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Vincenzo Verginelli


Vincenzo (ovvero Vinci) Verginelli (Corato, 1903 – Roma, 1987) è stato letterato e scrittore umanista ed ermetista italiano.


Indice


1. Biografia

1.1 L’uomo

1.2 Lo scrittore

1.3 L’ermetista


Biografia

1.1 L’uomo (1)

Nacque a Corato, in provincia di Bari, il 27 maggio del 1903 da Pasquale, titolare di un negozio di calzature, e da Rosa Loiodice. Fu il primogenito di altri tre fratelli e cinque sorelle. Sedicenne, mentre frequentava il Liceo Classico a Bitonto, il ragazzo, senza informare i genitori, partì in treno alla volta di Trieste per portare un assegno, da parte dei patrioti pugliesi, a Gabriele D’Annunzio, a sostegno della spedizione che il poeta-soldato stava approntando in vista della conquista di Fiume per l’Italia. Partecipando alla presa della città, egli si guadagnò l’ammirazione di D’Annunzio, che per buono auspicio lo chiamò Vinci. Il primo incontro della sua vita con la poesia nella persona di D’Annunzio, il maggior poeta dell’epoca, lo segnò per sempre, per cui Vincenzo Verginelli nella maturità adotterà “Vinci” come proprio nome d’arte. Un’altra occasione importante fu la conoscenza del pastore evangelico valdese Girolamo Moggia, grazie al quale nel 1921 aderì all’ermetismo. Quando nel 1929 ebbe modo di conoscere in Francia Giuliano M. Kremmerz, il maggiore pensatore ermetico del tempo, Verginelli, tendenzialmente misticheggiante, fece della filosofia ermetica la propria fede. Negli anni 1921-25 studiò con passione, rigore e successo Lettere Classiche all’Università di Firenze. Laureatosi brillantemente con la tesi in Storia dell’Arte, grazie al filosofo Giovanni Gentile, ottenne una “collaborazione onorifica” per il decennio 1926-36 all’Enciclopedia Italiana Treccani per numerose “voci” di carattere artistico. Intanto il neo-professore iniziò la carriera scolastica, insegnando a Corato e poi a Bari. Nel 1929, anno della grande crisi economica, divenne docente di Italiano e Latino a Napoli, dove ebbe come allieva Alda Croce, la secondogenita del famoso filosofo. Venne così accolto nella stretta cerchia degli amici e frequentatori di casa Croce, divenendo discepolo del “grande pensatore e maestro dell’Italia e dell’umanità”, come Thomas Mann definì Benedetto Croce. Lì sbocciò l’idillio fra la primogenita Elena e il professore, che però si concluse qualche anno dopo. Lasciata Napoli, Vinci insegnò prima a L’Aquila, poi a Velletri e quindi nel 1938 approdò al Liceo Classico “Virgilio” di Roma, dove rimarrà fino al 1970, anno del suo pensionamento. Per gli allievi fu un professore comprensivo e affettuoso: a lui rimarranno affezionati gli studenti della terza liceale, ai quali il 5 maggio del 1940 alle ore 5 pomeridiane, nell’imminenza dell’entrata in guerra dell’Italia, il professore dichiarò la promozione garantita per tutti. Quegli stessi alunni continueranno a incontrarlo a cena ogni 5 maggio, rinnovando la tradizione del “5.5.5.” Numerose furono le sue iniziative, favorite dalla presidenza del Liceo, di sostegno ai bisognosi, quale la promozione di fondi per un lebbrosario in Uganda. Nella capitale finalmente si ricongiunse con tutta la sua famiglia, che, come fratello più grande, sentì il dovere di aiutare strenuamente, rinunciando – come dice nel suo testamento – “agli studi e all’arte” e quindi ad ogni aspirazione universitaria. In compenso un altro “provvidenziale incontro”! Questa volta conobbe il musicista Nino Rota, milanese di nascita, che si era stabilito a Roma. Tra i due sorse col tempo un’amicizia più che fraterna per la condivisione degli stessi ideali ermetici, per essere entrambi celibi e per la loro eccellente intesa letterario-musicale. Perciò nel 1986, un anno prima di morire, scrivendo di entrambi, dirà: “A Roma […] stavamo sempre insieme. Libri e musica. Musica e libri”. Fu così che nacque la loro perfetta collaborazione artistica, che si interruppe purtroppo prematuramente nel 1979 con la dipartita del musicista. Perché si possa inquadrare meglio la figura di Verginelli potrebbe bastare citare lui stesso, che nella parte finale del testamento del 16 novembre 1987, scrive: “Nella vita conta sempre fare il bene e amare […]. Nella vita conta proporsi di divenire migliori e far divenire migliori possibilmente quelli che ci sono vicini per concorrere al miglioramento dell’intera società umana. <Virtute e conoscenza> ellenica e dantesca. Questo è stato il mio ideale di vita da ragazzo e a questo fui ispirato da provvidenziali incontri; a questo ideale ho cercato, con umiltà ma con dignità e costanza, di essere fedele”.

1.2 Lo scrittore

Dal 1921 al 1925 il giovane universitario, in sintonia con il valdese Girolamo Moggia, Verginelli attende alla traduzione dell’antico testo alchemico “Chymica Vannus” (“il chimico crivello”) (Amsterdam, 1666), di anonimo autore (forse Eugenio Filalete ovvero Thomas Vaughan, Imperator della Rosa+Croce): la traduzione verrà pubblicata postuma nel 1999 da Ibis Libreria Editrice. Già è stata citata la collaborazione con l’Enciclopedia Italiana Treccani nel decennio 1926-36 per numerose voci di carattere artistico. Nel 1934 redige il saggio “La poesia di Orazio Caputo” per il suo amico coratino avv. T. Venitucci. Nel 1957 vengono pubblicate da Ugo Guanda, noto editore parmigiano di poeti celebri, le poesie “Ceneri di Paradiso”, un “drammatico canzoniere d’amore”, ispirato alla passione per Elena Croce. Nel 1960-61 compone per Nino Rota l’oratorio “Mysterium” (titolo originario “Mysterium Catholicum”): come riconosce Pier Marco De Santi nella sua monografia sulla musica di Rota del 1983, Verginelli plasmò felicemente l’argomento con citazioni in latino, e traduzione italiana a lato, dal Vangelo di Giovanni e dai primi scrittori cristiani. Nel 1962-63 compone il libretto “Aladino e la lampada magica”, ispirato alla nota novella de “Le mille e una notte”: Nino Rota lo musicò e l’opera fu rappresentata al Teatro San Carlo di Napoli nel 1968 e al Teatro dell’Opera di Roma dieci anni dopo. Nel 1969 nacque la meravigliosa cantata sacra “La vita di Maria”, per la cui scelta dei testi sacri (il Vecchio Testamento, i Vangeli ortodossi e quelli apocrifi) fu lo stesso Rota a dire: “Mi sono avvalso della dottrina e del gusto di Vinci Verginelli”. Nel 1970 il “duo” Rota-Verginelli celebra il centenario di Roma capitale con la cantata profana “Roma capomunni”, contenente liriche tratte da Gioachino Belli, Byron, Goethe, Plutarco, Dante, Orazio e Virgilio. Dal 1979 al 1984 il letterato si occupò della catalogazione di oltre 450 testi e manoscritti ermetici antichi, la raccolta Verginelli-Rota, di cui egli stesso era in possesso: ne realizzò un catalogo, il primo nella letteratura italiana(cfr. http://www.levity.com/alchemy/vergrota.html:"The catalogue of the Collection Verginelli-Rota is the first Italian catalogue of alchemical and hermetic books belonging to a private collection"), che andò edito nel 1986 per i tipi di Bruno Nardini a Firenze, col titolo di “Bibliotheca Hermetica. Catalogo alquanto ragionato della raccolta Verginelli-Rota di antichi testi ermetici (secoli XV-XVIII)” (2). Nel 1983 viene pubblicata, sempre da Nardini (Firenze), la traduzione italiana, curata da Verginelli, del trattatello alchemico di Daniel Stolcius von Stolcenberg intitolato “Viridarium Chymicum” (Francoforte, 1624).

1.3 L’ermetista (3)

L’approccio all’ermetismo, inteso come ricerca della Conoscenza del Sé secondo i dettami di Ermete Trismegisto, risale in Vinci all’epoca dell’incontro con il valdese Girolamo Moggia sul treno Barletta-Bari nel 1921 e alla traduzione della “Chymica Vannus”. Nel 1924 Verginelli entra a far parte dell’ “Accademia Pitagora di Studi Ermetici” a Bari, patrocinata dalla “Schola Philosophica Hermetica Classica Italica” (S.P.H.C.I.) fondata dal Maestro Giuliano M. Kremmerz, al secolo Ciro Formisano. La “Schola” assunse la chiara configurazione di una congregazione finalizzata alla terapeutica, così che, per iniziativa del suo fondatore, si denominò, nell’operatività ermetica, “Fratellanza Terapeutico-Magica di Miriam”. A Roma, Verginelli subentrò nella conduzione del “Circolo Virgiliano”, ispirato alla stessa Fratellanza, apportando, con la sua conoscenza esoterica e il suo profondo ideale d’amore, linfa vitale a tutti coloro che direttamente o indirettamente vennero con lui a contatto. Esperto conoscitore di quegli antichi testi alchemico-ermetici, catalogati nei decenni a lui precedenti da Caillet, Lenglet du Fresnoy, Manget, Ferguson, Duveen, Thorndike e altri, dopo la dipartita di Nino Rota, che aveva massimamente contribuito a collezionarli, Verginelli decise di comporne un catalogo “alquanto ragionato”, che fosse cioè una guida descrittiva e critica all’interpretazione dei testi per il “candido lettore” e “curioso ricercatore” (2). Degli oltre 450 volumi in suo possesso fece donazione alla Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei a Roma nel 1985, quand’era presidente il professor Giuseppe Montalenti, affinché fossero di facile consultazione. Un elenco dei manoscritti presenti nella raccolta è disponibile al sito http://www.levity.com/alchemy/vergrota.html

Niente meglio delle stesse parole, usate dal catalogista nella prefazione alla sua opera, può rappresentare lo spirito mercuriale dell’alchimista intento a trasmutare il piombo in oro:

"Candido et Veritatis Philosophicae cupido lectori".

“Settembre, andiamo. E`tempo di migrare. Ora in terra d`Abruzzo i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare. [...] Rinnovato hanno verga d`avellano”.

Così cantava ai suoi bei di` il grande Gabriele. Belli ancora suonano i versi “come tutte le cose belle quando sono belle". E mi risonavano in mente in quel mattino di settembre del 1979.Eppure non di migrare si trattava e nemmeno di transumanze. Di "transumananze" piuttosto, a voler adoperare un neologismo o latinismo di fonte dantesca per cose che dalla grande visione paradisiaca aliene non sono.

“Trasumanar significar per verba non si porrìa, però l`esemplo basti a cui esperienza grazia serba”. Par., I

Per me si trattava in quel mattino di decidermi finalmente di imprendere a scrivere. Scrivere : " affinché la morte non ci colga in ozio turpe", a dirla con le parole che nel suo ultimo tempo ad un amico scriveva l`altro grande abruzzese, don Benedetto, come dagli intimi amava sentirsi chiamare Benedetto Croce. Scrivere ... un catalogo. Un catalogo per accompagnare la donazione che io avevo deciso di fare della mia Raccolta di antichi testi ermetici (secoli XV-XVI-XVII-XVIII) alla Biblioteca Nazionale dei Lincei, che è l`istituzione di più alto livello culturale, che onora l`Italia e tutto il mondo ammira. A sollecitarmi in tale proposito mi spingevano parole lontane lette e mai dimenticate che per decenni e decenni erano andate covando in me. Leggendo la rivista "Commentarium " (n.3, p.68) uno studio intorno a Francesco Borri scritto da un insigne ermetista, che si celava sotto lo pseudonimo di N.R. Ottaviano, trovai che l`autore lamentava che "mancasse in Italia persino un catalogo di alchimisti italiani dalle biblioteche pubbliche e private investigate". Così aveva deprecato Ottaviano nell`anno di grazia 1910. Tale deprecazione quasi con le medesime parole, quasi col medesimo cruccio, tanti anni dopo ebbi a sentirmi ripetere da Giuliano Kremmerz che di Ottaviano era molto amico. Conoscevo il Kremmerz sin dal 1921,quando gli ero stato presentato da intimi suoi quali Borracci e Moggia. Per anni avevo atteso un suo invito .Poi d`improvviso nel dicembre del 1929 mi scrisse che mi aspettava dopo Natale a Beausoleil, dove da anni risiedeva. Corsi. Gli portavo, come egli per lettera me ne aveva pregato, i due grossi volumi del Manget presi in prestito da una biblioteca fiorentina: mi avrebbe indicati quali trattati "di buona mano" desiderava che io traducessi. Prediligeva i trattatelli. Fu in quell`occasione, che il Kremmerz, conversando di tante cose, tra l` altre parlò pure della deplorevole condizioni bibliografiche degli studi alchimistici in Italia e parve esortarmi che mi occupassi io di un catalogo di testi alchimici nelle biblioteche italiane pubbliche e private, per esempio la Biblioteca Filosofica Fiorentina che io conoscevo particolarmente, perché l`avevo con assiduità frequentata durante il periodo fiorentino dei miei studi (1921-1925). Lui parlava. Io, vicino, tacito ascoltavo. A stento credevo che fosse veramente il Kremmerz a parlarmi. E che passeggiavamo insieme per i giardini di Beausoleil. Mi pare ancora di vederlo, di sentirlo parlare. Sempre caldo, sempre amorevole, spesso napoletamente scherzoso, rare volte ierofantico. " Il maestro di ermetismo più grande nei nostri tempi. E fra i più grandi in ogni tempo ". Tutto luce di "sapienza, amore e virtute". Il Maestro, e quella incantata mattina di dicembre del 1929. Qualche mese dopo d`improvviso ci avrebbe lasciati. Fu forse così in quella mattina, che mi nacque la prima idea di un catalogo. Idea bella ma vaga, incerta, tanto che parve poi spegnersi. Rinasceva di tempo in tempo però. Soltanto poi, in occasione della donazione dei miei libri ai Lincei, l`idea era matura a farsi realtà e, affinché tale divenisse, ho badato ininterrottamente a questa fatica da quel settembre del 1979 a tuttora. Il Catalogo eccolo qui. Quale che sia, ma eccolo qui. Il primo catalogo di libri ermetici in Italia. Un inizio. Un invito a fare più e meglio. Sperabilmente. Ma catalogo come? Anzitutto una caratteristica distintiva: il catalogo è di libri miei, della mia biblioteca, raccolti durante un sessantennio e più, dal 1921 a tutt’oggi. Cercando, viaggiando, rovistando, chiedendo, scambiando. Raccoglievo, acquistavo spesso con sacrificio libri ermetici in Italia e fuori ,a Parigi e a Londra in ispecie. A quel tempo se ne trovavano ancora facilmente e per poco. Poi nel 1939 ebbi una gran ventura: la ventura di incontrare qualcuno che mi sarebbe divenuto amico diletto per tutta la vita, amico e anche collaboratore sollecito, generoso, anzi prodigo nel cercare ed acquistare libri ermetici: Nino Rota, musicista grande, studioso tacito pervicace perspicace di cose ermetiche. Nino a me era stato presentato da Giacomo Borracci a Bari, dove era venuto a insegnare composizione nel Conservatorio Niccolò Piccinini e dove rimase tutta la sua vita, anche se riesiedendovi saltuariamente. Molto spesso i suoi intensi impegni musicali lo tenevano altrove e specialmente a Roma, dove ero io, e allora stavamo sempre insieme. Libri e musica, musica e libri. Così ho voluto che il nome "Rota" fosse a me vicino nella duplice denominazione della " Raccolta Verginelli-Rota": per ricordo, per riconoscenza, per omaggio. Libri ermetici antichi e libri ermetici moderni. Della Raccolta dei libri ermetici antichi, circa quattrocento (secoli XV-XVI-XVII-XVIII), ho fatto donazione alla Biblioteca Nazionale dei Lincei unitamente alla Raccolta di manoscritti antichi, circa sessanta,(secoli XV-XVI-XVII-XVIII-XIX), dei quali alcuni, quelli quattrocenteschi, sono codici pergamenacei, miniati, belli, tutti da studiare. Per la datazione di questi manoscritti ricorsi alla dotta e preziosa e gentile consultazione paleografica del Prof. Fabio Troncarelli dell`Università di Roma e della sua assistente Signorina Alessandra Tommasi. Di tale donazione mi pervenne accettazione mediante una gentile calda lettera scrittami in data 6 giugno 1984 dal Presidente dell`Accademia Nazionale dei Lincei Prof. Giuseppe Montalenti. Della raccolta di libri ermetici moderni (secoli XIX-XX), circa duemila, ho fatto donazione al Circolo Virgiliano di Roma, di fondazione kremmerziana, e ne ho fatto consegna già da qualche anno: donazione al Circolo Virgiliano fatta con questa clausola: che nel caso deprecabile, ma pur possibile, della chiusura del Circolo Virgiliano (non fu forse chiuso, almeno ufficialmente anche se apparentemente, ai tempi del fascismo, quando i circoli esoterici vennero tutti chiusi perché venivano confusi con le logge massoniche per comunanza di simboli?), dicevamo, nel caso di chiusura del Circolo Virgiliano, gli ultimi dirigenti del Circolo e l`Assemblea dei Soci faranno a loro volta donazione della mia Raccolta Verginelli-Rota di testi ermetici moderni all`Accademia dei Lincei, venendo così a congiungersi alla mia Raccolta di testi ermetici antichi. E torniamo al Catalogo ,anzi al "Catalogo alquanto ragionato", come si è preferito dire. Potrà sembrare provocatoria l`attenuazione significata con "alquanto" ma non lo è. Se lo fosse, sarebbe provocatoria e presuntuosa anche la qualità del contenuto e dell`assunto di tutti questi libri, alla cui lettura e alla cui intelligenza non la comune ragione giova ma l`ispirazione di Hermes, come direbbero gli alchimisti paganeggianti, o l`ausilio dello Spirito Santo, come direbbero gli ermetisti cattolici o in apparenza tali, oppure la intiuizione, a meno che il "logos" eracliteo s`intenda identificato con il "logos" giovanneo, come a me piace credere, e allora le qualificazioni differenzianti sarebbero causali omoteleuti. "Nunc vero tempus est perficiendi". Affrettiamoci a portare a termine questa lunga e pur modesta mia fatica. Quanto meno male ma quanto prima. Già vicino è "lo dì che diremo ai nostri amici addio" .O forse meglio: arrivederci. Tempo è di lasciarci, cari lettori, ognuno per la sua via. Più lunga è la vostra, più breve la mia. O forse per una via medesima per me e per voi, perché infinita. Quale ne sia la meta è difficile dire. Comunque io credo che sia degna di essere cercata. E che questa ricerca sia un dovere per ogni uomo. Dovere, anche, è dire e dare qualcosa di sé ai compagni di viaggio. Di noi rimane soltanto quello che diamo agli altri. Per esempio: donare questa idea. L`idea di concepire la vita come perenne trasmutazione del peggio in meglio, in noi e intorno a noi. O, come direbbero gli alchimisti, trasmutazione del piombo in purissimo oro alchimico. Per virtù di Amore. Post scriptum Si sa: le prefazioni - ed è giusto - si scrivono quando il libro è già compiuto o quasi. E vengono in mente gli amici che offersero collaborazione preziosa e affettuosa durante la composizione. Perciò sento il dovere di rendere loro molte vive e pubbliche grazie anche per l`incoraggiamento donatomi nelle ore di stanchezza. Anzitutto ringrazio Giovanni Sergio, giovane medico e valente studioso per il suo aiuto diuturno validissimo cordiale, senza del quale sinceramente non avrei potuto portare a termine in questa mia tenera età questo mio libro. Insieme a lui ringrazio della loro lunga e paziente sollecitudine durante l`attenta stesura grafica, dattilografica e tipografica Concettina Scaramuzzi e Raffaele Gelone di Napoli, Bruno Leuzzi dell`Università di Cosenza, Carlo Nuti dell`Università di Roma, Elio Moggia, Luigi Modesti, Angelo Cangemi, Natale Cecioni, Enzo e Rita La Russa tutti simpaticamente coinvolti con i loro specifici apporti non alla "Fabbrica Sancti Petri" ma nella insolita fabbrica di questo catalogo di libri antichi e così misteriosi. Pari e vive grazie sono da me rese a Suso Cecchi d`Amico, illuminante consigliera e alle gentili signore Silvia Rota Blancheart e Vanna Rota Lombardi, procugine di Nino Rota. Vinci Verginelli


Bibliografia

1. Enzo Tota. L’amore nella vita e nella poesia di Vinci Verginelli. Bari, 2012.

2. Vinci Verginelli. Bibliotheca Hermetica. Catalogo alquanto ragionato della raccolta Verginelli-Rota di antichi testi ermetici (secoli XV-XVIII). Nardini Editore, Firenze, 1986.

3. Giovanni Sergio. Il Serpente incoronato. Edizioni Il Calamaio. Roma, 2008.


Voci correlate

http://www.cesnur.org/religioni_italia/m/martinismo_02.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuliano_Kremmerz

http://www.esopedia.it/index.php?title=Schola_Philosophica_Hermetica_Classica_Italica,_Fratellanza_Terapeutico-Magica_di_Miriam_(S.P.H.C.I._Fr%2BTm%2B_di_Miriam)

http://www.lacittadella-web.com/forum/viewtopic.php?f=45&t=530

http://www.levity.com/alchemy/vergrota.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Ermetismo_(filosofia)