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Il Cyborg. Saggio sull'uomo artificiale
AutoreAntonio Caronia
Generesaggio
Sottogenereinformatica
Lingua originaleitaliano

"Il Cyborg” è un saggio sull’uomo artificiale scritto da Antonio Caronia (Genova, 1944) nel 1985. Il punto cardine della trattazione è il rapporto uomo-macchina, e lo sviluppo che tale rapporto ha avuto nel corso dei secoli, partendo dalla preistoria e dal binomio homo sapiens e homo technologicus. L’autore considera il saggio in grado di orientare le domande dei lettori in merito al fenomeno dell’ibridazione fra esseri umani e tecnologie, perseguendo l’analisi del rapporto tra biologia e cultura degli esseri umani sia in una realtà immaginaria che nel mondo reale. Il saggio è suddiviso il due parti: L’alba dell’ibrido moderno e Il cyborg postfordista.

L'alba dell'ibrido moderno, Parte Prima[modifica | modifica wikitesto]

Introduzione[modifica | modifica wikitesto]

Il Ventesimo secolo è stato per molti aspetti simile ai secoli a cavallo tra il Medioevo e l’Era moderna, epoche ricche di figure fuori dall’immaginario comune, creature mostruose. Ovviamente, nel XX secolo l’atteggiamento nei confronti di questi mostri è diverso rispetto a quello adottato dai nostri predecessori nel Medioevo ma essi avevano origine dallo stesso principio: la paura. La paura di aver creato qualcosa che sia in grado di distruggere il suo stesso creatore, la tecnologia. Essa non è figlia di un’attività umana,è semplicemente simbolo della “mutazione antropologica che ci avvolge”[1]. Di qui la differenza tra il mostro medioevale e l’uomo artificiale rinascimentale:

  • Il mostro medioevale: è una creatura naturale che mette in risalto il rapporto uomo-ambiente che sottostà ad un ordine predefinito voluto dal Creatore. Esso può essere il frutto di un eccesso odi una mancanza di un particolare organo o fenomeno naturale,oppure potrebbe essere la sintesi di una straordinaria contaminazione tra più corpi esistenti in natura;
  • L’uomo artificiale rinascimentale: rappresenta la teoria secondo la quale il mostro si ribella al suo creatore ed è destinato a soccombergli ed è il binomio tra la nuova natura artificiale della macchina e l’uomo rinascimentale. L’uomo e la macchina sono fusi in un unico organismo.

Cosmografie[modifica | modifica wikitesto]

Nel primo capitolo troviamo la definizione di cyborg e le sue origini. Il cyborg nasce dalla fantascienza americana, negli anni Venti, affiancato dalle figure del robot e dell’androide. La prima definizione di cyborg ci è fornita da Odle in The Clockwork Man, la definizione asserisce che il cyborg è l’uomo dell’8000 d.c con un meccanismo ad orologeria nella testa con il quale può passeggiare nel tempo e nello spazio sconosciuto. Il cyborg è come i mostri medievali abitante di un’altra dimensione, un altro spazio. A differenza dei mostri medioevali che erano ancorati all’idea per la quale i mostri fossero legati la proprio creatore e quindi avevano come punto fisso l’uomo, unità di misura che ha posto Dio per distinguere ciò che è considerato normale dall’anormale. I cyborg rappresentano il punto di rottura con il sistema medioevale e rivelano la piccolezza dell’uomo nei confronti dello spazio, la sua fragilità. Il cyborg diventa l’unica chiave per approcciarsi a realtà che altrimenti rimarrebbero sconosciute.

Morfologie[modifica | modifica wikitesto]

Nel secondo capitolo Caronia ci offre un ampio spettro di tutte le diverse morfologie di cyborg che hanno preso forma nel corso dei tempi. Il primo modello di cyborg fu il più semplice e al tempo stesso il più radicale si parlò di un cervello in una scatola di metallo. Ciò che è messo in rilievo è quello che viene considerato il centro e l’organo più nobile dell’essere umano, il cervello. Il resto sono solo organi non necessari per la costruzione di un cyborg perfetto. Tale idea di cyborg si fece spazio tra diversi letterari del tempo e non solo scrittori di fantascienza. Il cyborg che invade la scena supera tutti quelli che possono essere considerati limiti umani, come il bisogno di nutrirsi o dissetarsi.

Corpi e Meccanismi[modifica | modifica wikitesto]

Nel terzo capitolo del saggio, troviamo esplicitate le caratteristiche principali del confronto uomo-macchina e da ciò la nascita del cyborg. Il primo a sostenere che l’antitesi uomo-macchina sia in complementarietà col binomio naturale-artificiale, fu Cartesio. Il quale sviluppando la sua teoria e visione meccanicistica del mondo, ha fatto sì che in età moderna l’uomo e la macchina siano uno il riflesso dell’altro. Il corpo umano, infatti funziona come una macchina perfetta e l’universo non è altro che un’immensa macchina costantemente in movimento nello spazio. Più tardi Diderot fece coincidere artificiale e naturale, sostenendo che tutto ciò che è creato dall’uomo è naturale poiché egli stesso fa parte della natura. Così nel secolo dei lumi, meccanicismo e naturalismo combaciano. Il cyborg diventa un’esasperazione delle peggiori caratteristiche umane. Successivamente si sviluppa una nuova immagine di cyborg che è a metà tra il meccanismo artificiale e l’uomo che vuole provare sentimenti. Di qui un’immagine sofferente, la macchina che si è fatta strada in lui non gli potrà permettere alcun contatto con l’umanità. Una questione che si fa sempre più sottile tanto da non riuscir più a distinguere con facilità artificiale e naturale, tanto da far sovrapporre se non scomparire tali concetti.

Spettacolo, sesso, morte[modifica | modifica wikitesto]

In questo capitolo l’autore mette in luce tutte le caratteristiche che acquisisce il cyborg sul grande e piccolo schermo. Facendo coincidere la “meccanizzazione dell’uomo con la sua incapacità di amare. Lo stesso Caronia scrive: “Il cyborg si presenta quindi come l’oggettivazione di una sessualità disturbata non necessariamente come una minaccia ma certamente come simbolo di un’aggressione all’Io individuale o sociale di cui, comunque, lo sviluppo della tecnica è una componente importante.”[2]

Macchine intelligenti[modifica | modifica wikitesto]

Nel quinto capitolo delle prima parte, l’autore analizza le origini del concetto di sottomissione dell’uomo alla macchina. Molti infatti sostengono che queste macchine siano talmente intelligenti da far cadere gli uomini ai loro piedi o peggio ancora essere esiliati dalle macchine in altri contesti, visti e paragonati a mutanti costretti a vivere sottoterra dipendenti da una macchina. Gli scritti fantascientifici rappresentano attraverso questi scenari solo i contro dell’intelligenza artificiale, portando questo contesto all’esasperazione. Di qui il chiarimento dei pro e dei contro dell’intelligenza artificiale. Non siamo ancora in grado di produrre macchine che siano in grado di pensare come un essere umano dal punto di vista psicologico, al contrario possiamo avere macchine che abbiano la nostra, se non maggiore e più accurata, intelligenza in ambito matematico, tecnico o scientifico.

Il prezzo dell’immortalità[modifica | modifica wikitesto]

Nell’ultimo capitolo della prima parte, si analizza il ruolo della nascita della tecnologia e del lento decadimento della natura che è diventata via via frammentaria. I cyborg sono figli dell’uomo che è mortale, il naturale che diventa artificiale, il mortale che diventa immortale. Ora, l’uomo che per millenni ha cercato di arrivare a concepire qualcosa che lo rendesse immortale, l’ha ritrovato nella figura del cyborg ma a quale prezzo?

Il Cyborg post-fordista, Parte seconda[modifica | modifica wikitesto]

La tecnologia sotto la pelle[modifica | modifica wikitesto]

Dai cervelli inscatolati degli anni ‘30, la figura del cyborg nel corso degli anni si evolve passando prima ad una figura che veniva più legata ed evidenziata nella vita reale come Terminator dal corpo umano e gli interni meccanici. Negli anni ‘80 il cyborg invece si sviluppa in una realtà del tutto virtuale. L’arrivo di internet sconvolge i meccanismi precedenti abbattendo le barriere tra uomo e ambiente. Cambia il modo di pensare che non è più legato a produrre teorie ma a produrre oggetti che conferiscano maggior potere all’uomo e che riducano via via ogni limite che gli si possa porre dinanzi.

Dall’elettromagnetica alla genetica[modifica | modifica wikitesto]

Nel penultimo capitolo troviamo la definizione di “artificialità” fornita da Tagliasco, il quale la definiva come la particolarità che contraddistingue in nostro corpo, ciò che porta alla distinzione tra cloni e mutanti. La sintesi fra organico ed inorganico trova ampia realizzazione nella macchina che si realizza con l’industria capitalistica quando l’uomo deve adattarsi e sottomettersi a modalità e tempi di lavoro della macchina, in questo cotesto uomo e macchina sono uno contro l’altro in competizione. Durante l’epoca postfordista invece uomo e macchina quasi si fondano e lavorano insieme non solo in ambito lavorativo ma anche nel quotidiano. Di qui si parla di biopolitica e Caronia riprende nel suo saggio una moltitudine di intellettuali che hanno affrontato l’argomento, come: Foucault (“la realtà biologica si riflette in quella politica”[3]); Donna Haraway con la teoria “corporea, letterale, figurativa, non metaforica.[4]

L’estasi del cyborg[modifica | modifica wikitesto]

Il Ventesimo secolo grazie alla tecnologia è diventato l’epoca del possibile. La quale ha reso possibile l’unica rivoluzione del Novecento. Willard van Orman Quine, cinquant’anni fa sferrò una forte critica al concetto di necessità. Nel corso della storia il termine “necessità” ha assunto significati diversi in contesti diversi tra innumerevoli filosofi, il primo che definì ciò che fosse necessario fu Aristotele, vista come “ciò senza cui non è possibile vivere” e “ciò che costringe, … una cosa contraria al movimento liberamente scelto e razionalmente meditato.[5]” in seguito viene riconosciuto da Voltaire il valore contingente della necessità, in quanto la necessità di uno può differire da quella di un altro, giungendo ad una versione pessimistica e negativa di necessità. In seguito da Kant la necessità è intesa come necessità logica , necessario coincide con analitico. Il cyborg non è una figura fissa bensì mutabile e in costante sviluppo. Il cyborg è l’apoteosi del raggiungimento dell’uscire da sé a cui tendevano sciamani e mistici di ogni tempo, “uscire da sé” in senso letterale, fisico, in completa estasi. In questo si identifica la prospettiva del postumano. Ciò apre contraddizioni tra individuo e collettività che sono principalmente due: processi culturali di umanizzazione e modalità di appropriazione e uso delle tecnologie.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Caronia, p.14.
  2. ^ Caronia, p.62.
  3. ^ Caronia, p.110.
  4. ^ Caronia, p.114.
  5. ^ Aristotele, Metafisica, ?, 1015a, 34, p. 125..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Antonio Caronia, Il cyborg, Saggio sull’uomo artificiale, Shake edizioni 2008, ISBN 978-88-88865-50-8