Utente:Giady12

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==PERSONAGGI==

===''NONNA GINA''===

Nonna Gina è un personaggio del romanzo che ha un ruolo secondario della vicenda, ma che è una figura molto importante per Jeremy, in quanto gli dà fin da bambino dei valori autentici in cui credere, come: la saggezza, lo spirito di sacrificio, l'amore per gli altri. Gina è un'anziana donna sempre vissuta nel suo paese {{quote|figuriamoci se poteva immaginare l'America, dove il nipote Jeremy studiava. Poteva solo preoccuparsi per lui!.}} "P.Mastrocola, Non so niente di te,Torino 2013,p. 159"

Nonna Gina non era di Carandate, vicino a Milano, ma veniva da un paesino di campagna poco distante. Il suo nome era Luigina Pontelli, non aveva mai potuto studiare perché ai suoi tempi non si usava {{quote|far studiare i figli soprattutto le femmine.}} Dunque si era fermata alla quinta elementare. Aveva sposato Giuseppe che faceva il panettiere e aveva un panificio a Carandate e, dopo essersi maritata, lavorava tutto il giorno nel negozio a vendere il pane. Gina non si lamentava, era contenta di aver trovato Giuseppe: non le era parso vero di aver trovato lui, non si faceva illusioni, lo sapeva di essere un po' grassa soprattutto sui fianchi.

Da ragazza, con la sua amica Luciana, al sabato sera stava seduta a un tavolino. Un'estate, in una bella serata fresca, con indosso un vestitino a fiori azzurri senza maniche e abbastanza scollato, le si avvicina un ragazzo, Giuseppe, appunto, che le chiese di ballare la Mazurca di Migliavacca. Gina era diventata tutta rossa fino ai capelli, accettò lusingata; fra tutte lui aveva scelto proprio lei. Dopo sposata aveva ripensato tanto a quel momento, sempre con grande emozione. Dal suo matrimonio era nata una bambina, Daniela, che diventò poi la madre di Jeremy. Alla sera Gina andava a dormire verso le nove perché il marito doveva alzarsi la notte per fare il pane. Lei però non dormiva. Gina stava seduta appoggiata con il cuscino piegato in due. Anche senza far niente, a fissare il muro, le mani appoggiate sul risvolto del lenzuolo, dove la luce di una lampadina metteva in risalto l'artrosi che aveva sulle nocchie. Quando la figlia Daniela si sposa e nasce Jeremy, diventando così nonna, insiste sul fatto che il bambino venga chiamato col nome di suo padre: Geremia. Una notte trova il marito morto, riverso sul pavimento coperto di farina. Da quel giorno Gina deve stare in quella casa vuota e pensa che due persone che si amano dovrebbero morire insieme, ma ciò non succede, perché c'è sempre uno che se ne va per primo e all'altro passa la voglia di vivere. Da allora Gina comincia ad andare tanto in chiesa, al mattino dopo aver fatto la spesa. Entra, e davanti alla statua dell'arcangelo Gabriele, parla come se la statua fosse umana: a lei sembrava biondo, anche se era di marmo. stava un' oretta a parlare alla statua, ma non le chiedeva mai favori perché si vergognava,{{quote|alla Madonna e ai santi non stava bene chiedere le cose.}} "P.Mastrocola, Non so niente di te,Torino 2013". Parlava di Geremia e confidava alla statua che lei sperava che lui studiasse e che facesse strada nella vita. Da bambino Jeremy andava da lei tutti giorni dopo la scuola a pranzo e successivamente a fare i compiti, perché i suoi genitori lavoravano. Gina gli faceva la i capelli d'angelo con il sugo, chiedeva poi al nipote i voti che aveva preso e se ce n'era uno basso gli toglieva il piatto e lo lasciava a digiuno. La nonna aveva messo in testa al ragazzo che doveva impegnarsi, studiare, per lei era una specie di rivincita personale. Gina si sedeva accanto a Jeremy gli voltava le pagine dei libri o gli temperava le matite, gli dettava le frasi da scrivere, o i risultati delle operazioni di aritmetica. Con dolcezza, ma quando era stanca, gli dava anche qualche scappellotto. Quando il nipote, torna in Italia a trovarla, Gina gli apre in vestaglia,stava facendo le parole crociate sul tavolo della cucina, lei è molto felice di poterlo rivedere dopo tanto tempo. 

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