Utente:JessicaRedeghieri/sandbox

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Si definisce Comunicazione Aumentativa e Alternativa (C.A.A.) l’insieme di tutte quelle modalità che possono facilitare e migliorare la comunicazione nelle persone che hanno difficoltà, temporanea e/definitiva, ad utilizzare i più comuni canali comunicativi, sia orale che scritto. Aumentativa perché incrementa le possibilità comunicative naturali della persona, senza sostituirle. Utilizza tutte le competenze, includendo le vocalizzazioni o il linguaggio verbale esistente, i gesti, i segni. Alternativa perché usa modalità di comunicazione diverse da quelle tradizionali, avvalendosi di ausili e della tecnologia avanzata. Questo approccio ha come obiettivo la creazione di opportunità di "reale comunicazione" e di effettivo coinvolgimento della persona; per questo dev’essere flessibile e su misura della persona stessa.

Successivamente il termine “alternativa”, è stato progressivamente abbandonato negli anni, sia perché le situazioni in cui l’intervento è in “alternativa” al linguaggio verbale sono pochissime (quasi esclusivamente le malattie progressive), sia perché si può dare facilmente adito ad equivoci.

Storia e diffusione

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I primi esperimenti di comunicazione aumentativa alternativa risalgono agli anni 50 negli Stati Uniti e nascono molto spesso all'interno delle stesse famiglie dei disabili. Racconta Michael Williams, soggetto con difficoltà comunicative ed ora uno dei principali conferenzieri sull'argomento,che, da piccolo, comunicava con i suoi genitori, tracciando dei complessi gesti nell'aria che rappresentavano i concetti che volevano esprimere. La svolta fu quando qualcuno gli propose una semplice tabella alfabetica che lo aiutò ad articolare con più facilità i suoi pensieri.

Tra gli anni 50 e gli anni 70 il progresso della medicina fece sì che un numero sempre maggiore di soggetti riuscivano a sopravvivere a ictus, traumi e malattie pur mantenendo danni cerebrali che rendevano impossibile o difficoltosa la comunicazione.I riabilitatori iniziarono ad utilizzare un numero sempre maggiore di ausili alla comunicazione, anche se i tentativi rimanevano sempre nell'ambito dell'oralità e non erano sistematici.

Il progresso della medicina, il fatto che la disabilità non veniva più nascosta (anche alcuni personaggi famosi dell'epoca, come J.F.Kennedy dichiararono di avere parenti con disabilità comunicativa) e le varie comunità di sordi che esigevano il diritto di essere educati ad un linguaggio dei segni, aprirono la strada all'idea di proporre a soggetti con gravi disabilità linguistiche e motorie una serie di simboli grafici, parte di un vero e proprio linguaggio alternativo.

Il primo programma di CCA venne attuato all'ospedale di Jowa City dal 1964 al 1974 ed era rivolto a bambini affetti da paralisi cerebrale infantile.

Sempre in questo periodo cominciò a farsi strada l'idea che la tecnologia potesse essere di aiuto ai soggetti con difficoltà comunicative attraverso la creazione di ausili o macchine adattate che potevano aggirare le disabilità dei soggetti.

Il primo prodotto creato da questa filosofia fu il POSM (Patient Operator Selected Mechanism) (Foto 1) una semplice macchina da scrivere semplificata inventata da Reg Maling nel 1960. Reg era un volontario all'interno dello Stoke Manderville Hospital, un ospedale specializzato per pazienti paralizzati e si accorse che essi erano capaci di comunicare con gli altri solo con l'ausilio di una campanella. Successivamente al POSM, Reg Mailing brevettò altre macchine dello stesso tipo com il PILOT, creato nel 1967, che permetteva al paziente di controllare ciò che aveva digitato attraverso una connessione di luce di e fotocellule.

Negli anni 70 gli ausili per la comunicazione aumentativa sono stati perfezionati e concepiti anche per essere indossati e permettere un contatto visivo con l'interlocutore. Nel 1973 venne inventato da Toby Writer un dispositivo chiamato "The LightWriter" che permetteva di essere indossato e visualizzava su un display ciò che il soggetto digitava

Nel 1971 Shirley Mac Naughton avviò a Toronto un progetto di ricerca, utilizzando i simboli grafici aveva inventato Charles Bliss. Questi simboli, basati sul significato e non sulla fonetica, venivano appresi con facilità anche da chi non riusciva ad acquisire il codice alfabetico e permettevano l’espressione di concetti anche molto sofisticati. I risultati furono entusiasmanti e i simboli Bliss vennero diffusi rapidamente in tutto il mondo.

Per molti anni i simboli Bliss sono stati utilizzati in tutto il mondo e ciò portò ad una rivoluzione sociale che iniziò a dare dignità di linguaggio anche ad altre modalità comunicative differenti da quelle orali e al diritto da parte dei disabili di essere educati e formati a differenti modalità comunicative.

Nel 1975 in America la legge dava la possibilità ai bambini disabili di essere educati e quindi di essere inseriti nella comunità e questo concetto, piano piano, raggiunse anche l'Europa.

Nel 1982 venne creata l’International Society for Augmentative and Alternative Communication (ISAAC) e i fondatori decisero di chiamare questa area "Augmentative and Alternative Communication". Il verbo “to Augment”, doveva essere possibilmente presente in tutte le lingue e doveva chiarire come l’obiettivo dell’intervento dovesse essere quello di incrementare le capacità comunicative esistenti.

In questo periodo gli ausili informatici diventarono sempre più diffusi e sempre più piccoli e maneggevoli. Nel 1981 la Canon progetta il Canon Communicator che era una tastiera palmare provvista di tasti con i caratteri dell'alfabeto, caratteri speciali e segni di punteggiatura e permetteva di stampare i caratteri e le parole digitate tramite strisce di carta della lunghezza di 6 mm (Foto 4)

In Italia e nel resto d'Europa gli interventi relativi alla Comunicazione aumentativa ed alternativa sono in ritardo rispetto a ciò che è stato fatto e si sta facendo in America e nel Nord Europa. La tappa certamente più significativa per il nostro Paese è stata la fondazione nel 2002 del Chapter ISAAC Italy. ISAAC Italy che raduna le persone interessate e coinvolte nella C.A.A. come i disabili e le loro famiglie, i professionisti nel settore e si propone di diffondere e far conoscere gli obiettivi della C.A.A.

Principi generali

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Sistema multimodale e opportunità di comunicazione

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Il sistema di comunicazione personale include tutte le modalità che ogni persona ha per mettersi in contatto con gli altri e con il mondo che la circonda. Prima di prendere in considerazione l’utilizzo di ausili e strumenti tecnologici vanno osservate, analizzate e prese in esame proprio le modalità comunicative specifiche della persona, le sue risorse naturali. Queste risorse possono essere ad esempio i gesti, i vocalizzi, i movimenti del corpo, lo sguardo, la mimica. Solo a partire dalle abilità presenti si possono consigliare strategie e strumenti per migliorare le possibilità comunicative.

La C.A.A. dovrà riguardare, inoltre, tutte le forme di comunicazione: faccia a faccia, scritta e a distanza per diventare un valido sistema di comunicazione globale. Ogni tipo di comunicazione sarà supportato da ausili e strumenti specifici. Importante sottolineare che, come afferma A. Rivarola,“le componenti più importanti, però, sono le strategie che il bambino e l’interlocutore usano o devono acquisire per rendere più funzionale la comunicazione”[1].


Modalità di insegnamento

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Negli interventi di CAA non si può utilizzare un approccio con soluzioni standard: ogni strumento va scelto in base alle caratteristiche della persona e al momento particolare della sua vita in cui viene richiesto, e quindi lo stesso va migliorato, adattato o aggiustato secondo necessità, oltre ad essere personalizzato per la persona stessa. E’ necessario, quindi, assumere modelli di insegnamento che siano interattivi, pragmatici e facilitanti.

Nella C.A.A. non si parla più di insegnamento di simboli, ma di esposizione al linguaggio perché i bambini che non parlano imparino ad usare la C.A.A. attraverso il medesimo processo con cui tutti i bambini imparano ad utilizzare la comunicazione verbale e cioè il modellamento in contesti naturali.

Il modellamento irrobustisce oltre a ciò l’associazione del simbolo al referente; accorda al bambino di condividere con un’altra persona la sua modalità di comunicazione, e, se la comunicazione avviene con il supporto della tabella, consolida la memorizzazione e la collocazione del simbolo; ciò risulta essere un vantaggio per le persone che hanno qualche abilità di linguaggio recettivo ed espressivo, ma che sono però insufficienti rispetto ai loro bisogni.

Quelle di tipo verbali in modo particolare, usano il linguaggio, i gesti, il linguaggio del corpo, tutte forme di comunicazione non assistita che richiedono soltanto l’uso del corpo; utilizzano anche la scrittura, a mano o su tastiera, i telefoni cellulari e la posta elettronica; sono questi esempi di comunicazione assistita da strumenti. Allo stesso modo, le persone con autismo utilizzano invece varie modalità comunicative tra le quali: vocalizzazioni, vari linguaggi, tavole di comunicazione, segni manuali, ausili con emissione di voce, tavole alfabetiche e posta elettronica.

Negli ultimi anni la CAA ha avuto un importante incremento nei campi di applicazione. Si rivolge infatti a chiunque si trovi nell’impossibilità di produrre un linguaggio scritto od orale per disabilità congenite, come ad esempio in queste problematichequali: l’autismo, il ritardo mentale, o a malattie acquisite, come nella SLA, la Malattia di Parkinson, la Sclerosi Multipla, e postumi di trauma cranico o di stroke.

Ecco che il vasto sviluppo della tecnologia negli ultimi decenni ha messo in campo la disponibilità di una vasta gamma di dispositivi, che sono stati suddivisi e classificati a seconda della sofisticazione tecnologica,e rispettivamente in comunicatori a bassa, media e alta tecnologia.

Progetto e Valutazione

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Possiamo affermare che la valutazione, la progettazione specifica e l’intervento nel caso della Comunicazione Aumentativa Alternativa è fondamentale per dare un aiuto concreto e maggiori possibilità di comprensione e di relazione, a chi presenta disturbi cognitivi e di comunicazione, per facilitare da un lato l’inserimento nella classe del bambino/a diversamente abile, all’insegna di realizzare contesti di interdipendenza tra tutti, ovvero compagni di classe, bambino diversamente abile ed insegnanti. La C.A.A. costituisce un ulteriore strumento di innovazione nelle metodologie per il comune insegnamento e metodo verso una stimolazione di contesti d’apprendimento cooperativo, nonché verso una didattica inclusiva positiva.

Gli IN-Book sono libri illustrati con testo integralmente scritto in simboli, che supportano l’attenzione condivisa e l’ascolto da parte del bambino con disabilità (con disabilità soprattutto complessa e della comunicazione). Questi libri sono scritti utilizzando parole associate a simboli; costruire libri “su misura” quindi, per bambini con disabilità della comunicazione, risulta essere efficace, specie se il testo è completamente tradotto in simboli. Altro fondamentale requisito è che il libro "deve infatti essere su misura” per il bambino, perchè possa trovare dei validi agganci ed appassionarsi alla voce narrante. La presenza delle emozioni, legate all'interpretazione da parte dell'adulto di saper coinvolgere e assaporare la lettura, assume la sua centrale importanza nella condivisione del libro. Nel caso del bambino con disabilità della comunicazione, può essere necessario adattare ed integrare molti aspetti: contenuto, modo di leggere, grafica e immagini, struttura della frase, testo, struttura fisica.

I simboli PCS e loro utilizzo

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I simboli sono uno degli elementi fondamentali della CAA, rappresentano una vera e propria seconda lingua visiva che affianca quella uditiva. I simboli PCS sono adatti per persone che utilizzano un livello semplice di comunicazione. Ciò comporta un vocabolario limitato e una struttura morfosintattica non elaborata. L'età mentale dell'utente deve permettere il riconoscimento di oggetti disegnati. Sono composti da un’immagine grafica, dalla parola alfabetica scritta in alto, da un sottile bordo che tiene insieme le due.

Realizzare che si può comunicare e avere lo strumento per comunicare sono passaggi essenziali. Fin da subito è necessario offrire al bambino opportunità di scelta in tutte le situazioni possibili, in modo fortemente motivante. La costruzione di tabelle e l'uso dei simboli PCS sono la rappresentazione del costruire e del condividere.

In un bambino che cresce , le parole che ha bisogno di usare, i commenti che possono servire, le richieste che ha bisogno di fare, si modificano continuamente, quindi è di fondamentale importanza aggiornare la serie di simboli utilizzati e le tabelle comunicative.


Prima fase: familiarizzazione con i PCS

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I PCS sono raggruppati in tre categorie di genere grammaticale e altre di orientamento semantico che cercano di cogliere le più frequenti esigenze comunicative:

Esempi di alcune delle categorie dei simboli PCS
  • Nomi
  • Verbi
  • Aggettivi
  • Luoghi
  • Cibo
  • Persone
  • Socialità
  • Miscellanea

Seconda Fase: progettazione delle tabelle comunicative

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Per la progettazione e la stampa di tabelle cartacee in PCS la Mayer-Johnson e i distributori italiani propongono uno strumento software: BoardMaker. Il programma mette a disposizione tutto il dizionario dei simboli PCS, con etichette verbali in diverse lingue, tra cui quella italiana. Esso è infatti costituito anzitutto da un database di oltre 3000 bitmaps dei PCS. È possibile trovare rapidamente i simboli che interessano e collocarli, eventualmente ridimensionandoli, nella posizione più opportuna all'interno di una tabella. Vengono forniti parecchi modelli di tabelle preconfezionate.

Terza fase: "scrivere” storie con i PCS

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La progettazione delle tabelle è compito degli operatori socio-sanitari i quali hanno in carico il bambino che necessita di strumenti di comunicazione alternativa. La scuola però deve fornire una collaborazione e deve puntare gli obiettivi sulla base delle esigenze comunicative del bambino, predisponendo ambienti e attrezzature, ma soprattutto sensibilizzando gli insegnanti e i compagni di classe alla pratica della comunicazione alternativa; questo vuol dire che dovranno essere dati gli strumenti minimi di conoscenze a tutti i soggetti coinvolti, che consentano loro di interagire efficacemente.

Quarta fase: utilizzo dei PCS con comunicatori hardware e software

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Un’altra destinazione tipica dei PCS è costituita dai comunicatori con uscita vocale, i cosiddetti VOCAs (Vocal Output Communication Aids). Il vantaggio, rispetto alle semplici tabelle cartacee, di poter associare alla selezione di un simbolo un messaggio vocale registrato è evidente sul piano dell’efficacia comunicativa. Ma i parametri da tenere presenti, per una scelta corretta del dispositivo più adatto, sono parecchi. Prima di tutto bisognerà tener conto del numero di messaggi previsto dal comunicatore, cercando di contemperare la facilità d’uso e le necessità comunicative. Esistono in commercio comunicatori monotasto, ma esistono anche comunicatori più complessi[2].

  1. ^ Aurelia Rivarola. "Comunicazione Aumentativa e Alternativa". Centro Benedetta D'Intino Onlus, 2009
  2. ^ I comunicatori con uscita in voce (VOCAs) sono strumenti realizzati per supportare i percorsi di Comunicazione Aumentativa e Alternativa a 2 o a 4 scelte
  • Joanne M. Cafiero. "Comunicazione aumentativa e alternativa. Strumenti e strategie per l'autismo e i deficit di comunicazione". Centro Studi Erickson, 2009.
  • Aurelia Rivarola. "Comunicazione Aumentativa e Alternativa". Centro Benedetta D'Intino Onlus, 2009
  • Helena Goldman. "Test VCAA - Valutazione della Comunicazione Aumentativa e Alternativa". Centro Studi Erickson, 2006.
  • Maria Antonella Costantino. " Costruire libri e storie con la CAA. Gli IN-book per l'intervento precoce e l'inclusione". Centro Studi Erickson, 2011
  • Linda J. Burkhart. "Comunicazione Aumentativa Totale nella scuola dell'infanzia". Edizioni Omega, 2007

Collegamenti esterni

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Voci correlate

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