Utente:Federico97Forte/Sandbox

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UMANISTICA_DIGITALE

L’attuale panorama socio culturale vive un momento di radicali trasformazioni derivanti dalla rivoluzione tecnologica e quindi dal suo impatto nell’ambito del digitale. Il presente volume introduce, elabora e promuove una nuova definizione dell’umanistica, proveniente da queste trasformazioni, l’Umanistica Digitale.

DALL’UMANISTICA ALL’UMANISTICA DIGITALE[modifica | modifica wikitesto]

L’affermazione della rete come strumento di produzione, accesso, condivisone e gestione dei contenuti del patrimonio culturale ha introdotto nuove opportunità e sfide per gli umanisti. Inediti approcci sviluppati parallelamente alle innovazioni di carattere informatico hanno introdotto un mutamento nell’ambito della prassi umanistica. L’Umanistica odierna è il risultato di un iter la cui genesi è riconducibile al passaggio dal modello teocratico medievale a quello rinascimentale, incentrato sull’individuo. Elemento cardine dell’evoluzione dell’umanistica è l’invenzione della stampa, la quale ha reso possibile la standardizzazione e la diffusione dei materiali culturali, promuovendo lo sviluppo delle tecniche editoriali. L’Umanistica digitale ritiene che nell’era attuale sia necessario un rinnovamento della circolazione del sapere, adotta un differente punto di vista e ritiene la rete e la tecnologia digitale mezzi da affiancare alla stampa stessa. L’obiettivo è di estendere metodi e competenze tradizionali, distante dal voler cancellare le intuizioni del passato, incentrando la propria attività sull’applicazione di un nuovo approccio fondato sulla conservazione e sull’innovazione. Entrano, quindi, all’interno di un discorso umanistico nuove tematiche e problematiche, in primo luogo acquista un carattere centrale il design; quest’ultima pratica creativa assume il significato di progettazione. Ogni progetto dell’Umanistica Digitale si estende attraverso determinati livelli di organizzazione: la computazione e l’elaborazione. Le attività fondamentali di questa emergente disciplina sono: la curatela (la selezione e l’organizzazione dei materiali degli archivi), l’analisi (la lettura ravvicinata e a distanza dei testi), la redazione (l’atto creativo del fare), la modellizzazione (la forma comunicativa e progettuale sottesa a ogni tipo di discorso). L’Umanistica Digitale incentiva la generazione di nuovi progetti (la prototipazione) sottoposti ad una revisione continua (processi iterativi) presupponendo la possibilità del fallimento.

METODI E GENERI IN VIA DI SVILUPPO[modifica | modifica wikitesto]

Le discipline umanistiche stanno vivendo un periodo particolarmente emozionante, poiché è emerso un sapere radicalmente differente rispetto al passato, poiché questo sapere è sperimentabile in nuovi contesti, poiché la struttura produttiva è mutata favorendo gli approcci collaborativi. L’Umanistica Digitale comprende in se svariate aree di sperimentazione in via di sviluppo, di seguito analizzeremo le principali.

Il collezionismo e la curatela caratterizzano da sempre la cultura umanistica, oggi hanno piena centralità in virtù dell’ampliamento dell’egemonia digitale. Curare significa filtrare, organizzare, lavorare, “prendersi cura di”; nell’ambito dell’Umanistica Digitale la curatela indica una serie di pratiche di organizzazione delle risorse culturali. L’obiettivo cardine è di soppiantare l’accumulo indiscriminato di informazioni al fine di garantire la qualità di quest’ultime [1].

La testualità fluida è l’ambito che si riferisce alla mutevolezza dei testi caratterizzati da differenti versioni e varianti [2]. Eseguire una “lettura ravvicinata” significa focalizzarsi sulle caratteristiche salienti di un testo, al contrario, la lettura distante ignora deliberatamente le caratteristiche specifiche di ogni singolo testo al fine di far emergere le macro tendenze e i modelli di un gruppo di testi. In questo modo, porta in primo piano aspetti relativi alla storia delle idee, alla diffusione dei valori culturali e alle dinamiche di genesi del sapere. L’Umanistica Digitale è in grado di alternare queste due metodologie di analisi testuale, può allargare e restringere il campo di indagine in base alle proprie esigenze, interessi e obiettivi. Le analitiche culturali non sono intenzionate alla contrapposizione tra le letture ermeneutiche (ravvicinate) e le mappature dei dati “lontani”, quanto piuttosto considerare e ottimizzare le possibilità sinergiche fra un’analisi approfondita e iper-locale e una prospettiva macroscopica [3].

Il mito del genio, che lavora in solitudine e produce un’opera capace di rivoluzionare una disciplina e di introdurre un nuovo paradigma, sebbene possa esistere il genio, non corrisponde alla fonte attuale della conoscenza. Nei progetti di Umanistica Digitale le parti produttive sono molteplici, l’autore del sapere non risponde più alla figura del singolo ma alla collaborazione di più esperti in diversi campi [4].

POSSIBILI SCENARI[modifica | modifica wikitesto]

Questa sezione dell’opera contiene una serie di possibili scenari futuri basati su progetti realmente esistenti. Comprendere questi scenari, queste possibilità si traduce nella possibilità di inquadrare le condizioni prossime della pratica umanistica. Il paragrafo affronta cinque possibili scenari: mappature di geografie differenziali negli incontri con il Nuovo Mondo; pubblicazione aumentata di un corpus testuale: frammenti di papiri della Biblioteca di Alessandria; oggetti e spazi aumentati: oggetti rituali ebraici nella diaspora; ricostruzione di un campo profughi afghano come luogo della memoria; indagine situata multi-autore della Zenone e degli archivi aziendali.

LA DIMENSIONE SOCIALE DELL’UMANISTICA DIGITALE[modifica | modifica wikitesto]

Il passaggio fondamentale del ventesimo secolo è il passaggio da una produzione culturale chiusa a una aperta. La cultura open source è la realizzazione della collaborazione, della revisione, della critica, degli atteggiamenti flessibili, delle possibilità multiple di accesso [5]. Nell’era dell’informazione l’accesso ai mezzi di produzione e distribuzione della cultura è possibile a chiunque sia dotato di un collegamento a internet. Le tecnologie sociali permettono un’ampia partecipazione, favoriscono la diffusione globale delle informazioni, e inoltre, la democratizzazione e la decentralizzazione del sapere. L’ampliamento della circoscrizione del pubblico coincide con l’ampliamento degli autori stessi. L’era degli sforzi intellettuali di un unico autore che si estrinsecano attraverso il “grande libro” sta tramontando. Parallelamente sta emergendo la possibilità di una autorialità collaborativa incentrata sul “grande progetto”. La pubblicazione non è il punto di arrivo ma un fenomeno orientato al processo, aperto alla critica, fondato sull’indeterminazione e la rivalutazione. L’Umanistica Digitale si interroga su quale tipologia di studente debba essere formato, il ricciovolpe si pone come esito a questo interrogativo. L’immagine del riccio e della volpe è stata introdotta dal poeta Archiloco al fine di spiegare la doppia natura del sapere: “la volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande” [6]. Esiste un grande divario tra coloro che riferiscono tutto ad una visione centrale e coloro che, invece, perseguono molti fini. La profondità del riccio sprona il rigore della ricerca, mentre la curiosità della volpe la vivifica; questi due approcci non si escludono a vicenda. Il ricciovolpe è un ibrido capace di spaziare in ampiezza, ma anche di scendere in profondità [7].

PROVOCAZIONI[modifica | modifica wikitesto]

Il lavoro e il rapporto istituito tra gli individui e la tecnologia hanno subito un evidente mutamento nel corso degli ultimi decenni. Se un ventennio fa il digitale era l’eccezione, oggi è la norma, l’humus naturale della ricerca, dell’insegnamento e della lettura. Fare Umanistica Digitale non significa limitarsi a digitalizzare, ma ad un’applicazione del pensiero critico e di approcci sperimentali. Metodi e oggetti dell’Umanistica Digitale devono necessariamente essere sottoposti ad un auto riflessione continua. Gli implementi derivanti da questa rivoluzione di carattere digitale devono essere guardati con sguardo lucido, con cognizione di causa e capacità di analisi dell’opinione comune. Devono essere considerati parallelamente i contributi positivi e le possibili degenerazioni delle tecnologie. Le macchine informazionali hanno la capacità di gestire e visualizzare enormi quantità di dati, i computer permettono processi di aggregazione e selezione delle informazioni. La cultura e i nostri approcci verso quest’ultima sono sempre più veicolati verso il supporto della sfera digitale. Il futuro stesso della cultura e, quindi, delle discipline umanistiche, dipende da un’adeguata comprensione dei nuovi (f)attori che stanno plasmando la società.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Burdick A, Drucker J, Lunenfeld P, Presner T, Schnapp J, Umanistica_Digitale, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2014, pp. 53-57.
  2. ^ Burdick A, Drucker J, Lunenfeld P, Presner T, Schnapp J, Umanistica_Digitale, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2014, pp. 58-61.
  3. ^ Burdick A, Drucker J, Lunenfeld P, Presner T, Schnapp J, Umanistica_Digitale, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2014, pp. 65-67.
  4. ^ Burdick A, Drucker J, Lunenfeld P, Presner T, Schnapp J, Umanistica_Digitale, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2014, pp. 82-84.
  5. ^ Burdick A, Drucker J, Lunenfeld P, Presner T, Schnapp J, Umanistica_Digitale, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2014, pp. 134-138.
  6. ^ Burdick A, Drucker J, Lunenfeld P, Presner T, Schnapp J, Umanistica_Digitale, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2014, p. 162.
  7. ^ ibidem, pp. 161-164.