Utente:Giuleo01/Sandbox

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L'uomo soffriva diversi disturbi ossessivi, in particolare negli ultimi 4 anni prima del trattamento.[1] Aveva paura che potessero accadere delle disgrazie al padre e alla donna amata, e aveva avuto degli impulsi suicidi. Questi disturbi gli portarono diversi problemi personali, come una vita sessuale insoddisfacente e inefficienza lavorativa.

Il trattamento

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La prima seduta

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Nella prima seduta con Freud, il paziente raccontò diversi eventi significativi della sua infanzia. Trattarono subito l'argomento della sessualità infantile: il paziente raccontò che tra i 5 e i 10 anni le governanti presenti a casa sua gli permettevano di vederle nude e toccare loro i genitali.[2] Così il bambino sviluppò una ossessiva curiosità verso il corpo femminile. Insieme a ciò nacque il timore assurdo che i genitori potessero scoprire questo desiderio. Allora il bambino tentò di limitarsi, per la paura che in qualche modo i pensieri potessero avere come conseguenza dei danni alle persone a lui care.[3]

Freud, ascoltando il racconto, identificò già il quadro completo di una nevrosi ossessiva: lo scontro tra il desiderio del corpo femminile e il timore che questo pensiero potesse sviluppare assurde conseguenze negative. Intuì che le cause potessero essere dovute a traumi infantili dimenticati.[4]

Il periodo militare

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Il paziente nelle sedute successive raccontò due vicende accadute mentre era tenente nell'esercito. Disse che in questo periodo le ossessioni sembravano scomparse.[5] Un giorno però ebbe un dialogo con un ufficiale, che gli parlò di una tortura orientale. La tortura consisteva nell'applicare un recipiente pieno di topi a contatto con l'ano del prigioniero, in modo da indurli a mutilarlo per cercare una via di fuga.[6] Il paziente disse di aver avuto l'idea che questa tortura potesse essere applicata al padre e alla donna amata.[7] Freud intuì che questa "idea" manifestasse sia il timore che l'inconscio desiderio di questa tortura.

Successivamente raccontò il secondo avvenimento del periodo. Gli venne consegnato un pacco da un tenente che gli disse di dover pagare il contrassegno ad un altro tenente.[8] Così il paziente giurò a se stesso di restituire i soldi.[9] Ciò diventò un pensiero ossessivo, con il conseguente timore che se non l'avesse fatto i suoi cari avrebbero subito la tortura dei topi.[10] La soluzione di questo evento verrà trovata tra le ultime sedute, e sarà una delle chiavi dell'intero caso.

Il rapporto con il padre

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Diverse sedute furono dedicate all'approfondimento del rapporto con il padre. Freud apprese che il padre del paziente era morto da anni[11], così spinse il paziente a raccontare qualche aneddoto riferito ad esso.

Il primo evento trattato riguarda proprio il momento della morte. Il padre era malato, ma il paziente pensava fosse in condizioni stabili; così non assistette alla sua morte. Questo gli provocò un grande senso di colpa, che con il passare del tempo prese un carattere ossessivo.[12]

Nella seduta successiva raccontò un avvenimento risalente alla sua infanzia. Egli era innamorato di una ragazzina, lei però non ricambiava questo affetto. Allora a lui pensò che se suo padre fosse morto, lei sarebbe stata più affettuosa con lui, per consolarlo.[13] Ripudiò subito questo pensiero, e anche nella seduta dimostrò una grande vergogna a raccontarlo.[14]

Il paziente disse che non era l'unica manifestazione di questa idea. Qualche mese prima della morte del padre, egli pensava che fosse impossibile sposare l'amata per motivi economici. Pensò che se il padre fosse morto, con l'eredità avrebbe risolto il problema.[15]

Freud gli spiegò che queste idee derivavano da desideri rimossi. Questi si formarono in un periodo in cui il paziente provò un grande disprezzo verso il padre.[16] Freud intuì che l'origine potesse essere trovata nella sessualità infantile; secondo lui il ragazzino vedeva il padre come un ostacolo verso i suoi impulsi sessuali.[17]

Le possibili cause dalle rappresentazioni ossessive

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Dopo il racconto di altre esperienze, Freud provò a mettere in corrispondenza alcuni eventi con i sintomi del paziente, in modo da trovare le cause.

L'impulso suicida

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L'impulso suicida si riferiva a due eventi in particolare.

Qualche anno prima l'amata partì per assistere la propria nonna malata, così il paziente non poté vederla. Pensò che se la nonna fosse morta, lui avrebbe potuto rivedere l'amata. Per la vergogna dell'idea si punì: tramutò questo pensiero in un impulso suicida.[18]

La seconda manifestazione la ebbe quando l'amata ospitò un cugino in casa sua. Il paziente fu molto geloso, così pensò che il cugino dovesse morire. Con la stessa logica dell'altro evento, per la vergogna questo pensiero diventò un impulso suicida.[19]

Ossessioni verso la donna amata

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Il paziente raccontò un evento riguardante l'amata. Lui stava percorrendo un sentiero che poco dopo avrebbe percorso anche l'amata. Vide una grossa pietra, così per paura che lei potesse inciampare la spostò dalla strada. Poco dopo cambiò idea, tornò indietro e la rimise al posto di prima.[20]

Freud comprese che, come per il padre, il paziente nutriva un doppio sentimento verso l'amata. Da un lato l'amore che l'aveva portato al gesto protettivo, dall'altro l'odio incosciente che gli fece cambiare idea.[21] Lo stesso paziente ammise di aver avuto diversi pensieri negativi su di lei, in particolare dopo che lei un giorno gli rifiutò una proposta di matrimonio.[22]

La causa immediata della malattia

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In una seduta successiva Freud identificò la causa della malattia attuale; cioè l'evento che scatenò i problemi concreti che il paziente stava soffrendo in età adulta, uno su tutti l'inefficienza lavorativa.[23]

Il paziente disse che il padre, prima di aver conosciuto la madre, era stato innamorato di una ragazza povera. Nonostante questo sposò la madre, che era di famiglia molto ricca; così si sistemò economicamente.[24]

Il paziente poco dopo la morte del padre dovette affrontare una scelta simile. La madre gli propose di sposare una sua ricca cugina, appena lui avrebbe terminato gli studi. Come il padre avrebbe dovuto scegliere tra donna amata e ricchezza. Per ritardare questa scelta entrò in un periodo di inefficienza lavorativa, che lo portò a concludere gli studi in ritardo.[25]

L'avvio alla soluzione

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Dalle varie sedute era emerso il conflitto tra padre e desideri sessuali, e anche tra padre e donna amata. Freud si fece raccontare sinteticamente la vita del padre, apprese che:

  • era stato sotto ufficiale nell'esercito.
  • aveva avuto un carattere molto duro e atteggiamenti militareschi.
  • era spesso irascibile e violento.
  • aveva applicato severi castighi sui figli.

Freud intuì che la causa scatenante della nevrosi dovesse essere un evento accaduto nell'infanzia, legato a degli istinti sessuali e a una punizione da parte del padre.[26] Il paziente parlò di una storia che gli aveva raccontato la madre. Quando egli aveva quattro anni, morse una serva, allora il padre lo punì severamente.[27] Il paziente non ricordava questo aneddoto e disse che la madre non gli parlò di alcun carattere sessuale.

L'ossessione del debito

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Riguardo la questione del debito da pagare durante il periodo militare, il paziente disse che in realtà il debito andava pagato a un'impiegata della posta, non al tenente.[28] Freud intuì dalle sue parole che lui già sapeva questo prima di ricevere il pacco.[29] Freud allora cercò di capire perché il paziente si era ostinato a voler ripagare il tenente.

Il paziente raccontò un aneddoto della vita militare del padre. Quest'ultimo, mentre era sottotenente, aveva il vizio per il gioco d'azzardo. Un giorno entrò in debito, così un collega gli prestò dei soldi per saldarlo. Da quel momento venne chiamato "spielratte", topo di gioco. In seguito provò a rintracciare il collega per restituire i soldi, ma non ci riuscì mai e ebbe un grande rimorso.[30]

Secondo Freud questa storia influenzò il paziente. Quando il primo tenente gli disse di dovere i soldi all'altro tenente, lui lo interpretò come se fosse un ordine del padre. Quindi il debito verso il secondo tenente diventò un ossessione, nonostante il paziente sapesse che il presunto ordine fosse errato.[31]

I significati dei topi

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In conclusione Freud ricercò il motivo dell'ossessione verso la tortura dei topi.

Erotismo anale

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Le premesse lo portarono a pensare al carattere sessuale. L'ossessione dei topi precipitò proprio al termine del periodo militare, momento in cui il paziente era sessualmente frustrato a causa dell'astinenza. La tortura aveva quindi il significato di erotismo anale.[32]

Il topo, portatore di malattie, in relazione alla paura della sifilide, comune tra i militari. Considerando che è il pene il veicolo della sifilide, il paziente associava il topo al pene.[33]

La parola "ratten"

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Trovò diversi significati secondari attraverso analogie tra la parola "ratten" e altre parole:

  • "heiraten", sposarsi, in relazione alla scelta che dovette prendere tra l'amata e la ricca cugina della madre.[34]
  • "spielratten", topo di gioco, riferito al racconto del debito del padre.[35]
  • "raten", denaro, il paziente spesso usava la parola "topi" al posto di "marchi", come se fossero una valuta.[36]

Il significato più importante fu quello del topo come bambino. Nell'immaginario comune il topo morde e rosicchia, l'umano allora lo uccide, per punirlo.[37] Il paziente si immedesimava nel topo, perché da bambino era stato disobbediente, sporco e aggressivo.[38] Così il padre lo puniva, come fanno gli umani con i topi.

Il paziente aggiunse che la donna amata era sterile.[39] Questo portò a lui molti dubbi, visto il suo amore verso i bambini.

L'idea della tortura era un desiderio di vendetta nei confronti del padre e dell'amata.[40] Il primo per le punizioni inflitte al paziente in età infantile. La seconda per l'impossibilità di dargli dei figli. Secondo Freud il pensiero era riferito alle teorie infantili dove si immagina che i bambini possano uscire dall'ano e di conseguenza che anche i maschi possano avere figli.[41] Nell'immaginazione quindi il paziente invertiva il verso del parto, i topi entravano invece che uscire, proprio come nella tortura.

Dopo che Freud trovò questa soluzione, le sedute terminarono e il paziente guarì definitivamente.[42]

L'emarginazione

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Il paziente si sentiva come un criminale incarcerato, impotente rispetto agli altri. Il suo desiderio di libertà veniva oppresso dagli ordini altrui. Ad esempio per poter consultare Freud chiese il permesso alla madre, come se fosse un bambino. La sua vita era fatta di costrizioni, implicite o esplicite.[43]

Il rapporto con il prossimo era complicato per lui: sentiva sempre di essere sfruttato dagli altri. Freud un giorno gli offrì un pasto, il paziente allora pensò che lo facesse solo per perdere tempo e guadagnare di più. Un'altra volta fu convinto che Freud fosse cortese con lui al solo scopo di fargli sposare la figlia.[44]

Il paziente si credeva una persona cattiva, che merita di essere emarginata.[45] Aveva saputo che il padre non lo volesse alla nascita, per paura di non riuscire a mantenere la famiglia, non si sentiva degno della terapia di Freud e l'amata continuava a rifiutare il matrimonio.

Spesso chiedeva agli amici cosa pensassero di lui, ma le risposte positive non gli portavano alcuna felicità. Non raccontava mai i suoi pensieri ossessivi agli amici, quindi il loro giudizio era ininfluente. Egli non descrive a Freud i nomi delle persone delle sue storie né i luoghi precisi. La difficoltà era anche nel parlare in pubblico, quando il tenente gli ordinò di pagare il contrassegno alla persona errata, lui non lo corresse, si limitò a seguire l'ordine. Nascondeva sé stesso agli altri, questo rafforzava la sua emarginazione.[46]

  1. ^ Freud, Casi clinici 5, pp. 16-17.
  2. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 18.
  3. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 19.
  4. ^ Freud, Casi clinici 5, pp. 20-22.
  5. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 23.
  6. ^ Freud, Casi clinici 5, pp. 23-24.
  7. ^ Freud, Casi clinici 5, pp. 24-25.
  8. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 25.
  9. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 25.
  10. ^ Freud, Casi clinici 5, pp. 26-27.
  11. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 20.
  12. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 30.
  13. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 34.
  14. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 35.
  15. ^ Freud, Casi clinici 5, pp. 34-35.
  16. ^ Freud, Casi clinici 5, pp. 35-36.
  17. ^ Freud, Casi clinici 5, pp. 37-38.
  18. ^ Freud, Casi clinici 5, pp. 41-42.
  19. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 43.
  20. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 44.
  21. ^ Freud, Casi clinici 5, pp. 45-46.
  22. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 48.
  23. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 49.
  24. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 51.
  25. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 52.
  26. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 57.
  27. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 58.
  28. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 29.
  29. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 28.
  30. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 62.
  31. ^ Freud, Casi clinici 5, pp. 62-63.
  32. ^ Wertz 2003.
  33. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 65.
  34. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 66.
  35. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 65.
  36. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 65.
  37. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 67.
  38. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 67.
  39. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 68.
  40. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 68.
  41. ^ Freud, Casi clinici 5, pp. 70-71.
  42. ^ Freud, Casi clinici 5, p. 71.
  43. ^ Wertz 2003.
  44. ^ Wertz 2003.
  45. ^ Wertz 2003.
  46. ^ Wertz 2003.