Utente:Gianfranco Chiavacci

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Gianfranco Chiavacci (1936- 2011).

Biografia Inizia giovanissimo ad interessarsi d’arte, nei primi anni cinquanta focalizza la sua attenzione verso l’informale e l’astrattismo internazionale. Agli inizi degli anni sessanta per ragioni di lavoro si occupa di calcolatori elettronici ed entra in contatto con i programmatori IBM, sono loro ad introdurlo alla logica binaria che da allora diventerà un vero e proprio tarlo nel suo approccio all’arte, in un suo scritto affermerà infatti “la binarietà è la sintassi con la quale elaboro il mondo”. Da qui un parallelo di lavoro e speculazioni intellettuali su questa nuova realtà. Nasce così lo stimolo per iniziare l’applicazione delle sue riflessioni al fare Arte. Ciò inteso nel senso di una nuova creatività non più legata strettamente alle ipotesi che gli artisti assumono dal mondo dell’Arte. Le opere diventano degli elaborati artistici di una teoria nata in un contesto extrartistico. Questa è l’intima connessione che unisce le molte opere prodotte, fino ad esprimere la negazione più radicale dell’opera d’arte stessa. Verso la fine degli anni sessanta si avvicina alla macchina fotografica, intendendola però come “strumento atto a registrare un fenomeno luminoso”. Con i primi anni settanta inizierà un cammino fatto di confronto e di sperimentazione fra pittura e fotografia, fra concettualità e processualità che arricchirà ulteriormente la sua sconfinata ricerca artistica. L’unicità della sua arte sta anche in questo attivo e propositivo confronto con queste due grandi “macchine” del ‘900 che segneranno da quel momento in poi ogni ambito della tecnologia e della vita stessa. Non a caso il terzo millennio inizia prepotente con l’immagine digitale, fusione fra fotografia e codifica binaria.