Utente:Demiurgo/Sandbox

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L'accusa di aver agito essendoci pochi uomini del PCI prigionieri[modifica | modifica wikitesto]

Bentivegna nelle sue memorie edite nel 1983 ha ricordato che sul finire dell'ottobre 1943, nel timore che dei gappisti fatti prigionieri potessero essere uccisi per rappresaglia, fu annullato un attentato contro gli esponenti della RSI Guido Buffarini Guidi e Francesco Maria Barracu presso un ristorante del centro:

«Mentre eravamo appostati ci raggiunse Mario Leporatti, comandante militare della zona, con il quale nei giorni precedenti avevamo messo a punto il piano. Ci venne incontro agitato, teso, ci richiamò dai tre angoli, nella piazzetta dove ci eravamo dislocati. "L'azione è sospesa", ci ordinò. "Emmanuele Rocco e altri sono stati arrestati ieri, potrebbero essere uccisi per rappresaglia. Torniamo alla base." Accettammo l'ordine ma ci si affollarono alla mente mille problemi ancora non risolti da noi. Per la prima volta ci apparve in tutta la sua sinistra brutalità l'ignobile ricatto del nemico"[1]

Secondo i Benzoni, sul piano strategico il PCI accolse la notizia della strage «con pressoché totale indifferenza come se si trattasse di un costo tutto sommato sopportabile», anche perché – sempre secondo i due storici – in quel momento fra i partigiani prigionieri la componente non comunista sarebbe stata largamente maggioritaria[2].

  1. ^ Bentivegna 2004, p. 41.
  2. ^ Benzoni 1999, pp. 92-3.