Utente:Daderouge

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L'evoluzione della specie

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L'origine dei primati risale al Paleocene (circa 60 milioni di anni fa). Tutta la loro evoluzione ha avuto luogo nella fascia intertropicale (India, Congo, Chad e Kenia) dove essi vivono tuttora. Le principali famiglie dei primati sono Scimpanzé, Orango, Gorilla e Gibbone.

Sono mammiferi dalla struttura poco evoluta (anche se il DNA dei primati cambia di poco rispetto al DNA umano). I primati non sono infatti fisiologicamente attrezzati per resistere ai lunghi inverni, anche se molti di essi sono muniti di una folta pelliccia e di una coda pelosa. Le caratteristiche dei primati sono la dentatura completa, gli alluci e molto spesso anche i pollici opponibili alle altre dita, le dita lunghe, flessibili e con unghie quasi sempre piatte. Gli occhi sono disposti frontalmente e consentono la visione binoculare, grazie alla quale i campi visivi dei due occhi si fondono creando un'immagine tridimensionale. Inoltre i primati hanno una colorazione varia e spesso vivace.

Gli ominidi sono una famiglia di primati risalenti al Miocene. Dopo l'evoluzione di questi primati ebbe origine un gruppo di scimmie particolarmente evolute comparse circa 7 milioni di anni fa nella zona della Rift Valley (Africa centro orientale). La loro evoluzione durò circa 10 milioni di anni; grazie ad essa iniziarono ad assumere caratteristiche che li distinguevano in modo molto profondo dalle scimmie: la posizione eretta, l'aumento del volume del cervello, l'uso delle mani, l'invenzione e l'uso del linguaggio, la creazione di una cultura e di una socialità nella famiglia e nel branco.

L'Australopiteco

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L' australopiteco (Australopithecus) apparve circa 4 milioni di anni fa. Esistevano varie specie, tra le quali l' Australophitecus Afarenis, che prese il nome dalla regione di Afar in Etiopia. Solitamente viveva in foreste o praterie; si procurava il cibo raccogliendo piante, frutta, insetti e carcasse di animali. Era privo di abitazione, infatti trascorreva il giorno per le foreste e la notte sugli alberi. Di giorno, per procurarsi il cibo quando necessario, faceva uso di utensili primitivi come bastoni, ossa di animali e ciottoli. Viveva in piccoli gruppi, spartendosi il cibo; i maschi avevano il compito di difendere il territorio. L'accoppiamento era caratterizzato da un'attrazione istintiva e si svolgeva liberamente. Un'importantissima scoperta per la scienza avvenne il 30 novembre 1974 da parte della squadra di ricercatori di Donald Johanson e Tom Gray che trovarono ad Hadar, in Africa, i primi resti di un australopiteco di sesso femminile, che venne in seguito chiamata Lucy.

L'Homo Habilis

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Deriva dal latino homo (uomo) e habilis (abile). Era infatti abile a lavorare la pietra con cui creava i chopper (ciottoli scheggiati e affilati su un lato) usati per appuntire bastoni, raschiare le pelli, uccidere, scuoiare animali (per quanto non fosse un abile cacciatore e è non fosse capace di cacciare predatori di grandi dimensioni). L'Homo Habilis fece la sua comparsa circa 2,5 milioni di anni fa in Africa, era alto circa 140-150 cm, pesava sui 40-50 chilogrammi, era abbastanza peloso e le sue ossa erano particolarmente sottili. Era nomade ed era dotato di un cervello più grande rispetto all'Australopiteco e camminava stabilmente su due gambe. si accampava sugli alberi da cui scendeva durante il giorno per procurarsi il cibo, anche se molti studiosi sostengono che vivevesse in capanne e caverne vicino ai fiumi. L'Homo Habilis si nutriva principalmente di bacche, radici commestibili e di animali che cacciava o di carcasse morte. Difendeva il territorio e creava piccoli gruppi organizzati per dividere il lavoro, in particolare modo i maschi andavano a cacciare e le femmine crescevano i figli. Era in grado di orientarsi e comunicare con i suoi simili tramite gesti e suoni con cui riusciva ad esprimere la sua conoscenza.

L'Homo Erectus

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L'homo erectus si sviluppò in Africa circa 1 milione e mezzo di anni fa e si spinse in esplorazione spostandosi in Asia e in Europa. L'homo erectus viene chiamato così perché la sua forma del corpo ha assunto una forma eretta. Con l'homo erectus si assiste ad un grande passo in avanti nella civiltà in quanto si raggiungono degli obiettivi importantissimi: la scoperta del fuoco innanzitutto. Con il fuoco a sua disposizione, l'homo erectus poteva difendersi, risiedere in zone più fredde, cuocere i cibi e migliorare la qualità della vita sociale. Il fuoco favorì anche lo sviluppo dell'artigianato. Inoltre, avendo l'homo erectus un cervello più avanzato, usò il fuoco anche come strumento di caccia: bruciando la foresta creava radure che attiravano gli animali di cui si nutrivano come mammut e cervi. L'homo erectus divenne cacciatore, introducendo la carne nella sua alimentazione e rendendola ancora più digeribile e nutriente grazie alla cottura. ll cambio di abitudini alimentari è determinante nella conformazione fisica dell'homo erectus, che perde quindi gli aspetti tipici degli australopitechi abituati a dover masticare a lungo e contribuisce alla crescita del cervello. La vita in società divenne sempre più facile, l' homo erectus imparò a costruirsi delle capanne dove vivere e a vestirsi con le pelli degli animali che cacciava. Oltre a una cultura di tipo materiale, cominciò a svilupparsi anche una cultura immateriale (arte, religione, comunicazione).

L'Homo Sapiens arcaico

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L'homo sapiens arcaico ebbe origine circa 250.000 anni fa da un ramo molto evoluto di herectus. Egli si presentava già molto simile a noi, sia per il grado di intelligenza (possedeva una massa cerebrale simile alla nostra) sia per la conformazione fisica. Era abbastanza alto di statura (si ipotizza che l'altezza media fosse circa 1.60m) e presentava una corporatura robusta e muscolosa. Aveva la pelle chiara e i capelli rossi; era dotato di arcata sopracciliare e mandibola inferiore molto sporgenti, zigomi pronunciati, narici abbastanza ampie e il corpo relativamente coperto di pelo. Cresceva molto più velocemente rispetto a noi: l'età adulta coincideva con i 15 anni. L'homo sapiens arcaico viveva in clan nomadi e abitava in caverne e capanne. Era in grado di comunicare tramite un linguaggio verbale abbastanza articolato, caratterizzato principalmente da suoni gutturali. Si cibava soprattutto di carne ma anche di frutta, cereali e legumi. L'homo sapiens sapeva accendere il fuoco frizionando due legnetti o due pietre. Le attività più praticate erano la caccia, la raccolta di frutti selvatici e la lavorazione delle pelli. Spesso praticava incisioni rupestri sulle pareti delle caverne. I defunti venivano seppelliti in fosse ovali con corredi funerari (fiori, cibo e oggetti vari). L'Homo Neanderthalensis, una specie particolare di sapiens arcaico, comparve circa 75.000 anni fa. I suoi primi resti vennero ritrovati nella valle del fiume Neander, in Germania. Era molto diffuso in Europa, Africa e Asia. L'homo di Neanderthal aveva un fisico robusto, adatto a sopportare climi rigidi. L'homo sapiens arcaico si estinse circa 35.000 anni fa per cause ancora da accertare: alcuni storici ipotizzano siano state una forte glaciazione o un'eruzione vulcanica. Un'altra ipotesi sostiene che l'homo sapiens arcaico si sia estinto in seguito alla sua scarsa adattabilità.

L'Homo Sapiens Sapiens

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L'homo sapiens sapiens si diffuse in Europa circa 40.000 anni fa e in poco tempo sostituì le preesistenti popolazioni di neandertaliani. Sulla sua origine prevale l'ipotesi africana: l'homo sapiens sapiens sarebbe nato in Africa a partire da 200.000 anni fa e si sarebbe poi spostato al di fuori dell'Africa. L'homo sapiens sapiens era alto 160-180 centimetri, pesava 70-80 chilogrammi e il suo cervello era grande come quello dell'uomo medio moderno; la faccia aveva la fronte piatta, il naso e le mascelle piccole, i denti vicini e il volto meno sporgente. L'Homo sapiens sapiens gradualmente raggiunse quasi tutte le terre emerse, popolando regioni che fino ad allora non erano state interessate dalla presenza di ominidi. Si ritiene che i primi gruppi umani abbiano raggiunto l'America settentrionale nel corso dell'ultima grande glaciazione, quando, per l'abbassamento del livello dei mari collegato all'estensione dei ghiacci continentali, si formò un'istmo al posto dell'attuale stretto che permetteva l'agevole collegamento tra la Siberia e l'Alaska. Gli studi di geologia e di paleoclimatologia suggeriscono che furono due i periodi nei quali si presentò tale passaggio: tra i 70.000 e i 35.000 anni e tra i 26.000 e i 9.000 anni fa. Il popolamento dell'Oceania avvenne attraverso gli arcipelaghi dell'Asia sudorientale, allora più numerosi e separati da bracci di mare meno vasti e profondi: le più antiche testimonianze di culture umane sul continente australiano risalgono a circa 36.000 anni fa.

Ipotesi future

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La teoria della specie umana del futuro prevede la creazione di un nuovo unico gruppo umano sviluppato attraverso continui rapporti, relazioni e incroci etnici. Secondo gli scienziati della Long Now Foundation di San Francisco, i mammiferi potranno sopravvivere 1.000.000 di anni e alcune specie 5 volte più a lungo. Alcuni studiosi dicono che diventeremo uomini più forti, abili e intelligenti, praticamente perfetti; altri, invece, sostengono che diventeremo " mostriciattoli " col corpo rachitico e dalla testa enorme per contenere cervelli sempre più evoluti. Altra ipotesi in circolazione è quella che vedrà l'uomo più alto e magro, con pochi denti poiché l'alimentazione sarà prevalentemente liquida e con gli occhi molto grandi per vedere anche i luoghi più bui. Proprio gli occhi saranno i nuovi protagonisti della comunicazione del domani a discapito della bocca che sarà sempre più piccola perché si parlerà sempre di meno. Le palpebre saranno più spesse e più pronunciate per alleviare gli effetti della gravità. Sempre per quanto riguarda la vista, è probabile che in futuro l'uomo possa battere gli occhi lateralmente per proteggersi dai raggi cosmici. Un'altra novità potrebbe essere legata alla sensibilità delle dita: più sviluppate e molto sensibili per assecondare la necessità della tecnologia. La pelle sarà più pigmentata e più scura per attenuare l'impatto dannoso dei raggi ultravioletti.