Utente:Domi80ta/Sandbox

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bella foto ma è solo una prova :-)

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GRAVINA DI GINOSA LA FORMAZIONE

Caratteristica peculiare di questa gravina è la sua frequentazione dall’età altomedievale a età moderna. Infatti a differenza di altri villaggi in grotta, tra i quali Casalrotto (Mottola) e Massafra, che risultano abbandonati a partire dall’undicesimo secolo, nella gravina di Ginosa troviamo continuità d’uso fino agli anni 60’ del secolo scorso. Documentato dalla toponomastica con inserimento di numeri civici, vie e infissi per la corrente elettrica siti all’esterno delle grotte. In particolare in questo breve lavoro si sono trattati i secoli a partire dal basso medioevo poiché recenti scavi archeologici hanno restituito dati per ricostruire la vita in ambito rupestre per i secoli compresi tra il XV e il XVIII. L’intervento di scavo riguarda una cisterna sita nel villaggio di Rivolta, rifunzionalizzata ad immondezzaio, al suo interno sono stati rinvenuti materiali organici ed inorganici. Per quanto riguarda i reperti organici, l’analisi paleontologica dei reperti ossei , interpretati quali avanzo di pasto e scarto di macellazione, hanno permesso di ricostruire la dieta in uso in quel periodo, indicando il maggior consumo di carni bovine e ovocaprine associate al consumo di uccelli di piccola e media taglia. Rilevanti sono anche i reperti malacologici tra i quali mitili e gusci di lumache. In evidenza anche il consumo di carne di tartaruga grazie al rinvenimento di carapaci. Per quanto concerne i reperti artificiali predominanti sono i reperti ceramici riferibili alle classi acrome, da fuoco, smaltata, graffita e maiolica. Ricostruendo così, scambi con i paesi vicini, Laterza per la maiolica, mentre le aree di Grottaglie e Manduria, per la ceramica graffita. Altre pratiche domestiche sono documentate da reperti quali ad esempio: i contrappesi utilizzati per il telaio verticale, le lucerne in ceramica invetriata utilizzate per l’illuminazione, le selci utilizzate sia come pietre focaie, sia come acciarini per l’azionamento di fucili. Si evidenzia pertanto l’importanza in ambito rupestre della ricerca archeologica, poiché fino ad oggi gli studi si siano concentrati quasi esclusivamente sull’analisi dei corredi pittorici interni alle chiese, non consentendo di ricavare quei dati sui processi culturali che solo l’archeologia può ricostruire.

 
GRAVINA DI GINOSA caratteristiche
ponte in pietra di accesso al castello Normanno

Si registra in età protostorica, nelle zona chiamata riparo dell’Oscurusciuto. Non abbiamo notizie sulla continuità di frequentazione del sito. E certo che dopo la caduta dell’impero romano d’occidente nel IV secolo, venendo meno le strutture di difesa dell’impero ci fu una regressione delle genti verso le zone d’altura e a Ginosa È attestato in quel periodo, l’affluenza di genti in grotta in quanto costituivano una naturale difesa dalle molte invasioni. Il municipium era sito a quattro chilometri a sud dell’attuale abitato nella zona di Santa Maria D’Attoli



 
LE CHIESE RUPESTRI

Le chiese rupestri di Ginosa attestate dalle fonti tutte da tempo abbandonate e profanate, risultano attualmente in rovina o addirittura scomparse. Quelle superstiti mostrano impianti latini assiali e longitudinali, testimoniano l’incisività della presenza monastica benedettina. Elementi strutturali e decorativi spesso commisti presentano elementi bizantini, romanici e talvolta gotici e sono a una o più navate. Quelle ad aula unica presentano la zona presbiterale sottolineata da una sub-sellia, l’altare quando esiste è emergente dalla parete di fondo i soffitti sono piani o voltati a vela o a crociera. Le chiese a due o tre navate tutte absidale sono delimitate in campate da pilastri. In quelle a tre navate l’abside centrale accoglie l’altare e quelle laterali fungono da protesis e diaconicon. Il naos è distinto dal bemai da un muretto con funzioni di Iconostasi, i soffitti sono piatti o voltati a vela o a crociera. Gli affreschi campiscono le lunette d’ingresso. Sull’altare è raffigurato quasi sempre il Cristo Pantocratore tra la vergine e Giovanni Battista. I corredi pittorici rimasti sono dei palinsesti, l’ultimo strato risale al XV-XVI secolo (un pittore locale li ha ritoccati negli anni 60’ del secolo scorso). Essi sono stati solo descritti , anche il Prof. Fonseca nei suoi studi degli anni 70’ non ha datato ali affreschi. Altri studi furono effettuati negli anni 70’ dagli architetti Bozza e Capone che si fermarono ad una semplice descrizione.

 
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Pippo e Pluto[modifica | modifica wikitesto]