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Emilio Mattioli[modifica | modifica wikitesto]

(Modena, 28 luglio 1933 – Ancona, 19 agosto 2007)

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Indice

1.      La famiglia, l’ambiente sociale e culturale

2.      Formazione giovanile

3.      Da Professore al Liceo alla docenza all’Università

4.      L’impegno culturale fuori dall’Università

5.      La partecipazione alla vita culturale e politica della città di Modena

6.      Il rapporto tra Emilio Mattioli e gli artisti modenesi

7.      L’eredità culturale e libraria: i fondi Mattioli presso l’Archiginnasio di Bologna e la Biblioteca Fondazione S. Carlo di Modena

8.      Opere principali

8.1  I volumi

8.2  Saggi, recensioni, interventi

8.3  Edizioni curate

1. La famiglia, l’ambiente sociale e culturale

Emilio Mattioli nacque a Modena il 28 luglio del 1933 da una famiglia di estrazione borghese; il padre Luigi, era medico in malattie nervose e la madre, Gina Guandalini, farmacista. Alla Prima guerra Mondiale il padre (1882-1960) partecipò come capitano-medico, dunque, ormai sessantenne, durante la Seconda Guerra Mondiale, si avvicinò al Partito d’azione e fu tra coloro che parteciparono al sorgere del Comitato di Liberazione Nazionale in Modena. È lo stesso Emilio Mattioli a ricordare in una sua autobiografia[1]  che la sua famiglia a Freto, fu a contatto con i partigiani e di aver visto lui stesso, il padre prendersi cura delle ferite del partigiano Elia Menoni detto Thomson. Ma un primo forte contatto con la storia – di cui Mattioli disse di aver compreso la portata solo in seguito – era già avvenuto nel 1939, quando all’età di 6 anni, aveva visto arrestare il padre per antifascismo[2]. “Il ricordo dell’incontro in carcere con lui – scrisse lo stesso Mattioli nella sua autobiografia – mi ha ossessionato per lunghi anni ed è poi diventato un elemento costitutivo della mia esperienza politica. Di conseguenza, all’interno di questa cosa che si chiama storia il mio ruolo è stato quello dell’antifascismo militante: un ruolo che non credo per nulla finito”.

2. Formazione giovanile

Mattioli frequentò il Liceo classico L. A. Muratori di Modena e quindi si laureò in Lettere Classiche all’Università di Bologna presso la Facoltà di Lettere e Filosofia il 25 giugno 1956 discutendo, con il Professor Raffaele Spongano relatore, una tesi sulla fortuna dello scrittore greco Luciano di Samosata durante l’Umanesimo (a questo argomento continuò però a lavorare fino al 1980, quando, la tesi fu pubblicata, dall’Istituto Italiano di Studi storici di Napoli,  con il titolo “Luciano e l’Umanesimo”). Durante gli studi universitari Emilio Mattioli, come lui stesso asserisce, aderì per breve tempo alla gioventù comunista e, come tale partecipò ai soccorsi durante la rotta del Po del 1951. In seguito, partecipò alla fondazione del Partito Radicale, nel quale però non militò a lungo; quindi, sino all’epoca della sua morte fu politicamente vicino al Pds-Ds. Tra le persone più significative per le sue scelte di studio e di vita Mattioli, nella citata autobiografia, ricorda i Professori Domenico Melli e Luigi Bassoli, suoi docenti rispettivamente di italiano e di latino e greco al liceo, e, a Bologna il Professore di Letteratura italiana Raffaele Spongano e Luciano Anceschi, docente di Estetica. Letture decisive per la sua formazione furono tre libri 1. Se questo è un uomo, di Primo Levi; 2. Les abeilles d’Aristée. Eassi sur le destin des lettres et des Arts, di Wladimir Weidlé; 3. Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale, di Erich Auerbach. Tre anche i luoghi modenesi della cultura che concorsero alla formazione di Emilio Mattioli: 1. Il Teatro Universitario, per il quale Mattioli tradusse da Plauto, da Moliére e da Beaumarchais; 2. La saletta degli “Amici dell’arte”, per la quale scrisse diverse presentazioni e 3. Il “Circolo Formiggini”, con il quale collaborò sotto la presidenza di Albano Biondi. Circoli frequentanti da giovani studiosi ed artisti dove Mattioli conobbe molti di coloro che rimasero suoi amici per tutta la vita.

3. Da Professore al Liceo alla docenza all’Università

Borsista a Napoli presso l’Istituto Italiano di Studi Storici subito dopo la laurea, quindi borsista nel 1958 all’Università francese di Tour, Mattioli iniziò ad insegnare giovanissimo e fu docente di latino e greco nei licei classici Allegretti di Vignola e quindi, per circa vent’anni, al liceo L. A. Muratori di Modena. Nel 1978 Mattioli lasciò il liceo Muratori per assumere la cattedra di “Poetica e retorica” all’Università di Bologna in qualità di Professore Associato. Nel 1986 divenne Ordinario di “Estetica” presso l’Università di Palermo e continuò ad insegnare all’Università fino al 2003, dopo essere stato docente di Estetica anche presso gli Atenei di Cosenza e Trieste. Gli innumerevoli campi di interesse che ebbe sono testimoniati dalla sua corposissima bibliografia. Tuttavia, la sua attenzione fu principalmente rivolta alla traduzione. Emilio Mattioli, da filologo, entrando in contatto con una nuova opera, si poneva di fronte ad essa, rispettando in primo luogo la persona e la cultura di chi l'aveva scritta. Per questo non si trovano in Mattioli una metodologia puntuale, delle indicazioni, una precettistica per affrontare i nodi della traduzione: il punto di partenza del traduttore, ciò che rende possibile la traduzione, o meglio i vari tipi di traduzione, coincide con la ciceroniana definizione del buon oratore: il “Vir bonus, dicendi peritus”: sono cioè la cultura e la conoscenza approfondita ciò che permettono di realizzare una buona traduzione. “Alla tradizionale domanda “Si può tradurre?”  -  scrive nel 1965 Mattioli[3]- proponiamo di sostituire altre domande: “Come si traduce?” e “Che senso ha il tradurre?”. Ancora una volta si propone di sostituire alla domanda di tipo metafisico la domanda di tipo fenomenologico. In questo modo eviteremo tutte le aporie che comporta il rispondere alla prima domanda e non ci precluderemo la comprensione di nessuno dei molteplici significati che ha questa complessa operazione che indichiamo con la parola tradurre”.

Mattioli si è inoltre dedicato alla riscoperta dell'importanza e dell'influenza esercitata sulle espressioni culturali di tutti i tempi dal testo Sul sublime, dello Pseudo-Longino; allo scrittore greco Luciano di Samosata e alla fortuna delle sue traduzioni in Italia ed ha fatto scoprire in Italia le teorie del filosofo del linguaggio Henri Meschonnic. Questi filoni di ricerca si sono però spesso intersecati e illuminati a vicenda: gli studi su Luciano e l'Umanesimo, oggetto della tesi di laurea di Mattioli – pubblicato però solo nel 1980 per l'Istituto Italiano di Studi Storici di Napoli – non possono di certo prescindere dall'importanza dell'attività del tradurre; come anche l'opera di Meschonnic, tradotta per diffondere in Italia le tesi innovative sull'importanza del “ritmo” per la traduzione. Che si tratti di un autore dell'antichità come Luciano o lo Pseudo-Longino, o di un intellettuale contemporaneo come Meschonnic, Mattioli sempre è arrivato al cuore del tradurre come motore pulsante della conoscenza, per mostrarci come le traduzioni provochino sempre la nascita di nuovi e radicali modi di pensare, dai Classici ai Lirici nuovi.

4. L’impegno culturale fuori dall’Università

Già vicepresidente della Fondazione “Studia humanitatis” di Zurigo dedicata al filosofo Ernesto Grassi, con cui ebbe un legame anche di amicizia, Mattioli è stato anche un attivissimo membro del Comitato Scientifico dell’Istituto Banfi di Reggio Emilia e socio onorario dell’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere ed Arti di Modena; Presidente dell’Associazione Amici del Muratori, dell’Assemblea della Fondazione Mario del Monte e Membro del Comitato Scientifico Premio Acerbi di Castel Goffredo di Mantova.

Mattioli ha pubblicato su numerose riviste: con “Il Verri” fondata da Luciano Anceschi collaborò sin da primo numero (1956) e, nel gruppo di intellettuali e studiosi che attorno ad essa si radunava, Mattioli si riconosceva pienamente per la comune ansia di rinnovamento sia in campo culturale che politico sia per la volontà di andare verso il nuovo senza rompere con la tradizione.

Mattioli è stato anche il cofondatore e condirettore della rivista “Testo a fronte”. Franco Buffoni, che con lui fondò la rivista, ricordando l’avvio di quell’esperienza scrive: “Conobbi di persona Emilio Mattioli a Bergamo nel 1988, in occasione della sua prolusione al convegno che avevo organizzato su “La traduzione del testo poetico”. Da quell’incontro l’anno successivo nacque il semestrale di teoria e pratica della traduzione letteraria “Testo a fronte”. (…) Se penso che, in quell’occasione, molti udirono per la prima volta il termine traduttologia irridendolo, ho la percezione di quanto il clima sia cambiato in questo quindicennio, grazie in particolare alla grande tenacia e coerenza della impostazione teorica proposta da Emilio”[4].

Emilio Mattioli fu anche membro del Comitato di direzione della rivista fondata da Luciano Anceschi “Studi di estetica”.

Presso l’editore Mucchi di Modena, cui lo legò una lunga collaborazione nonché un rapporto di profonda stima, Emilio Mattioli ha diretto diverse collane dedicate all’estetica, alla poetica e alla retorica: “Percorsi. Studi di estetica, poetica, retorica”, oggi curata dal Professor Giovanni Lombardo; “Rosa di Gerico” e (insieme ad Alessandro Serra) “Strumenti. Opuscoli di estetica, poetica, retorica e psicologia dell’arte”. Inizialmente legata a tematiche di orientamento estetologico, la collana “Strumenti” si occupa oggi di teoria, storia e pratiche della traduzione, ed è curata da Antonio Lavieri

(wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Lavieri), che di Mattioli ha raccolto l’eredità culturale e traduttologica sin dal 1992, quando fu allievo di Mattioli a Palermo.


5. La partecipazione alla vita culturale e politica della città di Modena

I suoi vasti interessi culturali ed il suo lavoro di universitario lo portarono spesso fuori da Modena, tuttavia il legame di Mattioli con la città natale rimase sempre molto intenso: si impegnò in diverse occasioni per quello che lui riteneva un miglioramento della vita culturale della città. Sia da Consigliere comunale tra gli Indipendenti di Sinistra, sia da membro di Italia Nostra partecipò a numerose battaglie. Il primo intervento pubblico di una certa risonanza è una lettera da lui scritta a “L’Espresso”, pubblicata nel n.33 del 19 novembre 1967. La lettera, intitolata “Modena vende una piazza”, denunciava in realtà altre due iniziative dell’amministrazione comunale modenese: il bando per la vendita del Teatro “Storchi”, con permesso di demolizione del teatro stesso, e la cessione a una società privata di quindicimila metri quadrati costituenti l’area ex-Gil (il Teatro “Storchi”, com’è noto, fu salvato per merito di Italia Nostra, mentre la cessione dell’area ex-Gil ebbe luogo). Da quel momento Emilio Mattioli prese continuativamente parte alla vita pubblica cittadina, non con un ruolo istituzionale, ma esercitando una libera critica. In particolare, ottenne dal Comune di Modena l’apertura al pubblico della biblioteca del liceo Muratori, con una convenzione tra scuola e Comune che pare non avesse all’epoca precedenti in Italia. La manifestazione di apertura si tenne il 21 ottobre 1976, con una conferenza di Luciano Anceschi sulla nozione di poetica. Per molti anni poi i testi delle conferenze organizzate presso il liceo Muratori continuarono ad essere pubblicati dal Dipartimento Istruzione del Comune di Modena e dal liceo “Muratori”. Tra le iniziative sostenute dal Comune di Modena, la più importante, e in larga parte promossa dal Mattioli stesso, fu il programma di manifestazioni su Angelo Fortunato Formiggini, nell’ambito delle quali Emilio Mattioli e Alessandro Serra, curarono e pubblicarono gli Annali delle Edizioni Formiggini (1908-1938), Mucchi, Modena, 1980 ed inoltre gli atti del convegno tenuto a  Modena nel 1980: A. F. Formiggini: un editore del Novecento, a cura di L. Balsamo e R. Cremante, Il Mulino, Bologna, 1981. La realizzazione di queste iniziative aveva per Mattioli un significato particolarmente pregnante dato che l’accusa di antifascismo costata la prigione al padre, era nata proprio in seguito alla sua partecipazione ai funerali dell’editore Angelo Fortunato Formiggini, suicidatosi per protesta all’indomani della promulgazione delle leggi razziali di Mussolini. Il lavoro di ricerca fu fatto da Mattioli e Serra presso la Biblioteca Estense, custode dell’archivio dell’editore e nel quale scoprirono materiali di grande importanza. Il suo continuo impegno nel mantenere vivi i valori della democrazia e dell’antifascismo, lo portarono anche ad essere eletto Presidente[5] della F.I.A.P. di Modena, il 1° aprile 2006, in seguito alla scomparsa dell’On. le Renato Finelli; ricoprì questo ruolo fino alla morte, avvenuta l’anno successivo alla sua nomina.

https://www.anpimodena.it/al-tvajol-ed-furmajin/

La lapide che a Modena, in piazza Torre, ricorda il sacrificio dell’editore Formiggini

Dal 1980 al 1985, Emilio Mattioli fu anche consigliere comunale eletto nella lista degli Indipendenti di Sinistra e si occupò soprattutto di problemi culturali, arrivando a votare da solo, contro la maggioranza cui apparteneva, contro l’abbattimento del muro che “isolava l’antica Piazza d’armi (e poi ippodromo) dalla confusione della vita cittadina e conservava il segno di una forma”. Non concordò sulla chiusura del Caffè Nazionale e fu in disaccordo sull’affidamento della progettazione del “Parco Ferrari” ad architetti illustri, ma secondo lui poco sensibili al genius loci e si levò spesso a sottolineare la povertà della politica culturale che a Modena pesava “su una città che – diceva – dovrebbe imporsi non solo per la sua enogastronomia e per le sue macchine da corsa, ma anche per la cattedrale, capolavoro del romanico, per la Biblioteca Estense e la galleria Estense insomma per una cultura che fa parte del patrimonio più alto dell’Umanità”[6].

Un’altra battaglia che condusse con passione negli ultimi anni della sua esistenza fu da Presidente degli Amici del Muratori con i cosiddetti “14 istituti culturali modenesi” per la creazione di una facoltà Umanistica presso l’Ateneo di Modena. L’idea sulla base della quale riteneva necessario istituire una Facoltà Umanistica a Modena, Mattioli la delineò in un articolo scritto nel 2000[7] e intitolato “La funzione di una Facoltà umanistica oggi” e in cui si legge: “E’ ovvio che l’idea di una cultura modello, una cultura esemplare sulla quale tutte le altre debbono fondarsi è caduta, l’illusione umanistica di risuscitare l’antichità classica e tornare a scrivere in latino e greco è tramontata. Scrivere in latino oggi è inevitabilmente costruire un falso. Il nostro tempo, per usare una bella espressione cara a Luciano Anceschi, è quello dell’umanesimo disilluso; un tempo troppo criticamente consapevole per credere ai miti. E allora l’eredità umanistica che si può e anzi si deve raccogliere è quella della consapevolezza critica delle differenze che oggi ha un significato particolare in riferimento alla pluralità delle culture. La prova che deve affrontare la cultura di oggi è la prova dell’estraneo o dello straniero, giusto il titolo di un famoso libro di Antoine Berman. Porsi da questo punto di vista nel progettare una facoltà umanistica significa rovesciare una serie di luoghi comuni e accettare la sfida di un mondo che cambia, senza farsene travolgere (…). La facoltà umanistica di tipo nuovo della quale stiamo parlando ha la sua ragion d’essere nel bisogno della formazione di una classe dirigente fatta di persone che non siano solo tecnici di altissimo livello, ma anche uomini provvisti di una cultura umanistica criticamente ripensata (…).Se si esaminano le discipline inserite nel corso di laurea in Scienze della Cultura della nostra Università, ci si accorge immediatamente che i presupposti per un ripensamento critico della grande eredità umanistica ci sono, l’accento posto sull’antropologia si muove in questa direzione, per di qui passa l’abbandono della visione etnocentrica cioè fondata sulla solidarietà con il proprio gruppo etnico e il disprezzo degli altri”.

6. Il rapporto tra Emilio Mattioli e gli artisti modenesi

L’attenzione nei confronti dell’Estetica non fu per Mattioli soltanto teorica, ma si sostanziò anche nei tanti rapporti personali e di amicizia con gli artisti modenesi e, prima ancora, con la sua frequentazione di circoli culturali cittadini.  Questi ultimi, quali la Sala di Cultura, La Saletta degli Amici dell’Arte e il Circolo Angelo Fortunato Formiggini videro una stagione particolarmente felice negli anni del secondo dopoguerra, come osserva il critico Mario Bertoni [8] e stimolarono la crescita di nuove figure di artisti: “Mattioli aderì prestissimo alla “Associazione degli Amici dell’Arte” e partecipò da subito – aggiunge Bertoni - alla vita della Saletta, con presentazioni e recensioni su giornali e riviste (…), mentre al circolo Formiggini ha collaborato, come lui stesso ricorda, “quando era presidente Albano Biondi”. Luoghi stimolanti, dunque, che fanno da premessa all’esperienza bolognese e all’incontro con Luciano Anceschi[9]”. A molti degli artisti conosciuti allora Mattioli rimase legato per tutta la vita. Tra loro vi furono Carlo Candi, Cesare Leonardi, Claudio Parmiggiani, Ermanno Vanni, Vanni Balbonesi, Giuliano Della Casa, Lucio Riva; il reggiano Marco Gerra e più tardi seguì con attenzione il lavoro di un artista di una generazione più giovane: Carlo Bordone.  Il sodalizio umano e artistico più importante ed originale fu però quello con l’artista Franco Guerzoni, l’intesa culturale con il quale prese forma concreta nei “libri d’artista” di Guerzoni. Queste opere spesso comparvero infatti corredate dagli scritti di Mattioli. “Devo il mio primo incontro (con Emilio Mattioli) a Claudio Parmiggiani – ebbe a scrivere Franco Guerzoni - quando la città nella sua opacità e nelle sue ombre era silenziosa testimone di ricerche verso il nuovo, o meglio del tentativo dei tanti giovani artisti di ridefinire i significati dell’immagine. Emilio, si sa, non era un critico nell’accezione militante del termine, costituiva piuttosto il nostro accesso acerbo al passato colto, il contatto con le fonti antiche, con i libri, in una prospettiva continua che le coniugava con le prospettive del nuovo. Nessuna separazione tra passato presente e futuro, dove presente e futuro diventavano i luoghi indagati dalle sottili filosofie di Luciano Anceschi, delle quali Emilio era a pieno titolo direttamente partecipe e comunicatore verso di noi. La sua speciale percezione dei fenomeni artistici si individuava proprio nell’attenzione che riponeva nel rintracciare i pensieri che stavano a monte del fare artistico, i processi concettuali, le poetiche” [10].

7. L’eredità culturale e libraria: i fondi Mattioli presso l’Archiginnasio di Bologna e la Biblioteca Fondazione S. Carlo di Modena

Nel corso della sua vita accademica Emilio Mattioli ebbe modo di collaborare con alcuni degli intellettuali più importanti della sua epoca e fece conoscere all’Italia il filosofo del linguaggio Henri Meschonnic. Alla sua morte, documenti, carteggi, corrispondenze e libri che Mattioli ricevette in dono con dediche personali degli autori, sono andati a costituire il Fondo Mattioli presso la Biblioteca Archiginnasio di Bologna (http://badigit.comune.bologna.it/fondi/fondi/258.htm). In particolare, il fondo contiene una specifica sezione dedicata agli scambi tra Mattioli ed uno dei suoi maestri, il Professor Luciano Anceschi, ma anche, tra i tanti, la corrispondenza con Chaim Perelman ed i filosofi Ernesto Grassi ed Henri Meschonnic.

La Biblioteca della Fondazione S. Carlo di Modena, grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, che ha creato le premesse per l’acquisizione, ha accolto e custodisce dal 2019, il patrimonio librario antico e moderno appartenuto ad Emilio Mattioli. A questo patrimonio la Fondazione S. Carlo ha  dedicato, nell’anno stesso della acquisizione, la mostra “Orizzonti mediterranei” (https://www.fondazionesancarlo.it/notizia/orizzonti-mediterranei/) nata dalla selezione di alcuni testi del fondo librario appartenuto appunto allo studioso modenese. La Biblioteca della Fondazione San Carlo ha però messo a punto un articolato progetto di conservazione e valorizzazione del patrimonio librario antico e moderno di Mattioli, grazie appunto al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e con la collaborazione del Polo Bibliotecario Modenese per la catalogazione dei volumi antichi del fondo, nell’ambito di uno specifico intervento finanziato dall’IBC, Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.


8. Opere principali[11]

    8.1 I volumi

1. Annali delle edizioni “Formiggini” (1908-1938), in collaborazione con A. Serra, Modena, Stem Mucchi, 1980, XXII-437

2. Luciano e l'umanesimo, Napoli, Istituto Italiano di Studi Storici, Napoli, 1980 (ma 1981)

3. Studi di poetica e retorica, Mucchi, Modena, 1983

4. Interpretazioni dello Pseudo-Longino, Mucchi, Modena, 1988

5. Contributi alla teoria della traduzione letteraria, Aesthetica, Preprint, Palermo, 1993

6. Ritmo e traduzione, Mucchi, Modena, 2001

7. Memoria di un cittadino, a cura di Comune di Modena, Fondazione Mario Del Monte Associazione Amici del Muratori, Forum, Udine, 2008

8. L’etica del tradurre ed altri scritti, a cura di Maria e Luigi Mattioli, Mucchi, Modena, 2009

9. Arte, Techne, Vita Scritti critici 1955- 2007, a cura di Carlo Bordone, Bononia University Press, Bologna, 2012

10. Il problema del tradurre (1965-2005), a cura di Antonio Lavieri, Mucchi, Modena, 2017

11. Sulla traduzione (Studi di Emilio Mattioli), a cura di Maria Mattioli, ETPbooks, Atene, 2020

      8.2 Saggi, recensioni, interventi

1.      Recensione a Carlo Del Grande, Filologia minore, “il Verri”, 1956, 1, pp.118-119

2.      Recensione a Pindaro, Odi e frammenti, “il Verri”, 1958, 1, pp.121-122

3.      Recensione a Due versioni di Orazio (Mandruzzato e Cetrangolo), “il Verri”, 1960, 2, pp.151-152

4.      Prospettive fenomenologiche per lo studio dell’antichità classica, “il Verri”, 1963, 11, pp.93-97

5.      Luciano tra Pico e Poliziano, in L’opera e il pensiero di Giovanni Pico della Mirandola, Firenze, Ist.Naz. Stud. Rinasc. 1965, vol.II, pp.189-195

6.      Introduzione al problema del tradurre, “il Verri”, 1965, 19, pp.107-128

7.      Recensione a Pseudo-Longino, Del Sublime, “il Verri”, 1968, 26, pp.127-128

8.      Il Sublime nella letteratura di Banfi, in Antonio Banfi e il pensiero contemporaneo, Firenze, La Nuova Italia, 1969, pp. 430-434

9.      Un problema attributivo: Aurispa o Bertoldo? in “Studi e problemi di critica testuale”, 1975,11, pp.74-78

10.   Prefazione a Plotino, Del bello e del bello intelligibile, traduzione di Luciano Anceschi, Mantova, Arcari, 1981, pp.i-iii

11.   Leopardi e Luciano, in Luciano e il mondo antico, Atti del V convegno internazionale di studi leopardiani, Firenze, Olschki, 1982, pp. 75-98

12.   La legge di autonomia ed eteronomia dell’arte e il rapporto estetica e retorica, “Studi di estetica”, 1983, 1, pp.113-134

13.   Retorica e filosofia, “Studi di estetica”,1983, 2, pp.133-9

14.   Retorica e storia nel Quomodo historia sit conscribenda di Luciano, in Antonio Pennacini (a cura di), Retorica e storia nella cultura classica, Bologna, Pitagora, 1984, pp. 98-105

15.   Recensione a George Steiner, Dopo Babele, “Studi di estetica”, 1985, 6, pp. 170-3

16.   Recensione a Alain Michel, La parole et la beautè, “Intersezioni” 1986, 2, pp.379-82

17.   Introduzione a Immagini e conoscenza. Linguaggio metaforico, scienza e letteratura, “Quaderni della fondazione S.Carlo”, 1987, 1, pp.7-11

18.   Interpretazioni dello Pseudo-Longino, “Intersezioni” 1987, 3, pp.529-35

19.   Gli studi di Gustavo Costa sul sublime in Italia, “Studi e problemi di critica testuale”, 1988,36, pp.139-95

20.   Recensione a Del Sublime. Sul patetico. Sul Sublime di Friedrich Schiller, “Studi di estetica”, 1989, 14/15, pp.149-150

21.   Recensione a Juan Luis Vives, Uber die Gründe des Verfalls der Künste/ De causis corruptarum artium, “Giornale Filologico Ferrarese”, 1990, 2, p.135

22.   Intertestualità e traduzione, Testo a fronte, 1991, 5, pp. 5-13

23.   Recensione a Wilhelm von Humboldt, La diversità delle lingue, “il verri”, 1992,1-2, pp.187-191

24.   Prefazione a Friedman Apel, Il manuale del traduttore letterario, Milano, Guerini e Associati, 1993, pp. 9-14

25.   Presentazione a “Studi di estetica”, 1994, 7/8 numero monografico dedicato alle Ragioni della Mimesis, a cura di E.M., pp. 5-11

26.   Presentazione a “Studi di estetica”, 1994, 9 numero monografico dedicato alle Ragioni della Mimesis, a cura di E.M., pp. 5-7

27.   Presentazione a “Studi di estetica”, 1994, 10 numero monografico dedicato alle Ragioni della Mimesis, a cura di E.M., pp. 5-8

28.   La teoria del bello nell’antichità secondo Ernesto Grassi, in Emilio Hidalgo-Serna e Massimo Marassi (a cura di), Studi in memoria di Ernesto Gassi, Napoli, La città del Sole, 1996, vol. II, pp. 493-504

29.   Rec. a Nuccio Ordine, Teoria della novella e teoria del riso nel ‘500, “Poetiche”, 1997,3, pp. 101-103

30.   Rec. a Henri Meschonnic, De la langue française, “Studi di estetica”, 1998, 17, pp. 261-7

31.   Rec. a Giacomo Leopardi, La varietà delle lingue, a cura di S. Gensini, “Studi di estetica”, 1998, 18, pp.255-7

32.   Presentazione a “Studi di estetica”, 2000, 21, numero monografico dedicato a Ritmo, a cura di Henri Meschonnic, ed E.M., pp. 5-9

33.   La teoria della traduzione in Italia fra Settecento e Ottocento: le linee guida, in Gabriella Catalano e Fabio Scotto (a cura di), La nascita del concetto moderno di traduzione, Roma, Armando, 2001, pp.88-101

34.   La poetica del ritmo di Henri Meschonnic, in Franco Buffoni (a cura di), Ritmologia, Milano, Marco y Marcos, 2002, pp.15-23

35.   Rec. a Umberto Eco, Dire quasi la stessa cosa, Esperienze di traduzione. “Testo a fronte”, 29, dicembre, 2003, pp. 247-55

36.   Chaim Perelman, Il campo dell’argomentazione, Nuova retorica e scienze umane, Parma, Pratiche, 1979, p. 339

37.   Juan Luis Vives, Versioni o interpretazioni, trad. dal latino, di E.M., “Testo a fronte”, 1995, 12, pp.127-132


8.3 Edizioni curate


1.     Ernesto Grassi, Arte come antiarte, Paravia, Torino, 1972, ed. it. a cura di E.M.

2.     Edward Hussey, I presocratici, Milano, Mursia, 1977, ed. it. a cura di E.M.

3.     Antonio Banfi, Vita dell’arte. Scritti di estetica e di filosofia dell’arte, a cura di E.M e Gabriele Scaramuzza, vol. v delle Opere, Reggio Emilia, Istituto Antonio Banfi, Regione Emilia-Romagna, 1988




[1] E. Mattioli, L’etica del tradurre, Mucchi, Modena, 2009, pp.7-11

[2] Per la vita di Luigi Mattioli, si veda la voce Mattioli, Luigi: pp.242-243, del Dizionario storico dell’antifascismo modenese, Istituto Storico di Modena, vol. 2, Biografie, Edizioni Unicopli, Modena, 2012

[3] Introduzione al problema del tradurre, “il Verri”, 19, 1965 e oggi in “Sulla traduzione”, ETPbooks, Atene, 2020, p.50.                                                                                          

[4] F. Buffoni, Da traduttologia a ritmologia, in Studi di estetica, Numero speciale per Emilio Mattioli, 29, Clueb, Bologna, 2004, p. 37.

[5] La notizia è nel periodico della FIAP, Lettera ai compagni, 35, n. 3, maggio/giugno 2006, p. 36.

[6] E. Mattioli, Op.cit., pp.10-11.

[7] in “Atti e memorie dell’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere ed Arti - Modena”, serie VIII, vol. IV, Mucchi Modena, 2002.

[8] Mario Bertoni, Le arti visive secondo Emilio Mattioli, pp.14-15, in Emilio Mattioli, Arte, techne, vita, a cura di Carlo Bordone, Bononia University Press, Bologna, 2012.

[9] Ibidem, p.16.

[10] Franco Guerzoni, Viaggiando con Emilio Mattioli, p.31 in Emilio Mattioli, Arte, techne, vita, a cura di Carlo Bordone, Bononia University Press, Bologna, 2012.


[11] Per la bibliografia completa di Emilio Mattioli fino al 2004, si veda Alessandro Serra, Bibliografia di Emilio Mattioli, in Fernando Bollino (a cura di) “Studi di estetica”, monografia dedicata ad Emilio Mattioli, 3, 2004, pp.270-295