Utente:Giovanni Nachira/Sandbox

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GIOVANNI NACHIRA -noto Gianni- è nato a Oria in provincia di Brindisi il 9 Marzo del 1948 ed è il quinto di cinque fratelli maschi. Nel 1952 la sua famiglia d'origine si trasferisce a Maglie in provincia di Lecce e lì si stabilisce definitivamente. Ultimo di 5 fratelli, sin da bambino si sente fortemente attratto dalla musica. A 9 anni, non sa neppure come, entra in possesso di una chitarra e, senza sostegno alcuno, in perfetta autonomia e da autodidatta, incomincia a strimpellare le sue prime note. A 14 anni, forma con alcuni amici un piccolo gruppo musicale (allora denominato "complessino") con il quale si esibisce in teatri e piazze del Salento. All'età di 17 anni è costretto a dire addio alla musica e ad interrompere gli studi, perché per volontà genitoriale è "costretto" ad arruolarsi nell'Arma dei Carabinieri. Poiché la vita militare non è mai stato il massimo delle sue aspirazioni, dopo pochi anni di vita militare decide di congedarsi per crearsi un futuro da civile in [Sardegna], là, dove sin dall'arruolamento ha fissato la sua residenza.

LA VITA CIVILE

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Il lavoro lo assorbe in toto, al punto di dover mettere da parte ogni e qualsiasi velleità artistica sia con la musica che con il "teatro", quest'ultima sua passione curata negli anni dell'adolescenza e abbandonata. Un'esistenza difficile e le esperienze di vita dure che è stato costretto ad affrontare lo hanno indotto a modificare l'intero suo plan, per fare fronte alle indescrivibili difficoltà cui una società marcia, abbietta e di stampo delinquenziale lo ha relegato. Gli anni 60 in Sardegna sono ancora pregni di criminalità promossa della famosa [anonima sequestri], delle guerre [dell'abigeato], di altre anomalie di pensiero che hanno creato tanto danno a "sos istranzos" ma anche gli stessi sardi di migliore levatura morale e culturale... imprenditori di valore.

Il danno subito da Giovanni ha appunto a che fare con questo tipo di esperienza, essendo stato vittima di una banda di delinquenti che, con il raggiro e con minacce di morte estese anche ai componenti della sua famiglia, nel 1987 ha estorto un cospicuo capitale in denaro contante stimato in 400.000.000 di lire, oltre alla fiorente attività commerciale.

Per i carabinieri un simile fatto (minacce di morte) non costituisce reato, per l'inesistenza di prove e la sua denuncia è caduta nel vuoto. Così, la sua esperienza è stata più dura rispetto a un sequestrato, dove la vittima, di solito benestante paga e tutto finisce lì (a meno che non ne esca vivo)... anzi, spesso i sequestratori sono individuati e finiscono in galera. Gianni Nachira per via di una simile sciagura, ha dovuto subire anche il fallimento, peraltro ordito dalla banda con un espediente che ha coinvolto un giudice fallimentare della cui moralità, dietro le quinte dei tribunali si è sempre dubitato.

L'incapacità (o la connivenza?) di un curatore fallimentare hanno contribuito a rendere più difficoltoso il percorso di una possibile riabilitazione. Costui, testimone del raggiro non si è minimamente preoccupato di compiere il suo dovere denunciando i responsabili dell'atto criminale (minacciato anche lui o pagato?). Il dubbio rimane. Le conseguenze di un simile atto di delinquenza subito, sono state catastrofiche, anche perché puntualmente, la vittima era costretta a subire nuove minacce dirette e avvertimenti di varia natura che si sono protratti negli anni...(Non parlare o muori).

Nessuno nel luogo della sua residenza è mai venuto a conoscenza di simili retroscena (se qualcuno sapeva si faceva omertoso) e la "vittima" ha subito anche l'onta del disprezzo da parte dei compaesani (come anche parte di parentela) che lo hanno letteralmente isolato e disprezzato, come si fa con uno che fallisce. Nessuno che gli abbia teso una mano offrendogli un lavoro.

Giovanni Nachira è un uomo forte; Non ama la violenza, né si propone "vendetta" come è solito l'agire dei sardi dei quali la storia è piena di atti criminali tipo [faida]. La sua vita si fa sempre più dura, ma si impone di farcela nonostante tutto, da solo. (segue a breve)


IL POETA E ROMANZIERE

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Che Giovanni Nachira fosse uno scrittore, di sicuro nessuno lo sapeva prima d'ora. Certo, non ha scritto romanzi, piuttosto trattati inerenti la fede, desunti da una profonda analisi del pensiero cristiano secondo i passi biblici, sia del nuovo che del vecchio testamento. Detti trattati sono rimasti chiusi in un cassetto, dal momento che l'autore in seguito ha maturato un diverso bisogno di approccio con la fede, messa in discussione, sprofondata nel dubbio. Ciò non significa che il suo lavoro sia andato perduto, poiché resta sulla carta, a riprova dell'impegno posto nell'analisi che forse è andata oltre la concessione del sapere e della conoscenza permesse all'uomo.

I "Racconti brevi" sono per lui una sorta di surrogato al romanzo che avrebbe voluto curare come più completa arte della scrittura; Cosa che si ripropone di fare più avanti, quando troverà -se lo troverà- il tempo e il luogo idonei per percorrere i chilometri di righe necessari, senza costrizione e in modo continuato.

Il bisogno di Poesia nell'animo di Giovanni Nachira risale all'infanzia. Già all'età di 12 il poeta sentiva in sé la vocazione per il verso poetico, senza però mettere mai niente di nero su bianco. Cosa che incominciò a fare nel lontano 1982.

Nel suo girovagare per i paesi della Sardegna per l'espletamento del suo lavoro, Giovanni era solito, nelle ore di pausa, scrivere in un block notes i versi delle sue poesie. Quadernetti che ancora custodisce gelosamente, non ostante l'avvento dei computers gli abbia consentito di trascrivere tutto in raccolte poetiche.

Nasce così la prima raccolta poetica che titola: "CHIODI DI GHIACCIO", da una selezione di poesie scritte tra il 1982 e il 2003, pubblicata per la prima volta ne mese di Ottobre 2018, con la formula self publishing.

Contemporaneamente, il poeta lavora sull'editing del suo secondo libro di poesie che egli stesso definisce "In arte povera", dal titolo "1825 GIORNI", selezionando questa volta, le sue poesie scritte dal I° Gennaio 2006 al 31 Dicembre 2010, milleottocento venticinque giorni, appunto; libro che pubblicherà ancora in self publishing nel novembre 2018.

Non finisce qui, perché nel frattempo l'autore è impegnato nella stesura di un romanzo che racconta le vicissitudini personali in terra di Sardegna, dove incappa per sua sfortuna in una trappola tesa da alcuni malviventi i quali gli hanno rovinato l'esistenza a vita. Come potrà mai raccontare una vicenda così banale ma altrettanto drammatica? Lo fa inserendola per gradi nel sunto scritturale che mette in luce i personaggi che egli chiama a rapporto e sono nomi importanti realmente vissuti partendo da Adamo ed Eva, da Virgilio, dalla Beata Maria, e sino a Dante Alighieri e Shakespeare. Chiama all'appello anche altri personaggi di pira fantasia a sostegno della sua opera.

Quale poi sia il nesso tra lui ed i suoi personaggi...Beh, per scoprirlo lascia ad ipotetici lettori il compito. Il titolo? Eccolo: "L'UOMO DEL MARCIAPIEDE". Lo pubblicherà nel 2022 con il solito metodo del self publishing.

Trascorre appena un anno ed ecco che Giovanni Nachira si ripropone con la sua terza opera poetica "VERSI INVERSI IN VERSI DIVERSI" , come gli altri pubblicato in self publishing e comprende una selezione rigida di poesie scritte in dodici anni, successivi al periodo del precedente libro "1825 GIORNI"

Tutti i suoi volumi poetici possono considerarsi "romanzi in rima", nel senso che raccontano storie di vita in una sequela di visioni proiettate su carta, che occhi mente e cuore hanno raccolto frugando negli spazi del tempo, nei luoghi della gente, interiorizzandole, per poi tradurle in racconti poetici.

Che dire? Oltre 550 pagine di liriche poetiche rappresentano un traguardo importante in fatto di letteratura. A queste si aggiungono 330 pagine del romanzo su citato, mentre ad oggi l'autore sta lavorando per un quarto volume, ma è prematuro parlarne.

IL CANTAUTORE

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"Non sia mai che io muoia, senza aver portato a compimento il progetto primo che m'ispirava il cuore".

Un progetto musicale troncato sul nascere, all'età di 17 anni. L'incipit di questo argomento, è giusto il suo proposito, maturato in tarda età, esattamente nel 2002 e realizzato nel 2003.

L'autore tralascia di narrare le ragioni dell'abbandono primo e non racconta qui le vicissitudini che lo hanno tenuto lontano dalla musica per tanti anni. Piuttosto preferisce parlare delle sue canzoni dei suoi brani musicali, del significato profondo che molti dei suoi testi racchiudono. Intanto qui presenta al pagina del suo blog https://www.teatriamocela.com/i-miei-brani-e-le-mie-canzoni-dautore/
In essa sono elencati i titoli di tutte le sue composizioni musicali; scopriremo che sono circa centoventi, frutto di un impegno costante durato 18 anni circa. Dal 2020 dunque non compone e sostiene che ciò dipenda dal fatto che ha lavorato troppo nel comporre ed ora preferisce mantenere in live i suoi brani preoccupandosi di allenarsi di continuo per non perdere la capacità esecutiva e di memoria. Tutti i suoi brani sono registrati a tutela presso la SIAE.

Nel lontano 2004 crea il suo primo CD dal titolo "INFINITAMENTE AMORE" contenente ben 12 canzoni