Utente:Elzefiro/Sandbox

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La glaciazione nell'Appennio Umbro-Marchigiano rappresentano l'effetto prodotto da questo fenomeno geologico su una zona specifica della catena degli Apennini avvenuto nel Pleistocene, incominciato circa 1.200.000 anni fa e terminato all'incirca 11.700 anni fa.

Durante un'era glaciale si determina l'alternarsi di periodi più freddi (Periodi glaciali) e periodi più miti caratterizzati da arretramento dei ghiacci (Periodi interglaciali) e in questa parte geografica della catena montuosa in special modo nel massiccio dei Sibillini si possono intravedere le tracce lasciate dalle ultime due fasi fredde la Riss e la Würm.

Introduzione[modifica | modifica wikitesto]

L'ipotesi della presenza di ghiacciai risalenti alle più recenti glaciazioni pleistoceniche (Riss 200000 -130000, Durante un'Era glaciale si determina l'alternarsi di periodi più freddi (Periodi glaciali) e periodi più miti caratterizzati da arretramento dei ghiacci (Periodi interglaciali). 110000 – 13000 anni fa ) nei rilievi più alti dell'Appennino umbro-marchigiano rientra nel tema più generale del glacialismo in tutta la catena Appenninica, argomento che è stato trattato da molti studiosi relativamente ai massicci centrali della catena come la Maiella e il Gran Sasso o il Sirente ma che ha visto poche pubblicazioni riguardo il nostro territorio.

La trattazione riguarda in special modo per quello che riguarda il massiccio dei monti Sibillini è più evidente la morfologia glaciale.

Nelle Alpi la glaciazione pleistocenica viene suddivisa in quattro periodi intervallati da altrettanti periodi interglaciali.                   Periodo     Migliaia di anni    Periodo geologico

                       Recente    0.-. 10                      Olocene

                       Würm       12 – 110

                       Riss         130 – 200         

                       Mindel      300 – 455

                       Günz        900 – 1200                Pleistocene

Questa suddivisione non è condivisa da tutti gli studiosi riguardo il glacialismo appenninico e non si è ancora trovato un accordo riguardo una cronologia valida per tutta la catena montuosa.

Studi precedenti[modifica | modifica wikitesto]

Molti studiosi si sono occupati dell'argomento riguardo i gruppi maggiori della catena tra quali più recentemente, il Gran Sasso[1], il Terminillo[2] la Maiella[3] Pollino[4] , Alpi Apuane [5] mentre per i Sibillini uno studio importante è stato condotto dal Damiani nel 1975

I lavori fin qui pubblicati non consentono una chiara visione dell'aspetto che al tempo della massima espansione dei ghiacci dovevano presentare il complesso montuso ma facendo una passeggiata in questi luoghi anche all'occhio meno esperto può notare chiare tracce dell'azione di modellamento dei versanti fatte dai ghiacciai nel passato.

Segni dell'azione dei ghiacci[modifica | modifica wikitesto]

Un ambiente periglaciale è tipico oggi nelle zone immediatamente a ridosso dei  poli o delle grandi altitudini e della tundra dove l'intenso raffreddamento, con l'azione del gelo/disgelo delle superfici generano una considerevole azione erosiva. Forme tipiche dell'azione delle 2 glaciazioni quali circhi o valli sospese che possono essere individuate facilmente nelle nostre parti ad esempio nei rilievi più alti della catena . Sono presenti circhi glaciali facilmente osservabili nel Monte Bove (2169) tra la cima sud e nord dove è evidente il “catino” della testata del ghiacciaio

Le caratteristiche valli a U si possono osservare solo in quota come nella parte terminale del Rio Sacro nel monte Rotondo (2102) a ridosso dei circhi glaciali e più difficilmente nel fondovalle se non si eseguono elaborati calcoli del profilo altimetrico longitudinale delle valli.

Esker e Drumlins e altre forme geomorfologiche di modellamento glaciale sembrano non essere più presenti nel territorio in esame o si confondono con altre forme di erosione e modellamento ambientale.

Atri segnali della presenza di un ghiacciaio potrebbero essere le morene e i massi erratici che sono stati trasportati dallo scorrimento del ghiaccio anche a grande distanza dal luogo di prelievo, ma questi fenomeni si mescolano con i detriti di falda e con gli accumuli di frane creando difficoltà nella loro individuazione.

Anche la geologia non aiuta a fare la distinzione visto che le azioni dei fenomeni erosivi si è sovrapposta e la natura delle rocce disgregate è la stessa.

Altra forma glaciologica poco nota, è quella dei rock-glaciers (Ghiacciai di pietra), , che sono delle colate di pietre e detriti che hanno un nucleo di ghiaccio sepolto; su altri gruppi montuosi della catena degli Appennini se ne possono osservare molti inattivi ma nel gruppo dei Sibillini non sono stati mensionati in lavori specifici se non in un cenno di una carta morfologica figurata in un quaderno scientifico divulgativo del Parco dei Monti Sibillini del 2002.

Altri segni delle passate glaciazioni sono la formazione di laghi, cui unico esempio nella catena è il noto lago di pilato

Nel massiccio dei Sibillni si possono ammirare oltre a quelle già segnalate, altre tracce delle passate glaciazioni infatti ogni montagna del gruppo presenta creste a lama, circhi, archi morenici e valli incise dal ghiaccio come:

  • la valle di Panico tra il monte Bove e il pizzo Berro (2260),
  • la valle dell' Ambro tra il pizzo Tre Vescovi (2092) il pizzo Berro e il pizzo Regina (2332
  • la valle del Tenna, tra la cima Vallelunga (2221) il monte Porche (2233) e il monte Sibilla (2175) o presso il passo Cattivo nella parte terminale della valle (1869) tra il monte Bove e la cima Valleinfante (2133),
  • la più nota valle del lago di Pilato nel gruppo del monte Vettore (2476) dove il passaggio della massa glaciale ha lasciato ben evidenti rocce abrase, massi erratici e depositi morenici a testimonianza di un ghiacciaio di grandi dimensioni.
  • nella valle Canatra alle pendici del monte Lieto (1944)

Tracce di passate glaciazioni[modifica | modifica wikitesto]

Anche se le glaciazioni hanno nel tempo modellato la catena montuosa solo le più recenti hanno lasciato segno evidenti della loro azione.

In queste montagne, alcuni autori segnalano una fase glaciale più antica e più estesa risalente al periodo della glaciazione Riss (200000-130000 anni fa) che ha impattato considerevolmente la morfologia con la formazione ben evidente alle alte quote con circhi e valli a U, e una fase più recente Würm (110000– 12000) che si è instaurata nelle precedenti strutture già deformate, e che ha lasciato tracce di difficile individuazione alle quote più basse per il motivo della erosione se non con campagne di rilevamento appositamente organizzate.[6]

Da una illustrazione del profilo (fig.5) trasversale della valle tratto dal lavoro del  Damiani del 1975 si possono individuare i profili a U di 2 fasi glaciali evidenti nella parte alta delle valli ma erose dall’azione torrentizia aelle quote più basse.

La glaciazione nei rilievi minori dell’appennino umbro marchigiano[modifica | modifica wikitesto]

Si possono rinvenire delle tracce della presenza di ghiacciai anche in alcuni rilievi minori della catena montuosa come nel monte Catria (1701) o il monte Nerone (1525) infatti studi fatti dalla università di Urbino  (D. Savelli, O. Nesti, M. Basili. 1995) hanno permesso di trovare nella valle del Baveno nel versante ovest del Catria segni di un apparato glaciale probabilmente risalente alla glaciazione Riss e tracce di circhi glaciali nel versante nord-est del Nerone, e non si esclude che con studi più approfonditi non si possa estendere la presenza di antichi ghiacciai anche ad altri rilievi della catena.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giraudi 2000
  2. ^ Giraudi 1998
  3. ^ Damiani 1979,1985, Giraudi 1998 ecc.
  4. ^ (Fiucciet alii1997, Giraudi 1998
  5. ^ Federici 1981, Braschi et allii 1986
  6. ^ (Damiani 1975, Dramis et alii 1980)

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

1.   S.Braschi, P. Del Freo, L. Trevisan – Ricostruzione degli antichi ghiacciai sulle alpi apuane – Atti Soc. Tosc. Sci Nat. Serie A (1986)

2.   M. Coltorti, F. Dramis - The significance of stratified slope-waste deposits in the quaternary of Umbria-Marche Apennines – geomorph. N.F. 71 (1988)

3.   M. Coltorti, M. Farabolini – Quateranary evolution of the “Castelluccio di Norcia” basin – Il Quaternario (1995)

4.   A. V. Damiani – Aspetti geomorfologici e possibile schema evolutivo dei monti Sibillini – Boll. Serv. Geol. it. 96 (1975)

5.   F. Dramis, C. Bisci – Aspetti geomorfologici del territorio marchigiano – Studi geologici Camerti (1986)

6.   B. Gentili – Note di Geomorfologia del Parco Nazionale dei monti Sibillini – Quaderni scentifici divulgativi del parco (2002)

7.   P. R. Federici – Una ipotesi di cronologia glaciale tardo e post Würmiananell'appennino centrale – Geogr. Fis.Dinam .Quater. 2 (1979)

8.   C. Giraudi – I rock glacier tardo pleistocenici ed olocenici dell'Appennino, età, distribuzione, significato paleoclimatico – Ital. Jour. of Quater. 15 (2002)

9.   C. Giraudi – Middle Pleistocene to Holocene Apennine glaciations – Il Quaternario (2003)

10. G. Nangeroni – I fenomeni periglaciali in Italia - Quaternaria, II, (1955)

11. O. Nesci, D. Savelli, A. Diligenti, D. Marinangeli – Geomorphological sites in the northern Marche (Italy) ecc. - Ital. Jour. of Quater. 18 (2005)

12. D. Savelli, O. Nesti, M. Basili – Evidenze di un apparato glaciale pleistocenico sul massiccio del Catria – Geogr. Fis. Dinam. Quater. 18 (1995)