Utente:Delasale/sandbox

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Per ebanisteria s'intende l'arte di comporre decorazioni, mosaici o disegni veri e propri, utilizzando solo ed esclusivamente il legno, in svariate qualità più o meno pregiate (e non solo ebano, a discapito del nome), a differenza dell'intarsio ove oltre ai legnami, vengono utilizzati altri materiali (ad esempio l'avorio). Come per l'intarsio, anche in ebanisteria la base costituisce in un disegno su cartone, ritagliato e composto a modo di mosaico. Storia [modifica] La figura dell'ebanista si delinea nel rinascimento, quando i mobili, che fino ad allora avevano avuto una linea semplice e regolare, cominciano a seguire i dettami del nuovo stile ed iniziano ad incorporare sculture in legno e pannelli intarsiati e impiallacciati. Per la realizzazione di questi manufatti è necessario che il falegname si trasformi in ebanista, ovvero che da artigiano passi ad artista. Nel corso dei secoli questa arte si è andata affinando e con il barocco, ma soprattutto con il rococò, si giunse ad applicazioni di inserti in metallo e pietre dure. Questo rese i mobili delle vere opere d'arte che sono tutt'ora ricercate dai collezionisti per la loro bellezza. (ampliare e specificare XVII-XVIII secolo)

Ebanisteria in Europa[modifica | modifica wikitesto]

Fra i più grandi ebanisti si possono citare i francesi Antoine Gaudreau, Charles Cressent, Jean-Pierre Latz, Françoise Oeben e Bernard II van Risenbergh, l'inglese Thomas Chippendale (ampliare)

Ebanisteria in Italia[modifica | modifica wikitesto]

Ebanisteria Barocca[modifica | modifica wikitesto]

in Piemonte[modifica | modifica wikitesto]

in Liguria[modifica | modifica wikitesto]

nel Veneto[modifica | modifica wikitesto]

in Lombardia[modifica | modifica wikitesto]

in Toscana[modifica | modifica wikitesto]

a Roma[modifica | modifica wikitesto]

a Napoli[modifica | modifica wikitesto]

in Sicilia[modifica | modifica wikitesto]

Ebanisteria Rococò[modifica | modifica wikitesto]

a Torino[modifica | modifica wikitesto]

Una grande stagione per la tarsia, l'intaglio e l'ebanisteria avvenne in Piemonte nel XVIII secolo nel periodo tra il regno di Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III, re di Sardegna. Le tecniche innovative prima di Pietro Piffetti ( 1701-1777 ) che prevedevano l'uso di legni pregiati, avori, madreperla e tartaruga, caratterizzeranno l'arredamento rococò delle regge sabaude dell'epoca, lasciando degli autentici capolavori di arredamento. (imp. da intarsio)

a Milano[modifica | modifica wikitesto]

a Genova[modifica | modifica wikitesto]

a Venezia[modifica | modifica wikitesto]

a Firenze[modifica | modifica wikitesto]

a Lucca[modifica | modifica wikitesto]

a Roma[modifica | modifica wikitesto]

a Napoli[modifica | modifica wikitesto]

a Palermo[modifica | modifica wikitesto]

Ebanisteria Neoclassica[modifica | modifica wikitesto]

a Torino[modifica | modifica wikitesto]

Una grande stagione per la tarsia, l'intaglio e l'ebanisteria avvenne in Piemonte nel XVIII secolo nel periodo tra il regno di Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III, re di Sardegna. Giuseppe Maria Bonzanigo(1745-1820), che prevedevano l'uso di legni pregiati, avori, madreperla e tartaruga, caratterizzeranno l'arredamento rococò delle regge sabaude dell'epoca, lasciando degli autentici capolavori di arredamento. Il Bonzanigo, influenzato dall'opera di Antonio Canova, utilizzerà queste tecniche anche nella scultura, dando origine a pregevoli pannelli in legno con avorio intarsiato in stile neoclassico, su cui si inseriscono al centro ritratti in pietra e marmo della nobiltà dell'epoca. (imp. da intarsio)

a Milano[modifica | modifica wikitesto]

l'italiano Giuseppe Maggiolini operante nella Lombardia asburgica a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo. Spesso le composizioni ebanistiche costituiscono il disegno principale di un mobile, come accadeva per le opere del Maggiolini, artigiano mobiliere ritenuto il più grande ebanista neoclassico a livello mondiale. Egli utilizzava 86 tipi di legni differenti, tra i quali mogano, ebano, acero, agrifoglio, ulivo, bosso, biancospino, ecc.; manteneva inoltre i colori naturali dei legni sopra citati, ad eccezione di rare occasioni in cui si serviva di coloranti a base di silicati, per ottenere verde, blu, rosa pallido o celeste, colori che in natura non esistono. (vecchia pag.)

a Firenze[modifica | modifica wikitesto]

a Lucca[modifica | modifica wikitesto]

a Siena[modifica | modifica wikitesto]

nelle Marche[modifica | modifica wikitesto]

a Napoli[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Amedeo Benedetti, "Legno, ebanisteria, falegnameria, cesteria, intarsio, mobili", in Bibliografia Artigianato. La manualistica artigiana del Novecento: pubblicazioni su arti e mestieri in Italia dall'Unità ad oggi, Genova, Erga, 2004, pp. 303-320. ISBN 88-8163-358-2

Voci Correlate[modifica | modifica wikitesto]

Intarsio Mobili