortona e Bernini, molto legati al pontefice. Il Papa essendo di origini toscane favorì gli artisti della sua stessa provenienza, come ad esempio Cortona. L’arrivo del giovane a Roma coincide con la nascita da parte del Berrettini di una scuola completamente nuova, nella quale facevano parte artisti provenienti da ogni dove, indirizzati alla conoscenza di tecniche e formule idealizzate proprio dal maestro. Un luogo particolarmente importante per l' educazione artistica di Giovanni Marracci fu San’Andrea della Valle, che racchiude le tendenze del barocco e del classicismo.

La formazione pratica del giovane, si suppone sia iniziata all’ interno dello studio del maestro, con esercizi della pittura a olio e del disegno. La maturazione artistica di Giovanni, venne accompagnata dalla presenza di Ciro Ferri, tre anni più grande, che col suo carattere mite non solo veniva apprezzato dal maestro, ma anche dagli altri pittori che avevano iniziato da poco il tirocinio. Una testimonianza sull’ educazione dei giovani seguiti da Cortona ci viene data da Pascoli con la biografia di Lazzaro Baldi, entrato nella bottega di Cortona un po' prima del Marracci. Il metodo consisteva nel far dipingere all’ allievo quadri di storia di piccole dimensioni, che poi il maestro portava a termine. Il risultato che andava a beneficio del maestro, consisteva nel crearsi un alter ego e di far fronte alle numerose committenze di natura meno impegnativa. Anche se i committenti erano comunque a conoscenza che i dipinti erano realizzati da più pittori, non contava, purchè la firma fosse quella del maestro Cortona.

Questo modus operandi fa presupporre che il Marracci lavorò su produzioni di piccolo formato dei maestri più anziani, destinati a commissioni poco impegnative. Altre partecipazioni del Marracci, anche se non testimoniate, si trovano nella galleria di palazzo Pamphili, gli affreschi di S. Maria in Vallicella e i i mosaici della basilica di S. Pietro.

Nel 1661 il Marracci lascia Roma, dove non ha mai lavorato in maniera autonoma, a causa della morte del padre avvenuta nel 1662 e per occuparsi degli affari di famiglia, nonostante fosse pronto ad afferrare opportunità che la città gli offriva artisticamente, abbandonando anche il maestro Cortona e non riuscendo nemmeno a favorire del periodo artistico favorito di Papa Alessandro VII, che durò per tutto il suo pontificato.

Ritorno in patria

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Tornato in Patria il Marraccisi inserì nella nuova scena lucchese come divulgatore del cortonismo, con una sfumatura del barocco lucchese. I suoi dipinti si orientarono nel mondo ecclesiastico e laico, e tutt'ora sono presenti nelle chiese e nelle case delle famiglie nobili.

Morì nel 1704 a Lucca, si pensa per cause di salute che lo costrinsero a letto, ma anche per l'opera de la Gloria di Sant'Ignazio, infatti, secondo la testimonianza del Bernardi riportato dal Cianelli, il Marracci si rese conto delle figure che le erano uscite più piccole per quanto aveva predisposto e questo lo fece deperire prima.

Riconoscimenti

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I dipinti del Marracci, non riscuoteranno un gran successo nei critici moderni del suo secolo, ma verranno presi in considerazione solo recentemente, nel 1999, da Roberto Contini, che lo considerò anche come un disegnatore qualificato.

Nel 1998, venne fatta dal Comune di Camaiore, una mostra dedicata al Marracci, percepita come seguito della mostra di Lucca nel 1994 nei Musei Nazionali. La mostra venne presentata nella scuderia dei Borbone, e inizia con la rappresentazione dei quadri del Marracci che per l'occasione furono restaurati dalla Sopraintendenza.

Predica di San Paolino vescovo in Lucca e distruzione degli idoli Budapest, Szépmuvészeti Mùzeum

Nella mostra venne esibita l'opera la predicazione di San Paolino e la distruzione degli idoli, grazie al Szépmuvészeti Muzeum di Budapest. Il primo riferimento a questo quadro viene fatta da Cianelli nell'ottocento, che lo considerava nella raccolta del Buonvisi, insieme al suo pendant il Martirio di San Paolino. Nel corso del tempo vennero dispersi, e solo la predicazione di San Paolino e la distruzione degli idoli, si ritrovò in una collezione privata a Budapest, verso gli anni Ottanta e comperato inseguito dal Szépmuvészeti Muzeum. Anche se il committente e il luogo sono ancora ignoti, si pensa che i due dipinti fossero realizzati per il coro della chiesa, come il Miracolo e il Martirio rappresentando sempre San Paolino e eseguito da Filippo Gherardi nella chiesa di San Paolino di Lucca.

Il Marracci si può considerare uno dei pittori più insigni del suo secolo. Caratteristiche molto apprezzate nelle sue opere sono la perfezione del disegno, l’ingegno dell’invenzione la simmetria delle proporzioni, l’accordo dei colori e la correzione nei contorni che non risultano mai sfarzosi o bizzarri, ma piacevoli alla visione dello scrutatore. Si è sempre dedicato al Sacro senza mai sfociare nel Profano. Dopo essere rientrato in patria, le sue opere sono dipinti su tela, pale d’altare, destinate al territorio lucchese, nel territorio di Seravezza (Lu).

Madonna col Bambino e i Santi Lorenzo, Stefano, Vincenzo e Romano

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Proviene dall’oratorio di San Lorenzo a San Frediano e ora si trova nella medesima.

È stata data alle stampe nel 1984 ed è considerata la prima opera su tela dell’artista. Destinata da Elisa Baciocchi nel 1807, è una testimonianza dell’espressione “cortonesca” puro in terra lucchese, sia dell’abilità di disegnatore del Marracci. Secondo Annibale Caracci, finalmente Giovanni si rende autonomo e dipingerà con le sue mani.

Adorazione dei Pastori, affresco. Lucca, Chiesa di San Giusto.

Adorazione dei pastori

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Questa è una delle prime opere eseguite da G. Marracci al suo rientro da Roma, nel 1662 secondo quanto indicato da Cainelli. Il quadro dell’artista, viene inseguito incorniciato da una complessa decorazione in stucco eseguita da Giovanni Maria Padredio al seguito della restaurazione della chiesa avvenuto nel 1661 e 1662.

Il quadro venne definito nel 1834, da Michele Rodolfi negli Scritti d'arte e d'antichità, "buono per l’effetto e l’impasto dei colori" e stilisticamente “un impasto fra il Domenechino e il Cortonese”. Inseguito, all'inizio del Novecento, venne ripreso da Oreste Marracci che si espose a proposito dell'opera "troppo rovinato per giudicare i pregi tecnici dell'opera, corretto nel disegno e con toni caldi". Nonostante l’affresco non sia più riconoscibile, e l'orientamento dell'opera appare più che altro cortonesco a differenza di come citava Ridolfi. Fonti di ispirazione per la composizione dell’affresco possono essere quello eseguito dal Berrettini nella Villa Sacchetti Chigi a Castelfuano, grazie all’ambientazione contro una colonna, i due pastori e la Madonna che si trova alla sinistra del bambino, oppure anche nell’adorazione dei pastori realizzata dal Cortona per San Salvatore in Lauro.

Madonna col Bambino e i Santi Tela Seravezza, Chiesa dei Santi Lorenzo e Barbara

Madonna col Bambino e i Santi

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L’opera su tela della Madonna col Bambino e i Santi Pellegrino, Nicola di Bari, Raffaele, Antonio da Padova e Caterina d'Alessandria è la più antica del pittore, e la si riconosce dal fatto che era stata collocata nel secondo altare destro della famiglia Bonanimi nel 1670. Come nota Contini, lo stile del Marracci rispecchia quello del maestro Contini da poco venuto a mancare, e sono pochi gli accenni dell’arte lucchese. Secondo lo studioso, vi è anche una nota autobiografica nello sguardo di Jacopo (estrema sinistra della tela) che grazie alla corona si può identificare in San Pellegrino, chiamato così perchè rinunciò al trono paterno per dedicarsi al pellegrinaggio in oriente e in Italia. La Madonna e il Bambino sembrano riprendere la produzione del Maratta e riproposta più tardi dal Pescaglia. L’Arcangelo Raffaele, in compagnia del bambino con indosso una veste rosa e un manto verdastro, è forse stato di ispirazione grazie al modello scultoreo del San Matteo e l’Angelo consegnato pochi anni prima dal Fancelli.

Gloria di Sant'Ignazio Affresco Lucca, Chiesa dei Santi Giovanni e Reparata, Cappela di Sant'Ignazio

Gloria di Sant’Ignazio

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Quest’opera risulta essere l’ultima eseguita dal Marracci, in base a quello che disse Tommaso Bernardi e riportata da Cianelli nella biografia dell’artista. Nella cappella di Sant’Ignazio (Lucca), si può ammirare la cupola circondata da angeli musicanti e dalla personificazione delle Virtù teologali: la Fede, la Speranza, la Carità. Il fratello Ippolito contribuì poco, in quanto le linee flessuose, l’ondulazione dei contorni e la stesura del colore, contraddistinguono il lavoro di Giovanni Marracci. L’insieme degli elementi, come gli angeli intorno alla lanterna della cupola, assomiglia molto al trionfo della Trinità illustrato dal Berrettini nella cupola della Chiesa Nuova a Roma. Nell’ opera vi sono due fasce concentriche, una costituita dalle figure in primo piano con nuvole corpose, e l’altra dalla presenza degli angeli che circondano il lucernario. La parte intermedia risulta essere più sfumata per aumentare la profondità, ma queste portano solo ad appesantire la presenza delle schiere angeliche.

Dipinti dell'autore

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  • Giovanni Marracci e il cortonismo in Lucchesia
  • Enciclopedia Treccani