Utente:Dariozappi/Sandbox

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La chiesa di Sant’Agata venne costruita dalla Compagnia della Misericordia nel 1410. “Piccola, di forma quadrata, si trovava fuori dalle mura del castello, sulla fossa, a levante in un luogo dove anticamente era un picciol romitorio”. Così recita Domenico Golinelli nel suo Memorie Istoriche Antiche e Moderne di Budrio Terra nel Contado di Bologna. Negli anni che vanno dal 1460 al 1473 la Compagnia, che nel frattempo aveva assunto la denominazione di Sant’Agata, eresse, a protezione delle entrate della chiesa e dell’unito “hospitale”, il magnifico portico ricco di eleganti decorazioni in cotto, caso unico per Budrio, ultima testimonianza dell’architettura tardo gotica bolognese, giunta fino a noi integra nella sua struttura originaria. Nel 1573, per sopperire alle cresciute necessità, la chiesa venne ampliata con l’aggiunta del “coro”. Tale aggiunta, però, ne aveva alterato le proporzioni che risultarono eccessivamente lunghe rispetto alla larghezza. Soltanto nel 1783 fu possibile la sua ristrutturazione totale con l’affidamento della progettazione all’architetto budriese Giuseppe Tubertini, al quale si deve l’assetto attuale. Formatosi all’Accademia Clementina di Bologna, Giuseppe Tubertini, appena ventiquattrenne era già noto e apprezzato per le intuizioni e le capacità interpretative del gusto neoclassico sostenuto dall’Accademia. Gli amministratori della Confraternita, pertanto, non ebbero dubbi nel rivolgersi a lui per la ricostruzione definitiva della loro chiesa. Il Tubertini adottò alcuni accorgimenti che furono subito apprezzati per l’originalità e la coerenza con le nuove tendenze stilistiche sostenute dall’Accademia. Egli divise idealmente la chiesa in tre zone: la navata, il presbiterio e il coro; modificò la navata ricavando quattro cappelle, due per parte, leggermente incassate, distanziate l’una dall’altra con coppie di lesene erette su basi unificate e le ornò con capitelli ionici. Sulle quattro cappelle, separate da un cornicione a tutto giro, aprì altrettante finestre e sostituì il tetto a “capriate” con una volta “a botte”. Completò poi la navata collocando, sopra la porta d’ingresso, l’organo e la cantoria. Per definire la zona presbiteriale rialzò il piano di tre gradini; vi eresse sei colonne disposte a semicerchio che contrappuntò, ai lati, con nuove coppie di lesene modulate su quelle della navata e le collegò, in alto, con una struttura a cupola. Predispose, infine, la zona absidale sopraelevandola, a sua volta, di altri due gradini allo scopo di rendere visibile il coro dalla navata, e la completò con una copertura a “volta emisferica”, dipinta a cassettoni. Come elemento unificante di tutte le modifiche apportate studiò una elegante e ricca ornamentazione in stucco che affidò, per l’esecuzione, agli scultori Antonio Lepori di Lugano e Giuseppe Leonardi di Bologna. Il bel barocchetto bolognese, alleggerito e snellito nella interpretazione del Tubertini, offre, come osserva Codicè Pinelli, una visione d’insieme perfettamente equilibrata e consente, senza stonature, una visione scenografica della tela e della grande cornice seicentesca di notevole effetto e suggestione. (2) A distanza di due secoli da quella grande ristrutturazione, la chiesa di Sant’Agata, dopo una lunga parentesi di trent’anni di abbandono in cui era caduta in un assoluto degrado, è ritornata per opera del locale “Cicolo Amici delle Arti”, al suo antico splendore. (3)

(1) ”. Edit. Elio Della Volpe, Bologna, 1720,p. 118. (2) Ferruccio Codicè Pinelli, “Opere d’arte a Budrio nei secoli”, Tipografia Montanari, Budrio, 1966, p.43 , e da “Bologna Incontri”, n° 6, Giugno 1973, anno IV. (3) L’inauguarazione del restauro avvenne il venerdì, 3 Novembre 2000 alla presenza di Mons. Ernesto Vecchi, il Soprintendente Jadranca Bentini, il dottor. Andrea Emiliani, con la presentazione del volume. “Sant’Agata di Budrio:Storia,arte, restauro” Bologna, Edizioni Costa, 2000.