Utente:GIUSEPPE CARITA/Sandbox

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Personaggio molto esigente, prima di tutto con se stesso, si dedicò sempre con energia e passione al suo lavoro, subendo talvolta traversie che lo portarono, ad un certo momento (e dopo il furto, assieme ai mobili, del manoscritto Tecnica del restauro. I supporti) a distruggere gran parte delle carte di lavori incompiuti o inediti, ritirandosi poi, nel modo più appartato, tra Roma e Benevello, deluso anche delle vicende della “sua” amatissima Sardegna e rifiutando quindi l’appellativo di “padre” della costa Smeralda che Franco Enna gli attribuisce in un articolo (Itaca, il sogno di una patria, in “La Nuova Sardegna”, 12 marzo 2001) che accenna all’impegno per la tutela del paesaggio delle coste sarde che Roberto Carità profuse negli anni della sua soprintendenza a Sassari e Nuoro . La tesi di laurea di Simona Altobelli Vita di un restauratore, [Università degli studi di Roma Tre, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2002-2003, relatore prof. Mario Micheli] contempla una biografia di Roberto Carità che, in buona parte, è desunta dalla intervista inedita sollecitata da Théo Hermanés, che era stato suo allievo all’Istituto Centrale del Restauro a Roma ed in anni recenti dirigeva il nascente Centro per il Restauro di Siena (CERR, Siena, progetto europeo Memoria vivente del restauro). All'Università di Torino, fu allievo di Aldo Bertini, che avrebbe desiderato che fosse proprio Roberto a proseguire il suo insegnamento alla Facoltà di Lettere e Filosofia. E’ proprio negli anni più recenti infatti che lo studio relativo alle ricerche sulla problematica del restauro sviluppate da Roberto Carità ha dato i maggiori frutti, come testimoniano numerosi articoli, scaturiti anche dallo studio del materiale d’archivio dell’Istituto Centrale per il Restauro. La tesi di diploma di Lidia del Duca persso l’ICR - 2004, relatori Beatrice Provinciali Costanza Mora, Giulia Tamanti, Mario Micheli, Caterina Pileggi – che analizza documenti di lavoro e corrispondenza inedita del periodo in cui Carità operò presso l’Istituo è poi sfociata in: L. DEL DUCA, Il contributo di Roberto Carità all’evoluzione delle metodologie di intervento sui supporti lignei, in “Bollettino ICR”, n.s., n. 12, 2006. L’articolo in questione inquadra significativamente gli apporti di Roberto Carità alla sperimentazione di diversi aspetti del processo del restauro su basi squisitamente scientifiche, nonché la considerazione in cui il suo lavoro era tenuta da Cesare Brandi. Ricordo inoltre le seguenti pubblicazioni che richiamano in particolare alcune metodologie di intervento riguardante la “parchettatura” dei dipinti su tavola.

Queste ricerche erano state affrontate da Roberto Carità a partire dagli anni Cinquanta, quando era a Torino: Umberto Chierici, da poco nominato Soprintendente ai Monumenti del Piemonte, gli propose di allestire nel castello di Aglié una “Officina per le opere d’arte” in collaborazione con Politecnico e Università (facoltà di Chimica e di Fisica). Contemporaneamente però Giulio Carlo Argan gli propose di lavorare con Cesare Brandi (il quale aveva già avuto modo di esaminare alcuni suoi scritti) all’Istituto Centrale del Restauro di Roma: accettata la proposta, dal luglio del 1954 al 1960 fu quindi impegnato in una appassionante attività (ma per molti aspetti, secondo la sua testimonianza, anche deludente, sotto il profilo organizzativo) di studi e di restauri che riguardarono, tra l’altro, opere come la Maestà di Duccio, le tele di Malta del Caravaggio, gli affreschi della Basilica Superiore di Assisi. In quegli anni i suoi interessi, oltre ai problemi dell’illuminazione dei dipinti, spaziarono dalla parchettatura dei dipinti su tavola al tensionamento dei dipinti su tela. Ma si estesero pure allo studio – per l’UNESCO - delle misure da adottare per la protezione delle opere d’arte in caso di conflitti armati. Altrettanto importante fu l’indagine condotta nella missione a Creta del 1957, con la catalogazione di alcune centinaia di chiese veneto-bizantine [Documenti inediti relativi alla missione a Creta (Aprile-Maggio 1957), Allegato della tesi citata di S. Altobelli]; missione che era stata preceduta da un altro esemplare lavoro: il recupero di una cripta eremitica bizantina in Puglia che fu poi esposta all'Expo di Bruxelles, nel padiglione italiano.

Gli studi di storia dell’arte che Roberto Carità affrontò in modo più significativo, costituendosi in alcuni casi come antesignani su specifici temi, riguardarono in particolare la pittura (monografia sul Guala del 1949), la storia dei giardini (il progetto di Le Notre per il palazzo reale di Torino) e l’ebanisteria piemontese (Giuseppe Maria Bonzanigo). Tra i progetti che aveva sviluppato quando era a Torino c’era il riallestimento dell’Armeria Reale, per la quale aveva proposto il trasferimento nell’Ala Nuova del palazzo reale di Torino .

Il problema della tutela del paesaggio fu uno degli aspetti preminenti della sua attività di soprintendente in Sardegna: “La Sardegna appartiene al tempo. Invincibile per chi, giungendovi, già da lontano la scorga sul mare, ha l’impressione di scoprire una creatura antica… Figlia del tempo, l’Isola riporta remotissimi drammi geologici che la crearono… Fra apocalittiche tempeste emergono solitari i massicci del Sulcis e dell’Iglesiente, rare montagne nel liquido azzurro, prime vertebre dello scheletro petroso che nei milioni di anni, nelle centinaia di milioni di anni futuri, si offrirà alla modellazione tumultuosa e violenta del fuoco vulcanico ed a quella, lentissima ed ancora più inesorabile, del vento. Scolpita dal vento… “ Con queste parole Roberto ha sintetizzato il fascino provato verso una terra antica, che per lungo tempo lo ha accolto e ne ha seguito gli sforzi, nel tentativo di preservarne il patrimonio naturalistico e monumentale, di fronte alle sfide dell’apertura di alcuni suoi angoli meravigliosi allo sfruttamento turistico. Mi diceva “Quando vedevo la massa di povera gente che prendeva il traghetto e partiva ‘per il continente’ alla ricerca di un futuro, mi dicevo che era indispensabile creare delle condizioni serie e razionali per fruire, a fini turistici, di una risorsa unica, quale era la costa sarda, onde creare nuove opportunità di lavoro in loco…”.

Roberto Carità era nato nel 1913 a Schio dal padre Vittore (di famiglia piemontese originaria, dal XV secolo, di Guarene, CN) e dalla madre ligure Costanza Laura. Ha vissuto a Torino, Roma e Sassari; è mancato nella sua casa di Roma il 20 febbraio 2008.


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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • A) Letteratura

- Quattro stracci, Milano, Mondadori 1959 - Un cipresso sanguina in Grecia, Milano, Feltrinelli 1967

B) Restauro e museologia - Nota sull’illuminazione artificiale delle opere d’arte, in “Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica istruzione”, IV serie, 1953, pp.357 – 364. - Proposte per la parchettatura delle tavole, in “Bollettino dell’Istituto Centrale del Restauro”, 1953, n. 16, pp.173 – 188. - Considerazioni sui telai per affreschi trasportati su tela, in “Bollettino dell’Istituto Centrale del Restauro”, 1955, n. 19-20, pp.131 – 154. - Proposte per la parchettatura delle tavole, in “Bollettino dell’Istituto Centrale del Restauro”, 1953, n. 16, pp.173 – 188. - Recensione di H. LAVACHERY e A.NOBLECOURT, Les techniques de protection des biens culturels en cas de conflit armé, in “Bollettino dell’Istituto Centrale del Restauro”, 1955, n. 21, pp.165 – 170. - Restauri in Perù, in “Bollettino dell’Istituto Centrale del Restauro”, 1955, n. 21-22 - Aggiunte sui telai per affreschi trasportati, in “Bollettino dell’Istituto Centrale del Restauro”, 1955, n. 23-24, pp. 80-81 - Pratica della parchettatura, in “Bollettino dell’Istituto Centrale del Restauro”, 1956, n. 27-28, pp. 101-131 - Restauro scientifico delle opere d’arte, in “Civiltà delle macchine”, 1957, a- V, n. 1, pp. 25-27 - Il restauro dei dipinti caravaggeschi della Cattedrale di Malta, in “Bollettino dell’Istituto Centrale del Restauro”, 1957, n. 29-30, pp. 41-82 - L’Esposizione Internazionale di Bruxelles, in “Musei e Gallerie d’Italia”, 1957, a. III, n. 1, 40-43 - Attività internazionale dell’Istituto Centrale del Restauro, in “Scuola e Cultura nel mondo”, 1957, n. 29-30, pp. 41-82 - Supporti per gli affreschi rimossi, in “Bollettino dell’Istituto Centrale del Restauro”, 1958, n. 36, pp. 149-190 - Problemi di tecnica museografica. L’illuminazione da finestre nei musei di pittura, in “Musei e Gallerie d’Italia”, 1958, a. III, n. 2, 40-51 - L’Istituto Centrale del Restauro, in “Il Veltro”, a. III, 1959, n. 6-7, pp. 33-40 - Le cripte eremitiche pugliesi, in “Il Veltro”, a. III, 1959, pp. 25-30 - Considerazioni sui telai per affreschi trasportati su tela, in “Bollettino dell’Istituto Centrale del Restauro”, 1955, n. 19-20, pp.131 – 154. - Struttura, condizioni e restauro del supporto; restauro del supporto delle “Storie” e della “Maestà” di Duccio nel Museo dell’Opera del Duomo di Siena, in “Bollettino dell’Istituto Centrale del Restauro”, 1959, n. 37-40, pp.17 – 50 - Gli affreschi della Basilica superiore di Assisi, in “Il Veltro”, a. IV, 1960, n. 5, pp. 15-23 - Il restauro della Maestà Duccesca, in “Il Veltro”, a. IV, 1960, n. 12, pp. 21-28 - Il restauro della Maestà di Duccio, Azienda Autonoma per il Turismo, Siena 1961 - La parchettatura della tavola de “La Madonna della Clemenza” nella Basilica di Santa Maria in Trastevere , in “Bollettino dell’Istituto Centrale del Restauro”, 1964, n. 41-44, pp. 33 – 35.


C) Storia dell’Arte - La data di nascita di Orazio Gentileschi, in “Arti figurative”, a. II, 1946 - Preambolo al Guala, in “Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti”, n.s., a. I, 1947. - L’altare di Sant’Evasio di Casale, in “Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti”, n.s., 1948, a. II. - Salvataggio di una Madonna del Musso, in “Emporium”, a. LIV, n. 639, pp. 121-122 - Un soffitto sconosciuto nel Palazzo Reale di Torino, in “Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti”, n.s., 1948, a. II. - Pietro Francesco Guala, Torino 1949 - In margine alla mostra fiorentina “Lorenzo il Magnifico e le Arti”, in “Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica istruzione”, IV serie, 1949, pp. 270-273 - Un Crocifisso trecentesco in Piemonte, in “Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica istruzione”, IV serie, 1951, pp 261-262 - Il Giardino Reale di Torino in “Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica istruzione”, IV serie, 1954 pp. 148-164 - Opere di Giuseppe Maria Bonzanigo, in Bollettino d'Arte del Ministero della Pubblica istruzione, II, 1954, pp. 178-180 - Ipotesi sul primo Cinquecento piemontese in “Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica istruzione”, IV serie, 1955, pp. 237 – 243 - La pittura nel Ducato di Amedeo VIII, in “Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica istruzione”, IV serie, 1956, pp. 109 -126 - La pittura nel Ducato di Amedeo VIII, 2° parte, in “Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica istruzione”, IV serie, 1956, pp. 200-206 - Lo sport nell'arte, Bergamo, 1960 - Un' architettura da scoprire, in "Tutt'Italia. Enciclopedia dell'Italia antica e moderna. Sardegna", 1963, pp. 292-294 - Studi sul castello di Racconigi: una presentazione, in “Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della Provincia di Cuneo”, II sem, 1988, pp. 129 -148 - Una delicatissima gabbia per uccellini, in G. CARITÀ (a cura di), Pollenzo, una città romana per una “real villeggiatura” romantica, Savigliano 2004, pp. X-XII

Ha inoltre collaborato alla Enciclopedia universale dell’Arte, Firenze 1958-1967, per le voci armi (I, pp. 718-743), giardino (VI, pp. 174-188) e modelli (IX, pp. 529-534).

D) Tutela dei monumenti e del paesaggio - Un' architettura da scoprire, in Tutt'Italia. Enciclopedia dell'Italia antica e moderna. Sardegna, 1963, pp. 292-294 - Appunti sul problema delle coste in Italia, introduzione a Coste in Italia – la Sardegna, Milano 1969. pp. 5-7 ...

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