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Google= Marrocco di Charleroi = Marchesi - Conti - Visconti - Cav. Ereditari - Nobili

Arma: Inquartato: Nel 1° d’azzurro al castello tritorruto d’argento

aperto del campo e saracinescato del secondo; nel 2° di rosso al

leone d’oro; nel 3° di rosso a tre gigli (1,2) d’oro; nel 4° d’azzurro

alla spada d’argento guarnita d’oro, posta in palo.

Motto: Dieu Et Mon Droit

Le origini del nome Marrocco hanno inizio in Italia in una località

posta tra le province di Venezia e Treviso, dove “Marocco” o

“Morocco” è la definizione della zona in cui il Terraglio attraversa

il fiume Dese, il quale funge da confine tra le due province

suddette. In epoca romana Marrocco rappresentò il limite

meridionale della centuriazione Altinate, oltre il quale si estendeva

una fascia di boschi. L’antica organizzazione agraria è ancora

evidente nella regolare disposizione di strade, campi e fossati. In

data imprecisata vi fu eretto un fortilizio, dove ora sorge villa

Carboni Chiara, indicato Castelcigoto. L’origine del castello

sembra molto antica, presumibilmente romana visto che si trovava

Marrocco di Charleroi

3^ Edizione Libro d’Oro delle Famiglie Nobili e Notabili

al limite della centuriazione e all’incrocio dalle due strade ritenute

rispettivamente un cardo e un decumano. Tuttavia il nome

suggerirebbe un legame con gli ostrogoti, a cui forse passò dopo

la caduta dell’impero romano d’occidente. Castelcigoto ebbe

un’importanza considerevole in epoca medievale, come

testimoniano i numerosi riferimenti scritti. Ma già dal quattrocento,

reso inutile dalla stabilità politica seguita alla conquista della

Serenissima, sarebbe stato abbandonato e sostituito da una

costruzione colonica. Il toponimo si estese però all’area circostante:

nel 1315 è menzionata una “regula” con questo nome ed è riportato

nelle mappe sino al 1781; <strada comuna di Castel Cigotto> era

denominata ancora nel alla metà del Seicento la via di congiunzione

di tre arterie principali del luogo. A parte il castello, si può supporre

che durante tutto l’alto medioevo anche l’area di Marocco fosse

decaduta ed abbandonata come testimonia l’atto di fondazione

del Monastero di Mogliano (<locus nominatur Moliane, (…) et

erat vestitas solitudinis et silvosum locum, ubi erat nulla habitatio

hominum>). Dopo l’anno Mille si assistette ad una notevole

ripresa, a cui si legò lo sviluppo dei traffici sul Terraglio,

l’importante arteria che tutt’oggi collega Mestre e Treviso. A

Marocco sorse una locanda per il cambio dei cavalli, mentre un

poco più a sud, fu fondato il monastero di San Zulian del Bosco,

citato già in una bolla papale del 1184. Ma il passaggio della

strada e la presenza del Castelcigoto portò anche ad un’ incessante

serie di eventi bellici; nel 1192 passano per marocco le truppe

padovane alla volta di Mogliano, dove incendiano l’Abbazia; nel

1234 sempre i padovani attaccano il Castello; l’anno successivo è

la volta di Ezzelino II da Romano, fratello e nemico del precedente,

alla lega in lotta contro il “Tiranno”. Nel xiv secolo è al centro

delle mire espansionistiche di Cangrande della Scala che,

nell’intendo di conquistare Treviso e Mestre, passa più volte per

Marocco. Solo nel 1338 la Serenissima conquista il territorio

ponendo fine a questo bellicoso periodo. Dal punto di vista

amministrativo, Marrocco era allora possedimento del comune di

Treviso. La zona era compresa entro l’arcipretato di Mestre,

essendo parte della Pieve di Carpenedo. Era inoltre organizzata in

due regulae: Castelcigoto (poi San Zulian) ad ovest del terraglio e

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San Nicolò ad est. Oltre il Dese, territorio della Pieve di Mogliano,

esisteva il comune di Moggian Marocco. Sotto la Repubblica il

sistema fu pressoché mantenuto, anche se i tre comuni posti sotto

la nuova podesteria di Mestre furono identificati col toponimo

Marocco. Solo dopo la guerra della Lega di Cambrai, tuttavia si

raggiunge un momento di stabilità, E’ questo il momento in cui i

Veneziani, con l’indebolimento dei commerci via mare seguiti

alla scoperta dell’America e all’affermarsi dell’Impero Ottomano,

volgono i propri interessi alla terraferma costruendo le prime

ville. Sorgendo sul Terraglio e a breve distanza dalla Laguna,

Marocco è una delle prime località ad essere investita da questo

fenomeno. Numerosi saranno i nobili che inizieranno a costruire

le loro residenze nell’entroterra lagunare, molti saranno anche

quelli che non trovando più redditizia la permanenza nei luoghi di

origine la indirizzeranno verso nuove realtà dove maggiore sarà

la probabilità di incrementare le loro fortune. Ed è proprio da

questo territorio che la casata Marrocco ha tratto il proprio

soprannome, tramutato dai discendenti, come è avvenuto sovente

per altri nuclei familiari nel corso dei secoli, in cognome. Dai

Marrocco o Morrocco di Venezia, in seguito stabilitosi a Padova,

discese Alboino, Console a Rialto nel 424, come si evince dalle

documentazioni venete. Verso il Mille abitavano a Negroponte;

poco dopo un Domenico fu Episcopo di Venezia; e Giovanni,

investito del grado di Patriarca di Grado nel 1121, lasciò fama di

uomo virtuoso nelle pubbliche memorie. A Murano, quello che

viene indicato come il Barone Stefano Marrocco, nell’ottobre

1143, regalò alla chiesa di San Salvatore, edificata dal suo bisavolo

Domenico, le rendite di alcuni possedimenti. Nelle memorie della

famiglia è da ricordare il Cavaliere Luigi Morrocco, Capitano di

armata, che riportò una vittoria dei veneziani contro i triestini nel

1280; e Simone, come definito nei manoscritti degli annali

Veneziani “uomo di chiarissimo sapere”, parroco di San Trovaso,

di San Barnaba, di San Pantaleone e infine Vescovo di Castello,

dove morì nel 1293 circa. Compresi tra il patriziato nel 1297, i

membri della famiglia si distinsero per le loro virtù patriottiche

durante la famosa sollevazione di Bajamonte Tiepolo. La

Repubblica ricompensò le benemerenze preclari di alcuni membri

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della famiglia, nominando Procuratori di Venezia il Barone

Jacopo (1407) ed Antonio (1448), mentre Stefano Marrocco darà

seguito ad un altro ramo della famiglia nel Bayonne in Francia.

Ed altri ancora occuparono le migliori cariche di governo veneto.

Durante la guerra de’ Turchi contro i Veneziani, il 12 maggio

1462, salì al trono dogale Cristoforo. Egli era amico ed estimatore

di San Bernardino da Siena. In suo onore eresse nella chiesa di

San Giobbe a Venezia, una magnifica cappella, considerata una

delle più ragguardevoli creazioni delle sculture dell’epoca. Nel

mezzo del Presbitero riposa, fin dal novembre 1471, il Doge

appena citato, egli lasciò tutte le sue facoltà al monastero di San

Giobbe, già da lui in precedenza edificato. Tra i membri della

famiglia spicca il valoroso generale Giovanni Marrocco spedito

nel 1509 ala difesa della riviera della Puglia; e che dopo una serie

di vicende , morì Provveditore a Candia nel 1539, mentre cercava

di sedare una rivolta insorta tra i soldati e i gli abitanti del luogo.

Contribuirono alla costruzione della chiesa di Santa Maria della

Misericordia a Venezia, la cui facciata fu eretta per ordine di

Gasparo, insigne filosofo defunto nel 1671. I Marrocco erano

anche padroni dell’ospitale annesso alla chiesa e perciò ne avevano

il giuspatronato a Travaso e a San Faustino. Le origini dei

Marrocco in seguito di Charleroi, si intrecceranno con un’altra

illustre nobile famiglia Veneziana, i Lusignan di Poitou , quando

intorno al 1775 Sophie de Couhè di Lusignan sposerà Italo

Marrocco di Charnoy discendente del capostipite Steven di

Marrac ( detto il veneziano) di Aquitania . I Lusignano sono una

famiglia di origini francesi (Lusignan), che ebbe il suo capostipite

in Ugo I conte di Forez. L’importanza della casata iniziò quando,

al principio del IX secolo, il conte Ugo II fece costruire nel Poitou

il castello di lusignano. Il ramo principale dei Lusignano, iniziato

con Ugo II e terminato con Ugo XIII, ebbe sempre nella contea

del Poitou, e nel centro avito, il suo centro principale. Nel corso

dei secoli, grazie ad aspre lotte con i vicini, ma soprattutto per

mezzo di matrimoni, i loro domini si ampliarono, accorpando la

vicina regione dell’Angoumois. L’annesione delle nuove terre

spinse i Lusignano a sostenere un lungo confronto con la corona

di Francia. Avvenuta in seguito la riconciliazione, Ugo XI seguì il

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Re Luigi XI nella sua spedizione d’oltremare, nella quale morì

nel 1249, Ma ormai il ramo principale dei Lusignano si avvia

all’estinzione i successori ebbero ristretta discendenza. Ugo XIII

, marito di Beatrice di Borgogna, morì senza eredi, nel 1302 ; così

pure suo fratello Guido nel 1307. Una volta estinto questo ramo

principale, i beni ereditati passarono sotto la corona di Francia.

Dai rami cadetti si erano nel frattempo originate altre dinastie

ormai staccate ed autonome dai possedimenti originari. Tra questi

rami, quello più importante perché assurto a dignità reale è il ramo

dei Lusignan d’oltremare, gli altri, tra cui i rami illegittimi, si

stabilirono a Ravenna, Modena e Venezia. La dinastia d’oltremare

ebbe inizio con i due figli di Ugo VIII il Bruno, Amalrico e Guido

che, lasciato il natio Poitou partirono per l’oriente come tanti altri

rampolli della migliore nobiltà europea, che vedevano nelle

Crociate anche un mezzo per far valere il proprio valore e

ambizione. Guido era nato in un anno compreso tra il 1150 e 1155.

Nel 1180 si unì in matrimonio con Sibilla D’Angiò. Morì nel

1194, alla corona di Cipro gli successe suo fratello Amalrico nato

intorno al 1145, figlio cadetto di Ugo VIII il quale si può definire

il vero fondatore della dinastia francese sull’isola. Almarico era

rimasto vedovo Eschiva di Gibelletto, da cui aveva avuto tre figli:

Guido, Giovanni e Ugo; nel 1197 sposò Isabella regina di

Gerusalemme da cui ebbe altri figli: Amalrico, Sibilla e Melisenda.

Morì nel 1205 per avvelenamento gli successe uno dei figli di

primo letto Ugo I . Egli regnò dal 1205 al 1218, gli successe il

figlio Enrico I . A Enrico I gli successe Ugo II dal 1253 al 1267. Il

regno poi passo a Ugo III che restò sul trono 1267 al 1284. Poi fu

la volta di Enrico II, re dal 1285 al 1324 a cui successe Ugo IV

che regno da 1324 al 1359. Venne la volta di Pietro I alla cui

morte successe Pietro II , GiacomoI zio di Pietro I si avvicendò al

nipote. Nel 1393 alla morte di Leone VI d’Armenia (appartenente

ad un altro ramo cadetto dei Lusignano), PietroII secondo assunse

anche il titolo di Re D’Armenia. Gli succedette Giano I dal 1398

al 1432 . Con Giovanni II che regnò dal 1432 al 1458 la dinastia

si avviava all’agonia, infatti egli morendo lasciava una figlia

Carlotta già sposa di Giovanni duca di Coimbra e un figlio allora

definito bastardo figlio di secondo letto nato dall’unione con

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Marietta di Patrasso, Giacomo. Tra i due la convivenza risultò

difficile, ma alla fine Giacomo ebbe la meglio. Riconosciuto re si

sposò con Caterina Cornaro patrizia e nobile veneziana, il figlio

avuto da lei Giacomo III sopravvisse al padre morto nel 1473,

solo di pochi mesi infatti mori nel 1474. Così si estingueva il

ramo cadetto dei Lusignano. Sopravvisse invece la linea collaterale

dei figli di Carlotta. Caterina Cornaro fu richiamata a Venezia e

costretta ad abdicare a favore della Repubblica. A seguito del suo

rifiuto, fu minacciata che in caso di disobbedienza sarebbe stata

spogliata di tutti i privilegi e trattata come ribelle. Il 26 luglio

1489, fu sottoscritto l’atto ufficiale dell’abdicazione di Caterina

in favore della repubblica di San Marco. Il 18 marzo, vestita di

nero, la regina lasciò per sempre l’isola. Venezia accolse la sua

“figlia” in maniera trionfale, dopo la consegna formale della

corona alla Serenissima, fu nominata Signora di Asolo,

conservando tuttavia negli atti ufficiali il titolo ed il rango di

regina. Sul territorio di Asolo, Caterina aveva gli stessi poteri del

Doge con poche limitazioni. Nel 1493 tra le altre cose perorò la

causa di tale Marium Eugene Losignan ricco cavaliere, il quale

sponsorizzava la costruzione di navi sull’isola lagunare

Costanziaca, tramutando la gogna in esilio a vita sull’isola di

Pelagosa da lei fattagli assegnare dal Doge come sede permanente

per evitare un ipotetico ritorno nella località di appartenenza. Si

presuppone sia stato Mery Eugene di Lusignan della linea

illegittima di Cipro, deceduto a Venezia il 1523. La discendenza

dei Couhè di Lusignan a cui si fa riferimento è qui sinteticamente

riportata: Mery Eugene de Couhè di Lusignan, che sposerà nel

1465 Antoinette d’Aloigny da cui; (Seigneur de la Roche - Agait,

de Chatillon et de Ribieres) Francois Steven de Couhè di Lusignan,

che sposerà nel 1503 Francoise Renee de Betz da cui; (Seigneur

de la Roche – Agait (Chevalier) Joachim de Couhè di Lusignan,

che sposerà nel 1550 Antoinette de la Bussiere da cui; (Seigneur

de Roche des Arnois et de la Roche – Agait) Joachim de Couhè di

Lusignan, che sposerà nel 1578 Catherine le Vailland da cui;

(Seigneur del Ecuries) Charles de Couhè du Lusignan, che sposerà

nel 1623Francaise Giffard da cui; (Seigneur de la Giraudiere)

Pierre de Couhè di Lusignan, che sposerà nel (1662) Marie di

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Vauzelles da cui; (Seigneur de Touvent) Honerè de Couhè di

Lusignan, che sposerà (?) Catherine Francoise Portale da cui;

(Seigneur de Touvent) Renè Honorè de Couhè di Lusignan, che

sposerà nel 1746 Marie Anne le Picard da cui; (Seigneur de

Touvent) Sophie de Couhè di Lusignan,. Per quando concerne il

ramo dei Marrocco di Charleroi; si stabiliranno dapprima nel

Centro Italia, le presenze di illustri personaggi verranno rilevate

in una documentazione Benedettina nel 1354 nel Castellonese a

Gaeta, altri ; se non lo stesso ramo, risiederanno nel Bayonne già

da 1489, (da come risulta da alcuni documenti conservati negli

archivi locali della omonima cittadina) , nel castello Marracque,

dove il barone Steven de Marrac ne è a pieno titolo il possessore

fino al 1677, quando la famiglia si trasferirà in Belgio e lo venderà

ai fratelli Soraindo. Nel 1601 Blaise Marrac si trasferirà a Charnoy

in Belgio, ( il soprannome Marrac sarà contraddistinto dal

toponimo Charnoy), fino al 1666, qui assisterà all’occupazione

del villaggio da parte degli spagnoli di Carlo II di Spagna, il quale

vi farà costruire una fortezza che fu chiamata Charles Roy in suo

onore. ( da qui il nome della cittadina Charleroi ). Ma l’occupazione

fu di breve durata, già l’anno seguente Charleroy fu occupata dai

francesi i quali iniziarono un’efficace opera di abbellimento.

Luigi XIV accordò numerosi privilegi e titoli agli abitanti della

città nell’ottica di aumentarne il prestigio ed incrementarne lo

sviluppo. A Blaise già barone di Marrac fu conferito il titolo di

visconte di Charnoy, ma tale privilegio fu di breve durata, infatti

il re di Francia in seguito alla Pace di Nimega nel 1678 riconsegnerà

di nuovo Charleroi agli spagnoli. I Marrac di Charnoy li ritroviamo

nello stesso periodo nella regione Saonet Loire in Borgogna fino

alla fine del 1700 inizi 1800. Il ramo genealogico a cui si fa

riferimento è di seguito così sintetizzato: Blaise Marrac di Charnoy

(1607) sposerà (1636) Catherine de Borse (1615) da cui: Phlibert

Marrac di Charnoy (1637/1707) sposerà Magdeleine de Nodot

(1665/ 1721), da cui: Claude Marrac di Charnoy ( 1658/1738)

sposerà Jacqueline di Bourgoin, da cui: Claudine Marrac di

Charnoy (1690/1691), Charles Marrac di Charnoy (1692/1693),

Charles Marrac di Charnoy (1692 e 1721) sposerà Claudine

D’Agron, Reine Marrac di Charnoy (1697/1773) sposerà (1717)

3^ Edizione Libro d’Oro delle Famiglie Nobili e Notabili

Benigne de Villot (1693/ 1756), Claude Marrac di Charnoy (1761)

sposerà Francoise Ducrot (1761), +Jean Marrac di Charloy

sposerà (1691) Claudine de Duverne, +Catherine Marrac di

Charnoy (1664/1727), +Josef A. Marrac di Charnoy (1689/1763).

sposerà Marie Claire du Plaissè da cui: Germain Georges Marrac

di Charnoy (1708) Antonie Marracc di Charnoy (1709), Germain

Georges Marracc di Charnoy sposerà (1729) ‘???du Foix da cui:

Jacques Marracc di Charnoy (1730) sposerà Jeanne Chasline da

cui: Joseph Marrac di Charnoy (1732) ? Grach di Napoli Germano

Marrocco (1737 1761) sposerà Victorine de Galland (1736 1761)

da cui: Italo Marrocco (1757 ) ( 1765), sposerà Sophie Couhè de

Lusignan Giuseppe Manfredi Marrocco (1778/1851) (1813)

sposerà Elena Ianville Manfredi Marrocco è stato un militare

italiano, fu tra i difensori della Repubblica partenopea del 1799

figlio di Italo Marrocco sposato con Sophie di Lusignano. Entrato

nell’esercito in giovane età quale allievo del Collegio Militare, vi

conseguì il grado di Alfiere del Reggimento di Borgogna in

fanteria. Nominato Ufficiale nel 1796, nel 1799 accorse a Napoli

a difesa della repubblica partenopea. Subendo la sconfitta contro

le truppe borboniche del cardinal Ruffo, venne catturato ed esiliato

in Francia dove entrò nell’esercito di Napoleone distinguendosi

in molte battaglie, sia al servizio di Giuseppe Napoleone re di

Napoli, che di Gioacchino Murat. Del periodo sotto Napoleone si

ricorda in particolare l’episodio del 5 dicembre 1813, quando la

cavalleria napoletana ( detta i “Diavoli Bianchi” dallo stesso

Bonaparte) scortò Napoleone da Ochmiana (AsmJany) a Vilno.

Vestiti dall’uniforme da parata, senza mantelli nel gelo russo, i

cavalleggeri napoletani si impegnarono in furiosi combattimenti

contro i cosacchi, giungendo a destinazione in soli trenta giorni su

trecento partiti. Lo stesso Comandante Marrocco riportò il

congelamento degli arti insieme ad altri illustri colonnelli italiani.

Dopo la fine del periodo napoleonico Manfredi Marrocco prese

parte alla rivoluzione napoletana del 1820 dove venne ferito ed in

seguito si ritirò a vita privata. Il 1818 segnerà comunque una data

importante per Manfredi; si unirà in matrimonio con Elena Ianville

appartenente ad una nobile famiglia ascritta al Seggio di Porto del

patriziato napoletano, ma darà inizio alla residenza stabile per i

3^ Edizione Libro d’Oro delle Famiglie Nobili e Notabili

Marrocco di Charnoy sul suolo Italiano come già nell’ultimo

periodo di vita lo era stato per il padre Italo. Dall’unione con

Elena nasceranno tre figli Caterina Vittoria, Elvira Sofia, e Italo

Germano Marrocco. Avremo quindi nell’ultimo ramo della

discendenza: Manfredi Marrocco (1778-1851) ,sposerà nel 1818

Elena Ianville (1830) da cui: Caterina Vittoria Marrocco, (1819-

1819), Elvira Sofia Marrocco, (1822-1853), suora di clausura

convento Benedettino Italo Germano Marrocco (1825 – 1894),

sposerà N? Torrisi di Atina da cui: Gaetano Marrocco (1848 ),

sposerà N? Dell’Aquila da cui: Angelo Marrocco (1866), sposerà

Maria Antonietta di Pagliara discendente dai conti di Castellone e

di Pagliara da cui: Gaetano Marrocco (1900) , sposerà Maria

Antonietta Arcaro da cui: Elvira Marrocco (1923), sposerà

Giuseppe Di Zazzo di Colle di Rocca , Giuseppina Marrocco (

1926), sposerà Romualdo Treta di Collemartone, Angelo Germano

Ferdinando Marrocco (1928), sposerà Enrichetta Crolla dei

baroni Crolla di Milano ( originati da Giovanni – Alboino II°

Crociata), Flora Marrocco (1930) sposerà Italo Maccarone di

Galluccio. Antonio Marrocco, (1933) sposerà Teresa Rotondo di

Collecedro. Margherita Marrocco (1935) sposerà Roberto Illiot

(Armatore Inglese). Luigi Marrocco (1940) sposerà in seconde

nozze Carmelina Pianesi di Vallecupa. Angelo Germano

Ferdinando Marrocco ed Enrichetta Crolla sposati il 4 Giugno

1959 avranno: Mario Marrocco (1960) sposato in prime nozze,

con Giovanna Maccarone di Galluccio da cui: Angelo Marrocco

(1984), Italo Maximiliano Marrocco (1987) Flora Patrizia

Marrocco (1990). In seconde nozze il 23 dicembre 2007, con la

Contessa Dott.ssa Angioletta Gaglione di Ripa Candida ,(1969)

da cui: Flippo Francesco Maria Marrocco di Charleroi (2009)

Patrizia Marrocco (1969) sposata il 30 settembre 1990 con Fionda

Antonio da cui: Mario Fionda (1992) Gianmarco Fionda (1997).

Il 28 maggio 1946 , Veduto l’articolo 79 dello Statuto fondamentale

del Regno il RE’ D’ITALIA UMBERTO II, riconosce a Gaetano

Marrocco quale discendente della Nobile Stirpe dei Marracc di

Aquitania , il titolo di Visconte. Nell’anno 2000 viene riconfermato

al Comm. Dott. Mario, figlio di Angelo Germano Ferdinando

Marrocco, il titolo di Visconte di Charleroi in virtù delle

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ascendenze appartenute alla sua famiglia. Nell’anno 2002 sua

S.A.R. il Principe Cesare D’Altavilla (d’Hauteville) Sicilia-

Napoli quale Capo di Nome e d’Arme del Casato Sovrano

d’Altavilla ,concede al Visconte Mario Marrocco di Charleroi ,

con Lettere Patenti, in virtù delle comprovate ascendenze Nobiliari

risalenti antecedentemente al 1400, il titolo di Conte di

Castellonese (decreto C/25 T.N. 44° Volume del 29.10.2002) e

successivamente il titolo di Marchese di Pelagosa (decreto C/30

T.N. 44° Volume del 30/12/2002) il Dott Mario, Marchese di

Pelagosa, Conte di Castellonese, Visconte di Charleroi,

rappresentante quindi di tale illustre casata è insignito delle

sottonotate onorificenze:- Commendatore dell’ordine Equestre di

San Gregorio Magno; Cav di Gran Croce di Giustizia Del

Serenissimo Ordine Equestre Militare e Nobiliare della Santissima

Trinità; Cavaliere Ereditario dell’Ordine Nobiliare Normanno del

Cingolo Militare nella categoria di Giustizia ; Cavaliere Ereditario

della Corona di Ferro; Comm. Dell’Ordine di S. Stanislao;

Comm. Del Sovrano Militare Ordine del Tempio di Gerusalemme;

Comm. Supremus Ordo Militaris Equitum Teutonicorum; Cav di

Deindi Agbor; Comm. Deutscher Ritterorden St.Gheorg; Cav

Gran Croce di Giustizia dell’Ordine di San Giorgio di Antiochia;

Cav. Gran Croce e Giustizia dell’Ordine della Corona Normanna;

Cav.di Gran Croce di Giustizia del Sovrano Militare Ordine di

San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta; Medaglia di

Bronzo dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio; Croce al Merito

di Clermont; Accademico d’Onore del Fiorino ; Colonel of

Kentucky, Admiral of the Great Navy of the State of Nebraska;

Palme d’Argent de l’Encoranragement Public.

Marchesi - Conti - Visconti - Cav. Ereditari - Nobili Arma: Inquartato: Nel 1° d’azzurro al castello tritorruto d’argento aperto del campo e saracinescato del secondo; nel 2° di rosso al leone d’oro; nel 3° di rosso a tre gigli (1,2) d’oro; nel 4° d’azzurro alla spada d’argento guarnita d’oro, posta in palo. Motto: Dieu Et Mon Droit