Utente:Giovanni Scandolara

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Eccidio nazista al Poligono di Mompiano in Brescia


  • Stato: Italia
  • Luogo: Brescia
  • Data: 26 Aprile 1945
  • Morti: 4 civili- 3 militi RSI- 1 partigiano
  • Responsabili: truppe tedesche
  • Motivazione: rappresaglia per uccisione di ufficiale tedesco


Antefatto

Il 25 aprile 1945 le truppe tedesche di stanza a Brescia si stavano ritirando dalla città. Una colonna si era attestata in località S. Eufemia ad est in direzione lago di Garda. Nel pomeriggio in località Mompiano partigiani appartenenti al gruppo Gap della fabbrica OM intercettarono un automezzo tedesco che tentava di forzare il passo per congiungersi con le truppe attestate a S. Eufemia. Ne consegui uno scontro a fuoco dove rimase gravemente ferito un ufficiale tedesco. I tedeschi si ritirarono verso il comando da dove provenivano, che aveva sede in Mompiano in via Lama presso il convento delle Suore Ancelle della Carità, lasciando a terra agonizzante il ferito. A sera una suora camilliana della vicina chiesetta privata contessa Valotti, chiamata da un civile, impartì la benedizione al morente, che poi rimase a terra sulla strada tutta notte in quanto nessuno osava rimuoverlo. La sera gli abitanti delle case vicine (circa 70 persone) per paura di rappresaglia ripararono tutti ammassati presso il mulino Conti, poco discosto ma ritenuto più sicuro. La salma dell’ufficiale venne rimossa all’alba da un civile occultandola sotto un cumulo di letame della cascina situata nell’immediata adiacenza del luogo ove avvenne lo scontro e solo in uno dei giorni successivi la salma fu rimossa e portata a ridosso del muro di cinta del poligono di tiro ( distante non più di 500 metri ) ove poi venne fatta ritrovare.


Fatto

Il poligono di tiro, in via Garzetta e poco distante dal punto ove avvenne lo scontro, era un punto strategico per la sua armeria. Le Ferrovie dello Stato vi avevano costituito un deposito di materiale vario ( coperte, indumenti ed altro). A presidio tre militi ferroviari (inquadrati nella RSI). Custode del Poligono era Giuseppe Boccacci che vi risiedeva con la famiglia e parenti da loro sfollati. Il mattino del 26 aprile un gruppo di una decina giovani partigiani venne mandato ad occupare il poligono. Nel frattempo i militi avevano smesso la divisa militare per indossare abiti borghesi al fine, evidente, di non essere individuati.

Da una moto con tre militari tedeschi, presentatasi nel frattempo dinanzi al poligono presidiato dai partigiani, scese un ufficiale con bandiera bianca alzata, con l’evidente intenzione di parlamentare. Un partigiano, con atto inconsulto, sparò colpendo l’ufficiale. L’automezzo tedesco si allontanò immediatamente lasciando a terra l’ufficiale gravemente ferito.

I partigiani, tutti al completo, abbandonarono subito il poligono rifugiandosi nel ronco di casa Scandolara, situato nelle immediate vicinanze, raccontando l’accaduto. Fu loro consigliato di allontanarsi dal retro della casa sul monte sovrastante, cosa che fecero.

I tedeschi poco dopo tornarono al poligono in forze e misero in atto la rappresaglia fucilando tutti quanti vi erano rimasti: la famiglia Boccacci, composta da padre, madre e figlia diciassettenne, i coniugi Mazzoleni- Gnutti, i tre militi ed il giovane partigiano, Gianfranco Omassi, prelevato dai tedeschi per strada mentre si dirigeva al poligono in veste di staffetta, in tutto 8 perone. All’eccidio sopravvisse il Mazzoleni, ferito e caduto sotto i corpi delle altre vittime. Egli così riuscì a sfuggire alla furia dei tedeschi che infierirono con i calci dei mitra sulle vittime a terra. Nel tardo pomeriggio, quando ormai regnava il silenzio più assoluto,, il sopravvissuto si rialzò e si riparò anch’egli presso casa Scandolara, dove venne accolto e medicato. Gli Scandolara furono i primi ad apprendere, dalla viva voce del sopravvissuto, quanto era accaduto . Presso casa Scandolara alloggiava la famiglia Martinelli, ospite forzosa per ordine delle forze della RSI, allontanata dalla sua abitazione, requisita per essere adibita al comando delle SS. Il prof. Ezio Martinelli, insegnante all’istituto tecnico agrario “Pastori”, anche gerarca fascista a capo della G.I.L. di Brescia, era molto ben amato dai suoi allievi, alcuni dei quali facevano parte del gruppo di giovani partigiani riparati in mattinata presso casa Scandolara stessa ( ciò gli valse come salvacondotto anche dopo la Liberazione).

Il Martinelli si offrì subito di portare soccorso e conforto religioso alle vittime, sfidando la proibizione vigente di rimuovere le vittime delle rappresaglie. Il Martinelli, le due sue giovani figlie e suor Severina, del contiguo convento del noviziato delle Ancelle della Carità, crocefisso in mano, si recarono al poligono. Qualcuno dava ancora deboli segni di vita, ma purtroppo più nulla si poteva fare altro che impartire ai morenti l’ultima benedizione. Fu un vero pellegrinaggio di amore.

Si seppe poi che Il Comando tedesco, oltre alla proibizione di rimuovere i cadaveri, aveva minacciato di incendiare il borgo di Mompiano, cosa che fortunatamente non mise in atto. Oltre alla fretta di smobilitare, li fece desistere dall’intento l’intervento della superiora del Convento delle Ancelle, suor Valeriana, presso cui in via Lama era insediato il Comando tedesco.

Le vittime sono tutte accomunate nel ricordo in una lapide all’interno del poligono insieme ai martiri della Resistenza bresciana, le fiamme verdi Astolfo Lunardi ed Ermanno Margheriti, anch’essi fucilati nello stesso luogo il 6 febbraio 1944.


Vittime

  • Boccacci Giuseppe - civile, anni 43
  • Boccacci Lidia - civile, anni 17
  • Ceretti Emma in Boccacci - civile, anni 49
  • Gnutti Teresa in Mazzoleni - civile, anni 53
  • Omassi Franco - partigiano, anni 18
  • Piu Leonardo - milite RSI, anni 22
  • Bonincontri Aldo - milite RSI, anni 16
  • Zagato Ugo - milite RSI, anni 24

Sopravvissuto

  • Mazzoleni Valerio - civile


Intitolazioni di strade e lapidi commemorative

  • Lapide commemorativa al poligono
  • Intitolazione di strada cittadina in località Mompiano a “ Famiglia Boccacci”.
  • Intitolazione di strada cittadina a “ Franco Omassi - patriota”


Riferimenti bibliografici

  • La Resistenza nella provincia di Brescia - sito ANPI di Brescia contributo di Giovanni Scandolara 2012.
  • Giornale di Brescia 8 maggio 2011 lett. al direttore - Giovanni Scandolara
  • Monumenti della resistenza Bresciana C.B.A.R. Brscia 1994
  • Dizionario della Resistenza Bresciana A-M - Rolando Anni - ed. Morcelliana Bs 2008
  • Le Strade di Brescia - Periodico locale Newton Bs 1993
  • Diario della Resistenza bresciana - Guerino Dalola - ed. GAM Bs 2007.
  • La Resistenza Bresciana rassegna di studi e documenti - Istituto Storico della Resistenza bresciana aprile 1985
  • La Resistenza bresciana : appunti per una storia - Antonio Fappani - ed. Squassina Bs 1965
  • Il frammento e l’insieme - La storia Bresciana - 6.La guerra , la lotta partigiana e la
  • Liberazione - Enzo Abeni – edizioni del Moretto
  • Via della Libertà - Mariarosa Zamboni - ed. Istituto Storico della Resistenza Bresciana 1983


Collegamenti esterni
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