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Maria Barbero vedova Gribaudo

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Maria Barbero vedova Gribaudo (Torino, 1904-?) è stata una partigiana italiana.

Maria Barbero nacque in una famiglia operaia, aveva dieci fratelli. Il padre non si interessò mai di politica, mentre la madre aveva idee socialiste e uno dei due fratelli era anarchico.

Frequentò la scuola fino alla terza elementare, poi lavorò come panettiera, successivamente come ombrellaia e infine in tessitura: aiutava le filatrici e aveva il compito di raccogliere le bobine che erano tenute nell’acqua perché il filo non si strappasse. A undici anni lavorava dieci ore al giorno nell’umidità.

All’età di tredici anni iniziò a frequentare il circolo socialista “Carlo Marx” in barriera di Nizza e salì sulle barricate durante gli scioperi contro la guerra del ‘17.

Dopo si iscrisse al circolo socialista dove conobbe il futuro marito; entrò nel Soccorso Rosso al tempo dell’occupazione delle fabbriche. In questo periodo conobbe Togliatti e Gramsci e dopo il congresso di Livorno del ‘21 aderì al partito comunista.

Durante il periodo fascista lavorò alla Riv e alla Fiat, cercando tuttavia di mantenere i rapporti con il partito.

Vita partigiana e partecipazione ai “Gruppi di difesa della donna”

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Durante la Resistenza partecipò alla lotta di Liberazione con i “Gruppi di difesa della donna” e con la 42a e 17a brigata Garibaldi: portava ordini, armi e sussidi e distribuiva volantini. I GDD ricevettero subito la stampa clandestina: “Noi donne” e “La difesa della lavoratrice”.

Alla fine del ’43, dopo il rastrellamento di Collegno, Maria con altre donne si recò dal parroco e lo convinse a fare da mediatore per la liberazione dei prigionieri. Sempre con i GDD fece irruzione in un grande magazzino alimentare allo scopo di ottenere la diminuzione dei prezzi e la consegna delle derrate che gli incettatori avevano qui nascosto per venderle alla borsa. Non conobbe mai di nome le compagne dei GDD, portò tre volte borse con volantini da Rubiana a “Roberto” (Teresa Cirio), incontrò la moglie di Negarville, Franca e Annetta Donini.

Il Dopoguerra

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Dopo la liberazione fece parte di una giunta del CLN come rappresentante dell’Unione delle donne italiane (UDI). Si occupò dei bambini e degli anziani soli e nel 1946 fu eletta come consigliera comunale e nominata assessora all’assistenza, carica che le fu rinnovata per trent’anni. All’età di settant’anni ricevette dal Comune di Collegno una medaglia d’oro come riconoscimento per aver contribuito con la sua attività di consigliere comunale a favore della comunità.

GUIDETTI SERRA BIANCA, Compagne, vol.2, TORINO, EINAUDI, 1977