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Stele di Caius Petronius Mantes

La stele funeraria dell’aurifex Caius Petronius Mantes per gli orefici e per le loro mogli è un monumento funebre in calcare rinvenuto a Modena e ascrivibile a un periodo compreso tra la seconda metà del I secolo d.C. e gli inizi del II secolo d.C.

È oggi conservata presso il Lapidario del Museo Civico di Modena.

(LA)

«C(aius) Petronius
Mantes, aurifex,
decurio Mut(inae),
auriicibus et coniugibus
eorum et qui inter nos sunt, locum
long(um) p(edes) XXVI, lat(um) p(edes) XVI,
cum titulo et solea de suo dedit»

(IT)

«Caio Petronio Mante, orefice, decurione di Modena, ha offerto a proprie spese agli orefici, alle loro mogli e a coloro che sono tra noi, un'area lunga 26 piedi e larga 16 piedi, insieme alla dedica e ai sepolcri [1]»

La stele è stata ritrovata, insieme ad altri monumenti funerari, tra il 1963 e il 1964, durante gli scavi del Palazzo dell’Alleanza delle Assicurazioni a Modena in via Emilia Est, a una profondità compresa tra i 3,5 e i 5 metri[2].

Il monumento consiste in una stele di forma rettangolare ricavata da un blocco di calcare di Aurisina, misurante 152 centimetri di altezza, 61 centimetri di larghezza e 17 centimetri di spessore e dotata di piede d’infissione frammentario. L’iscrizione, i cui caratteri variano per forma e dimensione a seconda dell’importanza data alle parti del testo, è racchiusa all’interno di una cornice sormontata da una decorazione a timpano triangolare, al cui centro è scolpito un fiore a quattro petali e bottone centrale. I semi acroteri laterali al timpano sono, invece, decorati con motivi scultorei a bassorilievo di tipo vegetale, raffiguranti palmette e racemi[3].

L’aurifex (orefice) Caio Petronio Mantes fu probabilmente un liberto che grazie alla sua professione aveva ottenuto uno status economico e giuridico particolarmente elevato, tanto da essere ammesso a una delle cariche cittadine più elevate, quella di Decurione (Decurio), ossia un membro dell’Ordo Mutinensium, deputato al governo della città. Come si può evincere dalla stele, egli donò a sue spese un lotto di terreno destinato alla sepoltura dei suoi colleghi attivi in città e delle loro mogli (auricibus et coniugibus). In particolare, vengono menzionati un locum, ossia la stessa area sepolcrale, di cui sono riportate le misure, corrispondenti a circa 7,9 metri per 4,7, per un totale di circa 37 metri quadrati, un titulus, consistente nella dedica epigrafica posta sulla stele, indicante il titolo di possesso dell’area funeraria, e dei solea, da intendersi probabilmente come urne cinerarie in pietra.

Tale atto di donazione potrebbe, dunque, essere la testimonianza indiretta dell'esistenza nella Mutina di età romana di un sodalizio tra orefici di natura eminentemente funeraria, ma di cui non si escludono anche finalità professionali.

La mancanza nel monumento di bassorilievi raffiguranti strumenti del mestiere o scene di bottega rende particolarmente difficile comprendere se la dicitura aurifex, riferita a Mantes e ai suoi colleghi, indicasse degli artigiani dediti alla lavorazione dell’oro, dei mercanti oppure, ancora, dei proprietari di negozi deputati alla vendita di manufatti in metallo prezioso. Allo stesso modo, non è chiaro cosa si intenda con la designazione et qui inter nos sunt (coloro che sono tra noi), da riferire forse ai familiari degli orefici o ad altre figure professionali connesse con l’attività orafa, come i fornitori e i dipendenti delle botteghe. È assai probabile, tuttavia, che la denominazione, in maniera più generale, comprendesse tutti coloro che avevano a che fare con attività legate alla lavorazione o al commercio di materiale aureo e chi con essi aveva rapporti di lavoro[4].

  1. ^ L. Parisini, Fullo dedit Mutinae… Testimonianze di mestieri nell’epigrafia lapidaria latina di Mutina e del suo territorio, in Palaestra. Studi on line sull’Antichità Classica della Fondazione Canussio, http://www.fondazionecanussio.org/palaestra/parisinifullo.htm (30 maggio 2011), pp. 14-17, nr. 1, p. 14.
  2. ^ 344. Via Emilia Est 297, Palazzo Alleanza Assicurazioni, su mutinaromana.it.
  3. ^ S. Pellegrini e M. Ricci, Stele di Caius Petronius Mantes, in Lapidario Romano dei Musei Civici di Modena, Modena, 2003, p. 44.
  4. ^ L. Parisini, I mestieri dell'oro nel mondo romano: testimonianze dalla città e dal territorio di Mutina, in Atti e Memorie. Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi. s. XI, vol. 39, 2017, pp. 338-342.
  • L. Parisini, Fullo dedit Mutinae… Testimonianze di mestieri nell’epigrafia lapidaria latina di Mutina e del suo territorio, in Palaestra. Studi on line sull’Antichità Classica della Fondazione Canussio, http://www.fondazionecanussio.org/palaestra/parisinifullo.htm (30 maggio 2011), pp. 14-17, nr. 1.
  • L. Parisini, I mestieri dell'oro nel mondo romano: testimonianze dalla città e dal territorio di Mutina, in Atti e Memorie. Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi. s. XI, vol. 39, 2017, pp. 338-342.
  • S. Pellegrini e M. Ricci, Stele di Caius Petronius Mantes, in Lapidario Romano dei Musei Civici di Modena, Modena, 2003, p. 44.

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