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La Lei dos Sexagenários ("legge dei sessantenni"), nota anche come Lei Saraiva-Cotegipe (dal cognome dei due Primi ministri avvicendatisi durante l'approvazione del provvedimento) o Lei n.º 3.270/1885, fu promulgata il 28 settembre 1885, e garantiva la libertà degli schiavi che avessero compiuto 60 anni, con il diritto dei proprietari di ricevere un indennizzo. Esso doveva essere pagato dal liberto, che era obbligato a prestare servizio al suo ex padrone per altri tre anni o fino al compimento del 65° anno di età.

Anche se l'effetto pratico era scarso, in quanto liberava solo gli schiavi che, a causa dell'età, erano meno apprezzati, ci fu una grande resistenza da parte dei padroni degli schiavi e dei loro rappresentanti nell'Assemblea Nazionale. Inoltre, i padroni registravano falsamente i propri schiavi come più giovani di quanto fossero in realtà e, una volta liberati, molti non avevano un posto dove andare e/o le loro famiglie venivano mantenute nella stessa situazione di schiavitù.

La pressione sul Parlamento si intensificò con il cosiddetto Projeto Dantas, una proposta del ministro e senatore liberale Sousa Dantas nel 1884. Gli schiavisti si opposero così fermamente che la legge fu approvata solo nel 1885, con una serie di emendamenti e dopo aver innalzato il limite di età per la liberazione da 60 a 65 anni. La maggior parte dei sessagenari si trovava nelle province produttrici di caffè, il che spiega la resistenza della Câmara e del Senado. Nel 1888, tuttavia, la Lei Áurea abolì completamente la schiavitù.

Note[modifica | modifica wikitesto]

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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Leslie Bethell, História da America Latina de 1870 a 1930 - Vol.5 Vol. 5, Editora da Universidade de São Paulo, 2001, pp. 968, ISBN 853140651X.
  • Emília Viotti da Costa, A abolição, Universidade Estadual Paulista, 2008, pp. 142, ISBN 8571398321.
  • Osório Duque Estrada, A Abolição, 2005ª ed., Brasília, Senado Federal do Brasil, 1918, pp. 236.

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