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Nel 2019 il Sito Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene è stato iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale come paesaggio culturale, dove l'opera dei viticoltori ha apportato un netto contribuito.[1]

Le Colline del Prosecco sono state iscritte nella Lista del Patrimonio Mondiale grazie a queste caratteristiche: il particolare sistema geomorfologico ad hogback, cordoni collinari che conferiscono un carattere panoramico e un ambiente organico fatto di vigneti e boschi; il paesaggio a mosaico in cui risaltano i piccoli borghi; i ciglioni inerbiti all'interno dei vigneti. L'interazione di queste tre caratteristiche e l'operare degli agricoltori ha permesso di creare questo paesaggio agrario di difficile comparazione ad altri simili.[1]

Le colline sono caratterizzate da cordonate che si estendono parallele nell'area UNESCO diversificandosi in una grande varietà di forme, con versanti molto ripidi e con profondi solchi creati dall'erosione dei torrenti. Un paesaggio panoramico ma altrettanto complesso da insediare; nei secoli, l'agricoltura ha saputo sfruttare tali caratteristiche fisiche del territorio, creando una coltura della vite su forma terrazzata, che ne assicura la tutela dall'erosione.[1]

Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono caratterizzate da un caratteristico sistema morfologico a dorsale che offre un carattere montanaro con viste panoramiche e un paesaggio organico evoluto e continuo, composto da vigneti, foreste, piccoli villaggi e agricoltura. Il terreno aspro è stato modellato e adattato da pratiche distintive di utilizzo del suolo. Ciò include le tecniche conservative del suolo e del terreno, che comprendono le pratiche viticole che utilizzano le uve Glera per produrre il vino Prosecco di altissima qualità. Dal XVII° secolo, l’uso dei ciglioni – l’uso di terrazze erbose, utilizzate per coltivare aree con forti pendenze – ha creato un caratteristico schema a scacchiera con file parallele e verticali alle pendenze. L’aspetto a mosaico del paesaggio è il risultato di pratiche ambientali e di uso del suolo storiche e tuttora in corso. Gli appezzamenti dedicati ai vigneti, stabiliti sui ciglioni, coesistono con macchie boschive, piccoli boschi, siepi e filari di alberi che fungono da corridoi che collegano diversi habitat. Nelle dorsali sono sparsi piccoli villaggi, lungo le strette valli o sulle creste.[1]

Elementi di unicità

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L’area è caratterizzata da una particolare conformazione geomorfologica, denominata “hogback”, costituita da una serie di rilievi irti e scoscesi allungati in direzione est-ovest e intervallati da piccole valli parallele tra loro. In questo difficile ambiente, l’uomo ha saputo nei secoli adattarsi, modellando le ripide pendenze e perfezionando la propria tecnica agricola.[2]

Espressione di questa capacità adattiva è il ciglione, una particolare tipologia di terrazzamento, che utilizza la terra inerbita al posto della pietra e che viene preferita ad altre sistemazioni poiché contribuisce alla solidità dei versanti e riduce l’erosione del suolo. Testimonianza dell’utilizzo del ciglione nel territorio risale alle perticazioni del XVI e XVII secolo; oggi, grazie agli studi cartografici effettuati per il sito candidato, si stima che la presenza del ciglione sia del 20% (dato 2015) rispetto al 28% del 1960. Un calo che interessa soprattutto le aree a minor pendenza, ma che conferma come nei pendii più scoscesi il ciglione sia mantenuto e scelto come tecnica migliore: il 67,33% è infatti collocato in versanti pendenti tra i 15° e 60°.[2]

Paesaggio a mosaico

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Questo lavoro di migliaia di piccoli viticoltori ha permesso la creazione di un paesaggio agrario molteplice sia nelle forme che nella composizione. Un paesaggio definito “a mosaico”, fortemente parcellizzato e interconnesso, caratterizzato da tanti piccoli appezzamenti vitati intervallati da un’importante presenza di elementi boscati ed improduttivi, che funzionano come un’efficace rete ecologica in grado di fornire servizi ecosistemici di qualità.[2]

Situato nell'Italia Nord-Orientale in provincia di Treviso, il sito comprende la fascia collinare che dal comune di Valdobbiadene si estende ad est fino al comune di Vittorio Veneto e scende verso Conegliano. Annovera una consistente porzione del paesaggio viticolo della Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) dove si produce il Conegliano e Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG.

Il paesaggio è caratterizzato da colline, ciglioni – piccoli appezzamenti di vite su strette terrazze erbose – boschi, piccoli borghi e terreni agricoli. Per secoli, questo terreno accidentato è stato modellato e adattato dall’uomo. Dal XVII secolo l’uso dei ciglioni ha creato un particolare paesaggio a scacchiera costituito da filari di viti paralleli e verticali ai pendii. Nel XIX secolo, la tecnica bellussera di allevamento delle viti contribuì alle caratteristiche estetiche del paesaggio.

L'area è suddivisa in tre zone: Core zone; Buffer Zone; Zona di impegno.[2]

La core zone ha un’estensione di 9.197,45 ha, non coincide con i confini amministrativi e comprende i territori collinari ricadenti nei Comuni di Valdobbiadene, Miane, Farra di Soligo, Pieve di Soligo, Follina, Cison di Valmarino, Refrontolo, San Pietro di Feletto, Revine Lago, Tarzo, Vidor, Vittorio Veneto. L’areale rappresenta gli attributi del paesaggio rurale, attraverso i quali si è basata prima la candidatura e poi l’iscrizione nella Lista UNESCO.

  • I principali elementi che vi si riconoscono sono: il sistema geomorfologico a cordonate, definito “hogback”, che caratterizza la fascia collinare tra Valdobbiadene e Vittorio Veneto, sia da un punto di vista scenografico, sia come fattore limitante per la sua secolare antropizzazione ed utilizzo agricolo;
  • la presenza diffusa della coltivazione della vite su ciglione inerbito quale soluzione adattativa originale alla forte pendenza collinare, garantendo in tal modo anche una sostenibilità idrogeologica e un’ottimizzazione delle tecniche viticole;
  • la presenza di un mosaico agrario fortemente parcellizzato e interconnesso, caratterizzato da parcelle vitate intervallate da una forte presenza di elementi boscati ed improduttivi che funzionano come un’efficace rete ecologica in grado di fornire servizi ecosistemici di qualità.[2]

La buffer zone ha un’estensione di 9.769,80 ha, non coincide con i confini amministrativi e comprende i territori collinari ricadenti oltre che in tutti gli altri Comuni della core zone anche in quelli di Conegliano, Susegana e San Vendemiano. È caratterizzata, rispetto alla core zone, da un diverso paesaggio, sempre collinare e di pregio, ma a minor pendenza.[2]

Zona di impegno

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La commitment zone è un’area al di fuori della core e della buffer zone, che comprende un territorio piuttosto vasto costituito, oltre da quelli precedentemente citati, anche dai Comuni di Cappella Maggiore, Colle Umberto, Codognè, Cordignano, Fregona, Godega di Sant’Urbano, Mareno di Piave, Moriago della Battaglia, Sarmede, San Fior, Sernaglia della Battaglia, Segusino, Santa Lucia di Piave e Vazzola. L’area racchiude i Comuni che hanno aderito ad un Protocollo stipulato con la Regione, il cui scopo è seguire un regolamento comune per la gestione, la tutela e la salvaguardia del paesaggio rurale, in particolar modo quello viticolo.[2]

  1. ^ a b c d Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene Patrimonio UNESCO, su Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene Patrimonio UNESCO. URL consultato il 18 giugno 2022.
  2. ^ a b c d e f g L’Area, su Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene Patrimonio UNESCO. URL consultato il 18 giugno 2022.