Utente:Filomenafilos

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Nnguyen Chi Trung è nato il 17 febbraio del 1948 in un villaggio sulla costa del Vietnam del Sud, è cresciuto a Saigon. Nel 1967 si reca in Germania per studiare filosofia, matematica e meccanica applicata. Ha lavorato come ingegnere fino al 1996. Nel 2013 pubblica una raccolta dei suoi testi poetici a Saigon in sette volumi. Nel 2014 ha pubblicato in Italia "Venti" con Samuele Editore ( ISBN 978-88-96526-48-4). È considerato in Italia uno dei più grandi poeti viventi d'Oriente. Il poeta nazionale del Vietnam Bui Giang è stato suo amico in vita, ha riconosciuto il valore dei suoi versi. Scrive seguendo la tradizione classica vietnamita in rime six-eight. Chi Trung crea un ritmo attraverso rime alternate: il primo è il terzo verso hanno sei parole, il secondo è il quarto ne hanno otto. La sesta parola del primo verso rima con la sesta del secondo verso, creando una rima interna, mentre l'ultima del secondo verso con l'ultima del terzo, dando vita alla rima esterna e così via. Dalla rima interna ed esterna nasce una forte musicalità, resa in una dimensione forte nella lingua vietnamita. La stessa musicalità non può essere conservata nelle varie traduzioni che sono state fatte dal vietnamita. Ha scritto l'Elegia al Futuro Poeta (1) il 27 febbraio del 1990, pubblicata ad Hanoi nel libro Poetry- "Outer Chapter" nel 1997. Il 24 ottobre 1994 scrive l'Elegia al Futuro Poeta (2), pubblicata a Saigon nel libro 5 di "Seven Word" dal titolo "Moss", pubblicato nel 2013. Nell'estate del 1996 scrive l'Elegia al Futuro Poeta (3), pubblicato nel libro 7 in Seven Word, dal titolo "Void". La poesia di Chi Trung sale come fiume alluvionale da un abisso profondo, insondabile. Le tre Elegie sono state scritte in vietnamita, custodiscono il cuore dell'Oriente edell'Occidente. L'uomo di fronte al nulla offre la sua esistenza dilaniata, porta il dolore con le mani tese al cielo, suona l'arpa nella costellazione del niente. Guarda l'origine e chiude gli occhi, anche se il suo essere uomo non vuole passare oltre. L'arte è tale quando si fa parola, senza cadere nelle speculazioni filosofiche. La poesia possiede di per sé un segreto, le parole si fanno corpi viventi. Lo stesso poeta è solo una parte della poesia, l'altra parte è il lettore. Il nulla è un mistero , ma da quel nihil si entra nei versi della vita. L'ordine del Mezzogiorno, proclamato fin dall'inizio dell'amore, è la strada maestra della realtà che evapora in rugiada di tristezza. In "Venti" le scorie della vita s'innalzano in soli lavati nell'oceano profondo, per sentire la voce dell' infinito. Chi Trung tocca i confini dell'eternità senza falsi dogmatismi, sfiora i confini dell'indicibile dell'impensabile. Nell'autunno del 1992, in una notte ventosa, avvolto dalla forza arcana del vento il poeta sente la disperazione del nulla salire, come lo scacco della morte nella vita. Il soffio del vento si fa pietra angolare, la ricamatrice del cielo e il mandriano di bufali d'acqua si incontrano cuore a cuore, per non dimenticarsi, per non cadere nell'oblio. Siamo detentori di una transizione, l'io deve essere lanciato nel vento per perdersi e ritrovarsi nel mistero, nel nulla. La profonda dissoluzione dell'universo si contorce, ma beve ancora nel chiarore delle stelle. In "My Home" il poeta alza le mani al cielo, cerca il respiro della vita, si nutre alla culla del dolore che lava le scorie nel mare infinito. I suoi versi s'incarnano in bambini senzatetto che hanno fame e sete di vita. Ha tradotto Emily Dickinson, Leopardi, Shakespeare e altri poeti in lingua vietnamita, ha dedicato la sua vita alla poesia. Partecipa da anni a vari Festival internazionali di poesia come quello di Belgrado, amico di Yves Bonnefoy uno dei maggiori poeti francesi del Secondo Novecento.