Utente:Jole gori/Sandbox

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TEST DI VALUTAZIONE DELLA MEMORIA A BREVE TERMINE

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Adriana De Filippis - Jole Gori


Test citato nel “Nuovo Manuale Di Logopedia” Adriana De Filippis – Edizione Centro Studi Erickson. Test citato nel “L’impianto Cocleare” Adriana De Filippis – Edizione Masson 1997; citato come strumento utilizzato nella fase pre- impianto insieme ad altri test di funzioni logopediche settoriali, allo scopo di individuare l’idoneità del soggetto all’impianto cocleare. Il Test di valutazione della Memoria a Breve Termine è nato nel 1993 dall’esigenza, maturata nella pratica clinica dai due autori, di creare uno strumento di indagine sulla funzione della Memoria, avendo verificato in modo sempre più evidente l’implicazione e il ruolo fondamentale della memoria in tutti gli apprendimenti e in un grande numero di patologie del linguaggio. La Memoria è una struttura multicomponenziale costituita da sistemi e sottosistemi che interagiscono e concorrono a svolgere questa complessa funzione: è necessario dunque creare le condizioni il più possibile favorevoli affinché le abilità deputate ad analizzare ed elaborare la traccia mnestica siano rafforzate se deficitarie e, se possibile, create, qualora siano assenti. Le attuali ricerche, i cui risultati derivano da verifiche sperimentali, fanno emergere la Memoria come un: “Processo di elaborazione delle afferenze percettive organizzato per livelli gerarchici integrati: essi formano una struttura sistemica complessa intimamente connessa al patrimonio cognitivo e affettivo del soggetto.” (Lurija) Grazie a Lurija prima, e ai Cognitivisti dopo, si è ormai consolidata la certezza che i processi mnestici siano implicati in tutte le elaborazioni cognitive: l’apprendimento di un dato, quindi la sua conoscenza, presume il coinvolgimento, spesso con attivazione contemporanea, di funzioni neuropsicologiche e neurologiche fondamentali come:

• Interesse

• Motivazione

• Percezione

• Attenzione

• Memoria

• Categorizzazione

• Generalizzazione di concetti

• Ragionamento

• Capacità logica

• Linguaggio

Assumendo tale approccio di tipo funzionale, per noi si è presentata l’esigenza di studiare, comprendere e valutare le proprietà di tale funzioni in rapporto alla modalità di percezione di attenzione e di memoria; abbiamo sentito inoltre l’urgenza di rendere sempre più efficienti le abilità correlate alla funzione mnestica, per offrire ad essa la possibilità di strutturare un archivio in cui i dati possano essere organizzati, codificati, conservati o fatti decadere. Per esempio:la capacità attentiva e la capacità di mantenere la concentrazione sono strettamente correlate alla percezione e alla memoria perché se l’input non è percepito in maniera corretta, sarà analizzato e codificato impropriamente: sfuggirà parzialmente all’attenzione e alla concentrazione che in tal modo non potranno mantenersi attive per il tempo adeguato alla necessità. L’efficienza dell’archivio dei dati è a sua volta condizionata dall’intervento di un altro processo: quello responsabile del richiamo delle informazioni. Le operazioni attinenti al richiamo, insieme a tutte le altre operazioni cognitive, costituiscono un complesso di elaborazioni che devono integrarsi e fare affidamento su archivi di capienza ed efficienza limitate: detti archivi sono strutturati in modo tale da poter raccogliere dati provvisori, risultati di una certa elaborazione che vengono prontamente reimpiegate nelle operazioni successive. Dunque la MBT e l’apprendimento sono aspetti congiunti e inscindibili dello stesso processo. Abbiamo indagato sulla MBT poiché essa è implicata nei processi linguistici e cognitivi quali l’apprendimento del linguaggio, della lettura, della scrittura e in tutte le competenze comunicative. La MBT è “un sistema a capacità limitata a poche informazioni: il magico numero 7 più o meno 2.” (Miller) Mitch e Baddeley (1974) hanno studiato ampiamente il magazzino della MBT chiamandolo “working memory” riferendosi a quegli ambiti del sistema di memoria utilizzati per trattenere temporaneamente l’informazione ed operare su di essa al fine di compiere una ampia gamma di operazioni mentali.

Finalità del test La finalità che si propone questo test è quella di avere una verificabilità scientifica, attraverso la metodologia sperimentale che consenta di identificare il livello dei deficit emersi e in base ad esso stendere un protocollo terapeutico personalizzato: individualizzando il metodo applicativo con una modalità flessibile, proponendo mezzi e strategie mirate a rafforzare gli ambiti carenti della funzione mnestica. Il test è svincolato dalla rigidità presente nei tests di laboratorio i quali, come si è osservato più volte, non sempre sono efficaci ai fini riabilitativi. Il carattere pragmatico del nostro test si propone infatti di osservare la capacità della MBT del bambino, valutarne i limiti e le potenzialità infine strutturare il programma riabilitativo specifico per quel soggetto. Si individuano perciò tre stadi:

- in primo luogo si identifica l’abilità che si deve rinforzare o, se assente, strutturare;

- successivamente si stabilisce il livello di base della prestazione attraverso la valutazione;

- infine si programma la fase in cui si combinino la terapia e la simultanea valutazione della sua efficacia.

Di fronte ad un bambino con difficoltà di apprendimento occorre porsi un obiettivo preciso da raggiungere e non proporre genericamente di “ migliorare la memoria”. Puntualizzare un obiettivo preciso significa per esempio potenziare la capacità di memorizzare immagini e localizzazioni spaziali, oppure potenziare la capacità attentiva su strategie e tecniche mnemoniche specifiche per conseguire risultati nell’iter riabilitativo. E’ importante stabilire il livello della prestazione: in tal modo si può valutare se il bambino sia effettivamente migliorato in seguito alla terapia valutando longitudinalmente le sue prestazioni. Il terapista dovrà accertare quali siano le specifiche caratteristiche del deficit e soprattutto dovrà comprendere se l’elemento patogeno abbia, e in che modo, coinvolto diversi livelli delle funzioni cognitive; il terapista deve perciò indagare in tutto il contesto neurofisiopsicologico, non essendo la memoria una funzione dissociabile. (Mazzucchi, 1990) La valutazione del terapista indaga quindi non soltanto sulle funzioni deficitarie, ma anche su quelle efficienti perché con esse sarà possibile vicariare impostando il trattamento riabilitativo. Il programma terapeutico può prevedere l’utilizzo di strategie mnemoniche che devono essere insegnate, ricordate e interiorizzate. Tali tecniche mnemoniche permettono al bambino di identificare gli elementi significativi da trattenere in memoria, lo abituano ad essere cosciente della sua capacità mnestica, lo rendono consapevole della sua abilità nel “manipolare” il dati da apprendere: egli diviene in tal modo soggetto attivo della sua capacità di “metamemoria”. Affinché tutto il programma possa essere attuato, non possiamo prescindere dall’esame globale del linguaggio quale strumento indispensabile per la diagnosi e l’inquadramento del disturbo linguistico – comunicativo di soggetti in età evolutiva. Tale indagine è indispensabile per valutare le capacità di base comunicativa e di apprendimento e per stabilire se fra gli stimoli che gli giungono il soggetto è in grado di compiere connessioni. Le tecniche le strategie mnemoniche saranno concepite dal terapista tenendo presente le specifiche carenze che il test permette di identificare valutando quali canali sensoriali siano deficitari nella percezione dell’input e quindi necessitino di una adeguata stimolazione e potenziamento.

--Jole Gori (msg) 13:43, 11 dic 2011 (CET)